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Capitolo 19

VOLTARE LE SPALLE AL PASSATO

Quella mattina, su Solaria, la principessa Stella, che di solito in estate si svegliava di buon'ora, rimase a letto più del dovuto, e quando aprì gli occhi si rese conto del perché. Irritata, si stiracchiò e poi andò alla finestra, infilandosi la vestaglia di seta, e incrociò le braccia. Storse le labbra, accigliata, ed aprì la porta.
"Chiamate subito Antares!" Esclamò alla servitù che era fuori e sbatté la porta per chiuderla. La divinatrice non si fece attendere troppo e raggiunse subito le camere della principessa.

"Vostra altezza." Salutò una volta entrata, con una riverenza.
Stella non si mosse, rimase a braccia incrociate guardandola dall'alto e tenendo un sopracciglio alzato.

"Non hai niente da dirmi?" Chiese infastidita. La divinatrice sembrò in difficoltà sotto quello sguardo severo.

"Io... v-vostra altezza, io..."

"Mi aspetto delle spiegazioni!" Esclamò Stella, spazientita, indicando la finestra. Il cielo di Solaria era coperto da nuvole grigie, i soli si vedevano a stento.

"Vostra altezza, la verità è che non capisco bene cosa stia accadendo, e credo che il problema possa essere Linphea." Replicò la divinatrice, Stella abbassò la guardia.

"Linphea? Perché?"

"È il pianeta naturale della Dimensione Magica, e con quello che sta accadendo lì, con l'Inverno che ha preso possesso, può essere che se la Natura stia cedendo anche i nostri pianeti ne stiano subendo le conseguenze."
Stella, a braccia incrociate e con le labbra che le tremularono leggermente, chiese:

"Credi... credi che i miei amici stiano bene?"

"Non lo so, vostra altezza, ma come vi ho detto non potete recarvi lì, e i vostri genitori pensano lo stesso."

Stella la guardò negli occhi, passando da uno all'altro, e stava per dire qualcosa mentre gli occhi le si erano riempiti di lacrime, ma poi si scosse e disse:

"Va' via, sono stanca di te e del fatto che non hai mai delle risposte! Mi chiedo tu qui cosa ci faccia..."
Antares abbassò la testa annuendo e fece una riverenza, quindi lasciò la stanza, mentre Stella, piena di rabbia, scaraventò un cuscino contro la porta.

Nel frattempo, su Linphea, Flora era in giardino con Martha, Helia e Nikolai, e insieme cercavano di capire come contrastare la magia del fuoco che non aveva niente di naturale.
Brandon era in salotto, seduto sulla poltrona in traiettoria con la finestra aperta che gli permetteva di ricevere un po' d'aria, dato che Linphea era diventata rovente ma senza sole. Quel cielo rosso di sabbia rendeva l'atmosfera immensamente tetra, e quello era il motivo per cui da quella mattina aveva deciso di esaminare tutti i libri che Faragonda aveva dato loro. Riven lo raggiunse, Brandon si limitò ad alzare lo sguardo dalle pagine per guardarlo, e il suo amico sorrise divertito.

"Cosa c'è adesso?" Chiese il soldato, alzando un sopracciglio.

"Vederti leggere è sempre un colpo al cuore." Disse Riven, prendendolo in giro e sedendo di fronte a lui. Brandon chiuse il libro, tenendo un dito tra le pagine per non perdere il segno.

"La vedi questa casa? Ci sono libri ovunque, più di quanti ne abbia mai letti in tutta la mia vita e la signorina lì ne legge quasi uno a settimana... diciamo che ho imparato anch'io che i libri possono essere utili."

"E quindi ora ti ha contagiato?" Chiese Riven, con un sorriso, facendo un cenno con la testa riferendosi a Flora.

"Continuo ad essere un tipo da film, ma comunque questi sono dei libri che ci ha dato Faragonda, ho pensato che forse avrei potuto trovare qualcosa di utile." Spiegò il soldato, Riven annuì stringendo le labbra. Poi dopo qualche istante chiese:

"Brandon, posso farti una domanda?" Dalla sua espressione, il bruno capì che si trattava di qualcosa di serio, quindi posò il libro sul tavolino infilandoci dentro un foglio e rivolse l'attenzione al suo amico. "Cioè, Flora mi ha sempre ascoltato e dato buoni consigli, ma credo davvero di aver bisogno di un consiglio da amico e ti prego non azzardarti a prendermi in giro."

"Non lo farei mai." Gli assicurò il suo amico, e Riven non lesse neache un po' di scherno nella sua espressione.

"Quando sono andato via le cose erano diverse da come sono ora, sono tornato e trovo una Flora incinta di te e voi due che vi guardate come... cioè, quando siete nella stessa stanza si sente che c'è qualcosa nell'aria, qualcosa come se lo capiste soltanto voi, e quando siete lontani è come se l'altro fosse presente, non so se mi spiego..."
Brandon rimase in silenzio, ma accennò un sorriso. "... beh, mi chiedevo come hai fatto a capire di aver bisogno di questo cambiamento, come hai fatto a capire di aver bisogno di lei e rompere i legami che avevi con Stella."

"E ti interessa capirlo perché...?" Tentò Brandon, osservandolo, ma Riven lo fermò:

"Qui le domande le faccio io. Allora?"
Brandon sorrise e si strinse nelle spalle.

"Beh, è più semplice di quanto credi, in realtà. Quando ho capito di amarla io... io ho sentito il bisogno di rompere quei legami che mi tenevano lontano da lei, dovevo raggiungerla. Essere legato a qualcuno che non era lei mi faceva sentire intrappolato e avevo bisogno di liberarmi. Sia chiaro, voglio molto bene a Stella ed è una bella persona, quando ci si mette, ma sentivo davvero di essere al posto sbagliato con la persona sbagliata. Si accumulavano dentro di me sensazioni negative."

"E se Flora non fosse stata quella giusta?"

"Tu lo sai che è quella giusta, lo senti dentro. E non si tratta di semplice attrazione fisica, ma è un qualcosa che ti spinge a voler essere migliore per lei ma allo stesso tempo non hai paura di nasconderti per quello che sei. La persona giusta ti fa stare bene, anche quando stai male. Dalla persona giusta impari... da Flora ho imparato così tanto, cose piccole ma fondamentali, credimi, e lei da me. E poi, la persona giusta è la prima persona a cui pensi quando ti svegli la mattina e l'ultima quando vai a dormire."

"Poesia a parte," Brandon alzò gli occhi al cielo, "se fosse la persona giusta ma io non fossi quello giusto per lei?" Brandon sorrise.

"Benvenuto nel club! Sai per quanto tempo l'ho pensato e me l'hanno fatto credere? Ma poi alla fine dei conti non sei tu che lo decidi, o le altre persone, è lei che decide se sei o no la persona giusta per lei."
Riven lo osservò, ancora insoddisfatto, e replicò:

"Brandon, facciamo le persone serie: come hai fatto a capire che l'amavi e che nessun'altra sarebbe stata quella giusta a parte lei? E come hai fatto a... farti scegliere da lei?"
Il soldato sembrò sorpreso da quelle domande tanto schiette, ma non lo diede a vedere.

"Ho capito che l'amavo quando ho notato un paio di cose: la prima, che avevo davvero, davvero bisogno di lei intorno. Volevo parlarle, volevo sapere come stesse, volevo ascoltarla, volevo toccarla, niente di lei mi annoiava o mi stancava. La seconda, che adoravo le sue qualità, il suo modo di essere sempre gentile e comprensiva, il suo essere dolce, la sua saggezza, quel suo sorriso che ti dice che va tutto bene e sai di poterti fidare di lei. Terzo, che anche alcuni suoi difetti mi sembravano adorabili, come il suo balbettare quando è in imbarazzo, e il fatto che si imbarazza davvero troppo facilmente, la sua ingenuità. E poi, la cosa più importante: riuscivo ad accettare quei difetti che invece sarebbero stati insopportabili, come la sua severità, con se stessa e con gli altri, la sua rettitudine in ogni cosa, che se ti ci metti a confronto sei spacciato perché lei fa sempre la cosa giusta, anche a costo di farsi male, la sua smania di far felici tutti e avere sempre il controllo affinché tutto sia perfetto. Sono cose che odio, in genere, ma con lei... le accetto e mi stanno bene. Mi irritano a volte, ma mi stanno bene. Non si tratta di vedere l'altra persona come perfetta, ma accettarla nella sua imperfezione, e questa frase, te lo assicuro, è la verità e non viene da una scatola di cioccolatini. Quella giusta era lei per tutti questi motivi, ed anche per il fatto che so di poter contare su di lei qualunque cosa accada. So che non lascerà mai il mio fianco. E solo la persona giusta ne ha il coraggio, le altre scappano."

"E...?"

"... e come ho fatto a farmi scegliere da lei? Bella domanda. È stata un'impresa, puoi credermi."

"Mi sorprendi." Dichiarò il suo amico, inarcando le labbra sorpreso. Brandon rise.

"Lo so, non per vantarmi ma ci so fare con le donne, eppure non immagini quanto è stato difficile con Flora. Tutti a dirmi che non ero per lei, tutti a dirmi che non ero adatto e che lei aveva bisogno di qualcun altro, ma io lo sapevo che con lei era diverso, e non potevo lasciar andare tutto così. Lei... mi trattava in un modo e poi mi diceva il contrario, ed io impazzivo. Diciamo che alla fine ci siamo sposati per proteggere Vymarna, anche se in fondo sapevamo entrambi che era quello che volevamo, solo non con quelle circostanze, ma il punto è che... Riven, devi impegnarti ad amare, è l'unico sforzo che ti si chiede affinché lei ti scelga. Non puoi restartene fermo e aspettare che le cose accadano. Non è una cosa a caso: una relazione si costruisce, ci si lavora, si litiga, si discute, si cerca di far combaciare i pezzi, e con la persona giusta non ti pesa, ti viene facile la maggior parte del tempo. Rincorrersi vale solo per un certo tempo, ma se non ci si trova allora stai correndo a vuoto."
Riven lo guardò, accennò un sorriso.

"Grazie, papà." Gli disse e il suo amico replicò:

"Sei un idiota." Entrambi risero, poi Brandon aggiunse: "Martha è una bella persona, un po' enigmatica forse, ma è forte, è caparbia, credo che non sarà facile, ma varrà la pena tentare. Mi raccomando, sii gentile." Riven rimase a bocca aperta, non sapendo cosa replicare, scosse la testa.

"Sei... come fa Flora a sopportarti?"

"Sono la sua persona giusta." Replicò il suo amico con un sorrisetto, quindi raccolse il libro sul tavolino. "Ora dammi una mano a cercare qualcosa in questi libri." Il suo amico sedette con lui e prese uno di quei libri, ma Brandon ad un tratto chiese: "Riven, perché l'hai chiesto a me? Cioè, Helia è quello... sensibile."
Il giovane dai capelli magenta sospirò.

"Beh, perché Helia avrebbe cominciato a parlare di spiriti affini e cuori che si cercano e ho pensato di chiedere a quello più concreto tra i due... i poeti non li capisco." Brandon strinse le labbra e annuì, tornò a leggere ma poi Riven aggiunse: "... ed anche perché... intendevo sul serio prima, sembra che vi amiate davvero ed io sono un po' stanco di avere sempre questa tristezza addosso quando si tratta di Musa e tu... voi sembrate felici, ecco."
Brandon non replicò, non gli era mai capitato che il suo amico si aprisse con lui in quel modo. Annuì e gli sorrise e, senza mettergli pressione, tornò a leggere.
Frattanto, i magici fuori provavano i loro incantesimi guidati dall'Inverno che li istruiva. Tutti esausti, si fermarono per qualche istante, sedendo sull'erba.

"Stanno preparando un attacco." Esordì Nikolai, rompendo il silenzio e tenendo lo sguardo su Flora. Lei lo guardò di scatto: suo padre aveva capito perfettamente a cosa stava pensando.

"Abbiamo bisogno di una strategia, non possiamo combattere alla cieca." Disse la fata, Nikolai si strinse nelle spalle.

"Se è per questo avremmo bisogno di un esercito, ma sono passati troppi, troppi anni, e la natura di Linphea si rifiuta di combattere, le ninfe sono troppo poche e troppo deboli, e Vymarna non le esporrerebbe mai tutte, in fondo ha bisogno di loro."

"Cosa suggerisci?" Chiese di rimando la keimerina, mentre i suoi amici passavano lo sguardo da lei a Nikolai. Lui rifletté per un attimo, poi rispose:

"Hai detto che hai delle amiche potenti."
Flora lo osservò e lo capì: a quanto pareva Nikolai aveva paura. Stava per replicare ma fu interrotta dallo squillo del telefono. Si alzò e andò a rispondere, mentre il dio si smaterializzò e poi riapparve davanti a lei, prima che rispondesse. "Ho fede nella tua magia, sei la mia più potente, ma non sei immortale purtroppo."
Flora fu sorpresa da quell'affermazione, da quel timore che lesse nei suoi occhi.

Su Eraklyon, nel frattempo, Bloom era con Sky nella loro camera da letto, l’unico posto in cui potessero davvero parlare senza preoccuparsi che qualcuno potesse ascoltarli e dove la servitù doveva essere invitata a entrare se la porta non era aperta, poiché in quel caso, ed era quello che la regina sosteneva e voleva far credere, la principessa era in un periodo fertile e bisognava approfittarne se Eraklyon voleva un erede. Faceva incredibilmente caldo, Sky era seduto sul letto guardando sua moglie che, ferma accanto alla finestra, cercava di rinfrescarsi, ma le sue preoccupazioni glielo impedivano. Bloom gli dava le spalle, tenendo le braccia incrociate, Sky sembrava far fatica a respirare invece. Dopo interminabili istanti di silenzio, dopo che le aveva parlato, il principe ruppe il silenzio ancora una volta:

“Per favore, di’ qualcosa.”

“Non posso…” Replicò lei, senza voltarsi, scuotendo la testa.

“Bloom, devi comunque aiutare Flora.” Insisté lui, a quel punto la rossa si voltò, disorientata.

“Come puoi chiedermelo?! Come puoi stare calmo?! Non so, sei sconvolto e non reagisci?! Perché io…” La principessa non poté continuare la frase perché le lacrime che aveva cercato di trattenere la tradirono e cominciarono a scendere lungo le sue guance. Sky sentì un macigno sul cuore e corse ad abbracciarla.

“Mi dispiace, mi dispiace tanto…” Disse lui, tenendola stretta e dandole un bacio sui capelli.

“Non posso fidarmi di Flora, non posso fidarmi di una delle mie migliori amiche… e quel che è peggio è che ora che ci penso abbiamo avuto una discussione poco tempo fa.” Confessò lei guardandolo, lui la interrogò con lo sguardo. “Sì, e più ci penso più mi sento tradita perché significa che è la verità, che lei e Brandon hanno tramato contro la Corona, contro di te per… per tutto questo tempo.” Sky le rivolse uno sguardo triste.

“Come puoi dirlo? Bloom, Flora è una delle tue migliori amiche, non c’entra niente con questa storia.” Sua moglie sembrava poco convinta.

“Lo credi davvero? Perché io non so cosa credere, e lo sai come sono quei due, anche se Flora non c’entrasse niente lo coprirebbe. Sky, guardami, lo sai che ho ragione. E se non mi ha detto niente allora… allora come posso considerarla mia amica?”

Sky le tenne le mani sulle spalle e la guardò.
“Brandon dovrà essere chiamato a giudizio, fino a quel momento non c’è conferma che sia colpevole e questo scagiona anche Flora.”

“Cosa credi tu davvero, Sky?” Chiese lei, mentre lui con il pollice asciugò via le lacrime dalle sue guance.

“Che Brandon mi ha tradito, e forse mi sono lasciato annebbiare dal fatto che gli volevo bene. La Corona non è mai stata al sicuro, e non dico che mi sia sempre stato nemico, ma forse negli ultimi tempi ha cambiato le sue idee, forse da quando ha ritrovato suo fratello, forse è stata una farsa persino Roccaluce.” Sospirò, c’erano delle verità in quello che diceva, ma poteva saperlo solo lui. Guardò la sua principessa negli occhi. “Devi aiutare Flora.”

“No.” Insisté Bloom. “Mi dispiace, non posso. Lei ha coperto Brandon e… Sky, io rischio di perderti ogni giorno, non sei mai al sicuro, e Brandon stava con quelle persone che vogliono ucciderti. Come pretendi che ci passi sopra?”

Lui non seppe cosa replicare, Bloom si sciolse dalla sua presa e lasciò la stanza, cercando inutilmente di mantenere la calma. Sky rimase fermo, guardandola uscire e cercando di restare composto, ma estremamente agitato. Quando Bloom chiuse la porta, il principe prese il telefono e chiamò. Aspettando che lei rispondesse, batté il piede a terra, cercando di far scivolare via la tensione.
“Ehi,” Disse quando lei rispose. “Sì, beh, sei lì? Va bene, aspetto. Scusami, è che… okay. Grazie.” Sospirò e riattaccò, mentre lei dall’altra parte ancora lo aveva richiamato per essere tanto emotivo. Sky si poggiò le mani sui fianchi e sospirò. Non aveva idea di come sarebbe finita quella storia.

Non appena riattaccò, Tecna alzò gli occhi al cielo posando il telefono in borsa, ricordando a se stessa di dover essere un po’ più flessibile rispetto alle manifestazioni emotive del suo amico. Lo capiva, era agitato, quella storia mentalmente lo stava distruggendo e si stava sentendo perso, e Sky non si sentiva mai perso. Quando Tecna arrivò a Broken Hill entrò indisturbata mostrando il sigillo della Corona, accompagnata dal soldato che era insieme a lei. I due sostennero semplicemente di dover trascrivere delle informazioni e riportarle, non avrebbero dovuto fare altro.

“Se per favore potreste lasciarci, direi che è anche una questione di rispetto.” Disse Tecna alle guardie che li avevano seguiti nella grande sala. Ed era una questione di rispetto, dato che erano in una camera mortuaria e il corpo di Karkov senza vita giaceva su un lettino davanti a lei, mentre le luci fredde lo rendevano ancor più pallido. La severità e la serietà nel suo sguardo non ammisero un 'no' come risposta e le guardie li lasciarono.

Tecna quindi si infilò subito i guanti di lattice e cominciò ad esaminare il corpo, mentre il giovane dai capelli scuri restava fermo a qualche passo, composto come gli era stato insegnato, osservandola. Mentre Tecna controllava i fogli e poi il corpo, forzò un sorriso, ricordando come i suoi amici le richiamavano di mettere in soggezione le persone, e allora decise di fare conversazione.

“Allora, Joshua, ora sei la guardia personale di Bloom, contento della promozione?” Chiese, investigando il corpo esanime.

Il soldato deglutì, in difficoltà, e annuì alzando le spalle.
“Beh, sì ma diciamo che avrei preferito delle circostanze un po’ diverse.”

Tecna strinse le labbra.
“Sì, certo, lo capisco. Da quanto tempo sei nell’esercito?”

“Due anni.” Rispose lui, sembrava a disagio. Tecna, chinata davanti al corpo, si alzò e guardò il soldato.

“Va tutto bene? Cioè, capisco che posso sembrare intimidatoria ma non è per te, credimi, anzi…”

“… no,” la fermò lui. “… è che… mi fa impressione.” Confessò, facendo un cenno con la testa verso il corpo.

Tecna, sorpresa, alzò entrambe le sopracciglia.
“Oh… b-beh… ma sei un soldato, scusa, uccidi gente per vivere.”

Joshua la guardò perplesso, sorpreso, destabilizzato.
“Ehm… diciamo che non è così, e poi… beh, poi se capita che malauguratamente sei costretto a togliere la vita a qualcuno non resti a contemplare il suo corpo nudo e freddo…”

Tecna alzò gli occhi al cielo e fece spallucce, quindi tornò al suo lavoro.

Nel frattempo, su Linphea, aspettando che arrivassero i loro amici, i ragazzi si riunirono per ascoltare ciò che Brandon aveva da dire: a quanto pareva, i libri di Faragonda erano stati davvero utili. Mentre parlava, Brandon cercava di evitare lo sguardo di Helia su di lui, sentendosi a disagio, il che non lo rendeva orgoglioso.

“… quindi, se tutto questo è vero, avremo un’arma che li fermerebbe ma non li ucciderebbe, il che manterrebbe l’equilibrio dell’universo.” Concluse, gli altri sembravano colpiti. Flora guardò Nikolai, lui tentennò e poi alzò gli occhi al cielo.

“Lo ammetto, suona come una buona idea.” Concesse il dio, finalmente Brandon e Flora sorrisero, lei lo abbracciò.

“Sapevo che c’era un modo per venirne fuori!” Disse la fata, finalmente sentendosi leggermente sollevata, poi guardandolo aggiunse: “Riesco solo a pensare a quanto sarà intelligente Charlie!”

“Lo sarà,” Confermò Brandon con un sorriso, “solo che non si chiamerà Charlie ma Carlos.”

“Oh, no, ti prego… Caleb?”

“Suona antico…” Replicò Brandon, poco convinto. “… è ora di passare alla D.”

“Già…” Assentì lei, annuendo.

“Ragazzi?” Helia si schiarì la voce, loro si scambiarono uno sguardo imbarazzato e poi si dedicarono agli altri. “Scusate, tornerei alla questione del pugnale.” Loro annuirono, assumendo un’aria seria.

“Sì, ehm… Nikolai? Insomma, sicuramente ne sai qualcosa in più.” Lo interpellò la keimerina.

“E il fatto che tu lo creda mi conferma di come stiamo facendo dei passi avanti nella nostra relazione padre-figlia.” Replicò il dio, Flora scosse la testa. “Sì, beh, un pugnale di Euraidd bagnato nella linfa del Coeden avrebbe la possibilità di risucchiare loro la vita. Ma il punto è che forgiare un pugnale di Euraidd, insomma, non sarà facile.”

“Credi che questa situazione sia facile?” Disse Riven, sottolineando l’ovvio, per cui Nikolai si risentì leggermente, dato che adorava stare al centro della scena.

“Beh, non è semplice, insomma, ogni volta l’Euraidd ti chiede una parte di te, vita per vita, non so se mi spiego…” Nikolai non poté terminare la frase perché bussarono, fu Flora che corse ad aprire.

“Aisha!” Esclamò vedendola, la abbracciò.

“Ehi, tesoro, come stai?” Chiese la principessa, tenendola stretta.

“Sto bene.” Rispose la keimerina, guardandola e facendole capire che era vero, tutto sommato.

“Ma che succede? Ho provato a materializzarmi in casa ma non ci sono riuscita.”

“Incantesimo di limitazione, devo invitarti ad entrare. Vieni.” Aisha seguì la sua amica e salutò gli altri quando la videro.
“E Stella? E Tecna? Non le hai sentite?” Chiese ancora Flora, la fata dei fluidi sospirò.

“A quanto pare Stella per ora non può lasciare Solaria, e Tecna è stata molto evasiva… non so, forse questa situazione la fa sentire a disagio ora che non può… dare una mano, credo.”

“Bloom?” Chiese Helia, ma al di fuori di Martha, Riven e Nikolai, gli altri gli rivolsero uno sguardo quasi colpevole. “Insomma, è la fata della Fiamma del Drago, come minimo abbiamo bisogno di lei per un gigante del fuoco.” Aisha, in difficoltà, guardò Flora, che era ancor più scossa e provò a balbettare qualcosa, ma Brandon, poggiandole una mano dietro le spalle, le fece capire che sarebbe toccato a lui:

“La verità è che ci sono dei problemi su Eraklyon, sono stato accusato di tradimento alla Corona e non credo che a Bloom faccia particolarmente piacere venire qui.”

“Tu che cosa?” Fece eco Helia, stupito.

“Già, e preferirei non dilungarmi sull’argomento.”

“Avrei pensato a tutto ma non a questo.” Disse il bach, incrociando le braccia e guardando Brandon, lui sorrise.

“Già, ed io avevo pensato che il dominatore della natura avrebbe potuto fermare la Natura, eppure eccoci qui.”

“Devi sempre avere l’ultima parola?”

“Sì, sì, esatto.”

“Ehi, ehi, ehi, voi due!” Esclamò Flora, facendo un passo avanti e mettendosi in mezzo. “Abbiamo troppo a cui pensare per discutere. Aisha, sei arrivata in un buon momento, forse abbiamo un modo per fermare i giganti e…” Sentirono dei rumori e si fermarono, poi qualcuno bussò furiosamente alla porta.

“Chi credete che sia?” Chiese Martha, preoccupata. Riven sorrise e replicò:

“Beh, non credo che i giganti bussino.”

Quando Brandon andò ad aprire trovò davanti a sé una Stella davvero furiosa, cercando di calmarla la invitò ad entrare.

“Stella, che succede? Che ci fai qui? Credevo non potessi lasciare Solaria…” Disse Flora, guardandola quasi dispiaciuta vedendo il nervosismo nella sua amica.

“Succede che volevo materializzarmi col mio scettro, ma mia madre ha fatto in modo che non potessi prenderlo, quindi ho dovuto fare da sola e sono finita con i piedi in quel pantano di fango lì fuori perché su Linphea adorate questa cosa di essere super ecologici e vivere in queste case minuscole e stupide che non mi fanno calcolare bene gli spazi e, certo, non avrei potuto lasciare Solaria perché Antares dice che è pericoloso…” Era arrabbiata e le venne fuori una brutta imitazione della voce della divinatrice. “… ma lei che sa sempre tutto però non ha idea di come trattare la gente e tanto meno le amiche e non sa che io devo essere qui! Voi avete bisogno di me, non lei, e di certo neanch’io ho bisogno di lei!”

Flora e Aisha, perplesse, si scambiarono uno sguardo d’intesa, mentre la keimerina poi avvicinò la sua amica.
“Ehi, tesoro, perché non ti siedi e bevi un bicchier d’acqua?”

“Sì, per favore, mi ci vorrebbe proprio.” Replicò la principessa, calmandosi tristemente, annuendo. Flora fece per versarglielo ma la bionda aggiunse: “A temperatura ambiente e con le bollicine, grazie.” La keimerina sospirò e scosse la testa, quindi accontentò la sua amica.

Mettendosi d’accordo, capirono che da soli non ce l’avrebbero fatta, e allora chiamarono la persona che, insieme a Tecna, aveva il quoziente intellettivo più alto di tutto il gruppo.
“Ragazzi, non c’è nessun problema, sapete che potete contare su di me.” Assicurò Timmy. “Farò delle ricerche e vi farò sapere.”

“Timmy, un’ultima cosa.” Disse Flora, “Come sta Tecna? L’abbiamo chiamata ma ci è sembrata evasiva e… beh, ci chiedevamo come stesse prendendo tutto questo.”

Il giovane si sentì imbarazzato e i suoi amici, che lo conoscevano, se ne accorsero mentre si sistemava gli occhiali.
“Beh… sta… sta bene.”

“Dov’è?” Chiese Stella.

“Lei è… ehm…”

“Timmy, che succede? Andiamo, sputa il rospo!” Esclamò Aisha, non sopportando più l’attesa. Timmy quindi non se lo fece ripetere e confessò:

“Beh, lei è su Eraklyon per Bloom, è sconvolta da quando ha saputo la cosa di Brandon. E, Brandon, io non sono nessuno per sapere e non so come stanno davvero le cose e preferirei non sbilanciarmi. Trovo assurde queste supposizioni ma…” Il suo amico, con un cenno, gli fece capire che era meglio se non inciampasse nelle sue stesse parole e che lui capiva.

“Va bene…” Concluse Stella e diede un’occhiata veloce a tutti. “… quindi facci sapere cosa fare e salutaci Tecna.”

Quella sera stessa, Tecna era ancora con Sky, entrambi avevano passato il pomeriggio a discutere e a cercare di capirci qualcosa dopo che Tecna era tornata da Broken Hill. Erano soli in una delle stanze di Sky, il principe era seduto con lei sul divanetto sotto la finestra ed ora il sole era completamente sparito dall’orizzonte.
“Devo andare, si è fatto tardi e Timmy si chiederà che succede.” Disse lei con un sospiro, alzandosi, ma Sky la fermò tenendola per il polso. Lei lo guardò, lui la lasciò andare.

“Scusami, scusa… è che… è che volevo assicurarmi che… Tecna, a Timmy non puoi dire niente.”

“Lo so.” Replicò lei seria. “Tengo fede alle mie promesse.”

“Sì…” Lui annuì. “Lo so, scusami…”

La giovane osservandolo sospirò, capendo di doversi trattenere per qualche istante in più e sedette di nuovo accanto a lui. Sky teneva i gomiti poggiati sulle ginocchia, lei si chinò per avvicinarsi a lui.

“Sky, andrà bene, ne sono certa. Dopotutto, ti sei affidato a me.” Lui sorrise e la guardò.

“Tutto questo non… non era quello di cui avevo bisogno, non adesso.” Confessò lui, alzando lo sguardo per guardarla.

“Beh, diciamo che il momento per aver bisogno di un qualcosa come questo non arriva mai.” Replicò lei con un sorriso e risero insieme. Tenendo lo sguardo su di lei, Sky disse:

“Grazie.”

“Non dirlo neanche per scherzo.” Rimasero a guardarsi, quella giornata era stata troppo assurda e loro erano gli unici che lo sapevano. Tecna però poi si alzò. “Devo davvero andare.”
Sky, alzandosi, annuì e la accompagnò alla porta.

“Sta’ attenta, e per qualsiasi cosa chiamami.” Si raccomandò lui, la giovane strinse le labbra e lo lasciò. Sky chiuse la porta e dovette prendere un respiro. No, non era quello di cui aveva bisogno in quel momento.

Tecna tornò su Zenith, nell’appartamento che condivideva con Timmy. Il salone era in penombra, illuminato dalle luci della città che si vedevano dalla grande finestra che prendeva tutta la parete. Trasalì quando si ritrovò Timmy davanti, che veniva dalla cucina, e lui anche perché non l’aveva sentita entrare.
“Ehi, va tutto bene? Come sta Bloom? Sembri stanca.” Disse lui, posando i piatti sul tavolo e prendendole le mani. Lei sorrise e abbassò lo sguardo.

“Sì, va tutto bene, tranquillo…” Lo guardò e gli sorrise. “Hai preparato la cena?”

“Sì, ed è ancora tutto caldo quindi vieni.” Replicò lui allegro.
Sedettero insieme a tavola, lei però sembrava sfuggente con lo sguardo mentre lui la indagava. Timmy le prese la mano che portava l’anello. Sospirò.
“Mi dispiace aver dovuto posticipare alla fine della faccenda giganti, che non si sa quando sarà.”

Lei gli sorrise. “Già, ma speriamo sia presto.” Distolse di nuovo lo sguardo. Lui attirò di nuovo la sua attenzione.

“So a cosa stai pensando.”

Lei lo guardò, sorpresa. “Davvero?”

“Sì, ho sentito i ragazzi oggi, sono tutti da Brandon e Flora, o almeno quasi tutti, stanno elaborando un piano e mi hanno chiesto aiuto. So che è difficile scegliere tra due delle tue amiche, ma oggi quella sola era Bloom e hai fatto bene ad andare da lei.”

Lei rimase a guardarlo e, prendendo un respiro, rimase a bocca aperta non trovando esattamente le parole che voleva usare. Poi sorrise.

“Hai ragione.” Non proprio, in realtà. “Grazie, avevo bisogno di sentirmelo dire. Flora mi è stata molto vicino quando avevo bisogno di lei, ed ora come ora non posso aiutarla e Bloom si sente così sola. Brandon li ha delusi molto, e Bloom crede ovviamente che Flora lo copra.”

Timmy si poggiò allo schienale della sedia.
“Beh, diciamoci la verità, se Brandon fosse colpevole Flora lo coprirebbe.”

“Flora ha una percezione morale molto alta.”

“È vero, ma secondo me lo ama troppo per applicare quei principi anche con lui, rischierebbe di perderlo.”

“Sai qualcosa che io non so?” E mentre lo chiedeva Tecna si rese conto di quale paradosso fosse quella domanda.

“No, beh… sai, ho parlato con Helia. Ultimamente con tutta questa storia, con quello che è successo a Flora… credo che non l’abbia dimenticata, o almeno questa faccenda l'ha portato a... ricordarla, e lui crede che Flora per Brandon scenda troppo a compromessi.”

“Sai cosa credo io?” Lui scosse la testa. “Che ti amo e ho voglia di baciarti.”
Timmy accennò un sorriso, quindi la raggiunse e la baciò, prendendola fra le sue braccia.
Mentre su Zentih Timmy e Tecna si amavano, e forse la coscienza di Tecna si ripuliva anche solo un po’, su Linphea i ragazzi discutevano, con l’aiuto di Nikolai, alla ricerca di una strategia. Con le finestre aperte e un silenzio intorno a loro assordante per un pianeta vuoto, fu lì che arrivò l’idea, ed anche da un Nikolai che non la smetteva di ricordare a Flora quanto la sua magia fosse speciale ed unica.

“E se la condividessi?” Chiese Flora, di punto in bianco. Tutti la guardarono, Nikolai alzò un sopracciglio.

“Non puoi.”

“Sì, beh, se facessimo come ha fatto Bloom quando abbiamo ottenuto il Bloomix? In questo caso potrei condividere la seiðr, e tutte potremmo unire le nostre forze e magari potrebbe funzionare, magari terremo testa a quei giganti.” Nikolai ponderò quelle parole mentre Flora rivolse lo sguardo speranzoso a Brandon in cerca di uno dei suoi sorrisi, che arrivò e le fece sapere che credeva in lei.

“Credi che possa funzionare?” Chiese Aisha, incrociando le braccia.

“Insomma, per te funziona perché… beh, per lui.” Aggiunse, indicando Nikolai. “Ma per noi è diverso.” Stella alzò gli occhi al cielo e dichiarò:

“Beh, mio padre non sarà l’Inverno ma sono certa che l’Estate pagherebbe per avere il mio glam, quindi sicuramente funzionerà!” Gli altri risero, Stella sorrise, perché anche se credeva fermamente in quelle parole, era felice di aver alleggerito un po’ la situazione.

“Beh…” Borbottò Nikolai, mentre rifletteva. “… potremmo fare un tentativo. Tentare non costa nulla e potrebbe essere una buona soluzione.”

“Bene!” Esclamò Flora soddisfatta. “Allora domattina sarà la prima cosa!”
Avendo quel giorno trovato forse delle soluzioni al loro problema, nonostante quella situazione preoccupasse tutti, i ragazzi decisero di mettere l’argomento giganti un po’ da parte. Le ragazze erano sedute insieme nel salone e Flora aveva provveduto con un gelato fatto in casa, mentre i ragazzi parlavano tra di loro in cucina bevendo qualcosa.
“Stella, adesso basta parlare di tutta questa gente che non conosciamo neanche, ma parliamo di te.” La fermò Aisha, la principessa alzò un sopracciglio e guardò le altre.

“Sono d’accordo.” Disse Flora. “Che succede? E vogliamo la verità.”

“Non succede niente.” Rispose la principessa, piena d’orgoglio.

“È chiaro che forse è successo qualcosa con Ant…” Ma Flora non poté terminare perché la principessa la fermò:

“Non nominarla neanche, capito? Piuttosto, Martha, posso darti un consiglio? Lascia perdere Helia, è un vicolo cieco…” E fermò lo sguardo su Flora che però la richiamò soltanto con gli occhi. “… è un po’ che non vediamo Riven ma su certe cose non cambia affatto ed è chiaro che gli piaci.” La melissa arrossì terribilmente.

“C-cosa? Ma no, ma… credi davvero?” Chiese poi, le ragazze si scambiarono un sorriso.

“Secondo me sì, ed era da tempo che non lo vedevamo così.” Confermò Flora, Aisha aggiunse:

“Già, lui e Musa non si sono mai trovati, ed ora come ora lei è troppo distante… ma non sto dicendo che tu sia un ripiego!” Si affrettò a dire, la melissa si scurì in viso. “Dico che quando stavano insieme erano sempre di malumore, invece intorno a te sembra sereno. Ecco.”

“Oh… beh, credete che… cioè, mi ha dato un bacio ma io…”

“COSA?!” Esclamarono insieme le tre amiche.

“Tutto bene?” Fu proprio Riven che lo chiese, gettando loro lo sguardo.

“Sì, sì, certo.” Confermò Flora agitata, quindi si rivolse a Martha abbassando il tono. “Mi stai dicendo che si è esposto? Ti ha baciata? Martha, gli piaci davvero. Riven è così chiuso e per sbilanciarsi così vuol dire che ci tiene a te.”

“Oh, beh… io… io non lo so…”

“Non ti piace?” Chiese Stella, dispiaciuta. Martha alzò le spalle.

“Non… lo so. Non ne sono sicura, io… io credo che me ne andrò a letto.” Concluse e si alzò, con la sua fedele pixie seduta sulla sua spalla, mezza addormentata, andando di sopra, Riven se ne accorse e la seguì con lo sguardo, mentre Flora la seguì, letteralmente.

“Martha, aspetta.” Le disse, raggiungendola fuori la sua camera. “Mi dispiace, non volevamo essere invadenti e metterti a disagio.”
La melissa scosse la testa accennando un sorriso.

“No, tranquilla, non è colpa vostra.”

“Ne sei sicura? Cosa c’è allora?”

“Niente, sono solo preoccupata per tutta questa faccenda. Buonanotte.” Concluse in fretta e chiuse la porta, Flora rimase interdetta per un attimo. Martha, una volta sola, prese un respiro. Daisy sbadigliò e chiese:
“Hai intenzione di dirglielo?”

“No, Daisy, non credo.” Rispose la sua fata.

Al piano di sotto, Flora tornò dalle sue amiche, che le chiesero se fosse tutto a posto e lei annuì, senza spiegare troppo perché in fondo non è che avesse capito tanto.
“E tu? Come sta andando su Andros?” Chiese Stella alla sua amica, lei affondò le spalle.
“Andros è il caos al momento a causa della crisi delle maree, e nel frattempo mio padre e Nex non vanno d’accordo per niente, e Nex cerca di fare le cose per bene ma è quasi impossibile, e fra meno di un anno saliremo al trono e non so come si metteranno le cose.”

“Ti fidi di lui?” Chiese Flora, col suo solito tono dolce.

“Sì, certo, è per questo che ho lasciato che lui restasse su Andros e si occupasse di tutto mentre io starò qui, ma… beh, vorrei solo meno scontri, ecco tutto. Ve lo ricordate al mio matrimonio?”

Le due amiche risero, Stella aggiunse:
“Sì, tuo padre con quel brindisi avrebbe potuto farvi divorziare a meno di tre ore dalla cerimonia!”

“E Nex combinò un disastro con quella sfilata di soldati che organizzò, tuo padre voleva ucciderlo.”

“Però fu carino che passaste sotto le spade acquatiche.” Disse Stella.

“E quel giorno Elliott disse la sua prima parola.”

“Già, Daphne e Thoren sono fortunati ad avere un bambino tanto dolce.” Dichiarò Aisha, con un sorriso e con lo sguardo perso, rivivendo quei ricordi, poi però trasalì e guardò Flora. La sua amica scosse la testa.

“Tranquilla, stiamo facendo tutto questo per lui, tornerà a casa con noi.” Aisha le prese la mano, e Stella anche. “Ragazze, grazie per essere qui. Siete delle amiche fantastiche.” Si abbracciarono, sperando che anche quella volta, come tutte le altre, le cose si sarebbero sistemate.

 
Ma non era certo, e non lo era perché quella volta non erano tutte.
Musa infatti era in compagnia di Javier Bravo, più vicino a loro di quanto pensassero. Avevano occupato una casa, proprio come Javier aveva proposto, ma Musa aveva scelto di restare con lui perché... beh, perché non riusciva a restare da sola. I pensieri la tormentavano, le voci, le accuse, gli incubi.

"Ma questa gente davvero attacca i compiti in classe dei figli al frigo?" Chiese Musa prendendo quel foglio. "Lilia Scott, dieci su dieci. Insomma, è il suo dovere, perché elogiarla così? Secondo me questa ragazzina è una viziata."

Javier sorrise divertito e scosse la testa, poi la guardò. "Credo che dovresti condividere con me la tua polvere di fata."

"Ah, tu... lo credi?" Chiese lei, alzando un sopracciglio.

"Non mi fido completamente di quel gigante e ho bisogno di magia."

"Invece io pensavo una cosa: per quanto ne so, Flora e Brandon chiederanno aiuto agli altri, e per quanto mi costi ammetterlo le mie... amiche sono potenti, e messe insieme sono imbattibili. Quindi, senti questa: e se ci facessimo aiutare da una strega del ghiaccio per sconfiggere Flora?"
Javier assottigliò gli occhi e storse le labbra.

"Una strega del ghiaccio? E dove credi di prenderla?"

"Da un limbo fuori dal tempo." Rispose Musa, accenando un sorriso.

Ehilà dolcissimi germogli di lullabea!! Sono tornata, riuscita a non annegare tra i libri e gli esami, sono tornata!
E con un capitolo abbastanza pieno, insomma, siamo andati a scavare un po' da tutti... Tecna e Sky, e Timmy... e Musa... e Riven e Martha... e Stella...
Insomma, ognuno di loro ha qualcosa dentro che li tormenta.
Ma comunque, questa nota è per voi, voi miei adorati lettori che nonostante questo hiatus causato dagli esami siete ancora qui, avete letto questo capitolo e ora persino la mia nota che so già man mano diventerà lunghissima.😭😭😭🥰🥰😍😍😘😘😘
Quindi: vi ringrazio enormemente per essere qui, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e non abbia deluso le vostre aspettative, non abbiamo avuto combattimenti ma in cambio molte informazioni preziose. Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti.
Grazie davvero, vi adoro,
Anzi,
Vi strAmo,

xoxo Florafairy7

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