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Capitolo 20

UNA FATA E UNA STREGA

"È inutile essere preoccupata," Le disse Helia, Flora lo guardò. "le cose non si metteranno mai peggio di come stanno e, se vuoi saperlo, anch'io sento qualcosa nell'aria, ma ora devi concentrarti."

La keimerina sospirò e strinse le labbra.
"Come facevi a saperlo?"

"Ti conosco troppo bene." Replicò lui, Flora gli sorrise.

"Non vedo l'ora che finisca questa storia per poterlo mandare via." Intimò Brandon a Riven, poco distante. Il suo amico sorrise.

"Oh, io credevo fosse perché volessi recuperare tuo figlio e salvare un pianeta, ma fa lo stesso." Gli disse, prendendolo in giro. Brandon alzò gli occhi al cielo.

"Siamo d'accordo che si prende troppo spazio?" Chiese, spazientito.

"Io penso che non dovresti darci peso." Rispose invece il suo amico, alzando le spalle. Brandon alzò un sopracciglio.

"Chi sei tu e cosa ne hai fatto del vero Riven?"
Il giovane dai capelli magenta scosse la testa ridacchiando.

"Dico solo che so quanto la gelosia possa far male ad un rapporto, quindi ti conviene tenerla a bada, ecco tutto."

"Ma lui..."

"... Brandon." Lo richiamò, il soldato portò pazienza e tacque.

Le ragazze, insieme a Nikolai ed Helia, stavano per compiere l'incantesimo che avrebbe condiviso la magia di Flora; incantesimo, tra l'altro, ritrovato proprio in quei libri dati da Faragonda, il che aveva spinto a pensare che la loro ex preside sapeva molto più di quello che avevano sempre pensato. Erano in giardino, ma non sembrava neanche giorno: il cielo era cupo e rossastro, un'atmosfera che ricordava quella di pochi anni prima anche se nessuno lì voleva ammetterlo. L'aria era ferma, non c'era un filo di vento che muovesse le foglie degli alberi intorno a loro. Alberi silenziosi, perché gli animali ormai si erano rifugiati lontani e la flora stessa si rifiutava di comunicare, impaurita. Sopportare quel caldo stava diventando estenuante e per Nikolai fu una fortuna non essere vivo o non l'avrebbe retto. Martha controllava l'incantesimo mentre una goccia di sudore le scorreva lungo la tempia, Helia lo ripeteva.

"Credi andrà bene?" Chiese Flora a suo padre, lui strinse le labbra sottili e annuì.

"Deve, e poi non vedo cosa possa andare storto." Ma la keimerina non sembrava convinta, lui le poggiò una mano sulla spalla. "Ti fidi di me?" lei annuì e lui le sorrise. Quel momento, in cui i loro sguardi s'incatenarono, fu interrotto dal bach che richiamò l'attenzione delle ragazze. Le tre amiche si presero per mano formando un cerchio, posizionandosi proprio intorno al circolo di pietre che avevano preparato. Al centro di questo, con della cenere, era stata disegnata la runa del potere. Si gettarono uno sguardo e si capirono. Era la prima volta che ne erano solo in tre, la prima volta in cui il gruppo si era diviso e dovevano affrontare un qualcosa di così grande, e fece paura. Martha con un gesto incendiò quella cenere e poi prese la mano di Helia, si intesero ed iniziarono l'incantesimo. Brandon e Riven rimasero lì a pochi passi, sapendone troppo poco per azzardarsi anche solo a dire una parola, ma Riven gli sussurrò:

"Amico, devo dirti una cosa importante."

Brandon distolse lo sguardo dalla sua fata per rivolgersi al suo amico, annuì ma poi sentì il suo cellulare vibrare e lo controllò.
"Sì, ehm... dammi solo un secondo." Ed andò dentro, quei messaggi andavano risposti: a Tecna non piaceva che la facessero attendere.

Nel frattempo, il fuoco nato da quella cenere divampava, mentre Helia e Martha pronunciavano all'unisono quell'incantesimo. Le ragazze si tennero strette mentre sentivano il calore invaderle. Il cuore della natura di Flora iniziò a tremare e delle scie di magia, partendo da questo, attraversarono il corpo della keimerina come se ne stessero seguendo le vene. E da lì, la magia invase le sue amiche, attraversandole. Stella ed Aisha furono costrette a sforzarsi per non rompere quell'unione. Quella magia le invase violentemente, le due ragazze strinsero più forte le mani che si tenevano cercando di trattenersi e strinsero i denti. Helia e Martha si gettarono un'occhiata ma Nikolai fece loro cenno di continuare.
Brandon tornò dal suo amico e notò il cambiamento della scena.
"Stanno bene?" Chiese, Riven annuì, poi si avvicinò a lui.

"Ascolta, è importante e credo tu debba saperlo..." Ma Riven non poté continuare perché il fuoco divampò violentemente e con un'onda d'urto le ragazze furono gettate a terra. Il fuoco scomparve in un battito di ciglio mentre Riven e Brandon corsero dalle ragazze per aiutarle.

"Ehi, state bene?" Chiese il soldato, preoccupato. Loro annuirono. "Ha funzionato?" Chiese ancora, Flora guardò le sue amiche e loro, seppur sconvolte, risposero:

"Credo di sì..." Disse Aisha, perplessa, stranita. "... e tu?" Chiese poi a Stella, la principessa annuì:

"Mi sento diversa."

"Provate a trasformarvi." Disse loro Helia, quindi le due principesse fecero come era stato loro detto. Quando lo fecero, erano nella loro forma Enchantix, ma le loro ali erano straordinariamente luminose ed entrambe sul cuore avevano una runa, Aisha quella dell'acqua e Stella quella del sole. Felici, le tre amiche si abbracciarono.
"A questo punto, io dico di provare i vostri nuovi incantesimi mentre Helia ed io ci occupiamo di tracciare la magia dei giganti." Propose Martha, le amiche annuirono, poi Flora disse:

"Ragazze, io stavo pensando ad una cosa..." Aisha e Stella si gettarono un'occhiata, sapevano che l'espressione della loro amica voleva dire che stava per buttare lì una bomba. "... io credo che dovremmo chiedere aiuto a Musa." Stella alzò gli occhi al cielo. "Non fare quella faccia, è nostra amica e per quanto distante sono certa che possa aiutarci. Lei è quella tra noi che ora conosce meglio di tutte questa magia e forse..."

"... sai che le voglio bene." La fermò Stella. "Lo sai bene, e mi manca ogni giorno, ma non possiamo coinvolgerla. Ormai è imprevedibile."

"Io la penso come Stella." Assentì Aisha, Flora la guardò come si fosse sentita tradita. "Mi dispiace, Flora, ma io non credo possiamo fare affidamento su di lei."

"Ma conosce la magia nera adesso." Insisté la keimerina.

"Flora, le ragazze hanno ragione." S'intromise Riven, incrociando le braccia. La giovane fu sorpresa.

"Ma forse..."

"No, Flora." Tagliò corto lui, tutti lo guardarono stupiti: sapevano che con Flora non perdeva mai la calma perché in un certo senso glielo doveva. Lei guardò Brandon, ma lui strinse le labbra.

"Mi dispiace," Disse il soldato, "ma non mi fido di lei."

"Io credo dovremmo darle un'occasione." Disse invece Helia e Brandon lo fulminò con lo sguardo.

"Grazie!" Esclamò la keimerina.

"Andiamo, ragazzi, è nostra amica e forse si sente così tagliata fuori."

"Non possiamo fidarci di Musa." Insisté Riven, ma si accese la discussione perché a quanto pareva Helia era deciso a sostenere Flora, e forse questa sua convinzione indispettì particolarmente Brandon perché ad un tratto tra i due la discussione si spostò totalmente da Musa.

"Se almeno fossi disposto ad ascoltare!" Lo rimbeccò Helia, Brandon non amava non avere l'ultima parola e allora replicò:

"Certo, ovviamente la miglior cosa è sedere tutti in cerchio ed esprimere le nostre emozioni, non è vero? Sei finto, secondo me, perché nessuna persona lontanamente normale sarebbe capace di essere tanto stoica!"

"Ma per favore! Sei tu che..."

"È STATA MUSA!" Esclamò Riven e richiamò il silenzio, tutti si voltarono verso di lui. Sotto quegli sguardi il giovane si sentì terribilmente a disagio ed abbassò di poco la testa. Incrociò lo sguardo di Flora e si sentì terribile, e allora guardò Martha perché almeno... no, aveva fatto del male anche a lei. "È stata Musa a dare la magia nera a Vymarna, lei... non so cosa ci abbia guadagnato, ma è stata lei."

"Che cosa?" Mormorò Aisha, scioccata. Riven annuì, guardò Flora.

"Come lo sai?" Chiese la keimerina, il suo viso era senza espressione, o almeno non ancora, doveva prima capire.

"Io... l'ho vista, durante la battaglia, e poi... e poi me l'ha confessato quando gliel'ho chiesto."

Flora sgranò gli occhi, la bocca le rimase semiaperta alla ricerca di parole.
"Lo... lo sai da tutto questo tempo e non hai detto niente?" Chiese, le salirono le lacrime agli occhi. Lui distolse lo sguardo e si rivolse a Brandon, ma vide solo molta delusione. Il suo amico si limitò a pronunciare il suo nome, come cercando di capire.
"Riven..."

"Ragazzi, mi dispiace, io..." Provò a dire, ma non si aspettava che lei avrebbe reagito in quel modo, non l'aveva mai vista così. Flora gli si era fiondata addosso, piena di rabbia, e aveva iniziato a colpirlo urlandogli contro. Riven rimase fermo, senza reagire, mentre la sua amica piangendo lo colpiva.
"Come hai potuto?! Come hai potuto tradirci così?! Davvero?! Lei mi ha tolto tutto! Hai capito?! Mi ha tolto tutto!!" Lui si limitò a rivolgerle uno sguardo dispiaciuto, Brandon la prese bloccandole le braccia e stringendola per calmarla mentre lei cercava di divincolarsi dalla sua presa.

"Calmati, ehi, calmati." Le disse fino a quando lei non si fermò, ma la keimerina si lasciò andare alle lacrime.

"È colpa sua, avremmo vinto noi quella sera..." Mormorò lei.

"Lo so, ma adesso calmati." Le disse, poi alzò lo sguardo verso il suo amico e scosse la testa. Tutti, tutti intorno a lui erano delusi da lui ancora una volta. Aveva fatto la scelta sbagliata ancora una volta perché aveva creduto di stare dalla parte che lo accoglieva. Ma si era sbagliato, ancora una volta. Come aveva fatto con Darcy, credendo che lei lo capisse, perdendo Musa, ora si era affidato proprio a lei, nonostante i suoi amici si fossero fidati di lui ciecamente e lo avessero accolto pieni d'affetto.

"Lo capisco se non mi vogliate più qui." Disse, cercando di sopportare quegli sguardi. Flora lo guardò ma non disse nulla, tornò dentro. Brandon la seguì con lo sguardo e poi si rivolse a lui:

"No, non esiste. Tu resti qui, tu ci dai una mano perché è anche colpa tua adesso se siamo in questa situazione. Tu l'hai vista e non hai detto niente, non l'hai fermata. Adesso resti e rischi la vita come stiamo facendo tutti qui e ci aiuti, mi hai capito?!"

Col viso scuro, Riven annuì.

"Ho capito." Dichiarò con voce tremante.

"Bene." Replicò il soldato, con espressione dura. Tentennò per qualche secondo, come riflettendo se dovesse aggiungere qualcosa, poi però disse: "Vado a vedere come sta."

"Brandon," Lo fermò Aisha, "andiamo noi." Lui annuì, e allora Stella ed Aisha raggiunsero la loro amica.

"Brandon..." Provò a dire il suo amico, ma il soldato lo fermò con un gesto della mano.

"Non voglio ascoltarti."

Ci fu silenzio, un silenzio imbarazzante, che Nikolai ruppe guardando le persone intorno a lui:
"Okay, suppongo che ci prendiamo cinque minuti di pausa. Bene, ve ne do il permesso, riposatevi..."

Ma qualcosa si era rotto quel pomeriggio, ed era stato il momento peggiore perché quella guerra avrebbero dovuto vincerla restando uniti.

-

Ma ormai quel gruppo non era unito, non lo era in nessun modo e non era mai accaduto. Su Eraklyon, il principe Sky era nella sala del consiglio insieme a suo padre e ad Adrian Carter. In quella giornata particolarmente uggiosa e calda, Sky sembrava sovrappensiero, come ormai sempre. Come se fosse stato esterno a quella situazione, Sky osservava le persone che erano lì con lui e rifletteva. Suo padre, un re tanto saggio quanto testardo, che sembrava avere sempre la soluzione a tutto. Ed Adrian Carter, l'uomo dalle mille risorse, dalla risposta sempre pronta e che sembrava adorarlo in ogni cosa, sembrava avere soltanto lui come priorità. Sky non poté fare a meno di pensare al suo migliore amico. Sapeva bene che c'erano delle verità in tutta quella storia e sapeva che Brandon si muoveva in una zona grigia, fatta di silenzi e segreti. Il suo migliore amico era tanto devoto quanto ambiguo, e Sky sapeva bene che la sua vita lo aveva costretto a forgiarsi delle convinzioni che mai avrebbe sradicato. Per Brandon la famiglia veniva prima di qualsiasi altra cosa, e forse fidarsi ciecamente di lui, in alcuni casi, era stato un errore. Si chiese quanto Flora accettasse quei compromessi. La sua amica gli somigliava molto per certi aspetti, per questo gli piaceva parlarle e confrontarsi con lei: trovava sempre un riscontro che gli ricordava che degli standard che lui pretendeva esistevano ed erano giusti. Ma come poteva lasciar correre? Come poteva sostenerlo e appoggiarlo? Rompere i suoi schemi così tanto, solo per lui? Quella domanda non gli piacque e involontariamente scosse la testa perché voleva mandar via quel pensiero: non esisteva che il principe Sky andasse contro la sua morale, a nessun costo. E sperava di tenerlo a mente.
"Sky?" Chiese Adrian, riscuotendolo.

"Ehm... sì?"

"Dicevo che dobbiamo andare, sarà una giornata lunga e si spera di avere buoni risultati." Spiegò l'agente segreto. Sky annuì e lasciò la stanza insieme a lui, incamminandosi per andare a prendere una carrozza e dirigersi alla zecca del regno. Il principe però fu estremamente silenzioso e fu per questo che, una volta saliti in carrozza e messi in marcia, Adrian chiese:

"Ehi, stai bene?"

Sky, che guardava di fuori, gli rivolse lo sguardo.
"Sì, certo. È solo che penso a questa situazione... i linpheiani contano su di noi ma anche il nostro popolo."

"Hai fatto la scelta giusta, Sky, e sei saggio, sono certo che risolverai questa questione, Eraklyon è un regno così ricco." Il principe strinse le labbra, Adrian aggiunse: "Ho notato che hai messo una guardia del corpo a Bloom, avrei potuto mettere uno dei miei uomini."

"Ehm... sì, ma Joshua sono già due anni che è a palazzo e Bloom si sente più a suo agio con lui, già è stato difficile farle accettare che qualcuno deve seguirla." Rise e Adrian anche.

Su un regno più distante, il nipotino di Sky si stava divertendo a giocare nella spiaggia del palazzo reale. Certo, il tempo non era dei migliori, ma Andros era una bella meta turistica ed anche nelle giornate più scure poteva essere piacevole. Nex e Thoren si erano fermati per far giocare Elliott e nel frattempo poterono chiacchierare stando lontani dal palazzo. Thoren ascoltava il suo amico mentre teneva lo sguardo fisso su suo figlio, controllando che non facesse niente di pericoloso, mentre Nex finalmente dopo giorni non si sentiva a disagio.
"Tutto, e dico tutto, può essere usato contro di te." Spiegò Nex. "Insomma, qualsiasi cosa io dica, faccia, o addirittura pensi, può rovinarmi agli occhi di queste persone."

"Benvenuto nel mio mondo." Replicò il suo amico ridacchiando, ma Nex sospirò mentre Thoren andò a recuperare Elliott che aveva fatto uno scivolone senza farsi male.

"Beh, io ho sposato Aisha, non un intero regno. Mi sento la testa esplodere. Io non sono fatto per fare il sovrano."

"Beh, con i reali funziona così. Non puoi dividerci dal nostro regno, è un pacchetto, due per uno, capisci cosa intendo?"

"Io sì, e mi sorprende che lo capisca tu dato che non hai mai fatto la spesa in tutta la tua vita." Disse il suo amico ed entrambi risero.

"Quello che voglio dire è che è una responsabilità che dovevi renderti conto di star prendendo. Nex," Lo guardò, "sappi solo una cosa e te lo dico da amico: se mai Aisha dovesse scegliere tra te e il suo regno, sceglierebbe il suo regno."

"Oh, grazie..."

"Non sto dicendo che non ti ami, ma è così. Veniamo cresciuti sapendo che la nostra più grande priorità è il nostro regno, sono i nostri sudditi. Sei suo marito, devi sostenerla e prendere questa priorità con lei: ha bisogno di te e se tu sei qui è perché si fida ciecamente di te. Ti ha affidato la cosa più preziosa che ha."

"Beh, io non sono certo di riuscire ad avere questa priorità..." Ammise il suo amico, Thoren inarcò le labbra e gli mise una mano sulla spalla, sperando che il suo amico rivedesse seriamente le sue priorità.

-

Su Linphea, dopo l'incredibile esplosione che c'era stata poco prima, le ragazze erano andate da Flora, che si era rifugiata nella sua camera da letto cercando di calmarsi. Quando vide le sue amiche fece loro cenno di entrare, mentre camminava su e giù e le lacrime si erano ormai asciugate.

"Perdonatemi... perdonatemi, davvero, non volevo esplodere così, non so cosa mi sia preso."

"Scherzi?!" Esclamò Stella. "Ne hai tutto il diritto, Riven è stato pessimo!"

Aisha le gettò un'occhiata e poi consigliò a Flora di sedersi insieme a loro. Le sue amiche le presero le mani, cercando di confortarla.

"È solo che... che non ne posso più! Sono stanca, sono impaurita, mi sento... tutto questo non ha senso! Musa, la nostra amica Musa ci ha tradite, ha parteggiato per Vymarna chissà perché per tutto questo tempo. Se non l'avesse aiutata io ora avrei mio figlio e tutto questo non sarebbe accaduto! Non sarebbe accaduto e staremmo bene. E guardateci: siamo qui da sole, mentre Musa ci ha tradite, Tecna non si sa e Bloom... oh, lei... mi sento così delusa da lei... e sento come se niente sarà più come prima perché... perché se il nostro gruppo non esiste più allora..." Aisha la abbracciò, Stella le tenne la mano.

"Ascolta," Le disse Stella, accennando un sorriso dolce. "Bloom è la mia migliore amica e la conosco bene, ammetto che sono davvero stupita che non sia qui e ho intenzione di parlarle. Lo so che non è da me, ma... mettiti nei suoi panni: si sente tradita."

"Brandon non farebbe mai del male a Sky! Ragazze, lo conoscete." Dichiarò la keimerina, Stella strinse le labbra.

"Sì, e proprio perché lo conosciamo... a volte Brandon tende a fare le cose a modo suo e, aspetta, zitta, fammi finire: e non dico che abbia fatto quelle cose di cui lo accusano, ma per quello che vivono Sky e Bloom ogni giorno è normale che abbiano dubbi anche sulla loro ombra. Tu non ce l'avresti?"

Flora non seppe cosa rispondere, rimase a bocca aperta senza trovare le parole, troppo scossa per farlo. Non poteva fare a meno di pensare alle sue amiche, con le quali aveva condiviso tutto e che ora non erano lì con lei. Non poteva non pensare a Musa, a quel maledetto incantesimo che le aveva oscurato il cuore, e al fatto che forse non era l'incantesimo, perché forse Musa aveva ceduto volontariamente all'oscurità e l'aveva tradita. Ma mai avrebbe avuto dubbi su Brandon. Lo sapeva, loro erano diversi, vedevano il mondo in maniera diversa ed avevano avuto vite diverse, il che li aveva portati ad avere visioni e modi di fare molto differenti. Ma conosceva il suo cuore, lo conosceva nell'intimità e sapeva che mai e poi mai il suo soldato avrebbe potuto tradire il principe, né togliere una vita. Era vero, non sempre i loro limiti combaciavano, ma lei gli aveva chiesto di porre i suoi e lui lo aveva fatto, ne era sicura.
Purtroppo Flora non aveva la risposta e non poteva sapere quali fossero davvero le motivazioni di quella che un tempo era sua amica.

Musa era oltre le montagne, insieme a Javier, ormai suo fedele compagno: a quanto pareva entrambi si portavano troppo dietro e nessuno dei due era disposto a lasciarlo trapelare. In un tacito accordo si guardavano le spalle cercando di guadagnare dall'altro il più possibile e senza fare troppe domande. Beli quando li vide sorrise e i suoi occhi gialli scintillarono. Quel posto però continuava ad essere terrificante, era una sorta di landa desolata di pietre e sabbia, niente che ricordasse anche minimamente la rigogliosa natura di Linphea.

"Perché non hai ancora attaccato?" Chiese Musa, a braccia incrociate, guardando il gigante dal viso allungato e spigoloso. Lui sembrò spazientito e la guardò male e, col viso duro, replicò:

"Perché quel dio mi ha distrutto!"

Musa spostò la testa un po' indietro, inarcando le labbra, come un po' stranita e poco coinvolta in quei sentimenti, ma Beli continuò: "Per permettere a me di avere forza mio fratello è ancora sotto l'effetto dell'incantesimo ed io... beh, entrambi stiamo cercando di svegliare Jotun. Ma voi che cosa volete? Avete qualcosa per me?"

"Avrei qualcuno disposto ad aiutarti, e magari in cambio tu potresti fare un favore a me." Rispose Musa, Javier la guardò: non avevano concordato delle ricompense, non così a breve termine.

"Dipende. Di che si tratta?" Chiese il gigante, assottigliando gli occhi.

"Ho per te una strega del ghiaccio che odia a morte la keimerina. In cambio, semplicemente, voglio che tu inarchi la mia essenza."
Beli alzò un sopracciglio.

"Come so di potermi fidare di questa strega?"

"Non puoi, è una strega, ma se le prometti la sua vendetta sarà felice di aiutarti."

"E in cambio vuoi tornare una fata bianca?" Chiese ancora il gigante.

"No, in cambio voglio diventare una fata oscura. Non ne posso più di essere un misto, la testa mi scoppia. Porta la mia essenza ad un solo estremo, e che sia quello oscuro."
Beli, a braccia incrociate, la guardò tennentante.

"Dove si trova questa strega?" Chiese infine, Musa sorrise appena, soddisfatta.

-

Nel frattempo, su Eraklyon, Bloom si dirigeva nelle stanze di suo marito. La principessa era estremamente turbata per la situazione con le sue amiche, continuava a chiedersi quale fosse la verità, si torturava pensando che in ogni caso loro stavano combattendo mentre lei le aveva lasciate sole, ma il solo pensiero che Flora l'avesse potuta tradire la uccideva. Per lei non c'era bisogno il permesso di entrare e quindi convinta aprì la porta, ma fu sorpresa quando non trovò Sky e invece la sua amica.

"Tecna..."

"Bloom!" Esclamò, sorpresa, la giovane forzando un sorriso. La rossa chiuse la porta alle sue spalle e, stranita, si avvicinò.

"Che cosa ci fai qui?"

"Oh, niente..." Rispose la giovane con aria naturale, incrociando le braccia e spostandosi i capelli dagli occhi. "Ero solo venuta per cose di lavoro."

"Lavoro? Adesso lavori qui? Davvero?"

"Io... sì." Concluse convinta Tecna, guardandola e cercando di convincere anche lei, ma in fondo era la verità. Ci fu silenzio.

"Sky non me ne ha parlato."

"Gli sarà sfuggito... insomma, non ne capisce niente di scienza e..." La giovane stava iniziando ad andare in difficoltà e fu allora che aprirono la porta e le due le rivolsero lo sguardo per veder entrare Sky. "Oh, grazie al cielo." Mormorò impercettibilmente Tecna. Ma il principe fu più sorpreso di vedere Bloom che la sua amica. Si avvicinò e interrogò Tecna con lo sguardo, che gli fece capire di non avere risposte chiare.

"Che succede?" Chiese Bloom, leggermente infastidita.

"Niente." Rispose subito suo marito, poi le sorrise. "Va tutto bene? Che ci fai qui?"

"Che ci faccio qui? Ho bisogno di un motivo per venire nelle tue stanze?" Replicò lei, Sky si allarmò e scosse la testa, si schiarì la voce.

"No, certo che no, scusami, ho solo così tanto per la testa che non so che cosa dico. Ehm..." Guardò Tecna, lei restò seria. Si rivolse a Bloom prendendole la mano: "... ehi, amore mio, ascolta, devo concludere con Tecna una questione, posso raggiungerti fra poco?"
La rossa fu sorpresa, guardò la sua amica, che però non cambiò espressione, e allora rivolse lo sguardo a suo marito.

"Certo, nessun problema. Ci vediamo dopo." Forzò un sorriso e lasciò la stanza, senza neanche salutare Tecna: la sua mente era troppo rumorosa e le parole della regina avevano preso a tormentarla.

-

Nel mentre, su Linphea, Flora era con le ragazze. Ormai non parlavano più di Riven, ma di quella guerra, che tutti lì volevano finisse quanto prima. Il cielo borbottava e avevano visto qualche lampo, ma non avevano idea di come muoversi, il che era ancor più snervante perché mai, in quegli anni, si erano visti persi a quel punto. Flora spiegò alle ragazze della sua magia che aveva condiviso con loro, e loro, ora che se la sentivano dentro, potevano capirla. Bussarono e dopo un istante Brandon aprì la porta, appoggiandosi poi allo stipite.

"Posso?" Chiese, Aisha e Stella si gettarono uno sguardo e si alzarono.

"Sì, noi raggiungiamo gli altri." Disse Stella, la mora annuì ed entrambe lasciarono la stanza. Brandon aspettò che fossero andate e allora guardò la keimerina, che affondò le spalle con un sospiro.

"Lo so che sei arrabbiata." Disse lui, avvicinandosi e sedendo accanto a lei. La fata poggiò lo testa sulla sua spalla.

"Sono arrabbiata."

"Ti ho appena detto che lo so."

"Sì, ma ora vuoi dirmi qualcosa che non mi piacerà e io lo ribadisco."
Brandon accennò un sorriso e abbassò lo sguardo verso di lei.

"Hai ragione. Riven resta qui, siamo in minoranza e abbiamo bisogno di lui." Flora alzò la testa per guardarlo.

"Mi sono sempre fidata di lui, sempre, anche quando nessuno di voi lo faceva e cercava di convincermi che non stava dalla nostra... e guarda ora."

"Lo so, ma..."

"... e mi dispiace essere così arrabbiata con lui perché gli voglio bene. E mi sento così in colpa per come non riesco a comprenderlo!" Trattenne le lacrime tenendo lo sguardo su suo marito. "Ma sono fiera di te perché al contrario tu sei tranquillo."

"Mi credi buono quanto te?" Replicò lui, alzando un sopracciglio, ma sorridendole. Flora scosse la testa alzando gli occhi al cielo.

"Vuoi vendicarti, non è giusto che se ne chiami fuori dopo il casino che ha combinato ed ora deve combattere." Dichiarò Flora.

"Esattamente!" Confermò lui, si alzò e le prese le mani. "Vieni, dobbiamo superare anche questa. Sono arrabbiato anch'io, ma direi che ora non abbiamo proprio il tempo di pensarci."
Lei storse le labbra, annuì.

"Lo so, è solo che... beh, forse avevo solo voglia di rifugiarmi un pochino, volevo scappare per un po' di tempo da tutto questo."
Il soldato si chinò su di lei e la guardò negli occhi.

"Ce la caveremo. Daniel ha bisogno di noi."
Lei sorrise e lo baciò.

"Ma magari facciamo David."
Brandon ridacchiò, ma entrambi sussultarono al sentire l'esplosione. Si fiondarono di sotto, raggiungendo gli altri, e quello che videro li sconvolse.

"Com'è possibile?!" Esclamò Stella, ad occhi sgranati di fronte alla strega che si faceva spazio tra i rami d'albero inceneriti. Icy ridacchiò e alzò gli occhi al cielo.

"Stellina, mi sottovaluti e questa tua sorpresa è abbastanza offensiva..." Replicò la strega, poi il suo sguardo si posò su Flora e accennò un sorriso. "Tu..." Schioccò la lingua. "... la tua insolenza mi fa imbestialire, lo sai? Come osi metterti a paragone con me?" Facendo roteare lentamente una mano creò del ghiaccio, Brandon mise mano alla spada e con un braccio portò Flora dietro di lui. La strega sorrise. "Ecco, lo ammetto, questo mi lusinga, vuol dire che mi temete."

"Come hai fatto a tornare?" Chiese Flora, con rabbia. Icy alzò le spalle.

"Diciamo che ho i miei contatti. Bisogna sempre lasciare un bel ricordo nelle persone, soprattutto i tuoi vecchi nemici."
I ragazzi si gettarono uno sguardo, avevano ormai capito. "Già, fa male? Sapete, credo che ci divertiremo un sacco, dovrò pur farvela pagare..."

"Ascoltami bene, strega," Le disse Brandon, "non uccideremo i giganti, ma puoi star sicura che se solo osi fare del male a mio figlio sei morta."
Icy sorrise e alzò un sopracciglio.

"Ma lo sai che ho sempre avuto un certo debole per i padri? Mi attiri un sacco ora come ora..." Rise, poi divenne di colpo seria. "... ma un affronto così non posso sopportarlo." Creò due sfere di ghiaccio nelle mani e le scaraventò contro di lui, ma Brandon le parò con la spada. Le ragazze fecero per trasformarsi, ma il soldato non diede loro neanche il tempo. Parò i colpi di Icy e si avvicinò in fretta a lei puntandole la spada alla gola. Lei rimase immobile, come tutti del resto, col fiato sospeso.

"Posso ucciderti anche adesso se vuoi."

"Qualcuno è agguerrito..." Replicò la strega con un sorrisetto, Brandon premette la punta della spada contro la sua gola.

"... non sfidarmi."
Icy sorrise e, in quel momento, svanì avvolta dal ghiaccio. Brandon lasciò cadere la punta della spada a terra, Flora andò da lui e lo abbracciò posando la testa dietro la sua schiena, con le mani poggiate sul suo petto poté sentire il cuore che gli batteva forte: era arrabbiato. E infatti lui le prese quella mano che lei gli teneva sul cuore e intrecciò le dita con le sue prendendo un respiro, cercando di lasciar andare. Ma poi guardò Helia e disse: "Chiama Timmy, deve venire qui."

Su Eraklyon, invece, Sky teneva lo sguardo su Tecna che si era interrotta per rispondere al telefono. Lei era accanto alla finestra aperta, anche se l'aria era ferma, ma il sole stava già cominciando a calare e a prendere quel colorito arancione che rendeva il cielo roseo. La pelle chiara della giovane sembrava sfiorata da quella luce, mentre lei non aveva in sé alcuna delicatezza, ma solo nervosismo, che la costringeva a passarsi la mano tra i capelli.

"Va bene, ho capito... beh, aggiornami allora. E non farti trascinare in alcun dramma, non ne abbiamo bisogno. Lo so che Brandon è nostro amico, ma non credo che possiamo davvero prendere posizione in questo caso. Okay, a dopo." Riattaccò e sospirò, quindi rivolse lo sguardo a Sky poggiandosi le mani sui fianchi. "Cosa c'è?" Chiese, notando lo sguardo cristallino su di lei.

"Mi dispiace averti messa in una situazione come questa." Dichiarò lui, stringendo le labbra. Tecna affondò le spalle e sospirò stufa.

"Se hai intenzione di dirlo ogni tre secondi me ne vado, hai capito?" Entrambi risero, lei si avvicinò a lui e gli sedette accanto. "No... è che Timmy si preoccupa sempre per tutti. Ora Helia gli ha chiesto di andare su Linphea." Notò che Sky aveva abbassato lo sguardo, con la gamba lo smosse e lui la guardò. "Non sentirti in colpa."

"Vorrei aiutarli."

"Lo stai già facendo." Dichiarò lei, poi però non fu più in grado di sostenere il suo sguardo troppo carico e si scosse. "Ma adesso basta parlare, te lo dico con sincerità: sei troppo emotivo. Forza, a lavoro!" Esclamò lei alzandosi e battendo le mani. Sky, ridacchiando, fece come gli era stato detto e allora prese carta e penna. In quello stesso palazzo però, Bloom era nelle sue stanze, desiderando chiamare la sua migliore amica, che però con sua sorpresa, invece che sostenerla, era andata su Linphea. Ma ora non era quella la sua preoccupazione, piuttosto le parole della regina Samara, e lo sguardo di Sky, che lei conosceva bene, che le diceva che Sky stava nascondendo qualcosa, e Tecna sapeva cosa.

-

Aspettavano Timmy, che era a pochi minuti da lì, ma lo fecero in silenzio. C'era molta tensione dopo quel giorno, dopo le rivelazioni fatte, e per quanto Flora si impegnasse ad essere una di quelle persone che lasciavano andare, proprio non ci riusciva, lei doveva parlare. Si alzò in piedi, attirando lo sguardo di tutti, e chiese a Riven di seguirla di fuori. Il giovane annuì, intimorito, e fece come gli era stato detto mentre Brandon li seguì con lo sguardo, sperando che lei non accumulasse troppa tristezza nel suo cuore. Erano di fuori sul portico, mentre l'aria umida si appiccicava addosso Flora rimase a guardarlo negli occhi violetti, seria, a braccia incrociate. Gli tirò uno schiaffo e lui non si mosse.

"Sono così arrabbiata con te, e sono delusa. Mi fidavo, lo sai bene che mi fidavo, ma ora me lo rendi impossibile."

"Flora, io..."

"Perché non hai detto niente? Per proteggerla? Credi si meritasse davvero la tua protezione?!" Chiese ancora lei, con rabbia, le salirono le lacrime agli occhi. Riven restò a guardarla, addolorato, e poi replicò:

"Io... non lo so. Per me fare la scelta giusta è sempre difficile."

"Non è una giustificazione." Puntualizzò lei, accigliata.

"Lo so."

"Ed ora ci aiuterai."

"L'avrei fatto a prescindere." Dichiarò lui, col viso scuro. Flora strinse le labbra per la collera e fece per rientrare, ma Riven la fermò e lei si voltò. "Flora, ho bisogno che tu mi perdoni."
Lei sostenne il suo sguardo, poi rientrò senza dire una parola. Quando raggiunse gli altri tutti zittirono, il che voleva dire che stavano parlando di quanto era accaduto. Ma non ci fu tempo di discutere perchè Timmy arrivò poco dopo. Il giovane fu accolto con gran calore dai suoi amici, poi si fermò davanti a Nikolai affascinato: per lui, uomo di scienza, seppur scienza magica, era davvero assurdo poter avere davanti un dio, morto tra'altro.

"Timmy, ehi," S'intromise Brandon, schioccando le dita davanti al suo amico. "lo so, è morto, è magico, è un dio, quello che vuoi, ti ci abituerai presto, ma ora veniamo a noi." Nikolai alzò gli occhi al cielo, infastidito da come Brandon aveva minimizzato il suo essere, mentre Timmy annuì e sedette con i suoi amici.

"Beh, ragazzi, ho fatto le ricerche che mi avete chiesto e ho controllato le mappe. Non sarà facile, vi avverto, e volete forgiarne tre quindi... beh, sarà complicato." Aprì il suo palmare e una mappa olografica si aprì davanti a loro. "Bisognerà raggiungere la valle dell'Eddaur e da lì il fiume, A quel punto ottenere l'Erauidd e poi ovviamente rivolgersi ai nani, e sanno tutti che quelle creature non fanno niente per niente."

"Oh, non è vero!" Esclamò Martha, poi si accorse che lo sguardo di tutti si era posato su di lei e arrossì lievemente. "Cioè, quello che intendevo è che conosco i nani e che sì, non hanno un bel caratterino, ma hanno un forte senso di comunità e davanti ad una situazione come questa non potranno rifiutarsi."
Brandon alzò entrambe le sopracciglia e si rivolse a lei:

"Oh, bene, sei amica dei nani, la cosa non mi sorprende affatto. Andrai tu con Stella e Timmy alla valle dell'Eddaur." I ragazzi si guardarono tra loro, sorpresi.

"Quando l'abbiamo deciso?" Chiese quindi Stella, prendendo parola.

"Lo sto decidendo io adesso. Ragazzi, ci rendiamo conto che hanno persino riportato Icy da... da dove diavolo fosse?! Si supponeva che non esistesse più e invece riecco quella strega psicopatica."

"Perché dai tu gli ordini?" Chiese Helia, a braccia incrociate.

"Perché è il mio mestiere." Ribatté Brandon, infastidito. "Quindi, Timmy, Stella e Martha, abbiamo bisogno di quei pugnali. Helia, tu resti qui perché a quanto pare sei un buon mago..." Il bach scosse la testa, seccato. "... Riven... beh, tu non ti muovi da questo pianeta. Aisha, tu ora hai la seiðr, e sei una fata dei fluidi, insieme dovreste riuscire a fermare il gigante del fuoco. Qualche domanda?" Brandon li guardò, erano tutti in silenzio, poi il suo sguardo si fermò su Flora, alla ricera di un sorriso dolce appena accennato che gli diceva che ce l'avrebbero fatta, e arrivò.

"Io ho una domanda." Disse Nikolai, Brandon lo guardò. "Come pensi di piantare un pugnale di venti centimetri nel petto di un gigante? Anzi, di tre giganti."

Il soldato strinse le labbra in un sorriso. "Non ne ho idea, ma vale la pena rischiare, no?"

-

Quando Tecna ricevette la telefonata di Timmy si rese conto che era davvero tardi. Guardò di fuori ed effettivamente era calata la sera, mentre lei era ancora nelle stanze del principe a progettare e riflettere. Gli disse che era su Eraklyon, gli disse che le dispiaceva, gli disse che aveva perso la cognizione del tempo e che avrebbe voluto salutarlo, ma non c'era tempo. Gli disse che era coraggioso e che doveva stare attento. Quando riattaccò gli disse che lo amava. Guardò Sky, che teneva lo sguardo su di lei.

"Ma che succede?" Chiese lui preoccupato, la giovane gli raccontò della precipitosa partenza di Timmy. Sky sospirò affranto e si coprì il viso con le mani, poi la guardò.

"Dovresti essere con lui."

"Lo so, e dovremmo essere tutti su Linphea a quest'ora e dovremmo aiutare Brandon e Flora, ma non sempre si può fare quello che si dovrebbe." Replicò lei, posando il cellulare sul tavolo e sedendo di fronte a lui.

"Non arrabbiarti." Le disse calmo.

"Non sono arrabbiata, è che... è che Flora mi è stata molto vicina e..." Si schiarì la voce e distolse lo sguardo. Sky però tenne fermo il suo su di lei.

"Brandon è il mio migliore amico, e credimi se ti dico che si merita la sua famiglia, se la merita davvero, se l'è sudata, e vorrei essere con lui."
Tecna si rivolse a lui.

"Quanto ti fidi di lui?"

"Sono cambiate delle cose, lo ammetto."

"Ti riferisci a suo fratello?"

"Anche." Rispose lui, Tecna gli fece cenno di spiegarsi. "Non solo. Il suo passato è poco chiaro e il fatto che suo fratello sia in libertà e Roccaluce... beh, ammetto che credo che lo abbia aiutato. E il fatto che non mi abbia detto di suo padre..."

"... Sky, non puoi pretendere che lo facesse." Puntualizzò la giovane, lui si bloccò: non era solito a delle controbattute tanto dirette. "Beh, sì, scusami tanto, ma non c'entra niente con te e col regno, è una cosa sua e non doveva parlartene necessariamente. Insomma, se tuo padre fosse un cacciatore e rapisse tua moglie ne andresti fiero e lo sbandiereresti ai quattro venti? Io penso proprio di no, è logico, certe cose si tengono per te."

"Ci sono delle lacune nella sua storia, cose che non so e non ho mai saputo." Insisté lui.

"Cose di cui non va fiero, a quanto pare."

"Touché." Concluse lui alzando le mani, lei sorrise. Sky strinse le labbra. "Si meritano quel bambino."

"È vero." Concordò lei annuendo. "Flora è... è la persona più adatta a diventare madre che conosca." Aggiunse, sorridendo appena, pensando alla sua amica. Ma rimase di sasso quando Sky di getto chiese:

"Tu vuoi diventare madre?" Tecna non rispose, si limitò a guardarlo e lui scosse la testa. "Scusami, scusami, non dovevo chiederlo, sono cose private..."

"Vorrei." Rispose però lei, Sky la guardò. "Ma ho paura."

"Perché?"

"Perché sono una zenithiana, e mi piacerebbe... beh, essere una come Flora per essere madre. Non voglio che mio figlio soffra come ho sofferto io." Lui sorrise, lei anche.

"Credo che questo ti renda già una buona madre." I loro sguardi in quel momento si incatenarono e le loro menti divennero in un attimo confuse, ma poi Sky si schiarì la voce e disse: "Allora, dove eravamo?"

-

"Riven, ma che hai combinato?" Chiese Timmy, mentre intorno a loro c'era confusione per i preparativi alla partenza. Riven era fermo, con le braccia incrociate, guardando di fuori, ma si voltò per incrociare lo sguardo del suo amico.

"Un casino, Timmy... un vero casino."

"Come credi di rimediare?"
Riven accennò un sorriso beffardo.

"Davvero credi che sia possibile?"
Timmy, con le mani in tasca, si strinse nelle spalle. Riven sospirò. "Ascolta, prima che vada devo parlarti di una cosa importante."

"Basta sorprese..." Borbottò Timmy, scuotendo la testa e tirandosi su gli occhiali scivolati sul naso.

"No, dico sul serio... sai, Flora mi ha raccontato di com'è andata per Tecna, ed io a Basing-seh ho sentito tante storie... beh, sono stato su Darillium."

"Darillium?"

"Sì, ho parlato col Maestro... Timmy, Tecna potrebbe recuperare la sua magia."

"Cosa?" Fece eco Timmy, sconvolto, quasi offeso. Accigliato, provò a fermare il suo amico, ma Riven continuò:

"Sì, è possibile farlo: permettono una concessione per un cuore."

"E cosa suggeriresti? Che doni il mio cuore per far riavere la magia a Tecna?" Chiese Timmy, il suo viso era addolorato, gli faceva male respirare. Riven lo guardò, si morse il labbro superiore. Annuì.

"O potresti trovare un altro modo per convincerlo, per convincere il maestro. O magari... non lo so, ma troveresti sempre il modo di sopravvivere tu."

"Riven, stanne fuori per favore." Concluse Timmy, col viso duro, distogliendo lo sguardo.

"Non volevo infastidirti, è solo che... che Tecna senza magia..."

"Ho detto stanne fuori." Ribatté Timmy, guardandolo. "Tu non c'eri, non ci sei stato in questi anni mentre provavo ad aiutarla! Lo abbiamo accettato, ora stiamo bene, non voglio che si incasini tutto di nuovo!"

"Timmy, io..."

"Scusami, ma tra un po' noi dobbiamo andare." Lo fermò Timmy, incrociando le braccia e guardando di fuori, facendogli capire che non voleva più parlare. Riven tentennò, poi però lasciò perdere e andò di sopra, mentre Timmy si aggiustò gli occhiali, agitato.

-

"Posso parlarti?" Chiese Riven, appoggiato allo stipite della porta mentre la melissa preparava la borsa che aveva portato con sé in quel viaggio. La stanza che aveva era quasi tutta vuota e a terra c'erano i libri e le ampolle che aveva portato dalla sua torre. Quella sera, il cielo stellato non offriva molta luce essendo coperto, quindi Martha teneva le luci accese e queste facevano dei riflessi nei suoi capelli. Riven se ne accorse mentre la osservava attendendo una sua risposta. Lei alzò soltanto in fretta lo sguardo e poi continuò a fare ciò che stava facendo.

"Non ho molto da dirti." Dichiarò.

"Infatti sono io che voglio dire qualcosa a te." Insisté lui. Martha sospirò e allora gli concesse lo sguardo. Riven prese un respiro, a disagio. "Mi dispiace."
Lei alzò un sopracciglio e strinse le labbra.

"Questo devi dirlo a Flora e a Brandon, non a me." Concluse poi, e tornò a posare cose nella borsa, ma lui, poco soddisfatto, si avvicinò a lei e la fermò, costringendola a guardarlo.

"E invece devo dirlo anche a te. Sei stata..." Non seppe cosa aggiungere. Buona? Gentile? Comprensiva? Enigmatica? Interessante? Non sapeva cosa dirle, sapeva solo che lo uccideva sapere che l'aveva fatta soffrire. "Sei una brava persona, e hai tante responsabilità su questo pianeta e per colpa mia le cose si sono complicate, la tua casa è in pericolo e ora devi andare a forgiare un pugnale facendo chissà quale accordo con un fiume magico... Martha, ascoltami, so di non meritarlo, e credevo di essere cambiato ma... ti chiedo solo di perdonarmi. Sei stata sincera con me mentre io... sono stato doppio, ho coperto Musa che invece non se lo meritava e..."

"... non sono sempre stata sincera con te." Ammise lei, parlando senza contenersi. Lui fu sorpreso da quell'affermazione e rimase a guardarla, ma lei aggiunse: "Ma ora non importa. Vuoi il mio perdono? Ce l'hai. Ora devo andare, scusami." Chiuse la borsa e se la mise sottobraccio, quindi lo superò lasciandolo lì fermo.

"State attenti." Si stava raccomandando Flora quando lei arrivò scendendo le scale. "Martha." Disse vedendola, quindi la abbracciò. "Grazie infinitamente. Sta' attenta per favore." Quando Flora la lasciò andare la melissa le rivolse un sorriso.

"Ehi, tranquilla, andiamo e torniamo, ti assicuro che i nani sono creature toste ma affabili quando vogliono." Sapeva che la sua amica non si raccomandava per i nani, ma per l'Eddaur, ma fece finta di non capirlo. "State attenti anche voi. Ci vediamo presto. E se in qualche modo senti qualcosa..." Le poggiò una mano sul grembo, "... mettiti subito in contatto con me, per favore." La keimerina annuì.

Ma Martha non era l'unica tormentata. Helia si avvicinò al suo migliore amico notando il suo sguardo poco presente e gli poggiò una mano sulla spalla. "Ehi, va tutto bene?"

"S-sì..." Rispose lui scuotendosi. "Ho sentito Tecna, lei... ha cominciato a lavorare di nuovo su Eraklyon ed era ancora lì."

"E...?" Lo incalzò Helia, con aria comprensiva.

"E... sono contento che qualcosa la interessi di nuovo tanto, ma... è un po' che la vedo strana, come sfuggente."

"Credi succeda qualcosa lì?" Chiese ancora il bach, conosceva il suo amico e sapeva dove andava il filo dei suoi pensieri, ma prima che Timmy potesse rispondere Brandon si intromise.

"Timmy, grazie ancora per l'aiuto." Gli disse, il giovane sorrise e replicò:

"Ma figurati, le abbiamo superate tutte insieme e questa volta non è da meno."

"Ma stavolta per me è più importante delle altre. Grazie davvero, e magari considereremo il nome Timmy." Aggiunse il soldato, gli amici risero, poi però fu ora di andare, anche se Helia gettò uno sguardo a Brandon: il suo amico era anche più furbo di quanto non desse a vedere, e si chiese se Flora lo sapesse o se ne rendesse conto.
Nikolai li istruì sul da farsi e loro partirono aprendo un portale, mentre Timmy preparò tutta l'apparecchiatura di cui avrebbero avuto bisogno e, mentre chi partiva aveva il cuore tormentato per amore, nessuno escluso, chi restava era in ansia, preoccupato e impaurito, e a ragione: poco dopo furono circondati dalle fiamme.

Ehilà bellissimi germogli di lullabea! Ecco il nuovo capitolo, sul quale non mi dilungherò, ma ci tengo a ringraziarvi per come lo avete letto e per come state continuando a seguire questa storia!
Siete adorabili e vi voglio bene!
Che ne pensate di questo capitolo? Aspetto di conoscere le vostre impressioni, mentre apro una piccola parentesi per Flora: emotivamente è distrutta, ecco il perché di alcune sue reazioni.
Vi lascio e vi adoro
Grazie per tutto

xoxo Florafairy7

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