Capitolo 23
BRANDON E FLORA BRAVO
Flora non voleva muoversi da lì, dove il sangue stava venendo lavato via dalla pioggia, Helia dovette portarla a casa di forza. La fata sembrava del tutto assente, il suo sguardo era vacuo, troppo profondo. Non volle asciugarsi, non volle far nulla e liquidò sia Helia che Nikolai con poche parole distratte. Si guardò intorno nella sua casa, nella loro casa, e poi, sotto lo sguardo di suo padre e del suo amico, andò di sopra nella sua camera da letto. Chiuse la porta, appoggiandosi ad essa chiuse per un secondo gli occhi e prese un respiro. Si stese sul letto, voltata verso quel lato vuoto.
"Ti avevo chiesto di promettermelo, e non l'hai fatto." Mormorò. Non riusciva neanche più a piangere, si sentiva solo morire. Il cuore le bruciava, sprofondava nello stomaco e allo stesso tempo se lo sentiva in gola. Le faceva male la testa, le scoppiava. Stesa su un lato e con le ginocchia strette al petto, tremava. Ripensava a quei momenti. Quella scena si ripeteva ancora e ancora nella sua mente. E poi dopo aveva litigato con Vymarna perché la Natura si ostinava, ma chi poteva saperlo se non Lei. Le bastava chiudere gli occhi ed eccolo ancora: quell'attimo, il suo sguardo, quel sangue, quella foglia caduta.
Il cielo della notte la mattina dopo non si rischiarò, le grosse nubi che lo coprivano impedivano al sole di illuminare quella mattina che pareva ancora sera. Flora sussultò, si era solo appisolata esausta per il pianto. Fece scivolare la mano sul lato vuoto accanto a lei. Le faceva male il cuore, se lo sentiva stracciato via a morsi. Si mise seduta sul letto, la sua mente piena di momenti, di attimi, di ricordi, della sua voce. Le sembrava quasi che sarebbe rientrato da quella porta da un momento all'altro, come faceva sempre. Si sentiva morire, la disperazione la consumava. Tirò via le lenzuola dal letto, scaraventò via i cuscini. Si alzò e gettò via l'abat-jour dal comodino, in preda alla furia buttò a terra le cornici che erano sulla cassettiera, quelle con le loro foto, quella con la foto di quella sera su Sakoma, del loro matrimonio. Flora urlò dal dolore, piegandosi, tirando via il collo della maglia che indossava, sentendosi soffocare.
Helia aveva passato quella notte insonne, con dolore, dispiaciuto. Certo non poteva capire ciò che stava provando la sua amica, ma gli faceva male. Aveva perso un suo amico, avevano perso uno di loro. E Riven, che li aveva traditi. Come aveva potuto, dopo quello che avevano sofferto insieme? Cosa l'aveva spinto a passare dall'altra parte? Musa? La loro minoranza?
Nikolai si materializzò ed Helia si spaventò per un attimo.
"Dove sei stato?" Chiese il bach, seduto sul divano dove era rimasto in contemplazione tutta la notte.
"Da Vymarna. Volevo essere certo che ne fosse davvero sicura." Rispose il dio, sembrava agitato. "Non volevo che andasse così, non doveva andare così!" Esclamò poi con rabbia, con tanto impeto che se non fosse stato Helia lì di fronte a lui un'altra persona avrebbe indietreggiato. Cercando di contenere la rabbia Nikolai camminava su e giù davanti al bach, stringendo l'aria nei pugni tentando di contenere quel bollore. Si fermò e guardò Helia, ora il dio aveva affondato le spalle e aveva il viso triste. "Lo ama. Ed io devo chiederle di andare avanti. Come posso farlo?"
Helia teneva lo sguardo su di lui, sospirò.
"Non farlo. Non possiamo chiederglielo. Andrò a difendere Vymarna, tu resta con lei, assicurati che sia protetta qui."
Il dio aprì la bocca per dire qualcosa, scosse la testa insoddisfatto. Sentirono le sue grida, Helia scattò in piedi allarmato, ma Nikolai lo fermò scuotendo la testa, triste e calmo. "Lascia che si sfoghi."
I loro amici non ne avevano idea, non sapevano che si era ripetuta una storia che non avrebbero mai voluto. Timmy, Stella e Martha raggiunsero la terra dei nani percorrendo le radici dell'albero dei mondi. Linphea era come fatta di rami intersecati, il suo cuore era Vymarna, l'Yggdrasil la percorreva, le terre si sovrapponevano. La terra dei nani era relativamente accogliente, anche se oggettivamente molto buia. Gli alberi erano numerosi, grossi, dalle fronde fitte, che impedivano alla luce di passare. Il suolo era fatto di roccia, così come molte pareti ai loro lati, si trovavano tra le montagne metallifere di Linphea.
"Non oso immaginare cosa ci chiederanno in cambio i nani." Disse Stella, stanca. "Quelle creature sono odiose."
"No, non è vero." Replicò Martha, leggermente infastidita. "Sono particolari ma sono fedeli. Mi devono un favore."
Stella alzò un sopracciglio con un sorrisetto.
"Uuh, Martha, racconta! Ti sei messa in mezzo in una disputa tra nani ed elfi? Oppure..."
"... non sono affari tuoi, Stella." Dichiarò la melissa, Daisy tenne lo sguardo sulla principessa: la sua fata spesso era troppo istintiva.
"Non c'è bisogno di essere scortesi." Disse la principessa, mettendosi sulla difensiva. La melissa sospirò.
"Hai ragione, scusami. È che... ho perso una cosa importante all'Érauidd, so cos'è, solo che l'ho perso. E mi dispiace."
Timmy e Stella si gettarono un'occhiata.
"Sì, noi... cioè, ognuno di noi ha ascoltato cosa l'altro ha perso." Disse Timmy. "Io ho perso un momento importante con Tecna, credo molto importante o non l'avrei messo in gioco. Ma ormai è andato."
"Non si può dire che tu ti sia messo in gioco per coraggio." Disse Stella. Timmy si accigliò.
"Che intendi?"
"Intendo che hai ceduto all'Érauidd il momento con Tecna che determina tutto e tu hai scelto di dimenticarlo per non perderla."
"Cosa intendi?!"
"Adesso basta!" Esclamò Martha, voltandosi verso di loro e fermandoli. Loro rimasero in silenzio. "Timmy, lascia che te lo dica: ero anch'io su Darillium e... beh, hai tutto il diritto di rifiutare quell'offerta ma sappi che Tecna ora è umana e... e quale fata non vorrebbe tornare ad esserlo? Stella, tu... sei fastidiosamente antipatica, e lo capisco perché immagino solo quanto tu sia irritata. Già, l'hai rivelato, sei innamorata ed ora lo sappiamo anche noi. Ma ora dovete essere lucidi, non possiamo perderci in drammi amorosi perché dobbiamo vincere questa guerra. E sì, si tratta anche di egoismo perché tutta la mia vita dipende da questo. Sono l'ultima melissa della storia che avrà a che fare con una keimerina, ho celebrato il suo matrimonio unendola ad un umano, ho pronunciato una profezia sull'Inverno, e per il resto ho fatto solo casini. Ha dipeso anche da me: io li ho uniti, se non fossero stati insieme non avrebbero concepito quel bambino e l'Inverno non ci sarebbe. Ma non l'ho protetto, non ho protetto Flora e non sono stata in grado di impedire che la magia nera svegliasse i giganti. Io lo so cosa ho perso perché ora nella mia mente c'è un vuoto, e sapete cosa? Deve valerne la pena. Ho lasciato il mio villaggio per diventare la melissa, sono cresciuta in un palazzo reale enorme dove ero sola e tutti si aspettavano da me che imparassi la mia magia alla perfezione ed ero soltanto una bambina. Quindi ora deve valerne la pena. Sono una melissa che a questo punto sicuramente sarà ricordata, e vorrei che lo si facesse bene e non come quella che ha distrutto Linphea."
Ci fu silenzio.
"Hai ragione, Martha." Disse poi Stella con un filo di voce. "E scusami, è vero, sono nervosa. Ora che lo sapete, beh... sì, Antares mi fa dare di matto e... ed è complicato con lei. E, Timmy, mi dispiace, ma ho paura che Tecna sia infelice perché... perché è mia amica e si merita la sua magia."
"Riven ha trovato un modo per aiutarla." Confessò il giovane, Stella sgranò gli occhi. "Pare che su Darillium si possa ottenere qualsiasi cosa in cambio del cuore della persona che più la ama. Ed io dovrei dare il mio cuore per farle riottenere la magia. Stella, dentro di me so che Tecna merita di essere una fata, ma non voglio perderla per sempre."
"Oh, Timmy!" Stella lo abbracciò. "Mi dispiace, scusami, sono orribile!"
"Tranquilla." La rassicurò lui con una pacca sulla schiena.
"Troveremo un modo per far funzionare questa cosa, te lo prometto." Gli disse poi guardandolo.
Martha era ad un passo da loro.
No, quelli non erano suoi amici.
-
Flora era rimasta rannicchiata sul pavimento, singhiozzando ma ormai senza più lacrime. Il suo sguardo cadeva su quelle foto a terra. Non le sembrava reale. Doveva essere un altro dei suoi incubi, ma sembrava non svegliarsi mai. Sentì un movimento nel suo grembo, sussultò per un attimo. Ormai era nel terzo trimestre, quei movimenti erano sempre più frequenti ed intensi, anche se non vedeva nulla, anche se non era lì con lei. Quel dolore era così forte, così assordante, che si sentiva rintontita. Alzò gli occhi verso la finestra: il cielo era scuro e stava per piovere. Flora si alzò, si passò le mani sul viso come per riprendersi. Si tolse quella maglia sporca di sangue e infilò un maglione, il freddo la invadeva. Poi andò di sotto.
Nikolai l'aveva lasciata in pace, non era andato da lei, ma era restato lì come gli aveva chiesto Helia. Quando la vide restò in silenzio, lei scese le scale e restò a pochi passi da lui. La keimerina ruppe il silenzio con voce tremula:
"Papà?"
Nikolai provava dolore, compassione, tenerezza. Era la prima volta che lo chiamava in quel modo, le sorrise dolcemente.
"Dimmi, bocciolo."
"Io..." Mormorò, la sua voce fu rotta dal pianto. Il dio sospirò tristemente e si avvicinò a lei, la abbracciò e la poté sentir tremare.
"Ascoltami," Esordì Nikolai, non era facile per lui. "e sarò completamente sincero con te perché te lo meriti. Ci conosciamo da pochissimo, non ti ho vista crescere, hai ragione quando dici che non so chi sei. Ma in questo poco tempo ho capito che sei forte. Bocciolo, sei incredibilmente forte." La lasciò andare e le prese il viso fra le mani, chinandosi di poco per guardarla negli occhi alla sua altezza. "Fa male, fa malissimo, lo so. E credi di non potercela fare, ma ti sbagli. Tu puoi farcela..."
"... perché sono tua figlia." Continuò per lui Flora, stringendo le labbra.
"No, no, certo che no! Tu puoi farcela perché sei una roccia. Mi hai capito? Porti avanti una famiglia, ti occupi di ognuno di loro, e hai affrontato i cacciatori, Vymarna, hai perso tuo figlio ed hai guardato negli occhi tuo marito mentre la vita gli veniva portata via. Ma sei ancora qui. Tu sei forte, Flora, e non perché sei mia figlia, ma perché sei tu."
Flora lo guardava, i suoi occhi erano pieni di dolore.
"Dobbiamo fargliela pagare."
"Oh, sì che dobbiamo!" Assentì Nikolai annuendo energicamente, accennando un sorriso.
"Dobbiamo distruggerli perché è ciò che loro hanno fatto a me." Aggiunse lei.
"Li annienteremo, bocciolo!" Confermò Nikolai, davanti al suo entusiasmo Flora accennò un sorriso. "Ci serve solo un piano." Aggiunse il dio. In quel momento Helia varcò la porta, Nikolai e Flora si voltarono verso essa. Il bach aveva qualche ferita superficiale, ma stava bene. "Novità? Cosa ci fai qui?"
"C'era solo Icy." Spiegò Helia, poggiandosi alla spalliera del divano, come rilassandosi finalmente. "L'ho ferita, si è ritirata. Ho aiutato le ninfe a potenziare la barriera protettiva per Vymarna." Abbassò lo sguardo.
"Stai bene?" Chiese Flora, lui la guardò sorpreso. Accennò un sorriso.
"S-sì, io sto bene." Rispose, poi passò lo sguardo su Nikolai, che prese parola:
"Bene, perché ci serve un piano!" Batté le mani e se le sfregò. "Allora, siamo solo noi, dobbiamo pensare e dobbiamo cercare rinforzi. Sono due giganti, quasi tre, una strega, una fata oscura, un cacciatore, e un traditore che, per quel che ho visto, ci sa fare con la spada. E noi siamo un bach, una keimerina, ed io, che non ho praticamente magia."
"Chiamiamo Aisha." Disse Helia, Flora annuì.
"Sì, anche se avrà bisogno di un po' di tempo."
"E chiamiamo Roxy, con le fate terrestri."
"Sai che Roxy non ha più alcun potere a Tír na nÓg, ma potremmo chiedere a Nebula."
"Nebula non ci aiuterà... ma chiameremo Bloom e Sky."
Flora scosse la testa, ma Helia insisté: "Non essere anche tu orgogliosa, Flora, abbiamo bisogno di aiuto."
"Lo so, ma non possiamo chiamare loro, non possiamo mandare tutto a monte e metterli in pericolo." Le costò fatica pronunciare quelle parole, sapeva del Meridian, sapeva quanto fosse importante, le scene di quella discussione le passarono davanti agli occhi. Helia strinse le labbra e annuì, anche lui sapeva.
"E da chi vorresti farti aiutare? Esiste qualcuno che non siano i nostri amici disposto a mettersi in mezzo a questo inferno?"
Flora sospirò, abbassò lo sguardo, poi però fu come un'illuminazione. Sotto lo sguardo confuso di Helia e Nikolai corse in cucina, aprendo i cassetti alla ricerca di qualcosa.
"Dove l'ho messo? Ricordo di..." Mormorava mentre passava in fretta in rassegna i cassetti. Poi lo trovò. "... eccolo!" Esclamò trionfante tenendo in mano il pezzetto di carta.
"Che cos'è? Un incantesimo?" Chiese Helia, confuso. Lei lo guardò.
"No. E poi, devo avvertirlo, deve... deve saperlo."
"Di chi parli?"
Flora prese un respiro. "Helia, ci sono delle cose che non sai e che io, ora come ora, non ho la voglia né la forza di spiegarti perché... perché già è tanto che stia cercando di restare lucida al momento, sinceramente." Dichiarò la giovane, mentre incrociò le braccia strette, come per abbracciarsi, e quel maglione troppo grande che indossava la avvolgeva ripiegandosi in quel gesto. "Ma ora chiamo Logan, gli dico di suo fratello e gli chiedo di venire qui. E chiedo a te di non farmi domande."
Il bach rimase a bocca aperta, stupito. Scosse la testa come per scuotersi. Non poteva credere che Flora avesse contatti con lo stesso che aveva provato ad ucciderla, con lo stesso che avrebbe voluto oscurare il suo cuore, solo perché... Helia si sentì male al pensiero che aveva appena fatto: il suo amico non c'era più e lui ancora lo accusava.
Nikolai gli fece cenno, lasciarono la stanza, dopotutto prima di ogni altra cosa Flora doveva dare una brutta notizia. Si ritrovò sola nella cucina, sedette sullo sgabello tenendo davanti a lei il numero e il cellulare. Si alzò le maniche del maglione, che crearono degli sbuffi. Prese un respiro, quindi lo chiamò.
Un paio di squilli, poi fu sorpresa di sentire la voce femminle.
"Pronto?"
Flora non rispose, allora la ragazza dall'altra parte chiese ancora: "Pronto?"
La fata si riscosse.
"Sì, ehm... pronto, ciao, io..." Lesse ancora il numero sul foglietto davanti a lei, era certa di non aver sbagliato. "Perdonami, non ci conosciamo, ma... dovrei parlare con Logan."
Ci fu silenzio, poi il tono amichevole e squillante della ragazza divenne serio.
"Chi sei?"
"Io... sono Flora."
"Oh..." Ci fu silenzio. "Dammi un secondo." Replicò la ragazza dall'altra parte. Flora sentì un rumore come di vento forte, poi sentì le voci. "Dice di essere Flora, ho pensato fosse importante. Vuole parlarti." Sentì altri mormorii e poi finalmente si rivolse a lei: "Flora?"
"Logan, ciao... ehm... scusami, io..." Balbettò la fata, incerta.
"Flora, è successo qualcosa? Perché mi hai chiamato? Avevamo detto 'emergenze'... stai bene? Brandon sta bene? E... il vostro bambino?"
Era più difficile di quanto immaginasse, soprattutto perché doveva dirlo ad alta voce.
"Io... vorrei che venissi qui. Ho bisogno che tu venga qui. Le cose... si sono messe un po' male." Prese un respiro, con le lacrime agli occhi. "Logan, tuo fratello è morto."
Dall'altra parte non ci fu alcuna risposta, Flora cercò di trattenere i singhiozzi ma la sua voce tremava. "Non vorrei chiedertelo, ma... ma ho bisogno d'aiuto."
Logan non rispose, biascicò qualche parola e poi riattaccò. Flora posò il telefono e incrociò le braccia, restando in contemplazione di un punto fisso con gli occhi lucidi che non si asciugavano mai. Era come se non riuscisse a realizzarlo, come se non fosse vero. Non aveva senso che Brandon non c'era più, che non sarebbe entrato da un momento all'altro sbottonandosi quella giubba blu e posandola sulla sedia, sempre la stessa sedia, come se se la fosse scelta. Avrebbe fatto le domande di routine: Miele? E tuo padre? Perché si interessava sempre di loro, e poi avrebbe fatto una romanticheria, a volte esagerata e a volte piccola, ma sempre in grande stile. E se fosse stato troppo stanco sarebbe rimasto lì seduto a pensare, perché forse qualcosa lo tormentava e lei avrebbe continuato a canticchiare, fino a quando non si sarebbe scrollato quei pensieri di dosso e l'avrebbe presa fra le braccia per farla ballare e farla ridere. Faceva sempre in modo che lei ridesse, almeno una volta giorno, che sia merito mio oppure no, le diceva. E il più delle volte era merito suo.
Le mani di Flora erano estremamente fredde, il suo viso era smunto. Non era vero che non c'era più, non era possibile. Presto sarebbe stato il suo compleanno e avrebbero festeggiato, non troppe persone, ma quelle giuste, e lui avrebbe avuto voce in capitolo su tutto, perché non amava le feste a sorpresa e perché adorava stare al centro dell'attenzione. E aveva già pensato a cosa regalargli, ci aveva pensato quella primavera, poco prima che iniziasse tutto: gli avrebbe regalato un viaggio a Blue Corals, su Melody. Brandon ne parlava continuamente di andarci, ma non era mai il tempo, c'era sempre troppo da fare. Ma lei lo avrebbe sorpreso con quel regalo, una sorpresa che lui avrebbe amato perché in fondo non lo era, perché lei lo conosceva. Brandon amava il mare, e ci andavano spesso, su Andros, sulla Terra, ma quel viaggio lo desiderava. Flora teneva strette a sé tutte le sue forze per restare lucida, per non crollare in un pianto disperato, per non fermarsi lì, come avrebbe voluto, e restare immobile, perché stavano camminando insieme e invece lui ora non c'era.
Non era possibile che non c'era più e non avevano fatto in tempo ad andare a Blue Corals.
Sussultò quando Helia le mise una mano sulla spalla. Lo guardò.
"Allora?"
"Ha detto che arriva."
"Bene." Concluse Helia con un cenno. Stettero in silenzio, Flora tornò ad abbassare lo sguardo. Helia prese un respiro e sedette di fronte a lei. "Flora..."
"... non..." Lo interruppe lei. "... non dire niente." Lo guardò. "Non c'è niente, assolutamente niente che tu ora possa dirmi per..." Prese un respiro. "È assurdo perché pensavo di dire 'per farmi stare meglio' ma io non starò meglio, perché non c'è da stare meglio." Lui la guardava, dispiaciuto, straziato da quegli occhi verdi che sembravano affogare. "Mio marito è morto, Helia, ed io non riesco neanche a realizzarlo. Mi sembra di... di dare per scontato che sia di là a... non lo so, rimettersi a guardare dei documenti oppure di fuori ad allenarsi, o a costruire qualcosa. Lo sai? Aveva iniziato questo passatempo, si era fissato con il legno. Tanto, troppo, ma lui fa sempre così, parte in quarta. Diceva che in questo modo potevamo fare le cose che ci piacevano come ci piacevano. Voleva provvedere sempre a tutto. Quello l'ha fatto lui." Disse indicando un mobiletto piccolo con dei cassettini che era sullo scaffale della cucina. "Ci tengo dentro i petali le erbe che uso per cucinare. E invece ora devo rendermi conto che non c'è e che non rientrerà. La mia più grande paura è divenata realtà, Helia, e non è stata neanche colpa della Corona di Eraklyon. Quindi non provare a dirmi niente perché niente di quello che tu possa dire potrà cambiare il fatto che lui non... non c'è."
"Lo so, e mi dispiace, ma voglio essere sicuro che tu sia certa di poterti fidare di Logan. Riven ci ha traditi."
"È vero, Riven ci ha traditi, ma ti ho già detto che non voglio spiegarti nulla. Sai, vorrei solo starmene per i fatti miei adesso e piangere. Starmene da sola e piangere. Ecco cosa vorrei. Ma non posso farlo perché devo essere lucida, devo essere forte perché c'è un intero pianeta e gli dei non vogliano l'intera Dimensione Magica che dipendono da questo."
"C'è tuo figlio." Puntualizzò Helia, lei scosse la testa.
"Lui è di Vymarna."
"No."
"E invece sì!" Esclamò Flora alzandosi di scatto, poggiando le mani sul tavolo, tremante, restò a guardarlo. "Lo amo, ma l'ho perso mesi fa ormai. O secondo te ora dovrei prima sconfiggere i giganti e poi mettermi contro Vymarna per riavere quel bambino?"
"Esatto, credo proprio questo." Replicò Helia annuendo, a braccia incrociate.
"Non ne ho la forza." Dichiarò lei scandendo lentamente le parole, guardandolo.
"Flora, so che fa male, ma la forza devi trovarla. Io sono qui per te, ti aiuterò, puoi starne sicura. Non lascerò il tuo fianco."
Lei si morse le labbra, con gli occhi lucidi.
"Io... io non riesco neanche a pronunciare il suo nome, lo sai? Sono in un momento ora dove cerco di non piangere o non la smetterei e... e se pronunciassi il suo nome non riuscirei a farcela."
Helia stava per dire qualcosa ma lei fece prima di lui. "Per favore, dillo tu agli altri, io... io non ce la faccio. Ti ringrazio."
Quella mattina Aisha non aveva idea della notizia che stava per ricevere. Dopo aver salutato Nex, con il quale aveva passato tutta la notte a parlare e raccontargli tutto e a chiedere di Andros, la principessa si diresse nelle stanze di suo padre. Il re era a letto, non appena Aisha entrò si tirò su appoggiandosi alla spalliera.
"Papà." Salutò la giovane avvicinandosi. Lui le sorrise, Aisha andò a sedere accanto a lui.
"Aisha, sei arrivata ieri sera, vero? Me l'hanno detto." Lei gli prese la mano.
"Già, ma la mamma mi ha detto che avevi la febbre troppo alta. Ora come ti senti?"
"Ah, sto bene, tua madre esagera sempre!" Esclamò lui ma poi dovette tossire.
"Però sei a letto."
"Solo per farla contenta." Replicò suo padre, ma l'espressione di sua figlia non si rasserenò. "Aisha, sono contento che tu sia tornata. Io avrò bisogno di un po' di tempo, questo l'avrai capito, e bisogna che il popolo ti veda, che tu sia convolta nel consiglio, ne va della nostra reputazione."
"Lo so, papà, è anche per questo che sono qui. Nex...?"
"... ha fatto un buon lavoro." La rassicurò il re. "Ma non dirgli che te l'ho detto." Aisha sorrise.
"Andrà tutto bene, papà, sta' tranquillo." Dichiarò poi, ma Teredor aprì le braccia per chiederle un abbraccio. La principessa lo abbracciò, ma quel gesto inaspettato e inusuale la fece preoccupare.
Raggiunse Nex, felicissimo di vederla ed anche sollevato. Le prese la mano.
"Come sta?"
"Bene, credo... non lo so. Il medico dice che ha avuto un affaticamento inspiegabile e la febbre era alta."
"Tranquilla, non conosco un uomo più forte." La rassicurò suo marito, la baciò.
"Ti amo, ma ora devo andare: ho bisogno di vedere la marchesa e poi voglio andare a vedere come stanno Rodols e Miele, e dare loro qualche notizia."
Nex, seppur leggermente affranto, annuì. Aisha fece per andare ma il suo cellulare squillò e notando che era Helia a chiamarla rispose subito, preoccupata.
"Helia? Che succede?" Chiese subito, poi Nex le fece cenno di mettere il vivavoce.
"Aisha... scusami, dovevo parlarti."
"S-sì, tranquillo... c'è anche Nex."
"Ciao Helia." Salutò.
"Ciao amico." Il bach si schiarì la voce, Aisha e Nex si scambiarono un'occhiata preoccupata.
"Helia, mi stai mettendo ansia, dov'è Flora? Che succede?"
"Ragazzi, devo dirvi una cosa... non è semplice, ma devo farlo..." Ci fu un attimo di silenzio. "Ragazzi, ieri sera Riven è passato dalla loro parte."
"Cosa?!" Esclamò Aisha sconvolta.
"Ditemi che scherza! Non è possibile!" Borbottò Nex con rabbia.
"Ma non è solo questo... erano Riven, Beli, Ymir, ed anche il cacciatore, tutti contro di lui, non lo abbiamo capito perché, ma... ragazzi, hanno ucciso Brandon."
Ad Aisha cadde il telefono di mano. Fu Nex che ebbe la forza di replicare, cercando di calmare anche sua moglie.
"Helia, ma... cosa dici? Come...?"
"Già. Quindi... quando potete venite qui, abbiamo bisogno di aiuto."
"Gli altri lo sanno?" Chiese Aisha, ancora sconvolta, con gli occhi lucidi.
"No, non riesco a contattare Stella, Timmy e Martha, e Flora mi ha chiesto di non chiamare Sky."
"Cosa? Perché?" Chiese ancora la principessa. Aveva la nausea, quella notizia era stata come un pugno allo stomaco.
"È una cosa complicata, ma Flora ha detto che preferisce farlo lei poi..."
"O-okay... e Rodols e Miele? Devo dirglielo?"
"Credo... credo debba farlo lei."
Riattaccarono, poi Aisha guardò Nex.
"Sai qual è una cosa assurda? Che ne eravamo in dodici e adesso noi due siamo gli unici a cui è stata data la notizia."
"Tesoro..."
"... non è possibile, Nex, non..." La principessa ruppe quella fortezza che di solito era intorno a lei e pianse, affondando la testa nel petto di suo marito.
Ma la cosa grave per Aisha era anche il peso che si portava dentro: voleva correre dalla sua amica, voleva sostenerla, ma un intero regno aveva bisogno di lei e non poteva abbandonarlo. Fu sorpresa quando, mentre ancora la stringeva, Nex disse;
"Ora risolviamo le questioni qui, mostriamoci al pubblico, siamo presenti, e poi andiamo entrambi su Linphea."
"Nex... mi dispiace, non vorrei far venire prima il regno, ma..."
"... ma è necessario, lo so. Lo capisco, Aisha."
Nel suo sguardo Aisha trovò comprensione, accennò un sorriso. L'ultimo passo per trovarsi era stato fatto.
Flora andò a sedersi sotto la finestra aspettando che arrivasse Logan, o almeno questa era la scusa per poter restare ferma e in silenzio senza essere disturbata, senza che Nikolai o Helia cercassero inutilmente di confortarla. Pensava a Sky e Bloom, avrebbe voluto avvertirli, ma se l'avesse fatto sarebbero corsi lì e lei ora sapeva che non poteva permetterglielo o avrebbe mandato tutto a monte. Avrebbe aspettato, anche perché meno lo diceva meno era reale. Meno persone se ne rendevano conto meno era vero. Si sentiva come intorpidita, ma forse questo la aiutava almeno un po' a non sprofondare in un infinito pianto. Il suo bambino si mosse ancora, lei trasalì per un momento. Si posò la mano sul grembo, prese un respiro.
"Mi dispiace, mi dispiace tanto." Esordì con voce tremula. "Ti saresti meritato una mamma forte, una di quelle che mettono il mondo sottosopra per te, e invece eccomi qui. Mi dispiace tanto. Avresti voluto una mamma forte abbastanza da salvarti e da vincere questa guerra spaventosa." Restò in silenzio, guardando di fuori, poi però posò lo sguardo sulla spada che era appoggiata all'ingresso. Chiuse per un secondo gli occhi come per attutire il colpo. "Te la meriti davvero una mamma così. Ti prometto che ci proverò, ti prometto che farò di tutto per vincere e ti prometto che tornerai da me, perché nessuno ti ama come ti amo io. E sarai forte come il tuo papà, coraggioso come lui, nobile quanto lui. Lui credeva di non esserlo, ma si sbagliava. È... era l'uomo più buono che conoscessi, il più dolce, il più forte. Dobbiamo farlo per lui, va bene? Dobbiamo essere forti tutti e due, ma soprattutto io, già... sii coraggiosa, fata della natura, mi direbbe, sì, mi direbbe proprio questo. Possiamo farcela, tesoro mio, ce la faremo." Guardò l'anello che portava al dito, prese un respiro cercando di trattenere le lacrime.
-
La città dei nani era fatta interamente di pietra: le case erano costituite da grandi massi che creavano dei dolmen, le strade erano lastricate. C'era poca luce, il tutto era coperto dalle fronde degli alberi. Quando loro arrivarono furono subito notati dagli abitanti di quella terra e subito si mobilitarono: in pochi istanti i tre giovani furono circondati da nani belligeranti, dalle lunghe e folte barbe e i lunghi capelli, acconciati in trecce, e vestiti di cuoio e pellicce. Impugando le loro armi, martelli, alabarde, gladi, li fermarono minacciosamente.
"Cosa volete voi da qui? Chi siete?!" Esclamò uno di loro, dalla barba e i capelli rossi e le folte sopracciglia, che accentuavano la sua espressione crucciata.
"Chiamatemi Hilveg Tabbod, ho un lavoro per lui." Dichiarò seria Martha, con aria sicura. I nani si scambiarono un'occhiata incerti. "Ditegli che la melissa è qui."
Quando il nano dai capelli rossi annuì e si allontanò in fretta, Timmy e Stella si guardarono, capendo che Martha era molto più potente di quello che dava a vedere. Gli altri nani restarono lì, ma non perché non si fidassero, sebbene quella fosse una caratteristica tipica di quella specie, ma in quel caso, avendo sentito chi fosse la fata, si fidavano, erano lì semplicemente perché erano impiccioni. Mormoravano fra loro, in attesa, e osservavano i forestieri. Poi però quel mare di gente si divise in due quando arrivò lui, il capo mastro dei nani. Era alto quanto gli altri, la sua barba folta e i suoi capelli erano biondi, sintomo di un rosso ormai sbiadito per l'età. Teneva le labbra strette, era crucciato. Si avvicinò mentre tutti lo seguivano con lo sguardo. Martha lo osservò fino a quando non fosse arrivato di fronte a lei, Stella si chinò ma la melissa con una gomitata la costrinse ad alzarsi. Hilveg Tabbod con aria grave guardò la melissa.
"Finalmente ti sei decisa a venire. Anche noi siamo Linphea." Le disse, lei annuì.
"Lo so, e per questo ho bisogno che collaboriate anche voi. Mastro Hilveg, ho bisogno di voi, ho un lavoro importante da commissionarvi prima che Linphea venga distrutta."
-
Nikolai era sul portico, seduto e apparentemente calmo. La sua rabbia esplosiva si era placata ed ora i suoi occhi grandi erano fissi sugli alberi del bosco poco distante dalla casa, ed erano tristi. Le sue labbra sottili leggermente incurvate, le braccia appoggiate sui braccioli con le mani lasciate cadere. Sapeva esattamente cosa Flora stava provando, ma chissà come quella volta faceva più male. Sapeva cosa provava perché nella sua vita immortale aveva amato tanto, ma aveva anche perso. Si era innamorato non solo di ninfe, ma anche di altre creature mortali, e le aveva perse. La sua vita così lunga poteva avergli fatto fare una certa resistenza, ma ricordava la prima volta. Era stata una fata, e non se lo aspettava perché fino a quel momento era stato con donne immortali. Quando la sua fata se n'era andata si era sentito vuoto di colpo, un dolore consumante che gli aveva fatto odiare la sua immortalità. Ci fu un tuono, Nikolai fermò i suoi pensieri per ascoltarlo. Quella volta gli faceva più male perché il dolore era di Flora. Con le sue figlie raramente aveva avuto un rapporto e le aveva amate tutte allo stesso modo, ma non aveva fatto parte della loro vita, non aveva conosciuto i loro dolori. Con Flora, che paradossalmente era quella che conosceva meno, ci aveva passato più tempo, condiviso di più. Il dolore di Flora era il suo dolore, rimbombava dentro di lui. Nikolai chiuse per un secondo gli occhi: forse quel mortale che gli aveva preso Alyssa aveva le sue ragioni quando parlava dell'essere padre.
Doveva sostenerla, doveva aiutarla, farla venire fuori.
Dopo un po' di tempo Nikolai rientrò, Helia era rimasto con Flora anche se nessuno dei due aveva detto una parola. Poi però la keimerina fu distolta dallo bussare alla porta. Era lui. La fata si alzò in fretta ed andò ad aprire. Lo vide alzare lo sguardo basso verso di lei. I suoi occhi chiari la incontrarono, il suo viso era scuro. Fu come cercasse conferma nella giovane davanti a lui.
"Logan..." Mormorò lei, lui fece un passo entrando, e poteva perché era stato la prima persona ad essere invitata a farlo la sera dell'incantesimo, e la abbracciò. Lo sentì tremare leggermente dal pianto, allora lo strinse per confortarlo. Poi lui la lasciò andare e si asciugò il viso in fretta.
"Scusami, perdonami, io..."
"... va tutto bene." Lo rassicurò lei. Poi Logan si rese conto della presenza di Helia e Nikolai, fece un cenno ad entrambi che ricambiarono senza dire una parola. Si rivolse di nuovo a Flora, vide nel suo viso così tanto dolore e stanchezza. Si infilò le mani in tasca e chiese:
"Come... cosa è successo?"
Flora prese un respiro, lo invitò a sedersi. Per Flora fu difficile dirlo, per Logan ascoltarlo. Il giovane tentennava le gambe a terra mentre teneva i gomiti piegati sulle giocchia, la testa abbassata, lo sguardo a terra. Helia rimase lì ma non disse una parola, Nikolai si smaterializzò.
"Le cose si sono messe male, noi siamo pochi, ne eravamo pochi. E chissà perché erano tutti contro di lui, i giganti, Riven, ma tu non lo conosci, e... e vostro padre anche." Logan alzò lo sguardo per incontrare quello di Flora, lei non disse nulla. Helia restò fermo e non diede a vedere la sorpresa: dopo tutto quel tempo a combattere insieme Flora e Brandon non avevano lasciato che la cosa trapelasse.
"È... è stato lui?" Chiese Logan, Flora scosse la testa.
"È stato uno dei giganti. Ma che differenza fa?" Rispose la fata e si strinse nelle spalle.
"Già... e..." Sospirò, era incredibilmente difficile pronunciare quelle parole. "... e dove... dov'è?"
"L'hanno portato con loro, non ne ho idea del perché."
Ci fu silenzio, Logan restò a fissare il vuoto metabolizzando la notizia. Flora invece tenne lo sguardo su di lui, soffrendo nel notare la somiglianza con suo fratello, chiedendosi cosa sarebbe successo ora. Logan la guardò e chiese, con aria ferma:
"Di quante settimane sei?" Lei fu sorpresa. "Di certo non posso dedurlo dalla pancia."
"Sono nel terzo trimestre." Rispose lei.
"Oh, quindi... quindi manca poco."
"Già, e non so neanche come funzionerà esattamente, per questo spero di riportarlo qui dentro prima del fatidico momento."
"Beh, ce la faremo." Replicò Logan, deciso. Si sporse leggermente verso di lei, come per guardarla meglio. "Mio fratello era un uomo integro, e buono, e si è sempre preso cura di me. Non ti lascerò da sola." Lei gli sorrise accennatamente.
"Logan, ti ringrazio. Io... mi dispiace tanto e... e ti ringrazio."
"Siete la mia famiglia, ed è il minimo che possa fare per Brandon."
Flora strinse le labbra, prese un respiro.
"Ci serve un piano, abbiamo bisogno di un modo per fermarli almeno nel tempo che tornino Martha, Stella e Timmy con i pugnali. E poi ci servirà un modo per conficcarli nel petto dei giganti."
Logan si alzò, come per scrollarsi di dosso le emozioni, incrociò lo sguardo di Helia che non lo fece sentire molto a suo agio quindi si rivolse di nuovo a Flora.
"Beh, per tua fortuna sono dalla parte dei buoni ma ne so così tanto di magia nera... una mia carissima amica è un vampiro, sono sempre circondato da streghe."
"È la tua carissima amica che ha risposto al telefono?" Chiese lei con un sorrisetto. Lui ridacchiò.
"È un flirt che va avanti da un po' ma lei sembra non voler cedere. Io ti dico che ce la faccio però, e prima o poi te la faccio conoscere. Si chiama Caroline ed ha centottantatré anni portati fin troppo bene." Flora scosse la testa. "Comunque, per quanto ricordo dall'ultima volta che sono stato qui tu conosci la magia degli dei."
"È esatto." Confermò Flora, notò l'espressione di Helia, che restava in silenzio a braccia incrociate. Logan affondò le spalle come sollevato.
"Sei un gioiello, lasciatelo dire. Quello che faremo è stilare una lista di incantesimi di luce e poi conosco una pozione che può fare al caso nostro. Puoi preparare una pozione?"
"Sono un'insegnante di pozionologia, fa' un po' tu." Lui sembrava eccitato e quella risposta lo fece sorridere. "Che tipo di pozione?" Chiese Flora, con l'espressione calma, ma più che altro sembrava stanca.
"Ho un grimorio con me, me l'ha prestato una mia amica strega e..."
"... Flora, posso parlarti?" Chiese Helia interrompendolo. La fata sembrò sorpresa, poi capì che Helia intedeva in privato e, scusandosi con suo cognato, guidò il bach in cucina e chiuse la porta. Logan li seguì con lo sguardo, perplesso, poi guardandosi intorno il suo sguardo si posò su una foto dove c'era anche suo fratello, mentre la sua agitazione si spense in un'oscura tristezza.
"Helia, che succede?" Chiese Flora, incrociando le braccia e pronta ad ascoltare.
"Me lo chiedi davvero?" Replicò il bach, irritato. La guardò negli occhi e, serio, disse: "Lui non è Brandon."
Lei assottigliò gli occhi.
"Grazie, lo so molto bene." Stava per parlare poi ma le parole le si fermarono in gola e invece disse: "... Lui... non c'è più, lo so. Ma ora ho deciso di mettere per un secondo da parte la mia disperazione e cercare di vincere o mio marito sarebbe morto inutilmente."
"Ti stai affidando a lui come faresti con Brandon." Insisté il suo amico, col viso duro.
"Mi sto affidando a lui perché ci serve una mano."
"E vuoi chiederla proprio a quello che ha provato ad ucciderti? Magia di luce, Flora! Non è magia bianca! E pozioni da parte di streghe... cosa...? Credi davvero di poterti fidare di lui?!"
"Sì, lo credo davvero!" Sbottò la fata. "Era anche suo fratello!"
"Beh, a quanto pare però suo padre l'ha ucciso!" Ribatté Helia, lei, arrabbiata, fece un passo indietro e scuotendo la testa, delusa, mormorò:
"Oh, Helia..."
"Non hai pensato di dirmelo?"
"Perché avrei dovuto?"
Ci fu silenzio, Helia sospirò e si coprì il viso con la mano e si strofinò gli occhi per la stanchezza. La guardò.
"Flora, non puoi fidarti."
"E invece lo farò." Replicò lei, annuendo e con un sorriso appena accennato.
"Santo cielo, Flora, perché ti fidi più di un estraneo che ha provato ad ucciderti che del mio giudizio?!" Esclamò Helia, accigliato, ma Flora scoppiò:
"Perché lui non ce l'ha con Brandon!!"
Helia fu stupito da quell'affermazione, la fata abbassò i toni e si spostò i capelli dietro le orecchie, cercando di tenere il controllo. "Io ti voglio bene, Helia, ma con te devo sempre cercare di dimostrarti che Brandon sia nel giusto. Per te lui sbaglia, sbaglia per il lavoro che fa, sbaglia per come si pone, sbaglia per le sue convinzioni e i suoi modi di fare. Ma è la persona che amo, Helia, e non mi importa degli errori che fa perché dopo è tra me e lui che dobbiamo cercare di risolvere. E non ti ho detto di suo padre perché se ne vergogna terribilmente ed io sono dalla sua parte, devo essere dalla sua parte. Logan ha fatto degli errori, ma è cambiato, Brandon si fida di lui ed anch'io. Loro sono così, si guardano le spalle, ed io ora so di potermi fidare di lui." Abbassò lo sguardo mentre le lacrime le scendevano lungo le guance.
"Flora..." Helia, dispiaciuto, fece un passo verso di lei ma lei non si lasciò toccare.
"Mi dispiace se tra di voi le cose non sono più tornate come prima, è colpa mia in fondo, cioè, è inziato tutto a causa mia, ma non dargli colpe che non si merita. La sua vita è stata davvero un casino e non è colpa sua, ma è riuscito ad essere ciò che è nonostante questo ed io sono orgogliosa di lui. Lo so, Logan non è Brandon, ma è l'unica persona che ora come ora rischierebbe la vita per aiutarci, e Brandon farebbe lo stesso per lui. Per questo io... io mi fido." Guardò il suo amico. "Ed io che cercavo di restare lucida." Si asciugò le lacrime con la mano. "Sai, è vero che è l'Inverno, ma... ma l'abbiamo fatto noi, è nostro figlio e non credo che verrà fuori un bambino dal viso spigoloso e i capelli platino. No, credo che verrà fuori un bambino con un bel paio di occhi ambra, e credo anche che sarà un bambino coraggioso, ed è forte, è già tanto forte perché guarda cosa sta passando e non è ancora nato. Ed io glielo devo: devo riportarlo da me e crescerlo e farglielo sapere com'era suo padre. Devo dargli tutte quelle cose che Brandon avrebbe voluto, devo raccontargli tutte le avventure che abbiamo vissuto insieme io e suo padre e ispirarlo perché sono certa, Helia, io ne sono certa, lui farà anche meglio. È per questo che devo vincere. Devo parlargli di poesia, di arte, ma fargli vedere anche quei lunghissimi film di cui io non ricordo mai i particolari quando poi si arriva alla fine ma che Brandon adora, tanto che mi richiama anche, mi dice Hai capito? Stai seguendo? No, perché è pazzesco, e parla di quelle persone nel film come se fossero vere, tutto eccitato. Mio figlio vedrà quei film, e dipingeremo, e cucineremo biscotti, e tirerà di spada se vorrà ed io non potrò oppormi perché è figlio di suo padre. Quindi se Logan ha un grimorio e può aiutarmi, allora io userò quel grimorio. Mi dispiace, Helia." Si asciugò le lacrime e lo superò, lasciandolo lì, e tornò da suo cognato.
Logan si distolse subito quando la vide entrare.
"Stai bene?" Chiese, notando la sua espressione. Lei annuì, tenendo le braccia incrociate strette, poi fece un cenno verso la foto.
"Lì è il compleanno di mio padre l'anno scorso. Diede buca al principe Sky per un'intera giornata solo per aiutarmi a preparare tutto. Era una data importante e mio padre ancora non si era propriamente ripreso dalla morte della mamma. Ma siamo venuti bene in quella foto." Notò.
"Siete una bella famiglia." Dichiarò Logan, col viso scuro.
"Grazie. Lui si prende cura di noi, ci tiene d'occhio, mi sostiene quando non riesco in tutto. Essere la sostituta di mia madre è difficile, ma lui mi riprende quando sto per fare uno scivolone."
"Sarebbe stato un ottimo padre, credimi."
"Oh, lo so." Dichiarò lei annuendo. Sospirò. "Scusami. Dove eravamo?" Chiese poi, cercando di riprendersi.
Nel frattempo, oltre le montagne, Icy era ritornata in quella grande e profonda grotta dove si rifugiavano i giganti. Era una cavità che si estendeva ed innalzava nella montagna, oscura, ma che in fondo vedeva una sorta di pozzo profondo, troppo buio. Jotun era lì, come se fosse stato un tutt'uno con le pareti di roccia e affondasse in quel pozzo profondo. Nessuno dei magici l'aveva ancora visto, Beli e Ymir non lasciavano avvicinare. Quando Icy tornò lì imprecava e cercava di sanarsi quella ferita, ma fu Ymir che se ne occupò soltanto con un gesto. Musa e Javier erano lì, ed anche Riven, che si intratteneva con la fata della musica mentre lei gli spiegava cosa aveva intenzione di fare finita quella storia. Riven era attento. Ascoltava ogni cosa, osservava ogni cosa, e ogni tanto posava lo sguardo sul cacciatore perché era assurdo ma giurava di conoscerlo, e poi Musa gli spiegò il perché. Beli fece segno a Musa, lei lo raggiunse lasciando Riven. Quindi, intinse la mano nel liquido argenteo che i giganti avevano preparato. Javier si avvicinò per assistere alla scena. Con la mano ricolma e il liquido che colava, Musa affondò un colpo secco attraversandolo soltanto con la mano e toccando il suo cuore. Pronunciò delle parole in linpheiano antico, lei non le conosceva ma era quello che i giganti le avevano detto esattamente di fare. Poi tirò via la mano e lui trasalì aprendo gli occhi. Cercando di riprendere fiato si guardò intorno. Poi il suo sguardo si posò su Musa che era lì di fronte a lui e che, con un sorrisetto, disse:
"Ciao, Brandon. Com'è tornare dalla morte?"
Ehilà dolcissimi germogli di lullabea! Rieccoci con un nuovo capitolo che spero quindi abbiate letto fino alla fine per avere una consolazione!
Chiedo scusa per il leggero ritardo ma ho avuto un esame abbastanza tosto e non sono riuscita a conciliare tutto, ma dai eccoci qui!
Anzitutto vi ringrazio, vi adoro e siete troppo buoni con me❤ grazie davvero per tutto il vostro affetto!❤
Che ne pensate del capitolo? Vi aspettavate questo risvolto degli eventi? L'unica cosa che posso dire io è: pensavate davvero che avrei ucciso Brandon così senza pietà? Lo so, ne sarei stata capace, ma alla fine come avete visto anch'io ho un cuore😂
Aspetto vostre notizie e nel frattempo vi do appuntamento al prossimo capitolo! Siamo quasi alla fine e c'è tanto ancora che deve accadere, Timmy e Stella dovranno mostrare un po' a tutti di cosa sono capaci e credo che Bloom, Sky e Tecna ci debbano delle spiegazioni... ma ora non posso parlarvene, lo vedrete poi!
Vi adoro e vi mando un abbraccio,
xoxo Florafairy7
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro