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Capitolo 17

COME UN FRATELLO

Era rimasta a parlare con Nikolai tutta la notte. Gli aveva chiesto della seiðr, gli aveva chiesto della prima guerra, gli aveva chiesto di Vymarna e gli aveva chiesto delle sue altre figlie. Nikolai ne era stato incantato, i suoi grandi occhi sembravano rivedere davanti a sé ogni scena che raccontava e poi si posavano di nuovo su di lei. La lasciò quando era quasi l'alba, dicendole che sarebbe andato a controllare il resto della natura, ma Flora sapeva che lui aveva capito che voleva restare da sola.
Il cielo si stava schiarendo lasciando spazio al giorno, ma quello che Flora vide le fece accelerare il battito del cuore. Sembrava come una coltre di polvere posata sotto le nuvole, il cielo era rossastro. Quella scena la riportò ai tempi in cui Zvonimir stava tornando da Obsidian. Non sapeva cosa aspettarsi, ma secondo Faragonda i tre giganti non si sarebbero mossi insieme, o almeno non subito. Sicuramente Jotun avrebbe mandato avanti uno dei due figli per recuperare appieno le forze. Avrebbero attaccato prima loro o Vymarna? Come sarebbero andati avanti? Si sarebbero ritrovati lei e Brandon in un pianeta deserto, cosa sarebbe accaduto? E avrebbero fatto in tempo? Le mancavano poco più di quattro mesi e il suo bambino sarebbe nato, e se non l'avesse salvato in tempo, Vymarna l'avrebbe tenuto per sempre con sé. Si voltò quando sentì i passi.

"Ehi." La fata accennò un sorriso al vederlo.

"Ehi, bellissima, che succede?" Chiese lui, avvicinandosi. Lei gli fece un cenno verso il cielo, Brandon lo guardò stupefatto. "Non promette bene." Dichiarò il soldato, schioccò la lingua.

"Tu hai paura?"

Le rivolse lo sguardo.
"Se ti dicessi di no ti mentirei." Rispose amareggiato. L'espressione di Flora gli diceva che voleva replicare, ma la fata rimase in silenzio e accennò un sorriso. Lui non capì, ma poi la fata gli prese la mano e se la posò sul grembo. Per Brandon fu la prima volta e ne fu strabiliato, gli occhi gli divennero lucidi e le sorrise, passando lo sguardo da lei al suo grembo, incredulo. Il cuore di Flora si riempì nel vedere quella felicità nei suoi occhi. L'Inverno si fermò, era stato solo un piccolo movimento, ma tanto bastò per far loro rendere conto che quella guerra era la loro e dovevano vincerla.
"È..." Provò a dire lui, ma era senza parole e con ancora un sorriso stampato in volto.

"Tranquillo, non devi dire niente." Disse Flora con un sorriso dolce, lui era ancora esterrefatto e lei lo abbracciò. Fu inondato dal suo dolce profumo di fiori. "Dobbiamo vincere." Dichiarò, ancora stretta a lui.

"E vinceremo, ne sono sicuro." Replicò il soldato.

"Brandon." Disse la keimerina allontanandosi da lui, guardandolo negli occhi. "Devi promettermi che qualunque cosa accada, tu non mi lascerai da sola." Lui capì a cosa si riferiva, sapeva che lei temeva sempre per la sua incolumità, ma in quella situazione più del solito, sapeva che lui era un soldato fin dentro le ossa, e per quanto tenesse alla sua vita, nei conti metteva sempre la possibilità di sacrificarla. Lui non rispose. "Questa non è una guerra come le altre, questa è peggiore. Promettimelo, ti prego." Lui abbassò lo sguardo. "Se vinciamo, vinceremo insieme. Promettimelo. Non puoi lasciarmi da sola."

"Vuoi un uomo egoista al tuo fianco?" Chiese lui, con un mezzo sorriso.

"Questa colpa lasciala a me." Replicò lei, ma era seria. Brandon ci mise più di un secondo per rispondere, e quando stava per farlo Nikolai apparve, Flora scosse la testa per una promessa che non le era stata fatta.

"Ehilà!" Esclamò lo spirito dell'Inverno, Brandon quindi lasciò la stanza dicendo:

"Faccio un po' di caffè."
Ma, per sorpresa di Flora, il dio lo seguì.
"Che cosa vuoi?" Chiese il giovane, indispettito, guardando il dio sott'occhio.

"In realtà volevo sapere come hai fatto ad avere quella spada." Ammise Nikolai, seguendolo con lo sguardo, quasi studiandolo. Brandon mise il caffè sul fuoco e poi finalmente si rivolse a lui.

"Me l'ha data Rodols." Rispose secco.

"Oh... sai se lui riusciva ad impugnarla?" Chiese il dio, interdetto

"Per quanto ne so, Rodols non ha mai combattuto, ma suo padre e quelli prima di lui sì, è un cimelio di famiglia."

"Capisco... e ti era già successo prima? Cioè, che le rune brillassero."
Brandon incrociò le braccia, chiedendosi dove il dio volesse arrivare.

"Sì, certo, ma mai che vibrasse a dir la verità."

"No, certo, quello non avrebbe avuto senso. Solo una domanda: sai se per i familiari di..." Nikolai ebbe fatica a pronunciare quel nome.

"... Rodols."

"Sì, lui," Ma non era che non lo conoscesse, lo invidiava soltanto, e per un dio non era bello invidiare un mortale. "sai se in mano loro le rune brillavano?"

"No," Rispose Brandon, con aria tranquilla. "ne parlai con Rodols, credevo fosse normale, ma lui mi disse che era un qualcosa che non gli era mai capitato di vedere, né di sentire da qualche racconto dei suoi."

"E non ti sei mai chiesto il perché?"

"Beh, certo, ma non era importante in fondo, è una spada antica, dell'Yggdrasil, ci sta che faccia cose strane, no?"
Nikolai accennò un sorriso e dichiarò:

"Devo essere sincero, forse qualche speranza ce l'hai."

"Ah, menomale, grazie mille." Replicò il giovane con sarcasmo, ma Nikolai disse:

"Knivblad era mia."
Brandon lo guardò sorpreso. "L'ho forgiata con le mie mani dall'albero dei mondi. Poi sono successe un sacco di cose e non è più tornata tra le mie mani, non mi aspettavo di rivederla dopo così tanto tempo, e soprattutto impugnata da un umano. Non credevo potessi esserne degno."

"Ancora grazie." Replicò Brandon, leggermente indispettito, stringendo le labbra.

"No, non capisci..." Aggiunse il dio con l'aria di chi aveva la mente che stava procedendo a mille. "... non si fa impugnare da chi non è degno, la sua storia è scritta su di lei, e gli altri che l'hanno fatto sono stati come degli ospiti, lei non li accolti, ma a quanto pare te sì."
Brandon non replicò, si limitò ad incrociare il suo sguardo. "Puoi ferire i giganti con quella, lei può, è per questo che vibrava: li sente."
Il giovane inarcò le labbra, impressionato, e in quel momento Flora irruppe nella stanza portando con sé la sfera di cristallo.

"Sentite un po' qui." Disse la fata. I reali stavano tenendo un discorso al regno invitando i linpheiani a prendere solo il necessario e a dirigersi, secondo le istruzioni della guardia reale, nei punti di incontro dove delle navicelle li avrebbero condotti su Andros, Solaria, Domino, Eraklyon o Sakoma, a seconda delle varie divisioni, e aggiungendo quanto dovessero essere grati a questi pianeti perché: "... come ben sapete, l'Inverno è tornato su Linphea, come vedete persino il cielo si è rivoltato e questa notte immagino vi siate accorti del sisma che è avvenuto dietro le montagne e che è arrivato anche in alcune zone del pianeta. La Natura, la potente Vymarna, è l'unica che può difenderci da una tale minaccia, quindi vi chiediamo collaborazione. Vymarna, la nostra Madre, ci proteggerà, ma dobbiamo allontanarci per permetterle di difendere la nostra casa."

"Assurdo..." Borbottò Brandon, scuotendo la testa.

"E a quanto pare Bloom e Sky hanno convinto il re." Dichiarò Flora, piuttosto sorpresa.

"Sì, beh, pessima decisione secondo me... Sky sembra ostinarsi a veder sempre il bicchiere mezzo pieno anche quando c'è solo un dito d'acqua." Replicò il soldato, contrariato.
E infatti, in quegli stessi istanti, il palazzo reale di Eraklyon si stava mobilitando per l'arrivo dei reali di Linphea, i quali sarebbero stati su ogni pianeta amico per un ringraziamento formale. Sky era con suo padre, erano entrambi nella sala del trono ma erano soli.

"Ho scelto di fare a modo tuo perché tra pochi mesi sarai re, e voglio che ti renda conto di quanto una decisione come questa possa pesare sul tuo regno."

"Padre, sono sicuro che nonostante le difficoltà che abbiamo avere Linphea come alleata potrà aiutarci molto in futuro."
Il re sospirò, poco convinto, poi disse:

"Beh, dopo aver incontrato i sovrani va' con Brandon alla redistribuzione, voglio che quelle persone si rendano conto che la Corona li sta aiutando materialmente."

"Ho sollevato Brandon dagli incarichi al momento." Dichiarò il principe e suo padre fu estremamente sorpreso.

"In tanti anni non vi siete mai separati, credi che questo sia il momento giusto?" Chiese il re, ma per quanto spesso in disaccordo con suo figlio aveva con sé un'aria saggia che incoraggiava a fidarsi di ciò che diceva.

"Non lo so, a dir la verità, ma Brandon ora ha troppo per la testa. Linphea è evacuata ma lui è lì, è per suo figlio che sta facendo tutto questo, e per ora Adrian si occuperà del resto."
Il re annuì, Sky cercava di convincersi che stava facendo la cosa giusta.
Su Eraklyon Brandon ci arrivò poco dopo, nonostante il principe al momento si affidasse all'agente segreto.
La prima cosa che fece fu andare a Broken Hill, la prigione per detenuti politici di Eraklyon, ma le cui condizioni erano pari a quelle della prigione nella quale finivano i malviventi del regno.
Fu condotto alla cella di Karkov, aveva chiesto una visita.

"Capitano, di solito non lasciamo che abbia visite private." Spiegò la sentinella.

"Di solito non sono io che vengo a fare visita." Dichiarò Brandon. La guardia capì che non aveva l'autorità per replicare, quindi aprì la cella di Karkov e lasciò che Brandon entrasse, chiuse la cella dopo uno sguardo da parte del capitano e si allontanò.
Il detenuto non si voltò subito, rimase per qualche istante di spalle, mentre teneva il viso alzato cercando di raggiungere i raggi del sole che filtravano per la minuscola finestra.

"Capitano, che onore!" Esclamò l'uomo, poi si voltò. Aveva tutta l'aria di essere una persona che solo ora stava avendo a che fare con tali condizioni. I capelli cresciuti rimandavano ad un taglio una volta curato, i denti erano tutti presenti ed interi. Brandon aveva visto persone sulla riva ovest, di quelle che si diceva bisognava aver paura, e Karkov non era una di quelle.

"Qual è il tuo vero nome?" Chiese Brandon, duro ma cercando di avere un tono calmo, tenendo le braccia incrociate.

"Non me l'ha tirato fuori nessuno da quando sono qui, credete davvero di riuscirci voi? Oh, che ingenuo!" Replicò l'uomo, accennando un sorriso e scuotendo la testa. Brandon gli tirò un pugno, ma senza agitarsi. Karkov ci mise un secondo per riprendersi, tastandosi il naso sanguinante. "Complimenti, bel sinistro." Dichiarò con appena un sorriso, sfidandolo.

"Siediti." Ordinò Brandon, senza cambiare espressione. Karkov fece come gli era stato detto, ma sembrava indisturbato. Brandon trascinò la sedia e sedette di fronte a lui. "Qual è il tuo nome?"

"Non ve lo dirò." Replicò deciso l'uomo.

"Ma forse mi dirai di come l'imboscata al principe su quella strada non l'hai organizzata tu, o mi sbaglio?"
Karkov accennò un sorriso e replicò:

"Ma certo che l'ho organizzata io."

"Mi sembri un tipo scaltro, sapevi che sarebbe fallita... perché rischiare due dei tuoi?"
Karkov alzò le spalle.

"Non mi stavano simpatici, volevo liberarmi di loro."
Brandon si alzò, con aria poco soddisfatta, e si iniziò ad alzare le maniche della camicia; mentre lo faceva, disse:

"Vedi, mi sembri una persona rispettabile, è chiaro che non sei abituato a questa vita, a questo mondo, e forse da dove vieni tu le cose sono diverse, cosa sei, una sorta di genio romantico alla ricerca della libertà? Guarda che non ne vale la pena, Eraklyon non è un posto così brutto come vogliono farti credere." Lo guardò, severo, incrociò le braccia. "Dammi dei nomi, dimmi la verità: chi hai a palazzo?"

"Io non sono di quelli che tradiscono i compagni."
Brandon lo colpì, Karkov tossì per riprendersi.

"Ai tuoi compagni non importa che tu sia qui, questo lo sai, non è vero?" Si avvicinò a lui. "Ti svelo un segreto: quello che più di tutti decanta libertà ed uguaglianza camminerà sulle vostre teste fino a raggiungere la vetta."

"Non ti darò alcun nome." Dichiarò l'uomo, col viso duro.

"Oh beh... sono sicuro che alla fine di questa giornata te ne verrà la voglia." Replicò il capitano, assottigliando gli occhi e guardandolo con disprezzo.

-

Flora salutò Rodols e Miele, entrambi riluttanti ad andare, ma la keimerina promise loro che sarebbe andato tutto bene, che il prima possibile le cose si sarebbero sistemate ma che non aveva intenzione di rischiare con loro. Nikolai era appoggiato con le spalle alla parete mentre Rodols ancora si raccomandava con sua figlia e Miele si stringeva a lei in un abbraccio. Flora ascoltava suo padre, mentre faceva correre le dita tra i capelli della sua sorellina. Rimase sorpresa quando Rodols si rivolse al dio dell'Inverno, avvicinandosi a lui.

"Mi aspetto che la protegga." Dichiarò l'uomo, aveva il viso scuro. Nikolai si staccò dal muro e si avvicinò a lui. Erano estremamente diversi.

"Saprà cavarsela: è mia figlia." Replicò e poi accennò un sorriso.

"Allora difendila come solo un padre sa fare." Disse Rodols, accigliato. Nikolai non replicò, Rodols tornò dalle sue figlie e ancora abbracciò Flora, avvolgendo anche Miele.

"Aisha mi ha detto che voi due starete a palazzo, per qualsiasi cosa parla con lei." Lo informò la giovane, Rodols scosse la testa.

"No, tesoro, non è giusto. Seguiremo gli altri linpheiani nelle strutture che ci assegneranno."

"Ma, papà, Aisha è una mia amica, sa quello che fa, per favore, è una situazione spiacevole, a palazzo avrete tutto ciò di cui avrete bisogno."

"Tu ricorda ciò che ci siamo detti, intesi? Tesoro, io correrò qui se mi chiamerai, hai capito?"
Flora gli posò una mano sul viso, Rodols gliela strinse e gliela baciò.

"Puoi stare tranquillo, ce la faremo."
Si rivolse a Miele, le prese il viso fra le mani. "Ehi, ascoltami: non aver paura, non ce n'è bisogno, andrà tutto bene. Andros è bellissima di questi tempi e ti divertirai un sacco, e poi, quando tornerete, avremo tanto da raccontarci."

"E tu avrai di nuovo il bambino." Aggiunse Miele con un sorriso accennato.

"Sì, avrò di nuovo il bambino, e sai cosa? Nel frattempo pensa a dei nomi che ti piacciono, così quando torni facciamo una lista e lo scegliamo tutti insieme un nome, va bene?" Miele annuì, mentre Flora con un sorriso e le lacrime agli occhi le diede un bacio sui capelli. La guardò di nuovo. "Mi raccomando, non far arrabbiare papà, ci sarà un po' di confusione, rimani sempre accanto a lui quando te lo chiederà." Miele annuì ancora. "Ti voglio bene, hai capito?" La baciò sulla fronte, poi si rivolse a suo padre. Rodols la strinse in un abbraccio.

"Sono così fiero di te." Le disse lui. "Saluta Brandon da parte nostra." La fata annuì.
Quando furono andati via, Flora si asciugò in fretta gli occhi mentre lo sguardo di Nikolai era posato su di lei. Flora lo guardò, con aria decisa.

"Andiamo, devo provare degli incantesimi." Gli disse, il dio accennò un sorriso esaltato.
Si diressero in giardino, l'aria era molto umida e faceva molto caldo. Flora diede un'occhiata al cielo, poi guardò Nikolai.

"Linphea cambierà il suo aspetto, ti conviene preparati a ciò che accadrà." Disse il dio.

"Ricordami perché non possiamo andare noi oltre le montagne ed attaccare per primi."

"Perché la magia accumulata in questi millenni in quel posto ti distruggerebbe."
La fata strinse le labbra, ma Nikolai capì che da quando era arrivato Flora era già cambiata molto.
Il dio le mostrò come fare, la fata fu avvolta dalla magia, una magia che lei stessa non aveva idea potesse conoscere. Aprendosi ad essa, la sentì scorrere dentro, e in un momento Nikolai lo vide, vide le sue vene essere percorse da un fascio di luce che si faceva strada lungo il suo corpo. La fata tremò leggermente, sentiva una potenza rimbombarle dentro.
Senza che gliene desse il permesso, la sua forma di fata si mostrò, le sue ali brillavano di una luce nuova, più intensa. Suo padre accennò un sorriso, soddisfatto, nel vederla maneggiare quella magia che per le sue sorelle era stata estranea, allora le mostrò gli incantesimi.

Poco distante, la melissa era nella sua torre con la pixie, stava cercando di riordinare ma la sua mente era un vero casino. Il palazzo reale era stato evacuato, mentre lei si ritrovava lì sola. La porta era aperta ma bussarono comunque, lei alzò lo sguardo e si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, per liberarsi la visuale.

"Ciao."

"Ciao. Vieni, tranquillo, stavo solo... riordinando un po', credo... rimarrai su Linphea?" Chiese la fata, Riven si strinse nelle spalle.

"Beh, mi sembra il minimo, anche se è un qualcosa abbastanza fuori dalla mia portata, suppongo..."

"Un aiuto è sempre ben accetto, su questo puoi starne sicuro." Replicò Martha, si sedette lasciando andare un sospiro, fece cenno a lui di accomodarsi. "Hai intenzione di dire a Timmy del Maestro?" Chiese poi, lui strinse le labbra.

"Sì, credo proprio di sì, o sarebbe stato inutile andare fino a Darillium."

"Beh, l'alba lì è piuttosto bella." Puntualizzò la melissa, con un sorriso amichevole. Riven non sembrava cosi lieto e un po' a disagio aggiunse:

"Martha, a proposito, riguardo ciò che è successo lì, io..." Ma lei non lo lasciò terminare e, con lo stesso sorriso, disse:

"Tranquillo, capita, credo... ma non mi sono fatta nessuno strano pensiero in testa, non preoccuparti."
Riven rimase con la bocca semiaperta, incerto, perché forse non era a quella conclusione che voleva arrivare. Si chiese del passato di quella ragazza tanto enigmatica, si chiese cosa significava essere la melissa, ma dovette riscuotersi e chiudere la bocca. Fece un cenno con la testa, come per ringraziarla, sebbene non sapesse bene di cosa.

"Io..." Provò a dire Riven. Voleva dirle di Musa, voleva togliersi quel peso, ormai non si fidava più della fata della musica, e non sapeva come col precipitare di quella situazione le cose si sarebbero messe. Ma si alzò. "... devo andare." Dichiarò e, salutandola in fretta, lasciò la torre.

Linphea quel giorno fu completamente evacuata, sul pianeta rimasero soltanto coloro che avevano intenzione di contrastare i giganti. Flora rimase tutto il giorno con Nikolai, sperimentando la sua magia e rendendola, secondo dopo secondo, sempre più sua. Il dio era esaltato, orgoglioso, soddisfatto.
Mentre tutto ciò accadeva sul pianeta della Natura, su Eraklyon Brandon, una volta lasciata Broken Hill, si diresse al palazzo reale con nuove informazioni ed intenzionato a non lasciarsi sfuggire niente. Incrociò il principe Sky, che sembrò non troppo sorpreso di vederlo lì.

"Devo prendere delle cose che ho lasciato." Spiegò Brandon, ma notò l'espressione del suo amico. "Ma che ti succede? Manco da un giorno e mi sembri esausto."
Il principe era leggermente avvilito.

"Con la faccenda di Linphea sono stato molto occupato." Spiegò.

"Capisco... ascolta, vado in armeria, è vero che tengo tutto nascosto ma non si sa mai."
Il suo amico annuì. Il soldato quindi si diresse nell'ufficio dell'armeria, chiuse la porta alle sue spalle e allora aprì i cassetti e tolse il doppio fondo, sgranò gli occhi. Sbatté una mano sulla scrivania per la rabbia: Carter era arrivato prima di lui.
Corse nelle stanze del principe Sky ed entrò senza farsi problemi, lo trovò lì con Bloom, interrompendo forse una chiacchierata privata.

"Brandon, che succede?" Chiese il principe alzandosi di scatto, Bloom tenne il suo sguardo su di lui.

"C'è Carter dietro tutto, dietro l'imboscata e dietro quello che ti è successo nei giardini. Sta lui dietro tutto quanto, e ha preso i documenti che tenevo nell'armeria."

"Brandon, calmati, per favore, e credo tu stia andando un po' oltre." Disse Sky, il soldato cercò di non scoppiare d'ira.

"Soltanto lui sapeva dove era tutto, nessuno ne avrebbe avuto idea. Sky, ascoltami, ha fatto entrare Molina a palazzo, gli serviva qualcuno con esperienza, il fratello mi dato il suo nome. E sono stato da Karkov oggi, qui a palazzo ci sono inflitrati, mi ha detto che Carter aveva programmato tutto."
Sky guardò sua moglie, le fece capire di doverli lasciare da soli. Quando Bloom chiuse la porta dietro le sue spalle, Sky si rivolse a Brandon.

"Vedi cose che non ci sono." Dichiarò il principe.

"Io vedo...?! Sei serio, Sky?! Ti dico che abbiamo la più grande minaccia ad un centimetro da noi e tu mi dici che vedo cose che non ci sono?!"

"Calmati." Ordinò Sky.

"No! Certo che no!" Esclamò Brandon, stava per continuare ma il principe lo fermò, con espressione severa:

"E invece sì."
Brandon, crucciato, abbassò i toni.

"Sky, devi fidarti di me, sono il tuo migliore amico e tutto quello che voglio è proteggerti."

"Per favore, vai." Disse il principe, tenendo un'aria grave.

"Sky..."

"Questo regno è un casino e non ne capisco il perché. Va', per favore." Ribadì Sky, il suo scudiero annuì, ma prima di andare disse:

"Qualunque cosa ti abbia detto, non fidarti di lui."

Appena Sky fu solo sentì una forte agitazione, e i suoi timori erano alimentati da quei pensieri. Sedette, come per attutire il colpo, e ripensò alla conversazione avuta con Carter quella mattina.

"Per quanto tu gli voglia bene, Brandon farà sempre parte di quel mondo che ti odia."

"Te lo ripeto, Adrian, sei fuori strada. Brandon non mi ha mai dato motivi per non fidarmi di lui."

"Quindi vuoi dire che è sempre stato sincero?"
Sky aveva abbassato lo sguardo mentre stava camminando, ripensando a delle cose che il suo amico gli aveva nascosto, sostenendo ogni volta che non erano importanti ma troppo impaurito per rivelarle.

"Ognuno ha i suoi segreti." Lo aveva giustificato ancora.

"Beh, io ho fatto le mie ricerche, sia chiaro, per una questione di sicurezza nei tuoi confronti e per capire meglio con chi sto lavorando, sai bene che non ho nulla di personale contro di lui. Quello che ho scoperto non è certo bello."

"Se ti riferisci alla sua famiglia, sono più dieci anni che Brandon lavora per me e di certo non ha avuto contatti con loro."

"Beh, certo, o almeno per quanto ne sai. Eppure so che suo fratello dovrebbe essere a Roccaluce, mentre sono tre anni che è ricercato, non è facile sfuggire ai Templari, non credi che possa avergli dato una mano?"

"No, Brandon non l'avrebbe mai aiutato a scappare." Aveva insistito il principe, Carter aveva mostrato un'espressione poco convinta.

"Si dirige spesso sulla riva ovest, questo lo sapevi?" Sky lo aveva guardato, stupito. Ma il principe non poteva sapere che il suo scudiero andava a trovare sua madre e a cambiare i fiori davanti al suo nome.
"Non ti dico di non fidarti più di lui, ma sta' attento, ho avuto a che fare con questo tipo di persone, quelle che fingono che il loro passato non gli appartenga più. Proverà a farti credere che non è lui il problema, ma qualcun altro, magari io. Magari mi accuserà di qualche cosa, magari ti dirà di aver scoperto qualcosa su di me... mi raccomando, chiedi sempre delle prove, non fidarti ciecamente, questo non è il momento per farlo."
Queste parole rimbombavano nella mente del principe quel pomeriggio, non riusciva neanche a pensare che Brandon avrebbe potuto tradirlo, eppure le cose erano andate proprio come aveva predetto Adrian. Ed era vero, spesso Brandon su delle cose importanti gli aveva mentito, ma aveva dato anche la vita per salvarlo, come su Whisperia anni prima. Non sapeva cosa fare, decise di andare a parlare con l'agente segreto perché se chiedeva con rispetto, si aspettava sincerità.

Flora era rimasta con Nikolai tutto il giorno, questa nuova magia la invadeva, non aveva mai provato niente di simile. Ricordò le parole di sua madre, ripensò a come quella forza era dentro di lei.

"Sei stanca?" Chiese Nikolai, ma i suoi occhi erano pieni di orgoglio. Lei scosse la testa.

"No, non proprio." Replicò la fata. Bussarono alla porta, lei annullò la sua trasformazione ed andò ad aprire; le possibili opzioni erano tre: Martha, Riven, o Helia.
No, lui non l'aveva messo in conto. Quando aprì, rimase con la bocca semiaperta, incerta, sorpresa. Incrociò i suoi occhi chiari.

"Posso entrare?" Chiese, Flora era incerta. Ma il suo istinto la guidò. Annuì, lui si diede una veloce occhiata intorno e poi entrò, Flora chiuse la porta. Tenne lo sguardo su di lui, lo guardò negli occhi. Con lui si era sempre sentita a disagio, le aveva sempre trasmesso emozioni e sensazioni negative, i suoi occhi spesso l'avevano fatta rabbrividire. Ma ora non le accadde.

"Brandon non c'è." Lo informò la fata.

"Bene, cioè, meglio, così parlo prima con te." Replicò lui.

"Vuoi parlare con me?" Chiese lei, stupita, lui annuì.

"Ti chiedo scusa per il male che ti ho fatto, ed anche per le conseguenze, per ciò che hai dovuto accettare, e ciò che hai dovuto nascondere."
Flora era estremamente stupita.

"Ti... ti ringrazio." Replicò. "Davvero, dico sul serio, non me lo sarei aspettato."

"Immagino."

"Però ora siediti: sono io che voglio parlare con te."
Gli fece un cenno, lui si accomodò e lei di fronte a lui. Lo guardò negli occhi. Lui e Brandon fisicamente un po' si somigliavano, ma lei l'aveva sempre negato, li aveva sempre visti troppo diversi dentro per poterli vedere simili fuori. Il colore dei loro occhi era diverso, ma dopo anni, Flora finalmente vide la stessa espressione che vedeva negli occhi di suo marito quando era dispiaciuto.
"Dimmi la verità: che intenzioni hai?" Chiese, poggiando i gomiti sulle ginocchia, guardandolo severa.
Logan strinse le labbra.
"Non voglio fare del male a nessuno."

"Brandon non reggerebbe un'altra delusione da parte tua, non dopo quello che ci ha fatto vostro padre."

"Lo so, e voglio dirti che mi dispiace un sacco per quello che è successo."
Flora aveva il viso duro, non si addolcì.

"Ti ringrazio." Incrociò le braccia e accavallò le gambe. "Ma vorrei capire che succede e quali sono le tue intenzioni. Logan, voglio essere chiara: non mi fido affatto di te, ed io ero quella che ha convinto Brandon a farlo le ultime volte."

"Ho deluso mio fratello e gli ho fatto del male, e a causa mia potrebbe pagare delle conseguenze che non si merita, ma se sono qui è perché gli voglio bene. Ero sulla Terra, ma ho sentito da Eraklyon che sono arrivati dei profughi da Linphea, dicevano che l'Inverno stava minacciando la Natura... la cosa mi è sembrata poco credibile, a dir la verità... ma ho capito che era il momento di chiedervi scusa, a entrambi."
Flora lo osservò, la somiglianza ora era lampante, aveva la stessa espressione, lo stesso istinto di sorridere appena sperando di alleggerire quelle emozioni dentro.
Flora abbassò lo guardia, i suoi occhi verdi divennero dolci.

"Il mio perdono ce l'hai." Gli assicurò la keimerina, Logan trattenne un sorriso, sapeva che la fata era la strada che l'avrebbe condotto al cuore di suo fratello. "Ma non hai la mia fiducia, mi dispiace."

"Mi sembra giusto." Asserì lui, stringendo la labbra. "Ma cosa succede qui su Linphea? Perché hanno evacuato il pianeta? E perché invece voi siete ancora qui?"
Flora lo guardò.

"Sai, tuo padre è stato qui, intendo prima di avermi catturata insieme a Barrera. Lui venne qui con fare molto amichevole e fece un sacco di domande: diceva che ti cercava, ed era vero, questo era vero, ma invece fu qui che trovò quello che gli serviva. Se fosse stato per Brandon non gli avrebbe fatto varcare neanche quella porta, ma tu sei il suo punto debole e non poté fare a meno di ascoltarlo quando ti menzionò. E, lo sai, dopo quel giorno, seppe tutto quello che c'era da sapere ed è lì che è cominciato il nostro inferno. Allora, Logan, dammi un buon motivo per rispondere a queste domande, perché lo dovrai dare a me, a Brandon non servirà, a me sì."
Il giovane annuì, sapeva che la fata aveva ogni diritto di parlargli in quel modo, di dubitare di lui. Ed era chiaro che Flora era molto diversa da come ricordava, vedeva nei suoi occhi una decisione e un coraggio che non conosceva.

"Durante tutto questo tempo sono stato sulla Terra, nessuno mi avrebbe cercato lì, è il pianeta più inutile e stupido di tutta la Dimensione Magica... i terrestri si stanno distruggendo con le loro mani, puoi crederci?" La guardò, Flora era in attesa. "Ma non è stata l'aria terrestre a farmi riflettere, no, anzi, ho usato la magia nera per un sacco di cose e non ti nascondo che ho le mani sporche di sangue, ma... ma una persona mi ha raggiunto quando ero nel punto più basso che avessi mai potuto toccare."
Flora si sentì toccata da quelle parole, pensò a Tecna, pensò a se stessa.
"Mi sono reso conto che... diamine, ero davvero una brutta persona... lei... lei ha avuto una vita molto lunga, molto, molto più lunga della mia e della tua messe insieme, e i suoi periodi bui sono stati oscuri quanto i miei, lei capiva cos'era l'egoismo, la rabbia, la vendetta, la solitudine e il rimorso... lei... mi ha aiutato a capire." Incrociò lo sguardo di Flora, posato su di lui. "Ho capito che ho fatto del male all'unica persona che ci tiene davvero a me, oltre a lui non ho nessuno, e invece di apprezzarlo ho passato il mio tempo ad avercela con lui. Ma... sai, vedevo che lui era migliore, che fare la scelta giusta gli veniva facile, ed io ero quello che aveva mandato a fuoco la casa e ucciso la mamma invece..." Sospirò. "Lui tra di noi è stato quello che aveva visto nostro padre, e l'ho incolpato anche di questo, credevo che per qualche suo errore nostro padre avesse deciso di non tornare." Abbassò lo sguardo, prese un respiro e poi incontrò di nuovo gli occhi verdi davanti a lui. "Non so rispondere alla tua domanda, non so spiegarti perché dovresti fidarti di me, ma almeno grazie per avermi ascoltato, e ti sarei grato se mi permettessi di parlare anche con lui."
Flora accennò un sorriso, profondamente toccata. Per la prima volta da quando lo conosceva, Logan Bravo stava dicendo la verità, e lo vedeva, lo sentiva, perché finalmente il suo cuore si era sciolto da quella presa gelida e oscura. La fata annuì, Logan le sorrise, un po' impacciato. Flora sciolse le braccia e le gambe, ora non si difendeva più. Lo guardò negli occhi chiari.

"Lo sai, ero incinta." Dichiarò, ma sembrava calma, serena.

"Eri?" Fece eco lui, corrucciandosi. La fata sorrise.

"Sì, cioè, tecnicamente lo sarei ancora, ma il mio bambino si trova nel cuore del pianeta, lui è l'Inverno."

"L'Inverno? Davvero?" Chiese il giovane, sorridendo incredulo.

"Già, questo succede quando metti insieme una keimerina con un umano che appartiene alla Natura..." Fece schioccare la lingua, con il sorriso di chi ormai aveva visto un sacco di cose. Logan tenne lo sguardo su di lei. "... ma ora l'Inverno, la magia nera... ora si stanno svegliando i giganti della montagna, qui su Linphea sta per scoppiare una guerra epica."

"Beh, non mi aspettavo niente di meno da mio fratello, né da te. Sei cambiata, lo sai?"
Flora si strinse nelle spalle ed alzò per un attimo gli occhi al cielo.

"Lo so, immagino succeda..." Si alzò, ma prima che lui facesse lo stesso, gli posò una mano sul petto, tenendolo fermo, si avvicinò a lui e lo guardò negli occhi. "... tu non immagini neanche quanto io ami tuo fratello, questa è la tua ultima possibilità." Dichiarò, i suoi occhi verdi erano quasi minacciosi, Logan era stupito, piacevolmente stupito.
Nikolai arrivò e Flora si rivolse a lui.

"Ehi, tranquillo, appena Brandon arriva compiamo l'incantesimo di delimitazione." Disse la fata, il dio annuì, poi notò Logan.

"E tu chi sei?"
Logan guardò prima Flora, poi il dio. Si alzò e gli porse la mano.

"Logan Bravo, molto piacere." Nikolai lo guardò, ma non ricambiò il gesto, Logan imbarazzato ritrasse la mano.

"Io sono Nikolai, lo spirito primordiale dell'Inverno." Replicò il dio, Flora aggiunse, rivolgendosi a Logan:

"Ed è morto, quindi non può toccarti." Guardò Nikolai. "Smettila di fare questa cosa o appena qualcuno ti conosce ti troverà subito antipatico." Il dio alzò gli occhi al cielo, poi sentirono la porta aprirsi e Nikolai disse, divertito, rivolto a sua figlia:

"Hai il potere di invocarlo o cosa?"
Flora scosse la testa ridendo.
Quando Brandon rientrò, tutti gli rivolsero lo sguardo e lui si congelò quando vide suo fratello. Entrambi si guardarono, poi però, come sincronizzati, si avvicinarono l'uno all'altro e si abbracciarono. Flora sorrise, poi guardò Nikolai e gli fece un cenno indicandogli di seguirla nell'altra stanza. Quando i due fratelli si separarono, Brandon, con un sorriso, disse:

"Sei tutto intero, non me lo aspettavo."

"Potrei dire lo stesso, ma alla fine noi cadiamo sempre in piedi." Replicò suo fratello.

"È una nostra caratteristica."

"Dobbiamo parlare." Dichiarò poi Logan, spegnendo il suo sorriso, ma con il viso dipinto di malinconia.

"Già..." Brandon annuì, lo invitò a sedersi con lui e gli offrì da bere, avevano entrambi bisogno di qualcosa di forte.

"Non ho mai bevuto con te." Disse Logan, accennando un sorriso, guardando il bicchiere che aveva in mano.

"Non ne avevamo l'età quando ancora ci parlavamo." Logan lo guardò e gli sorrise.

"Sei troppo tranquillo."

"Flora ti ha lasciato entrare e sembrava calma, quindi credo che tu non sia qui per mettermi in una situazione che non vorrei."

"Già..." Sospirò. "... sono venuto per chiederti di perdonarmi, e so che non me lo merito, ma sei l'unica persona nella mia mia vita che... beh, credo mi voglia bene, e mi dispiace se non ho fatto altro che farti del male, farti preoccupare, deluderti... per colpa mia potresti finire in prigione, tu, insomma, tu, la persona più irreprensibile che conosca, la più integra, tu mi hai aiutato a scappare, e lo hai fatto perché ti ho minacciato, e un fratello non dovrebbe mai farlo, so quanto quella cosa ti abbia tormentato e l'ho usata contro di te. Mi dispiace." Brandon tenne lo sguardo su di lui, aveva ascoltato ogni parola. Prese un respiro, storse le labbra.

"Logan, io ti ho già perdonato."
Il più piccolo alzò entrambe le sopracciglia per lo stupore. "Io non sono irreprensibile come credi, innanzitutto, perché altrimenti un motivo per minacciarmi non l'avresti avuto."

"Eri un ragazzino e manipolato da nostro padre."

"Questo non cambia ciò che ho fatto." Puntualizzò Brandon. "Ma, oltre a questo, sappi che ho fatto un sacco di errori, e a volte, sai, supero dei limiti che una persona integra ed irreprensibile non dovrebbe..." Si fermò, come per riflettere. "... il punto è che ognuno ha la sua oscurità, ma fino a quando hai ancora la capacità di amare qualcuno, e qualcuno ama te, allora sei salvo. Non ho mai smesso di volerti bene, anche se ti ho odiato a volte... ma ti conosco in fondo e so che non saresti qui se non fosse vero ciò che hai detto. Quando... quando ho visto papà ho capito che non era affatto cambiato, mi ha riversato addosso tutto quel rancore e quell'odio che provavo per lui e che credevo di aver cancellato, e ho capito che per te non provavo lo stesso, che tu sei mio fratello e che non era colpa tua se le cose sono andate come sono andate, che forse io al tuo posto avrei fatto le tue stesse scelte perché non sono integro come credi."
Logan sostenne il suo sguardo.

"Voglio aiutarti se hai bisogno di me."
Suo fratello accennò un sorriso.

"Ho bisogno che tu mi prometta una cosa: impegnati, sul serio, qualcuno che ti vuole bene ce l'hai, non buttare tutto all'aria ed io, ora come ora, ho troppo da perdere, voglio che tu lo sappia."

"Ho tradito la tua fiducia molte volte e lo capirei se non volessi più vedermi."
Brandon abbassò lo sguardo, poi si rivolse di nuovo a lui.

"Hai rischiato molto a venire qui, quindi o sei stupido o per te ne valeva la pena."

"Io non ho niente a che fare con papà."

"Lo so."

"E voglio solo rimettere le cose a posto con te."

"Anche a costo della tua libertà." Aggiunse Brandon.

"Ho messo in conto la possibilità che non mi avresti fatto camminare libero una volta uscito di qui, ma almeno ora ho il cuore più leggero e ne è valsa la pena."

"Sai, Logan, io ho un brutto difetto."

"A quale dei tanti ti riferisci?" Chiese il più piccolo, Brandon sorrise.

"Quando si tratta delle persone che amo, la giustizia me la faccio da solo." Logan gli sorrise. "Puoi stare tranquillo, non ti arresterò."

"A proposito, sergente?"

"Capitano."

"Oh, allora fai sul serio." Lo prese in giro Logan, Brandon rise.

"Forse anche troppo, la mia fata rischia di esserne gelosa." Fu lì che Logan capì che il passato si era chiuso lì, Brandon stava ridendo con lui e gli aveva aperto la porta verso la sua famiglia. Sorrise.

"Sei fortunato." Gli disse, ripensando anche alla chiacchierata che aveva avuto con Flora poco prima.

"Ah, lo so..." Asserì il maggiore, stringendo le labbra in un sorriso. "... a volte penso che sia stata troppo avventata a darmi una possibilità."
Entrambi risero. E fu proprio la keimerina che arrivò, loro la guardarono, lei si rivolse a Brandon:

"Ehi, ehm... non vorrei interrompervi, ma si è fatta sera e vorrei compiere l'incantesimo di delimitazione, va bene?"

"Sì." Rispose il soldato alzandosi. "Io che devo fare?"

"Sangue." Rispose lei con aria colpevole, stringendosi nelle spalle. Lui sospirò, quindi la seguì e fece cenno a suo fratello di fare lo stesso. Su un ramo di nocciolo vi era sparsa della cenere, lei con un gesto lo incendiò. Diede a a Brandon il pugnale, lui lo strinse nella mano chiusa e poi lo sfilò. Fece cadere il sangue in quella debole fiamma, Flora fece lo stesso, quindi andò di fuori con Nikolai mentre Brandon rimase con suo fratello. Logan lo osservò mentre si fasciava la mano e gli disse:

"Sembra una cosa normale."

"Beh, vivere con una fata significa compiere un sacco di incantesimi, ormai ho smesso di provare a capirci qualcosa."
Suo fratello rise. Dopo poco Flora e Nikolai rientrarono.

"Okay, perfetto, ora nessuno potrà varcare la nostra porta a meno che non sia invitato da noi a farlo." Spiegò la fata, Brandon la guardò, poi chiese:

"Keimerina, perché ti vedo diversa?"
Lei non si aspettava che lui potesse notarlo, fu Nikolai che, elettrizzato, rispose, estremamente soddisfatto della sua ultima figlia:

"Si è aperta alla seiðr, la sua aurea magica ha raggiunto livelli altissimi, livelli che... che probabilmente pochi mortali potrebbero aver raggiunto."

Brandon sorrise, non era stupito. La fata invece alzò gli occhi al cielo per il modo di fare di suo padre, poi però, si rivolse a Logan con il suo solito sorriso dolce:

"Ti va di restare per cena?"

"Io..." Il giovane sembrava sorpreso, incerto.

"... mi farebbe piacere." Aggiunse la fata, lui annuì e poi guardò suo fratello che gli fece un cenno.
Quando finirono di mangiare, Logan addirittura si offrì di sparecchiare, mentre Nikolai andava avanti con i suoi racconti sulla prima guerra.

"Le mie amiche sono delle fate molto potenti, ti sorprenderebbero." Insisté Flora, Nikolai alzò gli occhi al cielo.

"Non dico di no, ma non potrebbero raggiungere i tuoi livelli." E stavolta fu Flora che alzò gli occhi al cielo, Logan guardò Brandon e lui annuì per conferma.

"Va bene, va bene, ma ora credo si sia fatto davvero tardi e noi mortali abbiamo bisogno di dormire." Gli disse sua figlia, il dio scosse la testa.

"Va bene... a domani, bocciolo. Signori." Salutò e quindi si smaterializzò sotto i loro occhi. Logan si rivolse a Flora:

"Ti somiglia, ma non ti somiglia per niente."

La fata sorrise.
"Sì, me lo dicono tutti."

Il giovane si alzò per congedarsi, Brandon e Flora si guardarono e poi posarono lo sguardo su di lui.

"Beh, si è fatto tardi, no? È ora di andare anche per me."

"E dove? Guarda che è pericoloso andartene in giro così per la Dimensione Magica." Gli disse suo fratello.

"Lo so, sta' tranquillo, figurati se mi faccio notare." Gli assicurò Logan.

"Beh... e... e come..." Brandon non sapeva neanche cosa chiedergli, Flora sorrise a guardarlo, sapeva che non voleva che suo fratello andasse via.

"Come facciamo se vogliamo chiamarti?" Chiese quindi Flora.

"Posso darvi un numero, ma non è il mio, però se chiamate lì potete rintracciarmi. Solo per le emergenze, mi raccomando."
La fata gli porse carta e penna e lui lo scrisse. "Ora devo davvero andare." Dichiarò, loro lo accompagnarono alla porta. Si scambiarono qualche sguardo, poi Logan disse: "Grazie."

"Dai, vieni qui." Gli disse Flora e lo abbracciò, poi si sorrisero. Logan guardò suo fratello ed anche lui lo abbracciò.

"Mi raccomando, sta' attento."

"Sta' tranquillo, e state attenti anche voi. Se avete bisogno di me, sapete come trovarmi, insomma... intendo se avete bisogno di una mano con tutta questa storia io... beh, io posso aiutarvi."

"Grazie," Gli disse Brandon, "ma sarebbe pericoloso per te, la fortuna non va sfidata due volte."

"Va bene, ma tenetemi aggiornato, dovrò conoscere il mio nipotino." Brandon annuì, con un sorriso.
Quando Brandon chiuse la porta alle spalle di suo fratello, gli ci volle qualche secondo per riprendersi. La testa era sul punto di esplodergli. Flora teneva lo sguardo su di lui.

"Come stai?"

"Io..." Lui non trovò le parole. "... è assurdo... " La guardò, con un sorriso incredulo. "Dimmi che cosa fare."

"Fidati di lui, è cambiato." Rispose la fata. Brandon affondò le spalle e sorrise.

"Oh, grazie, era esattamente quello che volevo sentirmi dire, ti adoro!" Esclamò sollevato, la fata rise, ma lui la raggiunse e la abbracciò e la baciò.
"Allora, la situazione è questa," Disse il soldato. "domani è l'ultimo giorno che sia, se proprio così vogliamo definirlo, normale prima che arrivi la fine del mondo, io non devo andare a lavoro, e a tal proposito devo parlarti di una cosa ma lo faremo domani, tu non la smetti di essere sempre così bella... quindi, che ne dici?"
Flora annuì, sorrise e allora lo baciò, passando con lui l'ultima notte d'amore prima che arrivasse la fine del mondo.

Ehilà dolcissimi germogli di lullabea! È passato un po' di tempo ma la sessione estiva mi ha distrutta, perdonatemi!!
Capitolo inaspettato, forse? Che ne dite? Scusatemi tanto per l'attesa, grazie davvero per come state seguendo la storia!
Ah, ci tenevo a dirvi che dal prossimo capitolo entreremo nel vivo della guerra e... anche se abbiamo avuto scene importanti con Riven e Martha, ci sarà ancora molto, non solo su di loro. Come sapete mi piace soffermarmi un po' su tutti i personaggi, ma insapettatamente per questa storia ci ho messo più capitoli per entrare nel vivo...
Beh, vi lascio e vi prometto il prossimo capitolo in tempo!
Vi adoro e vi strAmo,

xoxo Florafairy7

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