Capitolo 21
DISTANZE
Aisha e Flora si trasformarono subito e tutti corsero di fuori. La casa era circondata dalle fiamme, ma l'incantesimo di delimitazione impediva al fuoco di oltrepassarlo e quindi di bruciarla. Trovarselo davanti fu uno schianto un po' per tutti, un po' perché mai avrebbero pensato nella loro vita di incontrare un gigante della montagna, un po' perché accanto a lui c'era Icy. Per un attimo, una frazione di secondo, rimasero tutti fermi, come sospesi. Brandon sentì la spada vibrare mentre si accesero di luce le rune che vi erano incise sull'elsa: il gigante era a pochi passi da loro. Beli era ad altezza d'uomo, perché a dispetto di ciò che raccontavano le storie era quella la forma più comune che assumevano i giganti. I suoi occhi erano chiari e il fuoco permise di capirne il colore mentre scintillavano alla luce delle fiamme: erano gialli. Il suo volto era spigoloso, i suoi capelli corti e castani, più lunghi davanti e tenuti su. Era magrolino, spigoloso, in un certo qual modo somigliava a Nikolai. Le sue labbra erano sottili e in quel momento arcuate in un sorrisetto soddisfatto, mentre con gli occhi divorava i suoi nemici. Indossava un'armatura che sembrava essere di bronzo, ma quasi certamente non era di un materiale tanto familiare ai mortali.
"Nikolai... quanto tempo è passato." Esordì.
"Sei tornato per farti umiliare una seconda volta?" Chiese il dio, accennando un sorriso spavaldo.
"Direi che vendicarmi sia il termine giusto." Precisò. "E vedo che non hai più la tua magia... Vymarna ha esagerato stavolta, non è vero?"
Il dio scosse la testa, pieno d'ira. Iniziarono a combattere, Flora e Brandon, insieme a Nikolai, si unirono contro il gigante, mentre Helia, Aisha e Riven si dedicarono ad Icy. La strega sembrava completamente su di giri, forse perché tanti anni in una prigione fuori dal tempo sapevano essere esasperanti ed ora essere fuori e combattere al fianco di qualcuno tanto potente le permetteva già di assaporare la vittoria.
"Oh, Aisha, mi erano mancati i nostri combattimenti!" Esclamò la strega, lanciando un incantesimo. La fata dei fluidi lo parò.
"Io invece sono così stanca di te!" Replicò la fata. "Onda morphix!" Lanciò, e la sua nuova magia la sorprese: Icy fu scaraventata via rotolando a terra. Ma si alzò subito, come se non avesse sentito dolore. Aprì la mano e dei dardi di ghiaccio furono proiettati contro la principessa, ma Riven parò presto quei colpi.
"Ecco, tu mi sorprendi, Riven: dovresti essere dalla nostra parte, proprio come Musa!" Disse ancora la strega, con l'intento di provocarlo, ma Riven non replicò e solo si fiondò su di lei colpendola con la spada.
La strega ebbe difficoltà a scansarsi da lui, ma poi lo fermò con un incantesimo di ghiaccio che lo boccò. Non fece in tempo a sentirsi soddisfatta che una lingua di fuoco la colpì: il bach non usava mezze misure.
"Helia, non sfogare la tua rabbia su di me!" Disse la strega, alzandosi in volo di poco, forse per timore. "Dev'essere frustrante essere il terzo in comodo, non è vero?" Rise, mentre il bach menò un vortice di vento che lei però scansò.
"Non ho tempo per le tue sciocchezze, Icy!" Tuonò il giovane dai capelli corvini, mentre provò a colpirla con una frusta d'acqua coordinato con Aisha.
"Saresti dovuto restare con me nel Legendarium a questo punto, io non ti avrei mai sostituito con un altro!" A quelle parole, la strega scagliò un incantesimo che prese in pieno la fata dei fluidi.
A pochi metri da loro Nikolai cantilenava un incantesimo in linpheiano antico, che Brandon non comprese ma Flora, ancora per sua sorpresa, sì: stava indebolendo la magia del gigante. La fata sferrò un colpo contro Beli, colpendolo al petto. Il gigante indietreggiò mentre il colpo inferto bruciò la sua pelle, ma lui andò avanti senza fermarsi. Scagliò una lingua di fuoco contro la fata, che Brandon parò con la spada e subito dopo menò un fendente, il gigante si scansò solo per ricevere però il rovescio che lo colpì alla spalla. Un liquido dorato colò da quella ferita, Beli ci poggiò la mano sopra e strinse, fuoco vivo uscì dalle sue mani e, come lava che si solidifica, la sua ferita si rimarginò.
"Credete di potere contro di me? Voi siete mortali..." Dichiarò il gigante, accennando un sorriso.
"Beh, ti sei messo contro i mortali sbagliati allora." Replicò Flora, guardandolo con odio. "Tempesta ghiacciata!" Scagliò contro di lui quei dardi di ghiaccio, ma Beli li parò con uno scudo di fuoco, nel frattempo le fiamme intorno a loro si alzavano, mentre Nikolai cercava di tenerle a bada, anche se la sua magia era troppo poco per tutto quello. Poi Beli creò una lingua di fuoco e provò a colpire Brandon, ma lui fermò il suo colpo e menò un affondo, che il gigante scansò. Flora scagliò un altro incantesimo ma un istante dopo si ritrovò scaraventata a terra, a pochi passi dalle fiamme, con dei dardi di ghiaccio blu nel fianco.
"Ma che...?" Borbottò fra sé, stringendo i denti per il dolore. Poi alzò lo sguardo per vedere Icy, che era distante da lei e combatteva contro Aisha e Riven.
"Oh, solo per ricordarti che non dovevi osare metterti contro di me con la mia stessa magia!" Esclamò la strega. Flora, a denti stretti, strappò via quei dardi e si rialzò, tornando in battaglia. Combatterono mentre il fuoco intorno a loro mangiava la natura di Linphea, il fumo si alzava in cielo come una nuvola mentre respirare era sempre più faticoso. Ciononostante, la squadra non si fermò e continuò a tenere testa ai nemici, forse anche troppo bene perché questi ultimi non riuscirono ad avere la meglio, e allora Beli capì che era tempo di ritirarsi. Creò un cerchio di fiamme intorno a lui, per avere un secondo di tregua, si inginocchiò e affondò la mano nella terra stringendo forte. Nessuno capì, ma fu tutto chiaro quando Brandon lanciò un grido di dolore. Il segno sul suo petto bruciò tanto che consumò la stoffa della camicia, nelle sue vene sembrò scorrere il fuoco, e agli altri sembrò vederlo mentre da quel simbolo infuocato si irradiava nel resto del corpo. Le fiamme intorno a loro divamparono e poi, in un istante, Beli ed Icy sparirono. Brandon cadde in ginocchio, mente intorno a loro la natura ancora era mangiata dalle fiamme, e Flora corse da lui e i suoi amici si avvicinarono preoccupati. Tutti tranne Helia, che in silenzio e in calma rabbia mise fine a quelle fiamme con la sua magia.
"Brandon, stai bene?" Chiese la fata, allarmata, aiutandolo a tenersi.
"Sì, tranquilla. E tu? Cioè, voi?" Le domandò, lei annuì, incerta, e per istinto si passò una mano sul ventre.
"Sicuro di stare bene?"
"Puoi stare tranquilla, sto benissimo." Le assicurò con un sorriso, poi però perse conoscenza.
Flora rimase accanto a lui tutta la notte, rinfrescandolo con un panno bagnato sulla fronte e bagnandogli il petto. Aveva ringraziato i suoi amici, loro si erano cambiati ed erano andati tutti a dormire, seppure agitati per ciò che era successo, e poi si era messa lì seduta vicino a lui, che sembrava avere ancora quel fuoco dentro. Mentre fuori il cielo pian piano si rischiarava via via che la notte passava, Flora osservava suo marito e pensava. Non poteva permettere che soffrisse tanto, non poteva permettere che portasse un pianeta su di sé. Si chiedeva ancora come potesse fare per liberarlo, lui che quella presenza ingombrante di Vymarna temeva e odiava ogni giorno, anche se non glielo diceva. Il suo primo pensiero era stata lei, e i loro bambino, e Flora si chiese allora tante cose, tra cui quanto quello che accadesse a Vymarna, e quello che sentisse lui, si ripercuotesse poi su suo figlio che era nel cuore di quel pianeta. Eppure lei lo sentiva così vivamente dentro. Si passò una mano tra i capelli, poi sospirò. Apparve Nikolai ma non la spaventò: ormai erano intimi.
"Va tutto bene, sono stato da Lei." Le disse, sedendo accanto a lei. Flora gli rivolse un sorriso, con aria stanca.
"Grazie, ero un po' preoccupata."
"Lo so, bocciolo, lo so..." Borbottò lo spirito annuendo. Flora lo scrutò mentre lui si perdeva con lo sguardo nel vuoto.
"Vuoi stare un po' da solo, non è vero?" Gli chiese, lui la guardò.
"Forse..." Sorrise. "... ti dispiace se ti lascio da sola?"
"Niente affatto, tranquillo, avrai tanto a cui pensare." Gli assicurò. Nikolai si alzò e le diede un bacio sui capelli, quindi svanì.
L'alba si avvicinava, ma Flora non riusciva a rilassarsi e non riusciva neanche a pensare di mettersi a letto. Il caldo era insopportabile, la paura era martellante. Sussultò a sentire quei colpi alla porta, poi vide il suo amico.
"Ehi, ciao." Lo salutò con un sorriso dolce, lui fece altrettanto e si avvicinò a lei.
"Ti ho fatto un po' di caffè." Le disse porgendole una tazza, lei la prese e gli sorrise.
"Grazie, sei sempre gentile. Per caso ci hai...?"
"... messo due cucchiaini di zucchero. Sì." Annuì, Flora ridacchiò.
"Te lo ricordi."
"Già."
Ci fu silenzio, Flora tornò a posare lo sguardo sul suo soldato. Helia la osservò per qualche secondo, poi si alzò le maniche della camicia, forse per farsi coraggio, e chiese: "Come sta?"
"Non ne ho idea, è bollente." Rispose lei amareggiata. "Ho provato ad usare la magia, e Nikolai è stato da Vymarna che a quanto pare si è ripresa e non c'è pericolo per il bambino, ma lui... sta ancora così."
"Tranquilla, si rimetterà. Non dimenticare che è l'unico umano in questa storia." Puntualizzò il bach, lei strinse le labbra. "E tu come stai?" Chiese ancora. La fata accennò un sorriso e finalmente lo guardò.
"Sono preoccupata, ho paura, sono stanca. E sono preoccupata per Timmy, Stella e Martha che stanno facendo tutto questo per noi. E anche... non lo so, vorrei solo che fosse un brutto sogno. E lo sembra, sai? Fa così male che non sembra neanche vero."
"Mi dispiace." Disse lui, storcendo le labbra, amareggiato, e le prese la mano. Flora seguì quel gesto con lo sguardo e poi lo guardò.
"Helia..." Esordì, prendendo un respiro, incerta lei stessa su cosa volesse dirgli.
"... sai cosa mi chiedevo?" Disse lui, lei scosse la testa. "Mi chiedevo di Bloom, e che forse dovremmo chiedere il suo aiuto."
Flora affondò le spalle e scosse la testa.
"Non credo possiamo, crede che Brandon abbia tradito Sky."
"E Sky cosa crede?"
Lei assottigliò gli occhi.
"In che senso?"
"Crede che Brandon lo abbia tradito?"
La fata alzò un sopracciglio, perplessa. "Helia, è quasi l'alba e non riesco a stare dietro ai tuoi giri di parole. Sta di fatto che Bloom non ci aiuterà: la conosco, è orgogliosa, e quando si mette un'idea in testa è difficile fargliela cambiare. Spero solo che presto le cose si sistemino perché... perché altrimenti non so come faremo." Stavolta abbassò lo sguardo e lo rivolse a suo marito che ancora dormiva.
"Brandon ne verrà fuori come fa sempre." Dichiarò il bach, tenendo lo sguardo su di lei e lei alla fine lo guardò.
"Cos'è che vuoi dirmi davvero? Ti conosco bene e lo sai."
Lui sorrise e si strinse nelle spalle.
"Voglio solo essere sicuro che tu sia certa di ciò che credi, e sia al sicuro."
"Ti ringrazio, ma non devi preoccupartene." Ribatté lei, quasi mettendosi sulla difensiva.
"Ci sono cose che non sai, che ti sta nascondendo. Te ne rendi conto, vero?" L'aria calma del bach impedì a Flora di agitarsi, ma prese un respiro e disse:
"Helia, sono molto stanca. Grazie per il caffè."
Il giovane dai capelli corvini capì che la discussione era finita, quindi si alzò e, senza aggiungere altro, lasciò la stanza.
Certo che se ne rendeva conto, e questo la tormentava.
Era già spuntato il sole oltre il confine, nella valle dell'Yggdrasil, e il trio più improponibile si era messo in viaggio. Le grandi vallate di quella parte di Linphea erano mozzafiato: di un verde brillante, di un'erba che si muoveva insieme al dolce vento che sembrava portare con sé una melodia. Il cielo era rosato, le nuvole una sfumatura, mentre da lontano si poteva vedere l'Albero dei mondi, lì dove dovevano arrivare per raggiungere la fonte dell'Éddaur, il fiume magico.
"Che succede?" Chiese Stella, notando l'espressione della melissa, che sembrava perplessa.
"No, niente... solo che l'Yggdrasil non dovrebbe avere quell'aspetto."
"Ah, niente, insomma..." Borbottò Stella, preparandosi al peggio con un'attitudine quasi ottimista. Timmy chiese spiegazioni, mentre calibrava il suo strumento che li avrebbe portati alla fonte di quella magia, Martha diede un'ultima occhiata e poi si rivolse a loro:
"Quelle nuvole nere che girano intorno all'albero non dovrebbero esserci. Il caos è una minaccia e l'Yggdrasil lo sa."
"In poche parole dobbiamo sbrigarci, no?"
"Esatto." Confermò la melissa, stringendo le labbra, incerta.
Si misero in viaggio, un viaggio che soltanto per la melissa non fu un vero e proprio strazio: Timmy e Stella erano le ultime persone che avrebbero mai voluto trovarsi lì, la natura era il loro polo opposto. A Stella bastava un selfie col panorama e avrebbe voluto tornare a casa, mentre Timmy... Timmy a casa aveva lasciato la testa ed anche il cuore. La lontananza di Tecna lo preoccupava, lo turbava, e non poteva più giustificarsi e giustificarla con la solita scusa: Tecna era una zenithiana, ma il suo cambio di natura, il suo essere ora umana, l'aveva cambiata, e ritrovarsela tanto distante gli faceva pensare che il motivo era lo stesso per qualunque altra umana: c'era qualcosa che non andava tra loro. Attraversarono la vallata senza troppi problemi, a parte che Stella dovette togliere via le scarpe ormai inadatte a quel terreno. Per la principessa fu come un lutto, ma lo dovette superare quando i suoi amici le ricordarono la situazione ricalibrando il tutto, sebbene Stella non fu troppo convinta del poco peso che loro avevano dato all'evento. Non fu un viaggio semplice, la natura di Linphea in quella valle era nel suo stato più selvaggio e sapeva come proteggersi. Per arrivare all'Éddaur, dopo le grandi pianure dall'aspetto davvero incredibile, s'incamminarono verso un sentiero scuro, dove i grandi alberi dal tronco e le foglie scure, nelle sfumature del blu, erano così alti che impedivano alla luce di filtrare. Il terreno era umido, i tronchi ricoperti di muschio, ma superato quel sentiero si trovarono di fronte la grande palude. Davanti a loro si estendeva una grande massa d'acqua verdastra, e poco distante c'era un isolotto roccioso su cui si potevano vedere delle fronde d'alberi.
"Non possiamo attraversarlo in volo, sarebbe troppo." Disse Stella, contrariata, facendosi aria con la mano. Timmy la guardò, alzando un sopracciglio e replicò:
"Ma non mi dire, Stella..."
La principessa alzò gli occhi al cielo, Martha ridacchiò, poi intervenne: "No, aspettate, possiamo farcela: state a guardare."
Martha chiuse gli occhi e prese un respiro, visualizzò ciò che era davanti: improvvisamente il fondale di quelle acque si alzò, come creando un ponte tra loro e quell'isolotto montuoso coperto di fitti alberi.
"Wow, complimenti!" Esclamò Timmy, sbalordito. Martha sorrise.
"Modestamente la mia fata ci sa fare..." Si vantò Daisy, fluttuando intorno alla melissa.
"Sei una specie di Helia quindi..." Dichiarò Stella, Martha le rivolse un'espressione stranita. Timmy scosse la testa.
"Su, andiamo, tra poco farà buio." Affermò il giovane, sospirando.
Attraversarono quel sentiero creato da Martha e raggiunsero l'isola. Quegli alberi sarebbero dovuti essere pieni di uccelli e animali del bosco, aveva spiegato Martha, ma non era così a causa di ciò che stava accadendo. Era come se la natura si fosse ritirata, nascosta per il pericolo imminente.
Quando il sole calò, loro avevano attraversato l'isola a piedi raggiungendo l'altra sponda, ma fu allora che la terra sotto ai loro piedi tremò. Timmy tenne Stella per un braccio e provò ad afferrare Martha, ma la melissa non si lasciò aiutare. La scossa durò solo qualche istante.
"Che diavolo succede?" Chiese la principessa, preoccupata. Martha la tranquillizzò:
"Non preoccuparti, ci siamo solo messi in viaggio."
Stella sembrò confusa, alzò un sopracciglio, ma la spiegazione le si mostrò dopo poco: avevano iniziato a muoversi. Martha ridacchiò davanti all'espressione perplessa degli altri due, ma si spiegò meglio: "Questa non è un'isola, ma il dorso della Turtarmara, una creatura che vive queste acque. Ci porterà verso la foce dell'Eddaur."
"Oh, sì, certo!" Esclamò Timmy, ricordando dei punti nelle sue ricerche. "Ma non aveva questo aspetto sulle illustrazioni."
"È una creatura silenziosa e sfuggente, è raro che venga avvicinata. Ma comunque, che ne dite se riposiamo un po'?"
Timmy e Stella, molto più provati della melissa da quel viaggio, accettarono ben volentieri. I tre amici si accamparono alla meglio tra gli alberi di quella riva, che altro non era quindi che l'orlo del guscio della Turtarmara, e mangiarono le provviste che avevano portato con sé.
Stella parlò per la maggior parte del tempo e gli altri due gliene furono grati: avevano troppo per la testa e si sarebbero traditi per il loro silenzio inusuale. Daisy, sulla spalla di Martha, si era addormentata tra le sue onde bionde, e la melissa poco dopo la imitò.
Timmy quindi stava per fare lo stesso, ma notò lo sguardo della sua amica, che una volta calato il silenzio aveva cambiato espressione, perso tra il crepitio di quel piccolo fuoco che avevano acceso.
"Stella, che succede?" Chiese il giovane, sedendo più vicino a lei. La fata lo guardò, scuotendosi, e sorrise.
"Oh, niente, sono solo stanca e non oso immaginare questo viaggio che effetto avrà sulla mia pelle." Rispose, ma il suo amico strinse le labbra.
"Andiamo, dimmi la verità. Guarda che non dirò a nessuno che sotto tutta questa vanità c'è un cuore sensibile." La incalzò lui, Stella sorrise quasi commossa.
"Pensavo a Bloom. Vorrei parlarle e forse dovrei chiamarla, ma non so cosa dirle. È preoccupata per Sky, ma sinceramente io non credo che Brandon sia colpevole... e poi, siamo amiche, Timmy, non può lasciarci da sole così."
"Ha paura." Puntualizzò il giovane, tenendo le braccia incrociate sulle ginocchia contro il petto, così come la principessa. Lei si voltò e lo guardò.
"Beh, non è una buona scusa per starsene così lontana." Gli occhi le si riempirono di lacrime. "Oh, ma alla fine non è lei il problema. Il problema sono io."
"Che intendi?"
"Che sono sola, e l'unica persona che riusciva a capirmi ora... è diventata così lontana."
Timmy tenne lo sguardo su di lei, capì che non parlava di Bloom.
"A volte stare lontani serve a capire se stessi, e se non lo fai non potrai mai capire chi ti sta intorno."
Lei sospirò, agitata, e strinse le labbra per contenere forse un tremolio.
"Beh, io da sola non ci riesco, ma lei mi aiutava a capire chi fossi e..." Si fermò, abbassò lo sguardo. Timmy stava per dire qualcosa, ma la principessa aggiunse: "Comunque parlavamo di Bloom."
"Già..." Timmy annuì, rendendosi conto che Stella non era pronta ad aprire il suo cuore quella sera. "... credo che una telefonata da parte tua possa essere utile."
"Credi davvero?" Chiese Stella, illuminandosi, anche se poco. Lui annuì.
"Certo. Sei la persona più persuasiva che conosca, e poi... e poi diciamoci la verità, Stella, ci conosciamo tutti da una vita, siamo amici, non possiamo davvero restare indifferenti a ciò che succede a Brandon e Flora. Abbiamo rischiato la vita per persone che non conoscevamo, mi sembra il minimo farlo per i nostri amici."
Stella rimase per qualche istante a guardarlo.
"Sei un uomo saggio, Timmy."
Lui le fece un cenno con la testa, poi si alzò e le porse la mano. Lei la accettò e, prima che Timmy si preparasse a stendersi per dormire, le disse:
"E comunque gli altri già lo sanno che c'è un cuore sensibile sotto quella vanità, non c'è bisogno glielo dica io." Le strizzò l'occhio con un sorriso e preparò le sue cose, senza permetterle di replicare. Stella sorrise fra sé, ma la malinconia la costrinse a sospirare.
-
Quando Brandon aprì gli occhi si sentiva stanco come se avesse camminato a piedi nel deserto per tutta la notte. Accennò un sorriso quando la vide accanto a lui. "Ehi."
"Ehi, come ti senti?" Chiese la fata, posandogli una mano sul viso.
"Sto bene, solo un po' stanco. Tu hai dormito?" Replicò lui, lei sorrise e scosse la testa. Il giovane si tirò su e lei sedette accanto a lui.
"Brandon..." Provò a dire, c'era dolore nella sua voce, lui la osservò mentre a fatica la fata metteva insieme quelle parole. Gli prese la mano, intrecciando le dita con le sue. "... e se compissi un incantesimo? Qualcosa che... qualcosa che possa renderti invulnerabile?"
"E andare così contro il regolamento magico?" Replicò lui, alzando un sopracciglio. "Non esiste." Flora teneva lo sguardo basso, lui le fece segno sulla mano per farsi prestare attenzione e lei lo guardò. "Sto bene."
"Sei umano." Puntualizzò lei, crucciata.
"E tu lo conosci un umano più testardo di me?" Lei sorrise, ma il suo viso era triste.
"Brandon?"
Lui le fece cenno di continuare. "Devi... devi dirmi qualcosa?" Chiese lei, lui non lasciò intravedere la sorpresa e replicò con un sorriso:
"Giusto, hai ragione, è iniziato un altro giorno e ancora non ti ho detto che ti amo."
Ma Flora non sembro soddisfatta, anzi. "Brandon..."
"... e mi manchi." La guardò negli occhi verdi, si erano capiti. Erano distanti, e sì c'era qualcosa, ma non sembrava mai il momento. Flora accennò un sorriso.
"Lo vuoi un bacio? Perché io vorrei un bacio..."
"... sì, lo vorrei tanto un bacio, vieni qui." La avvicinò a sé e la baciò dolcemente.
Nel frattempo, al piano di sotto, Helia era di fronte alla finestra osservando il cielo, assorto nei suoi pensieri. Voltò soltanto la testa da un lato quando sentì i passi. Teneva le mani conserte dietro la schiena, la sua espressione era impassibile, la sua severità era palpabile.
"Non volevo disturbarti." Esordì Riven, ma comunque non sembrava aver intenzione di tornare sui suoi passi.
"So che la tua coscienza ti sta tormentando, Riven, ma qui nessuno ti dirà che va tutto bene, perché non va tutto bene." Replicò il bach, con voce ferma. Riven si accigliò.
"Se è per questo non me lo aspetto, non preoccuparti. Questa casa comincia a starmi stretta, ovunque mi giri c'è qualcuno!" Detto questo si avviò verso la porta, ma Helia lo seguì con lo sguardo.
"Dove vai?"
"A fare due passi, tanto il pianeta è deserto!" Replicò il giovane ed aprì la porta, ma prima che potesse andare, Helia disse:
"Sta' attento, non lo è totalmente."
Ma quell'aria di saggezza mista a stoicismo irritò profondamente Riven, che uscì sbattendo la porta. Helia rimase fermo, guardando fuori. Non si trattava di saggezza, non si trattava di stoicismo, lui era il bach. Era il guardiano della natura, era il dominatore di essa, e la sua natura stava cadendo a pezzi. Sotto la sua protezione, sotto la sua tutela, Linphea bruciava, e lui si sentiva bruciare l'anima da quel senso di solitudine e responsabilità che gli pesava sulle spalle.
"Che è successo?" Chiese Flora, scendendo in fretta le scale. Lui le rivolse lo sguardo. "Ho sentito la porta." Aggiunse lei allarmata.
"Riven è uscito per fare due passi."
"Oh..." La fata sembrò elaborare per un attimo l'informazione. "... ma non è sicuro, perché non l'hai fermato?"
"Non era il caso, Riven ha bisogno di riflettere e deve farlo da solo."
Flora annuì, sospirando, ma sembrava poco soddisfatta.
"Helia?"
"Sì?"
"Per favore, ho bisogno di allenarmi, ho bisogno di... essere più forte. Andiamo fuori?"
Lui accennò un sorriso e annuì.
-
Quella mattina il cielo era scuro tanto su Linphea quanto su Andros, e Nex se ne accorse appena sveglio. Avrebbe voluto chiamare Aisha, ma il cellulare di sua moglie su Linphea non funzionava, e lei gli aveva assicurato che lo avrebbe aggiornato il prima possibile. Nex era preoccupato, lui non era fatto per essere un regnante, ed ora Andros contava su di lui. Non appena lasciate le sue stanze, mentre si dirigeva nella sala del consiglio, arrivarono le prime comunicazioni che lo fecero sospirare, come se la marea di Andros gli stesse arrivando al collo.
"Su Andros non ci sono mai stati, e dico mai stati terremoti, com'è possibile?!" Chiese agitato alla responsabile del comitato scientifico del regno.
"Non ce lo spieghiamo, vostra altezza." Si giustificò la donna dai capelli indaco. "Crediamo che abbia a che fare con Linphea."
Nex strinse le labbra indispettito.
"Com'è possibile che un pianeta a trenta miglia astrali da qui causi un terremoto? La situazione su Linphea va avanti da giorni e voi non l'avevate previsto?"
"Ma... vostra altezza..."
"Mio genero ha ragione." Esordì re Terendor alzandosi, poggiando le mani sul tavolo. Nex gli rivolse lo sguardo, stupito: era la prima volta che accadeva che il padre di Aisha lo sostenesse. "Ci affidiamo a voi per il benestare di Andros, ci aspettiamo che teniate la situazione sottocontrollo. Ora non solo abbiamo gli sfollati da Linphea, ma anche i nostri sudditi che hanno perso casa in seguito a questo terremoto."
"Io..." Balbettò la scienziata, ravviandosi il ciuffo indaco. "... vi chiedo scusa per questa negligenza. La prossima volta..."
"... non dovrà esserci una prossima volta." Dichiarò il re, con aria severa.8 Lei annuì. "Il consiglio si scioglie."
Tutti si alzarono per andare, ma Nex si avvicinò ed intimò al re:
"Ma c'erano altre questioni di cui discutere: l'anomalia delle maree, i fondi da stanziare per questo periodo di secca notturna."
"Te ne occuperai tu oggi pomeriggio, io ora devo prendere un po' d'aria." Disse il re, accennando un impercettibile sorriso, quindi lo superò e lasciò la sala. Nex prese un respiro, quindi lasciò il palazzo.
Mentre camminava sulla spiaggia si rese conto che ad intralciare il suo cammino solitario, baciata dal vento era la sorellina di Flora, Miele, seduta sulla riva del mare con le ginocchia strette al petto. Nex alzò gli occhi al cielo, non entusiasta di fermarsi a parlare con la ragazzina, ma era impossibile tornare indietro senza dare nell'occhio e altrettanto impossibile superarla senza fermarsi, quindi fu costretto a salutarla.
"Ehi, Miele."
Lei alzò la testa per guardarlo.
"Ciao, Nex." Replicò.
Il giovane strinse le labbra e alzò entrambe le sopracciglia, in imbarazzo e sentendosi in dovere di chiedere:
"Va tutto bene?"
Lei si strinse nelle spalle e sospirò.
"Insomma."
Nex alzò gli occhi al cielo, capendo che era in trappola. Quindi, sedette accanto a lei.
"Che succede?"
"Beh... Andros è fantastica, ma mi sarebbe piaciuto venirci in vacanza anche con Flora e con Brandon."
"Ti mancano?" Chiese lui, guardando il mare così come faceva la ragazzina.
"Un sacco, e sono preoccupata per loro."
"No, tranquilla, se la stanno cavando alla grande."
"E tu come lo sai?"
Lui la guardò, sorpreso.
"Lo so perché li conosco, ed anche Aisha è lì e so che possono farcela. Helia è con loro."
"Mi sento un peso dentro."
"Come mai?"
"Vorrei poterli aiutare, vorrei poter far qualcosa, e invece sono bloccata qui!"
"Anch'io sono bloccato qui, ma non mi lamento." Lei lo guardò di bieco.
"Parlare con te non è come parlare con Brandon."
"Perché, come parla Brandon?" Chiese lui, alzando un sopracciglio, con aria beffarda.
Lei si strinse nelle spalle abbracciandosi le ginocchia, mentre guardava il mare e i capelli le venivano gentilmente mossi dal vento.
"Non lo so, però dopo mi sento meglio, mi incoraggia. Anche Flora lo fa, ma è come se a lei non credessi sempre, sembra che mi dica le cose perché deve, perché mi vuole bene."
"Come quando tua madre ti dice che stai bene con un vestito però non ci credi?"
"Esatto." Replicò Miele annuendo.
"Con tuo padre ci parli?"
"Sì, ma non è la stessa cosa. Diciamo che la mia famiglia ora come ora è un po' complicata."
Questa Nex non se l'aspettava. La famiglia perfetta di Flora che era complicata? Restò in silenzio, rotto solo dallo scroscio delle onde, in attesa che Miele continuasse, se lo avesse voluto. "Ora Flora è un po' come la mamma, capisci? Come quando ero piccola. Ed io a volte mi sento strana perché mi manca come mi manca la mamma. E Brandon è mio amico, ma poi a volte mi mette in punizione... cioè, a volte parlo con lui ed altre volte con papà, perché poi c'è una sola Flora."
"Come se avessi due famiglie diverse ma alla fine è solo una."
"Già."
"Ed ora quei due ti mancano."
"Già." Asserì Miele, posando il mento sulle sue ginocchia.
"Beh, non so che dirti." Dichiarò Nex, poggiano le mani dietro di lui.
Miele lo guardò.
"Lo so, te l'ho detto che non sei come Brandon, lui la risposta ce l'ha quasi sempre."
Nex ridacchiò e scosse la testa.
"Oh, scusami tanto, ragazzina, io ho un regno da portare avanti al momento."
"Tra un po' diventerai re, che ti aspettavi?" Replicò Miele, lui la guardò di bieco.
"Sinceramente non mi andava di fare il re, solo che mi sono innamorato di una principessa."
"È difficile fare il re?" Chiese lei.
"Tanto, e sembra che tutti ce l'abbiano con te."
"È la verità." Dichiarò Miele, spostandosi poi una ciocca di capelli dalla faccia.
"Come?"
"Beh, si sa: quando le cose vanno male tutti se la prendono col re, è lui che dovrebbe farle andare bene."
"Sai una cosa, neanche parlare con te è come parlare con Flora." Dichiarò il giovane, divertito ma ferito nell'orgoglio nel dialogo con una ragazzina con la metà dei suoi anni. Miele, di tutta risposta, scoppiò a ridere.
"Questo lo so bene!" Rise ancora.
"Beh, se proprio vuoi saperlo, credo che anche solo un po' finalmente Terendor si fida di me."
"Aisha si fida di te e lei non sbaglia su queste cose." Dichiarò Miele, lui accennò un sorriso. "Ti manca?"
"Un sacco." Rispose il giovane. "E vorrei aiutarla, ma so che la sto aiutando stando qui, per lei Andros è la cosa più importante."
"Allora significa che la ami nel modo giusto."
"Forse sì, ma mi manca comunque." Replicò lui, tenendo lo sguardo sull'orizzonte.
"Ora come ora ci vorrebbe una delle storie di Flora. Sai, ogni tanto tira fuori aneddoti di persone che lei dice io conosco, ma non le conosco affatto, ma mi tira sempre su, mi fa vedere sempre il lato positivo delle cose."
"Ti insegna." Aggiunse Nex, acquistando un po' di maturità.
"Sì, forse sì."
"Miele?"
Lei si voltò. "Le cose complicate poi si sistemano sempre. Sta' tranquilla, troverai il tuo equilibrio, tanto vi volete tutti bene, un equilibrio si trova sempre."
Lei sorrise.
"Come ti è parsa questa? Degna del tuo amato cognato?"
"Sì, quasi." Replicò lei ridacchiando.
-
Sky si stava preparando per uscire, quella mattina aveva gli incontri in tarda mattinata e si era permesso di dormire di più, considerando tutte le notti insonni che stava passando per la preccupazione. Bloom, sveglia da prima di lui, entrò in camera, e lo trovò vestendosi.
"Ehi, ben svegliato!" Esclamò la principessa con un sorriso.
"Ehi, buongiorno amore mio." Salutò il principe quando la vide. Bloom si avvicinò a lui e lo baciò sulla guancia, quindi sedette sul letto tenendo lo sguardo su di lui.
"Come va? Cosa hai da fare oggi?"
"Oh, devo... ora devo vedermi con Adrian, e poi con mio padre. Adrian dice che sta facendo un controllo a tappeto sul personale del palazzo, e mio padre vuole vedermi per la questione linpheiani."
"Vengo proprio dal Liceo. Sky, dovete trovare una sistemazione, presto i ragazzi ricominceranno la scuola e non ci sarà più spazio per gli sfollati."
"Lo so." Replicò lui, annuendo, ma sembrava stanco.
"E Tecna?" Chiese poi Bloom, con aria forzatamente tranquilla. Lui si voltò di scatto verso di lei.
"Cosa c'entra Tecna?"
"Ah, non lo so." Rispose la rossa, alzando le spalle e fingendosi disinteressata. "Insomma, mi ha detto che stava lavorando qui, mi chiedevo se venisse anche oggi."
"Oh... sì, beh, non ne sono sicuro... dipende, credo..." Disse Sky, incerto, distogliendo lo sguardo e aggiustandosi la camicia.
"A cosa stanno lavorando poi? In laboratorio intendo."
Lui scosse la testa.
"Ah, non ho capito bene, cose complicate scientifiche. Cioè lei mi mette al corrente ma io ci capisco ben poco." Detto questo si infilò la giubba e, mentre ancora se l'abbottonava, salutò sua moglie con un bacio sulla fronte. "Ora devo scappare, perdonami, ci vediamo dopo."
"Va bene." Disse lei, quindi il principe lasciò la stanza. Bloom prese un respiro e andò a chiudere la finestra, ma rimase a guardarsi per un secondo allo specchio: non era possibile, era gelosa di una delle sue migliori amiche.
Quel filo di pensieri però fu interrotto quando davanti a lei apparve una nuvoletta di vapore, Bloom fu sorpresa, fece un passo indietro, ma poi vide il viso di Stella apparire tra quel vapore.
"Stella? Ma cosa...?"
"Ciao tesoro, scusami, era l'unico modo per contattarti!" Esclamò la principessa. "Grazie Martha, puoi andare." Rivolse di nuovo lo sguardo allo schermo. Bloom la osservò, sembrava piuttosto provata e c'erano delle foglie tra i suoi capelli.
"Ma dove sei?"
"Nelle valli sperdute di Linphea, abbiamo una strategia contro i giganti e abbiamo bisogno di un pugnale magico, cose assurde di routine! Tu come stai?"
"Sto... bene. Stella, scusami, è strano." Si schiarì la voce. "Quindi avete trovato un modo per sconfiggerli? Ce l'avete fatta? Qui il cielo è stranamente scuro, sembra come tre anni fa, sono certa Linphea c'entri qualcosa."
"Probabile e per niente impossibile, qui è un inferno, Bloom. Ed è anche per questo che ti chiamo." La rossa sospirò ma Stella continuò a parlare. "Ascoltami e non fare quella faccia: Flora è nostra amica, e lo da prima di ogni cosa. Dobbiamo aiutarla tutte, soprattutto ora che Musa... beh, che Musa non è più dei nostri."
"Cosa intendi?"
"Sta con loro, con i giganti, e hanno riportato qui Icy. Bloom, non puoi restartene su Eraklyon."
"Ma Brandon..."
"Non ne siete certi, e Flora è nostra amica."
"Come posso aiutarla mentre lo copre? Ha provato a fare del male a Sky, Stella, dopo tutti questi anni."
"Beh, fa' come vuoi, ma io so che la mia migliore amica è una paladina, ed è coraggiosa, e che se io sono qui lo sarebbe anche lei. Bloom, abbiamo bisogno di te."
"Stella, muoviti, dobbiamo andare." Si sentì.
"Arrivo." Disse agli altri, poi si rivolse di nuovo a Bloom. "Io ti voglio bene, e so che sei ferita, ma non hai certezze. L'unica cosa certa è che Flora ha bisogno di noi come sue amiche e non possiamo venire meno. Siamo le Winx... perchè lo siamo ancora, vero?"
Bloom rimase a guardarla, incerta.
"Ora devo andare, ci sentiamo presto. Ti voglio bene!" E la nebbiolina sparì.
Bloom dovette coprirsi la bocca per coprire i singhiozzi mentre le lacrime rigavano le sue guance.
-
Riven era solo per le strade ardenti di Linphea. Tenendo le mani in tasca camminava, cercando di riordinare quei pensieri. Neanche le tecniche di grounding imparate su Basing-Seh sembravano aiutare. Il cielo era rosso, sembrava in fiamme e forse lo era: metà della natura di Linphea stava bruciando. Si sentiva come in un incubo, si sentiva senza via d'uscita per quelle strade vuote, scappando da se stesso.
"Dove scappi?"
Riven alzò lo sguardo a sentire quella voce, Musa era seduta su una panchina, tenendo le mani in tasca e le gambe stese verso terra.
"Tu..." Mormorò con rabbia, accigliato. Si avvicinò a lei in un impeto di furia, ma la fata si alzò di scatto e, avvolta dalla sua magia, fu protetta da lui, levitando a pochi centimetri da terra e con le mani conserte dietro la schiena, l'espressione serena.
"Non azzardati a toccarmi o dico a tutti che mi hai fatto del male." Disse lei, guardandolo con un sorriso sornione.
"Sei una..." Strinse le labbra cercando di controllare la rabbia.
"E ci crederebbero, perché tu sei Riven... ed io... sono solo una povera fata che ha perso la retta via."
"Perché stai facendo tutto questo?!"
"Te l'ho detto: ho perso la retta via." Replicò lei, sorridendo. "Riven, ascoltami bene: avete già perso, e prima ve ne renderete conto meglio sarà."
"Sei dalla parte di Icy? Cosa credi di concludere poi? Hai idea di ciò che ti aspetta?"
"Un mondo dove Flora la smette di sentirsene il centro, mi sembra una buona prospettiva."
"Quindi stai facendo tutto questo perché... sei invidiosa di lei?" Chiese Riven, allibito, confuso.
"Oh, no, certo che no. Come potrei essere invidiosa di una che come passatempo prepara biscotti! Sto facendo tutto questo perché per lei ci siamo sacrificati tutti, ma tu non puoi saperlo." Abbassò per un attimo lo sguardo. Poi lo guardò di nuovo e sorrise. "Pensa bene da che parte vuoi stare!" E detto questo svanì in una nuvola di polvere viola. Riven rimase fermo, sconvolto, ferito, confuso, e incerto più che mai.
-
"Ed Helia?" Chiese Aisha, quando Flora rientrò dopo essersi allenata con il bach. La principessa si era unita a loro, ma poi li aveva lasciati capendo che stavano sviluppando la magia della natura che a lei non apparteneva. Flora rispose dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua.
"In giardino. Sta meditando."
Aisha le lanciò uno sguardo cercando di non ridere, la sua amica scosse la testa. Si sedettero, l'una di fronte all'altra. "Come stai?" Chiese poi Flora, inclinando la testa da un lato con dolcezza.
"Perché me lo chiedi?" Domandò la principessa, sorpresa.
"Hai gli occhi tristi." Rispose la keimerina. Aisha sorrise intenerita. Le prese la mano.
"Mi manca Nex."
"Lo capisco. Grazie per essere qui."
"Non scherzare. E mi sorprende che siamo qui sedute: secondo te che succede oltre le montagne?"
"Non ne ho idea, Aisha. Non vedo Nikolai da stanotte, non so cosa succede, non so cosa aspettarmi, sono in pensiero per i ragazzi. Io... non lo so."
"Brandon come sta?" Chiese ancora la principessa, cercando di sostenere la sua amica. La keimerina strinse le labbra.
"Qualche ora fa era ancora bollente. Ora vado a controllare."
"Ma vuoi dirmi prima qualcosa." Puntualizzò Aisha, conoscendo perfettamente la sua migliore amica. Flora sospirò, gettò un'occhiata alla finestra per assicurarsi che il bach ancora meditasse, così da essere sicura che poteva parlare in confidenza con la sua amica, quindi la guardò.
"Le cose tra di noi non vanno bene." Aisha provò a non mostrare la sua sorpresa.
"Come mai? Insomma... non si nota."
Flora sorrise abbassando per un attimo lo sguardo, forse consolandosi che non era tutto perduto, tutto cambiato.
"Da quando è cominciata questa storia siamo distanti. È come se non fossimo più come prima, come se qualcosa tra noi si fosse rotto. Da quando mi è... successa quella cosa con i cacciatori ho creato un sacco di distanza, e poi c'è stato tutto questo e non abbiamo recuperato. Siamo distanti, Aisha, e non lo siamo mai stati così. Non mi ha detto di Vymarna."
"L'ha fatto per proteggerti." Precisò la sua amica, mentre ascoltava.
"O forse perché non si fida più di me."
"Flora, non dire sciocchezze."
"No, no, ascoltami, lo conosco, lo conosco bene e mi sta nascondendo qualcosa. C'è qualcosa di importante, di molto importante che non mi sta dicendo e che lo sta tormentando."
"Flora, andiamo, siete scossi, è normale."
"Credi che non mi ami più? Credi che..."
"... Flora, Flora, devi calmarti però e non blaterare. Brandon ti ama, e per come ti guarda credo che non amerà mai qualcuno che non sei tu in tutta la sua vita. Ne sei consapevole, vero?"
La keimerina strinse le labbra.
"Scusami, so che non è importante ora come ora, ma... ma ci sto male perché se siamo distanti è colpa mia, della distanza che io ho creato, e non mi sorprende che Brandon ora non si fidi più di me." Flora notò lo sguardo di Aisha, che si era alzato ed era oltre lei, la keimerina si voltò e si alzò. "Ehi, che ci fai qui? Ti senti meglio?"
"Sì, sì, tranquilla, sto bene." Le assicurò Brandon, poi forzò un sorriso. "Sono come nuovo." Ci fu silenzio, Brandon la guardò cercando di nascondere il dolore che quelle parole che aveva sentito gli avevano provocato, le spostò una ciocca di capelli dal viso. "Nikolai?"
"Da Vymarna, ma credo che tra un po' lo vedremo riapparire."
Lui assentì con un cenno. Tenne lo sguardo su di lei, come se avesse voluto dirle qualcosa, anzi, voleva dirle qualcosa perché voleva togliersi quel peso, ma Flora si accigliò, preoccupata. "Che ti succede?" Gli investigò il viso, osservandolo: le vene sul suo collo si erano inspessite, pulsavano, e Flora toccandolo sentì che erano fredde. "Brandon, ti senti bene?"
"Io... non... non lo so." Rispose lui, ma a fatica, i pensieri stavano diventando confusi. Poi però tutti si voltarono quando entrò il bach, agitato, che esclamò:
"Dobbiamo andare da Vymarna, Ymir si è svegliato!"
Ehilà dolcissimi germogli! Come state? Rieccoci con un nuovo capitolo pieno, forse, di sorprese, o piuttosto di contenuti inaspettati! Abbiamo avuto il primo scontro con Beli e abbiamo visto Icy in azione, ma soprattutto abbiamo avuto lo "scontro" tra Flora ed Helia e Musa e Riven... e poi abbiamo visto Nex all'opera come regnante e la nostra piccola Stella che sembra avere dei problemi di cuore...
Che ne pensate? Ymir si è svegliato... come si metteranno le cose?
Aspetto di sapere le vostre impressioni nei commenti, nel frattempo vi ringrazio per come continuate nella lettura di questa storia, siete la gioia del mio cuore!
Grazie per tutto, vi voglio bene e vi mando un abbraccio!
xoxo Florafairy7
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