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Capitolo 16

UN CUORE TORMENTATO

"Che cosa vuoi?" Chiese Musa quando aprì la porta. Sembrava assonnata ma era primo pomeriggio, a quanto pareva la fata della musica aveva ritmi un po' diversi. Quando Riven le rivolse uno dei suoi sguardi fu costretta a lasciarlo entrare. Chiuse la porta e lo raggiunse. L'appartamento era in penombra, quindi si era risparmiato anche un po' del caldo cocente che il fitto picchiare dei raggi del sole avevano causato, e per terra era un po' appiccicoso a causa della salsedine, data la vicinanza al mare, e anche alla poca importanza che la fata riservava alle faccende domestiche. Riven sembrava arrabbiato, ma Musa lo conosceva: era la quiete prima della tempesta. Si avvicinò a lui, mentre indosso aveva soltanto dei pantaloncini e una canottiera che non riservava molto all'immaginazione. Rimase in silenzio in attesa, e la tempesta arrivò.

"Ti rendi conto di quello che hai scatenato?! No, dico, immagini, anche lontanamente, quanto sei stata stupida?! Per che cosa?! Posso sapere per quale motivo hai fatto quello che hai fatto?! Davvero, io non mi capacito!" Sbraitò Riven, arrabbiato, allibito, incredulo.
Musa sospirò seccata e replicò:

"Senti, innanzitutto vedi di calmarti. Punto secondo: che cosa vuoi ancora? A che ti riferisci adesso?"
Riven le rivolse uno sguardo incredulo, scosse leggermente la testa.

"Hai dato magia nera a Vymarna e a causa tua Linphea rischia di essere distrutta! Ci sono i giganti che si stanno svegliando, metteranno tutto a ferro e fuoco e con buone probabilità ci uccideranno tutti, compreso il bambino di Flora! Voglio sapere solo il motivo per cui hai fatto una sciocchezza così grande e soprattutto come diavolo fai a restartene così indifferente!" Esclamò lui con rabbia. Musa tenne lo sguardo su di lui, ma con un'aria calma e di superiorità.

"Hai finito?"

Riven era scioccato. "S-sì, ho finito." Replicò impaziente.

"Bene." Dichiarò la fata e quella sua aria sfacciata imbestialì il giovane professore. "Cerchiamo di vederci chiaro: la magia nera ha svegliato i giganti... e chi sono?"

"Sono i nemici degli dei, quindi anche di Vymarna, di Nikolai, e quindi anche di Flora." Rispose lui, con toni più bassi ma molto, molto agitato, guardandola.

"Capisco... e quindi ci sarà una guerra? E chi la vincerà? Flora con i suoi fiorellini e Brandon col suo bel faccino? Davvero?"
Riven si accigliò e si avvicinò a lei di scatto.

"È inutile che fai la stupida: la faccenda è molto seria. Abbiamo poche probabilità di vincere ed è tutta colpa tua."
Musa non si mosse, ma sorrise.

"Abbiamo? Hai intenzione di combattere anche tu? Oh, che ingenuo che sei... eppure ti ricordavo molto più sveglio... cos'è, Basing-seh ti ha rammollito? O forse è stata la melissa?"
Riven la prese per le braccia stringendo forte la presa, con rabbia.

"Non ho ancora detto niente agli altri, ma lo farò. Sei caduta così in basso, Musa..." La guardò negli occhi blu, quelli che una volta erano ridenti. La lasciò andare. "Ti porti persino un bambino che non è ancora nato sulla coscienza." Aggiunse, Musa fece spallucce. Riven a a quel punto si sentì ferito e si avviò alla porta, ma prima di andare dichiarò: "Mi fai tanta pena." E uscì sbattendo la porta. Musa sospirò e scosse la testa, ma subito dopo prese il cellulare: chiamò immediatamente Javier Bravo.

Su Linphea, invece, Flora, Brandon, Martha ed Helia erano di fronte ai sovrani ed avevano spiegato loro la situazione. La principessa Crystal stava per dire qualcosa, ma la regina la fermò subito con uno sguardo ed esordì:

"Beh, se persino la melissa e il bach ci parlano di un pericolo tanto oscuro ed incombente, mi sembra giusto prendervi in considerazione. Ma il punto è che... cioè, il mio vero problema sei tu, keimerina."
Flora la guardò. "Hai riportato qui l'Inverno a nostra insaputa, non contenta sei rimasta incinta di un umano che, sapevi bene, avrebbe potuto creare con te qualcosa che nessuno voleva, ed ora hai svegliato i giganti. Keimerina, i giganti! Nessuno di noi esisteva ai tempi dei giganti! La mia domanda è: perché ci vuoi distruggere?"
Flora fu mortificata da quelle parole, ma non abbassò lo sguardo.

"V-vostra altezza, con il dovuto rispetto, vi rispondo: io non voglio distruggervi."

"A me sembra il contrario." Aggiunse Crystal, ma Flora le gettò solo uno sguardo perché si rivolse nuovamente alla regina.

"Sono una guardiana di questo pianeta, è la mia casa, mia madre è uno spirito della natura di Linphea, io... l'ultima cosa che voglio è che questo pianeta venga distrutto. È per questo che vi stiamo chiedendo di evacuarlo; fra tre giorni ci sarà il plenilunio e riacquisteranno le loro forze, non ci sarà posto per i mortali."

"Ti consideri superiore a noi?" Chiese la regina. "Lo sappiamo, sei divina, ma non ti vogliamo qui, non ti abbiamo mai voluta. È per questo che hai voluto affermare la tua autorità?"

"No, no, ve lo assicuro, vostra maestà!" Insisté Flora. "Vi prego, mettevi al sicuro. Se Jotun deciderà di combattere neanche le mura di questo palazzo saranno sicure. Bisogna andare via di qui."
Mentre lei parlava, la regina la osservava. Rimase in silenzio per qualche istante e poi replicò:

"E poi cosa accadrà? Se vincerai, intendo... poi vorrai controllare il pianeta, suppongo, riprenderti quello che credi ti appartenga."

"No, vostra altezza, assolutamente no, io... mi basta la mia casa, ed avere con me mio figlio."

"Non credo che sia possibile." Dichiarò la regina, tenendo lo sguardo su di lei.

"Vostra altezza," S'intromise Martha. "c'è una profezia."

"Non m'importa delle profezie!" Esclamò la regina Amarantha, sbattendo la mano sul bracciolo del trono. Guardò Flora con astio.

"Se credi di essere l'unica in grado di difendere questo pianeta, bene, te lo lascerò fare, non ho alcuna intenzione di sacrificare vite linpheiane per la tua personale guerra contro i giganti. Ma stammi a sentire: quel bambino rimarrà nel cuore del pianeta fino a quando sarà necessario. Rimetti a dormire i giganti oltre le montagne e solo allora, quando sarò certa che te ne andrai e che non ti azzarderai ad appropriarti del mio pianeta, lo riavrai."
Ci fu silenzio, Brandon lo ruppe:

"Vostra altezza, con ogni rispetto ed onore, non potete usare un bambino come prezzo di un ricatto."

"Non potrei, è vero." Replicò la regina, agitata ma solo all'interno, annuendo. "Ma per quello che avete fatto potrei tranquillamente punirvi, ed anche severamente, Linphea sa tenere il pugno duro quando è necessario, e per un'infrazione così antica, come l'Inverno, potrei utilizzare una pena altrettanto antica, come quella di morte. Ma non lo sto facendo, no. Anzi, vi sto dando l'occasione di vendicarvi dei vostri nemici e vi sto dicendo che riavrete vostro figlio, ma alle mie condizioni."
Non ci fu altro modo di andare contro quanto stabilito dalla regina, e a quel punto i ragazzi si videro costretti ad accettare le sue imposizioni.
Era quasi il tramonto quando si diressero da Vymarna, ma furono fortunati, o forse no, a non incrociare il gruppetto che c'era stato poco prima.
Quando arrivarono nell'antro di Vymarna, era chiaro che qualcosa non andava. Le sue ninfe erano tutte ferme, le naiadi accanto al loro specchio d'acqua, le driadi ferme accanto ai loro alberi, mentre le aurae erano vicino a loro. Rivolsero a loro lo sguardo quando entrarono, ma nessuna si mosse, tranne Jovia e Astrea che si materializzarono subito davanti a loro.

"Keimerina, perché sei qui? Li senti anche tu?" Chiese Jovia con aria grave, Flora annuì. Le due ninfe li condussero immediatamente davanti alla quercia e Vymarna uscì dal suo albero. Sembrava stanca.

"Mi aspettavo una visita, a dir la verità." Disse la Natura, poi accennò un sorriso e fece loro gesto di sedersi, ma loro furono riluttanti. "Voglio tenere con voi una conversazione pacifica. Sedetevi."
Brandon e Flora si rivolsero uno sguardo, quindi decisero di acconsentire. "Innanzitutto," Esordì la Natura, "voglio far sapere al bach e alla melissa che mi hanno deluso molto." Helia sostenne il suo sguardo, ma Martha lo abbassò. "Ma se me lo chiederai, Martha, sono disposta a perdonarti." La melissa la guardò subito, stupita. Flora però sembrò infastidita da quella scena.

"Io... potente Vymarna, io vi rispetto, e vi ho molto a cuore. Perdonatemi." Disse la bionda, Vymarna annuì con aria soddisfatta.

"Ora invece voglio porti una domanda, Brandon." Lo guardò, lui non si sentì intimidito quanto Lei avrebbe voluto. "Perché le menti?" Chiese e fece un veloce cenno della testa verso Flora. Lui non si aspettava quella domanda, Flora lo guardò. Il giovane sospirò, guardò Flora e abbassò lo sguardo. La keimerina era confusa, per un istante ebbe paura. "Non lo protegge più." Disse la Natura e Flora le rivolse lo sguardo. "Il vostro giochetto è giunto al termine. Da quando ho l'Inverno il cuore della Natura su Brandon non ha alcun effetto, non è vero?"

"Brandon è vero?" Domandò Flora, basita, preoccupata. Lui la guardò, dispiaciuto, e confessò:

"Sì, è vero..." Il giovane aveva l'aria sconfitta, mentre Flora era ormai preoccupata.

"Ma... come? Noi... abbiamo compiuto il rito e..."

"Questo prima che concepiste l'Inverno e che io lo custodissi nel mio cuore. La magia non sempre prende percorsi lineari. E vi è rimasta la parte peggiore: siete ancora indissolubilmente legati l'uno a l'altra, ma con quale guadagno? Al momento nessuno. Un solo cuore che neanche funziona." La Natura ridacchiò fra sé, poi guardò Flora. "Keimerina, ascoltami, abbiamo un grosso problema e interessa ad entrambe liberarcene: i giganti."

"Lo so, è per questo che sono qui." Replicò Flora, accigliata, arrabbiata.

"Bene, mi fa piacere che siamo d'accordo. Sono sicura che tuo padre saprà istruirti bene, ma voglio che tu tenga bene in mente una cosa: ti conviene non tradirmi, in nessun momento, mai. Dovrai proteggermi, perché solo tu puoi. Oh, Flora..." Sorrise, "... sai, se non fosse per tuo padre non mi comporterei così con te. Ma devo. Devo per forza perché siete pericolosi, siete imprevedibili, ed io non posso permettermi di rischiare con voi."

"Hai intenzione di combattere con noi?" Chiese Flora, seria, di fronte a quel sorriso accennato.

"Certo, certo che sì, ma sai anche che in fondo è te che vogliono. Sei tu che li hai sconfitti la prima volta. I giganti tendono ad essere molto rancorosi, e vendicativi anche. Sta' attenta. Te lo dico perché in fondo sei stata una brava guardiana, mi dispiacerebbe se morissi."

"Per questo mi hai lasciata nelle mani dei cacciatori?" Replicò la fata, Vymarna sospirò.

"Anche tu sei rancorosa, a quanto vedo..."

"Vymarna, basta con i tuoi giochetti. Sta' certa che non saremo le tue guardie personali, dovrai aiutarci." Disse Brandon, lei lo guardò.

"Non mi tirerò indietro, potete starne certi. Sono la Madre Terra, come potrei?"

"Con chi ti sei alleata per la magia oscura?" Chiese Flora.

"Ci sono segreti che non posso rivelare neanche a voi." Rispose la Natura, accennando un sorriso. Si alzò. "Adesso andate. Come da accordo combatteremo insieme, direi che possiamo dichiarare una tregua. E quando tutto sarà finito, come per volere della sovrana di Linphea, pondererò se sia il caso che l'Inverno torni con voi."

"Flora dovrebbe essere l'unica portatrice del bambino." Disse Brandon, la Natura gli rivolse uno sguardo pieno di astio.

"No, non credo sia il caso. Anzi, se proprio vogliamo una sola portatrice, direi che Flora potrebbe anche spezzare il suo legame."

"Non esiste, non mi fido di te. E non hai niente da ponderare: la regina ha detto che alla fine di questa storia riavremo nostro figlio." Sbottò Flora, ma Vymarna dichiarò:

"La regina è mortale."

Quella sera, nonostante Nikolai fosse lì con loro e parlava, Flora ad un certo punto smise di ascoltarlo. Teneva lo sguardo sul suo soldato, che invece prestava attenzione all'Inverno, cercando di capire quel mondo gli era stato da sempre tanto estraneo. Sentiva ancora Vymarna dentro di sé, Lei gli scorreva dentro e gli stringeva le viscere, e lui non le aveva detto niente. Si era dedicato a lei, era stato disposto, senza batter ciglio, a lasciare tutto per salvare lei. Faceva così, lui, si parava davanti e faceva di tutto per impedire che lei potesse sentire dolore. Si chiese se un giorno sarebbe riuscita ad impedire che soffrisse lui perché, per quanto ci provasse, c'erano cose del suo cuore che lui teneva nascoste persino a se stesso.

"Bocciolo?" Ripeté Nikolai, lei si scosse.

"Cosa dicevi?" Chiese la fata, prestandogli attenzione.

"Che Ymir è la brutta copia della nostra magia, ma per sconfiggerlo dovremo essere astuti. Non si distrugge ghiaccio col ghiaccio."

"E gli altri spiriti della natura?" Chiese Brandon. "L'Autunno, l'Estate e la Primavera?"
Nikolai alzò gli occhi al cielo, ripensando ad un passato molto lontano.

"Loro... beh, loro è tempo, molto tempo, che hanno abbandonato la forma antropomorfa." Incrociò le braccia e si perse un po' tra i pensieri. "Durante la guerra combatterono, ma presto l'Estate si tirò indietro, e con lei anche l'Autunno. La Primavera ci sostenne per un po', aveva troppa soggezione di Vymarna, ma quando capì che le cose si stavano mettendo male raggiunse gli altri. Io e Vymarna siamo quelli rimasti, gli altri pensano a loro stessi, anzi, si sentono anche in diritto di farlo. Forse loro non comprendono, non sentono tanta responsabilità, in fondo sono nati dopo."

"Dopo?" Chiese Flora, lui annuì.

"La prima è stata Vymarna, nata dalla goccia del Cielo, quando Linphea si stava formando. Un settimo di secondo dopo sono nato io. Dopo di me, cinque secondi dopo di me, Primavera, e poi passarono altri sei secondi, e nacque Estate, per ultimo, Autunno, dopo che passarono altri sei secondi. Ma non capite, quei secondi furono lunghi."
Si fece abbastanza tardi, Nikolai si rese conto che loro avevano bisogno di dormire e finalmente li lasciò andare. Prima però, rivolse a Flora uno sguardo dolce, leggermente malinconico, la fata gli sorrise.
Quando raggiunse Brandon lo trovò davanti allo specchio, si stava guardando quel marchio che lo accompagnava da anni ormai. Quando lui la vide entrare si distolse subito, le gettò uno sguardo e poi aprì di più la finestra che una folata di vento aveva socchiuso. La fata lo seguì con lo sguardo, si infilò la camicia da notte e si alzò i capelli in uno chignon.
"Non ti chiedo nulla se non vuoi." Esordì lei, si mise al suo posto nel letto, ma seduta, e gli rivolse lo sguardo. Brandon teneva la schiena appoggiata alla spalliera del letto, la guardò.

"No, non voglio." Replicò lui, ma sembrava tormentato.

"Ma devi sapere che non è una cosa solo tua. Non puoi proteggermi sempre da tutto." Aggiunse lei, lui si limitò a guardarla. Flora scrutò i suoi occhi ambra, che conosceva molto bene e che leggeva ogni giorno. "Devi fidarti di me."

"Mi fido di te." Replicò lui, prendendole la mano e intrecciando le dita con le sue. "È solo che... non voglio parlare di Lei, non voglio che sia così presente tra di noi."

"Perché non me l'hai detto?"

"Eravamo d'accordo sul non fare domande." Precisò lui guardandola e accennando un sorriso. Flora strinse le labbra, poco soddisfatta. "Mi dispiace, davvero, ma... è più di quanto la mia mente riesca a gestire e..." I suoi occhi divennero lucidi. "... non mi sento più io, non sento più di essere il padrone della mia vita e ho paura."
Il cuore di Flora si spezzò al sentire quelle parole.

"Mi dispiace." Fu tutto ciò che lei riuscì a dire, lo abbracciò e sentì che lui la strinse forte e allora non si mosse perché capì che aveva bisogno di lei.

Il giorno seguente, Brandon si diresse su Eraklyon. Se doveva dedicarsi a Linphea doveva almeno mettere le cose a posto nel suo regno prima, doveva raccogliere le informazioni che gli servivano, e doveva anche parlare con Sky. La sua fata gli assicurò che andava tutto bene, e lui le promise che nel caso di un'emergenza non si sarebbe fatto attendere. La keimerina aspettò suo padre che quella mattina andò da lei per avere tutte le notizie. La fata, mentre aspettava, rassettò la casa ed apriva ogni finestra per il caldo, legò i lunghi capelli in uno chignon per scoprire il collo. Lei e suo padre sedettero in veranda sperando in un po' di vento, ma l'aria era ferma. Flora gli raccontò tutto, ma rimase sorpresa quando alla fine suo padre le rivolse lo sguardo e aveva gli occhi lucidi. Le sorrise.

"Io... sono così orgoglioso di te, davvero." Si passò una mano tra la barba. "Ma..." Lasciò cadere la frase, Flora gli prese la mano.

"Lo so. Ma ti prometto che farò del mio meglio."

"Su questo non ho dubbi." Replicò l'uomo. "Ma sembra che tutti provano continuamente a portarti via da me." Rodols pianse, il cuore di Flora si spezzò. Ancora una volta.

"Papà..." La fata si avvicinò di più a lui e gli posò una mano sul viso.

"Tu sei giovane, hai una vita davanti, una famiglia che ha ancora da crescere, ma non fai che ritrovarti in guerre e pericoli e..." La guardò negli occhi, che erano dello stesso colore di quelli di Alyssa. "... non è giusto. Se potessi farlo prenderei il tuo posto. Mi dispiace, tesoro."
Flora, amareggiata, lo abbracciò.

"Lo so, papà, tranquillo, lo so bene." Lo lasciò andare, lo guardò con un sorriso. "Ma, ehi, avremo delle fantastiche storie da raccontare al tuo nipotino." Rodols accennò un sorriso, solo la sua Flora sapeva essere tanto dolce.

"Promettimi che sarai cauta, attenta, che non ti sfiorerà mai, neanche per un secondo, il pensiero di sacrificarti per Lei perché non lo merita."
Flora abbassò lo sguardo, ma Rodols le alzò il mento con un dito. "Tu sei più preziosa di Lei."
La fata annuì, incerta, e poi abbracciò di nuovo suo padre. Rimasero per un po' in silenzio, suo padre la osservava. A metà mattina però, l'uomo fu costretto ad andare: aveva un'anatra-tartaruga da curare.
Quando fu sola, Flora rimase lì in veranda, osservando il cielo e perdendosi nei suoi pensieri. Dopo tanto tempo, dopo anni, capiva finalmente Tecna. Aveva capito cosa intendeva la sua amica quando parlava di quell'abisso che la mangiava dentro, aveva capito cosa significava provare tutto ma non provare niente, e poi, proprio come era successo a Tecna, aveva avuto il suo clic. Aveva finalmente reso parole quello che le era accaduto, e sì, le sue ali tremavano ancora, ma ora sapeva che doveva lottare per qualcuno che aveva bisogno di lei. Il suo bambino aveva bisogno che la sua mamma tenesse duro, che lottasse, che si alzasse da quella polvere. E lei aveva intenzione di farlo.
Sussultò quando bussarono alla porta, ma sapeva chi era: era stata lei a chiamare le sue amiche, ed Aisha era già lì. Le disse dov'era e le chiese di raggiungerla facendo il giro della casa, la sua amica fece come le era stato detto.

"Flora!" Esclamò appena la vide, la keimerina si alzò e abbracciò subito la sua amica. "Mi sei mancata così tanto, scusami, sono sempre così impegnata!" Si giustificò la fata dei fluidi, mortificata. Flora le sorrise.

"Ehi, scherzi? Tra meno di un anno ci sarà la tua incoronazione, non mi aspetto altro che diligenza da parte tua." Il suo viso s'incupì leggermente. "Ma grazie per essere venuta, ho bisogno di te." Aisha capì che non sarebbe seguito niente di buono.
La keimerina le parlò dei giganti, di ciò che aveva saputo, di ciò che stava per accadere.

"Ehi, ehi, ferma, aspetta." Le disse la principessa, cercando di rendere il suo tono il più dolce possibile, purtroppo la sensibilità non era il suo forte, ma per la sua amica era il minimo. La keimerina la guardò, in attesa. "Capisco tutto, anche se mi sembra davvero assurdo, dopo Zvonimir non credevo potessimo trovarci in una situazione peggiore, ma dimmi come stai tu. Dimmi un po' che succede."
Flora sospirò, si appoggiò allo schienale della sedia.

"Sono preoccupata, ho paura. Paura di non farcela, paura di perdere tutti e so di non potermelo permettere... oh, sapessi come mi sento quando sento questo piccolino muoversi, non... non riesco a dirtelo con le parole." Aisha sorrise, guardando la sua amica. "Ma sono preoccupata, e ho paura per Brandon." La principessa scosse la testa, chiedendo spiegazioni. "Da quando Vymarna ha il bambino con sé il cuore della natura non ha più effetto su di lui. Sente tutto, Aisha, tutto, ed io..." Si passò una mano sul viso, come per trovare un ordine tra quei pensieri. "... e se non ce la facesse? Se Vymarna fosse allo stremo e lui non lo reggesse? O se decidesse di mettere me al primo posto, come fa sempre? Io non posso perderlo, Aisha, non posso." Distolse lo sguardo, la sua amica fu felice di averle fatto quella domanda o Flora non avrebbe mai parlato. Le prese la mano.

"Flora, ascoltami: non puoi sapere cosa accadrà. Non tormentarti già da ora, non puoi. Se vinceremo contro i giganti allora Vymarna resisterà e con Lei anche Brandon. Per il resto... non posso risponderti, lo conosciamo bene tutti, ma spero che le cose non si mettano tanto male da costringerlo a prendere una decisione."
La keimerina si poggiò le mani sugli occhi per ricacciare dentro le lacrime e poi si scosse, rivolgendo un sorriso alla sua amica.

"Dai, raccontami un po' come va su Andros, le ragazze sicuramente non arriveranno a breve." Risero, sapevano che la puntualità non era una caratteristica delle Winx.

"Beh, innanzitutto, la mia migliore amica rende terribilmente difficile consolarla dato che sposta l'attenzione lontano da lei." Flora sospirò, con un sorriso accennato chiedendo comprensione. "E poi... tra Nex e mio padre le cose non vanno bene."

"Che succede?"

"Mio padre sostiene che Nex non prenda buone decisioni, che sia troppo azzardato, ma Nex chiede più fiducia o non potrà mai dimostrare il suo valore."

"E tu come stai?" Chiese Flora, prendendole la mano. Aisha prese un respiro.

"Io... io mi sento divisa in due. Mi fido di Nex, ma mi fido anche di mio padre, e lui è un buon re e so che le sue decisioni sono quelle giuste. Mi sento confusa."

"Su Nex?" Chiese Flora, preoccupata.

"No, sull'essere regina. È da tutta la vita che mi preparo e presto sarà il momento, ma più si avvicina più mi sento poco adatta."

"Io credo..." Disse Flora dolcemente. "... che è normale avere paura e sentirsi confusi, è un intero regno! Ma tu sei intelligente, furba e caparbia. Sono certa che quando sarà il momento prenderai le decisioni giuste."

"Ti voglio bene." Le disse Aisha, sorridendole.

"Te ne voglio anch'io." Replicò Flora e le baciò la mano con affetto.

Su Eraklyon, invece, Brandon non era ancora col principe Sky, ma si era dedicato ad altre faccende sapendo che Sky era con suo padre. Lui però doveva riflettere, quella mattina Joshua l'aveva fermato, con molta discrezione, e gli aveva passato delle informazioni molto preziose. Aveva speso il resto della mattinata controllando i video di sorveglianza di alcune aree del palazzo, e aveva pedinato Carter attraverso questi. Quel tipo sembrava impeccabile sotto ogni punto di vista. Non aveva alcun contatto con l'esercito. Eppure ne era certo, c'entrava lui con quell'indulto. Quel pomeriggio sarebbe andato sulla riva ovest.
Raggiunse Sky, mentre la sua mente era invasa dai pensieri. Quando entrò nelle stanze del principe, trovò il re e suo figlio che intrattenevano una discussione dai toni abbastanza accesi, e Adrian Carter era lì. Il capitano salutò come si conveniva, poi il re gli chiese:

"Brandon, stamattina è stato qui l'ambasciatore di Linphea, dice che i sovrani hanno intenzione di evacuare il pianeta e che sei stato tu a chiederglielo. Hanno chiesto asilo."
Brandon gettò un'occhiata a Carter, che era al fianco del re, il che non gli piacque, e poi si rivolse al suo re.

"È vero, vostra maestà, Linphea va evacuata." Guardò Sky, sembrava pieno di domande, gli fece capire che gli avrebbe spiegato tutto. "Ieri sono stato a palazzo e ho avuto un incontro con i sovrani, il pericolo che incombe sul pianeta è di dimensioni colossali. Ma sono stato lì per metterli in guardia, non mi sono mai fatto garante per Eraklyon, ve lo posso assicurare, e, anzi, non credo che quello di cui il nostro regno abbia bisogno ora sia di accogliere profughi."
Il re lo osservò, poi accennò un sorriso.

"Sono felice che tu sia d'accordo con me, era quello che provavo a spiegare al tuo principe."

"Padre, quello che sto provando io a spiegarvi è che invece Linphea può essere un alleato davvero prezioso, e poi si tratta di umanità." Il re alzò gli occhi al cielo, poi però si alzò.

"In ogni caso, siamo costretti a riparlarne dopo, io devo andare." Rivolse lo sguardo a Carter, poi salutò Brandon con un cenno e lui fece un inchino, quindi lasciò la stanza. Sky guardò il suo scudiero disperatamente in cerca di spiegazioni, lui sospirò.

"Sky, la questione è davvero seria."

"C'entra il motivo per cui non sei venuto ieri?" Chiese il principe, a braccia incorciate, mentre rifletteva.

"Sì." Rispose il suo scudiero, cupo. "Abbiamo un problema di quelli grossi: Vymarna è invasa dalla magia nera, e questo, in aggiunta al fatto che l'Inverno è con Lei, ha risvegliato i giganti."

"Giganti?" Fece eco Carter, ma sembrava esserci una nota di scherno nella voce. Brandon lo fulminò con lo sguardo, quindi si rivolse a Sky. Il principe sembrava basito e dispiaciuto. Provò a mettere insieme delle parole, poi poggiò una mano sulla spalla del suo amico e gli disse:

"Avete intenzione di combattere, non è vero?"

"Beh, certo." Rispose il suo amico. "Pare che siano nemici giurati degli dei e vogliano la loro vendetta, Nikolai li sconfisse all'alba dei tempi, ed ora indovina con chi se la prenderanno." Quella notizia atterrò ancor di più il principe.

"Brandon, mi dispiace così tanto. Dico sul serio, non vi meritate tutto questo."

"Ti ringrazio." Gli fece un cenno, si scosse da quell'amarezza e aggiunse: "Ma sta di fatto che Linphea non è più un posto sicuro, però Eraklyon non è il regno adatto ad aiutarli, non adesso. E a livello di numeri ne ho già parlato con Flora e facendo i calcoli tutti i linpheiani staranno bene anche senza l'intervento di Eraklyon. Non possiamo permetterci tante spese né tanto caos, potrebbe essere pericoloso."
Si aprì ancora la discussione, Carter stava dalla parte di Sky, sostenendo che dovevano accogliere i linpheiani e che, a parte il salvare delle vite, avrebbero potuto ricavarne un'eterna riconoscenza da parte di quel regno così ricco di risorse naturali; dal canto suo, Brandon, che la pensava come il re, sosteneva che Eraklyon viveva una posizione troppo instabile e delicata per accogliere dei profughi, per non parlare delle risorse che a stento bastavano per il regno e non sapevano assolutamente come avrebbe reagito il popolo.
"E poi Flora avrebbe parlato con le ragazze stamattina, mi ha detto che lo avrebbe proposto ad Andros, Solaria, Sakoma e Domino. Sky, su quei pianeti non c'è un pericolo per la monarchia e, diciamoci la verità, noi siamo ricchi, ma non di risorse, e sono quelle che sfamano le bocche, non il nostro esercito."

"Sì, ma..." Stava provando a dire Carter, Brandon sentì il cellulare vibrare e lo prese subito, giustamente preoccupato. La sua espressione costrinse Sky a chiedere.

"Ehm... torno subito." Si giustificò lui in fretta, e lasciò la stanza. Quando chiuse la porta, Andrian poté finalmente rivolgersi al principe.

"Dovresti pensare a ciò che ti ho detto ieri."
Sky lo guardò, ma il suo viso era duro.

Oltre quella porta, Brandon prima di rispondere si fece un sacco di domande: un numero sconosciuto poteva significare anche suo padre, non lo sapeva.
"Pronto?"

"Sono io." Al sentire quella voce Brandon si gelò. Istintivamente si diede un'occhiata veloce in giro, si allontanò dalla porta.

"Che succede?" Chiese, ma era quasi impaurito che qualcuno potesse ascoltare.

"Papà mi cercava, volevo avvisarti nel caso gli venisse in mente di cercare anche te. Hanno emanato un mandato di cattura, pare che ora sia un cacciatore."

"Hai chiamato tardi, mi ha già trovato. Io stesso ho emanato quel mandato." Replicò con la voce sconfitta.

"Oh... mi... mi dispiace. Non... non riesco a non chiedermelo: Flora?"

"Ha provato a prenderle le ali." Rispose, era estremamente turbato, quella conversazione era assurda. Sentì che Logan sospirò.

"Mi dispiace, davvero. Era per questo che avevo deciso di chiamarti, sai, per metterti in guardia. Mi sa che sono arrivato tardi, ma non è stato facile."

Brandon appoggiò le spalle al muro, quei minuti sembravano difficili per entrambi.
"Beh, grazie, lo apprezzo, dico sul serio."

"Ed ora come sta?"

"Cerca di riprendersi."

"E tu? Tu come stai?"

Ma ormai aveva un nodo in gola. "Logan, ora devo andare, scusami. Grazie comunque per il gesto."
Riattaccò. Gli ci volle più di un secondo per riuscire a calmare quel tremore che aveva dentro.

Su Linphea erano arrivate tutte e, quasi come se quella situazione fosse stata surreale, erano tutte sedute in veranda all'ombra da quel sole tanto caldo, solo Stella aveva deciso di spostare la sua sedia affinché su di lei invece quei raggi arrivassero. Le sei amiche furono entusiaste di ritrovarsi, persino Musa sembrava essere a suo agio. Flora però fu costretta a frenare quell'entusiasmo perchè dovette raccontare alle sue amiche quello che stava succedendo. Le ragazze si scurirono tutte in viso, preoccupate, sapendo che purtroppo la loro pace non durava mai quanto volessero.

"Beh, Flora, puoi starne certa: noi combatteremo con te." Le assicurò Bloom con un sorriso sincero, la sua amica lo apprezzò.

"E Vymarna è dalla vostra?" Chiese Musa, curiosa. Si beccò qualche occhiataccia e rettificò: "Cioè, dalla nostra? Abbiamo il suo sostegno?"

"Sì," Rispose Flora annuendo. "diciamo che abbiamo raggiunto una sorta di tregua. Almeno per il momento ci uniamo contro il nemico comune."

"E com'è questa cosa della magia divina? La seiðr?" Chiese ancora la fata della musica. Flora fu sorpresa dalla curiosità tanto viva della sua amica, sapeva che era un tipo che preferiva agire che tergiversare. Stava per rispondere, ma sgranò gli occhi quando lo vide.

"Tecna, è un anello di fidanzamento quello?!" Esclamò Flora con un sorriso, la giovane arrossì lievemente mentre tutte le altre le prestarono attenzione.

"B-beh, s-sì, cioè, io..."

"Come abbiamo fatto a non notarlo?!" Si rimproverò Bloom entusiasta.

"Beh, è una pietruzza minuscola..." Borbottò Stella, ma si beccò un'occhiataccia da parte di Aisha.

"Tranquille, ragazze," Disse Tecna, con un sorriso, imbarazzata. "cioè, non ho voluto aprire l'argomento dopo una notizia del genere."

"Tecna, scherzi? È una cosa meravigliosa e siamo tutte incredibilmente felici per te!" Le disse Flora. "Oh, ed io che sto qui a parlarvi di guerra, mi dispiace!" Schioccò la lingua, mortificata. "Allora, raccontaci com'è andata."

"Vi sposerete su Magix?" Chiese Bloom.

"Io confezionerò il tuo vestito, non è vero?" Disse Stella.
La giovane dai capelli violetti non poté fare a meno di sorridere, rispose con calma alle sue amiche.

"Me l'ha chiesto... beh, nel suo stile, nel nostro stile, siamo entrambi persone molto semplici, ed anche la cerimonia sarà così." Disse e per sua sorpresa non poté spegnere il suo sorriso. "Ci sposeremo su Magix, una cerimonia di quelle tradizionali, Timmy ci tiene e la sua famiglia anche, e a me non dispiace a dir la verità."

"Che ne pensano i tuoi?" Chiese Aisha, lei si strinse nelle spalle, storcendo le labbra.

"Sapete come siamo noi zenithiani... ma magari lo apprezzeranno lo stesso. Avevamo pensato alla fine dell'autunno, ma mi sa che ora sia il caso di posticipare un po' l'evento, abbiamo una questione molto più importante da risolvere che organizzare un matrimonio." Rivolse lo sguardo a Flora, lei le mostrò riconoscenza con un cenno. Poi però guardò Musa, e notò che la sua migliore amica di un tempo non aveva la stessa felicità negli occhi delle altre, accennò un sorriso, Musa lo ricambiò, ma non era sincera.
Le ragazze erano tutte entusiaste per Tecna e spesero del tempo davvero speciale tutte insieme come ai vecchi tempi. Ma la fata della musica, tra i vari discorsi, ruppe quell'armonia, riaprendo quell'argomento che a nessuno piaceva.

"Nikolai ha ancora la magia? Cioè, ti insegnerà lui?" Chiese rivolta a Flora, il sorriso della keimerina si spense subito. Gettò un'occhiata alle altre, tutte come lei erano diventate serie, e un po' incredule a dirla tutta.

"Sì." Rispose la fata, "mi insegnerà lui, anche se non ha la sua magia, cioè è un essere magico ma non ha più i pieni poteri dell'Inverno. In fondo è questo che è una keimerina: una depositaria della magia dell'Inverno." Ci fu silenzio, Flora si schiarì la voce. "A proposito di questo, ragazze, volevo parlarvi di una questione importante: Linphea va evacuata, e spero che possa contare sui vostri pianeti. Parlerò anche con re Hermann per chiederegli se Sakoma può offrire asilo."

"Certo che sì." Disse Aisha. "Andros non dimentica l'aiuto che ha ricevuto anni fa, ne parlerò con mio padre stasera, domani stesso manderemo l'ambiasciatore." Flora le sorrise.

"Solaria è aperta, ma devo fare alcune premesse: non esiste che si piantino alberi e piante varie, sono allergica e voi non volete, vero, che mi coli il naso e mi si gonfino gli occhi?"
Le altre risero, la principessa le guardò. "Io sono seria. E comunque, credo sarà solo difficile trovare sistemazione per tutti, ma sono o non sono la migliore organizzatrice di eventi stellari di sempre?" Flora le sorrise, scuotendo la testa.

"Flora, puoi stare tranquilla." Le disse Bloom guardandola. "Domino chiaramente non rifiuterà il suo aiuto, oggi stesso ne parlerò con i miei genitori." Flora le sorrise, poi la rossa aggiunse: "Ed anche Eraklyon, Sky sicuramente sarà d'accordo." La keimerina alzò entrambe le sopracciglia, sorpresa, e la sua amica lo notò. "Tu... non credi?"

"N-no, non è questo, è che..." Balbettò leggermente per giustificarsi, sapeva che la sua amica era molto permalosa. "... beh, forse per Eraklyon non... beh, non è il tempo migliore per accogliere una popolazione in difficoltà."
Bloom alzò un sopracciglio, Flora si affrettò ad aggiungere: "Cioè, intendo, lo sai, con quello che sta succedendo, l'incoronazione di Sky..." Flora sembrava in difficoltà davanti all'espressione della sua amica, si chiese se sapesse effettivamente cosa stesse accadendo sul pianeta di cui presto sarebbe diventata regina, se sapesse della crisi, se sapesse del malcontento, se avesse almeno idea del tasso di povertà. Cercò di uscirne. "... potrebbe non esserci spazio per tutti. Ecco."

"Beh..." Bloom la prese bene, forse. "... Eraklyon ha i suoi problemi, ma ha un cuore grande. Accoglieremo chi ne avrà bisogno. È un gran regno."

"Indubbiamente, o Brandon non sarebbe disposto a farsi uccidere ogni santo giorno per proteggere la Corona." Sì, forse c'era una puntina di sarcasmo nelle parole della keimerina.

"E questo gli fa onore, sai che Sky si fida ciecamente di lui, ed anch'io." Replicò la rossa. "La nostra vita è nelle sue mani."

"Ne va di conseguenza che potresti agire più responsabilmente invece di andartene in giro per i pianeti e pretendere che lui ti accompagni." Flora si pentì subito di quelle parole, si alzò e chiese: "Volete altro tè freddo?" Ma Bloom non era tipo da ignorare un affronto come quello e replicò:

"Forse anche tu potresti essere più corretta e non divertirti la sera a discutere degli affari politici di un altro regno. Non lo sai, ma portare una corona è pesante, più di quello che immagini, ci sono persone che dipendono da te e dalle tue decisioni."

"E secondo te io non so come ci si senta? Sto facendo evacuare un intero pianeta per far in modo che nessuno rimanga ucciso da quest'assurda guerra che mi sta venendo incontro!" Sbottò Flora, ma capì che aveva superato il limite. Abbassò lo sguardo, mentre gli occhi azzurri di Bloom le passavano attraverso. "Scusate." Disse la keimerina dopo qualche istante di silenzio attonito. "Sono nervosa e... e me la sono presa con te, Bloom, perdonami." Ammise. Forzò un sorriso appena accennato. "Porto altro tè. Oh, e se volete potete fermarvi per pranzo." Sotto lo sguardo delle sue amiche andò dentro, posò la caraffa vuota sul piano della cucina, ma dovette appoggiarsi contro di esso e mantenere la calma. Aveva persino esagerato con una sua amica. Si coprì il viso con le mani.
"Smettila, smettila, smettila, smettila." Si ripeté.

"Già, perché è inquietante che parli da sola."
Flora aprì subito gli occhi e vide Tecna a pochi passi da lei. Sorrise divertita, ma aveva l'aria davvero esausta. La sua amica lo aveva capito. "Tranquilla, Bloom non se l'è presa davvero."
Flora strinse le labbra.

"Lo spero... sai, sono solo... solo preoccupata, e il fatto che Brandon esca la mattina e non so mai se tornerà a casa ferito, o peggio, beh... ora come ora non aiuta affatto."

"Avessero tutti un lavoro come il tuo: circondata da innocue ragazzine con crisi amorose!" Scherzò la sua amica.

"Avessi ancora quel lavoro!" Replicò Flora, ridacchiando. "Oh, storia un po' lunga e non ho avuto il tempo di aggiornarti. Ma, Tecna, voglio davvero dirti che sono così felice per te. Davvero. Dimmi la verità: come stai dentro?"
Tecna sorrise.

"Sto bene. Sto davvero bene, e mi sembra così assurdo perché tre anni passati nel buio te lo fanno dimenticare com'è. Ora quell'abisso mi sembra lontano, sto scoprendo tante cose, e sto scoprendo delle emozioni che... beh, che non conoscevo neanche prima."

"Ne sono felice. E Timmy è un uomo fortunato."

"Anch'io lo sono con lui. Ha avuto pazienza, ha un amore costante a cui posso affdarmi. Mi mostra cose ogni giorno, di me, di lui, è come se stessi conoscendo lui ma stessi conoscendo davvero anche me." Si avvicinò a lei e le prese le mani. "Quello che ti è successo non dovrebbe succedere a nessuna fata, e probabilmente ora quel mostro sta mangiando te, ma non permetterglielo, Flora, non devi permetterglielo. Aggrappati al barlume di luce che hai ancora, io non l'ho fatto e ho dovuto vagare per ritrovarlo. Aggrappati alla tua identità, alla tua famiglia, all'amore che senti. E lotta, Flora. Non dimenticherò mai quello che hai fatto per me, come mi sei stata vicina. Lo so che non sono più una fata, ma sarò al tuo fianco. Vincerai, Flora, e tu e Brandon stringerete vostro figlio tra le braccia. Sarà il bambino più bello del mondo e vi somiglierà un sacco. O forse si farà guidare dalla zia Tecna e non vi somiglierà per niente perché tu e Brandon vivete di cuore, mentre sulla mia strada si vive di testa." Entrambe risero, ma avevano le lacrime agli occhi.

"Ti voglio bene, Tecna." Le disse la sua amica, la giovane dagli occhi azzurri sorrise.

"Te ne voglio anch'io."
Flora la abbracciò, e Tecna non si tirò indietro.

Negli stessi istanti, Riven era appoggiato alla sua windrider, fermo sotto un albero per coprirsi dal sole, ed aspettava la melissa fuori al palazzo reale di Linphea. La sua mente però non si fermava dal vagare. La cosa che più lo tormentava era se rivelare ai suoi amici ciò che sapeva su Musa e non aveva idea che lei nel frattempo stava collaborando proprio con quegli esseri viscidi che avrebbe volentieri preso a pugni.
Si sentiva tradito da lei e ciò faceva montare una rabbia che era un po' di tempo che non provava. E se avessero perso contro i giganti? Oh, la colpa sarebbe stata principalmente di Musa e a lei non importava. E non le importava che un pianeta venisse distrutto, lei, che con lui aveva combattuto per salvarli i pianeti. E non le importava che una sua amica, quella con gli occhi dolci e il cuore buono, quella che si teneva dal parlare per poter ascoltare con pazienza, quella che tutti ci avrebbero scommesso sarebbe stata un'ottima madre, avrebbe perso suo figlio. A lei non importava. La Musa che conosceva lui aveva un cuore pieno di passione, si sarebbe buttata a capofitto a lottare per impedire tutto quello. Mentre la nuova Musa aveva fatto spallucce. Si chiese se non fosse anche colpa sua, che non c'era stato quando lei aveva compiuto l'incantesimo che le aveva oscurato il cuore.

"Ehi!"
Riven fu scosso dai suoi pensieri e si ritrovò davanti la melissa. I suoi capelli dorati sembravano brillare al sole, quelle onde si muovevano dolcemente ma erano ferme nell'aria.

"Ehi." Gli venne fuori un po' duro e la melissa se ne accorse.

"Va tutto bene? Ho fatto tardi? Perché dovevo sistemare delle cose per un incantesimo e, sai, certo materiale non si lascia incustodito se vai a Darillium che è abbastanza lontano da qui." Si giustificò lei, stringendosi nelle spalle con la sua solita aria un po' impacciata.

"No, no, tranquilla, va tutto bene." Replicò il giovane, ma era chiaro che era turbato e Martha non l'aveva mai visto così, lei.
Il giovane non disse altro e le porse un casco, quindi si diressero insieme su quel pianeta così lontano. Ci arrivarono dopo qualche ora, eppure su Darillium era l'alba. Riven osservò la melissa mentre si risistemava i capelli dopo ore schiacciati nel casco, lei se ne accorse.

"Cosa c'è?" Chiese la giovane, alzando un sopracciglio. Lui accennò un sorriso.

"No, niente. Anzi..." Si schiarì la voce. "Scusami per prima. Io... era un po' che non avevo dentro delle emozioni e mi hanno un po' destabilizzato." Ammise senza guardarla.

"Oh, ti ringrazio." Dichiarò la melissa, ma cercò di non dare a vedere quanto quel gesto l'avesse toccata. "Beh, andiamo, vediamo se il Maestro può aiutarci."
Lui annuì, ma mentre camminavano verso l'ingresso della grande struttura dorata, simile ad una cattedrale, Riven le sfiorò la mano.

Frattanto, su Eraklyon, Brandon era con il principe, il quale gli aveva chiesto di accompagnarlo nei giardini. Eraklyon in estate era bellissima: era primo pomeriggio e il sole era grande e di una luminosità calda che costringeva a rivolgergli il viso. Faceva caldo, ma chi veniva da lì ne era abituato.

"Che succede?" Chiese lo scudiero, guardando il suo amico che sembrava piuttosto pensoso.

"Beh, in realtà vorrei chiederti lo stesso. Cosa credi che succederà su Linphea?"
Brandon fu preso di sprovvista, storse le labbra incerto.

"A dir la verità, non lo so." Ammise. "Vymarna stessa crede che le cose si metteranno male, Lei e Nikolai hanno già combattuto una volta contro Jotun e i suoi figli."
Sky si fermò e Brandon con lui, lo guardò.

"Per il momento sei sollevato da ogni incarico." Dichiarò il principe, serio. Il suo scudiero sgranò gli occhi.

"C-che cosa?"

"Brandon, mi avevi chiesto tempo e io te l'ho dato, ma non puoi pensare alla Corona ed anche ai giganti." Spiegò Sky, ma era calmo, con aria grave. Brandon cercò di mantenere la calma.

"È vero, lo so, è vero, ma sono a tanto così. Sky, ascoltami, ho una pista, ma non è semplice..."

"... e quando tra due giorni i giganti si sveglieranno tu cosa farai? Saluterai Flora come ogni mattina e verrai qui a palazzo?"
Il soldato sospirò, si sbottonò qualche bottone della giubba.

"Ascoltami, puoi fidarti soltanto di me e lo sai bene."

"Non hai risposto alla mia domanda." Insisté il principe, Brandon scosse la testa, spazientito.

"Non lo so, va bene?! Non lo so! Non so neanche fra due giorni che succederà, non so come combatterli, non so niente! Ma questo non vuol dire che non tengo fede al mio impegno: Sky, non puoi fidarti di nessuno, fra pochi mesi ci sarà l'incoronazione e vogliono farti del male, lo sai bene."

"Lo sai che sei mio amico, ma non posso più affidarmi a te in un tempo come questo."
Brandon sembrava ferito, quella mancanza di fiducia nei suoi confronti era del tutto inaspettata.

"Scommetto che ti affiderai a Carter, non è vero?"

"Non farla una questione personale!" Sbottò il principe.

"Certo che la faccio una questione personale! Devo per forza! Tu non hai idea di cosa..." Si fermò. Se Sky si fidava ciecamente di Carter avrebbe mandato a monte ogni cosa, avrebbe fatto come suo solito, sarebbe andato da lui a chiedere 'perché se si chiede con rispetto si riceve sincerità'. Prese un respiro. "Stai prendendo una decisione sbagliata."

"Questo lascialo decidere a me." Replicò il principe, Brandon scosse la testa. "Ma non vuol dire che non siamo amici e che io e Bloom non vi daremo una mano per qualsiasi cosa di cui avrete bisogno."

Era a questa conversazione che Brandon pensava mentre si dirigeva sulla riva ovest. Non poteva credere che il suo amico avesse scelto di affidarsi a Carter, quello che aveva fatto da garante per l'arruolamento di Vela, quello che sicuramente era dietro a tutto quello che stava accadendo in quel palazzo perché era chiaro che era sua intenzione manipolare Sky e il re. Era più di un arrampicamento sociale, Brandon lo sapeva, ne era certo.
Il sole si stava abbassando già, avvicinandosi poco a poco verso l'orizzonte, Brandon bussò a quella porta. Nessuno rispose. Finestre aperte e tende chiuse: sicuramente erano in casa. Bussò ancora, ma più violentemente.

"Molina, apri! Guardia Reale di Eraklyon!" Esclamò bussando alla porta. Dopo qualche istante quella porta si aprì, era un giovane che sembrava essere un po' in là con l'età a causa della trascuratezza. Appena aprì alzò entrambe le mani.

"Io non ho fatto niente di qualunque cosa sia che mi accusate." Dichiarò subito.

"Che ne dici di una chiacchierata?"

-

Darillium era un pianeta molto particolare. Non aveva abitanti, non aveva una monarchia, era il pianeta che ospitava il Cerchio, una congrega di saggi magici. Per il resto, nessuno avrebbe mai voluto vivere lì. Un giorno su Darillium durava quindici anni, e una notte ventiquattro. L'ambiente era desertico, la sabbia rossa, ma faceva freddo.
L'unica cosa che incantava di Darillium erano le Torri Cantanti: due grandi menhir di cui nessuno conosceva l'origine, ma che regalavano una meravigliosa melodia a chi stava ad osservarle.
Avevano appena lasciato la cattedrale e ciò che avevano saputo era stato abbastanza importante. Martha gettò un'occhiata a Riven, notando la sua espressione crucciata.

"È così che eri prima?" Chiese la fata, rompendo il silenzio. Lui le rivolse lo sguardo e il sole che sorgeva alle spalle della melissa la rendeva estremamente affascinante.

"Sì." Rispose lui senza troppi giri di parole.

"Beh, mi piaci di più come sei adesso, cioè, non in questo istante ma intendo adesso."
Riven ridacchiò, lei non sembrava a disagio.

"A dir la verità, neanch'io mi sto troppo simpatico quando divento così..."

"Cos'è che ti ha riportato indietro?" Chiese ancora lei.

"Una persona del mio passato." Rispose il giovane.

"Forse è arrivato il momento di chiudere quella porta socchiusa allora." Dichiarò lei. Riven la guardò, sorpreso, ma attratto. C'era in lei qualcosa di così puro che... che la baciò. Quando la lasciò andare, la melissa gli rivolse lo sguardo, stava per dire qualcosa, ma invece gli tirò uno schiaffo.

-

Le ragazze erano andate via quando Nikolai apparve a casa. Era quasi il tramonto e Flora stava leggendo quel libro datole da Faragonda. Alzò lo sguardo per vedere che Nikolai si era materializzato di fronte a lei.

"Come sta andando?" Chiese lui con un cenno verso il libro, andò a sedere accanto a lei.

"Non male." Rispose la giovane. "A quanto pare sono potente."

"Avevi qualche dubbio?" Replicò lui con un sorriso, ogni volta che la osservava le rivolgeva degli occhi così carichi di malinconia, aspettative, affetto, che Flora si ritrovava ad abbassare lo sguardo.

"Perché questa magia non si è mai manifestata dentro di me? Perché quando ho imparato a gestire la magia del freddo non ho avuto l'istinto di questa?"

"Perché sei la madre dell'Inverno, sei l'unica tra le mie figlie che può usare questa magia." Lei accennò un sorriso.

"Credi che possiamo farcela?" Lui stava per rispondere ma lei aggiunse: "E metti l'egocentrismo da parte, per favore."

"Beh, non sarà facile. La prima volta è stata una guerra lunga, molto lunga, e Jotun, Beli e Ymir hanno combattuto senza riserve. Usai un incantesimo che mi distrusse, credimi, mi ci vollero anni per riprendermi." Ci fu silenzio. "Sarà difficile, e sono svegli e sono crudeli. Studieranno un piano, sicuramente attaccheranno subito, spinti dall'istinto, ma non impiegheranno il massimo delle loro forze."
Sentirono la porta: Brandon era rientrato. Il soldato posò le sue cose sul tavolino, ma sentì la sua spada vibrare. La sfilò di poco e notò che le rune che vi erano incise brillavano.

"Non ci credo!" Esclamò Nikolai, Brandon la rimise subito nel fodero alzando lo sguardo, come colto di sorpresa. "Tu... tu puoi impugnarla?" Chiese il dio stupito, Brandon era perplesso.

"Perché la cosa ti stupisce? Ti sembro inadatto anche a questo ora?"

"No, no, no, certo che no, anzi." Rispose Nikolai, accennò un sorriso. "È una spada che ha una lunga storia, tutto qui."
Flora li raggiunse, ma quando lo vide chiese subito:

"Brandon, è sangue quello?" Lui si diede un'occhiata e notò il sangue sulla camicia, la guardò e ci volle più di un secondo per rispondere.

"Non... cioè..." Non trovò le parole.

"Secondo me, abbiamo bisogno di mettere a terra una strategia: abbiamo solo due giorni per farci trovare preparati." Proruppe Nikolai, loro due gli rivolsero lo sguardo, Brandon leggermente riconoscente. "Abbiamo una mappa di Linphea?"
Chiese lo spirito.

"Sì," Rispose Flora, "la trovi nella libreria." E fece cenno a Brandon di seguirla in cucina.

"Non ti arrabbiare! Non ti arrabbiare, per favore! Ti spiego..." La pregò ora che erano soli, Flora gli rivolse lo sguardo, alzando un sopracciglio, tenendo le braccia incrociate.

"Bene, ti ascolto."

Lui sospirò.
"Ci sono delle persone che se tratti troppo bene non collaborano."
La fata scosse la testa. "Non vorrei mai arrivare a tanto, ma a volte devo."

"E hai saputo quello che ti serviva?" Chiese Flora, ma era indispettita.

"Sì, e Sky è in pericolo perché si sta fidando della persona sbagliata. Ha sollevato me dagli incarichi e si sta affidando a Carter." Lei abbassò la guardia per ascoltare. "Ho scoperto chi è uno dei due dell'imboscata: è il fratello di Jorge Molina, della riva ovest, che avrebbe dovuto scontare ancora undici anni ma ha avuto un indulto che gli è stato garantito direttamente dai Servizi Segreti. Mi ha detto che Carter gli è andato a parlare, e in cambio dell'indulto ha fatto arruolare il fratello di Molina nell'esercito sotto falso nome."

"Brandon, se è vero devi avvertire Sky." Affermò Flora, il giovane scosse la testa ed incrociò le braccia, pensoso.

"È la parola di un malvivente contro quella di Carter e, credimi, Sky al momento si fida molto di lui ed anche il re. Ho bisogno di prove, ho bisogno di coglierlo sul fatto. Domani andrò a Broken Hill, farò una visita a Karkov."

"Brandon." Gli posò le mani sulle braccia incrociate. "Non superare alcun limite che sai non vorrei. Per favore."

"Non sono impietoso." Puntualizzò lui.

"Lo so, e hai un cuore nobile, è per questo che ti faccio questa richiesta." Dichiarò lei, il suo sguardo era dolce. Flora fece per raggiungere Nikolai ma lui la fermò prendendole la mano e riportandola di fronte a lui. Lo interrogò con lo sguardo.

"Mi ha chiamato Logan oggi." Confessò il soldato, lei aprì la bocca ma non venne fuori alcun suono, poi balbettò:

"Come...? Dove...?"

"Mi ha detto che è venuto a sapere di nostro padre, voleva mettermi in guardia."

"Gli credi?" Chiese lei.

"Sì." Rispose Brandon, col viso scuro. "Quando si tratta di nostro padre facciamo fronte comune."

"Ti ha detto dov'è ora?"

"No, o almeno non gliene ho dato il tempo. È stato assurdo sentirlo dopo tutto questo tempo e dopo quello che è successo. La sua voce era..." Sospirò. "... non lo so, è che ogni volta desidero che sia cambiato."

"Beh, sai cosa penso... io non credo che Logan abbia un cuore cattivo, ma la sua solitudine gli ha fatto prendere strade che l'hanno costretto a fare delle scelte... e ha fatto quelle sbagliate. Ma puoi star sicuro che se ti ha fatto questa telefonata è perché una parte di lui tiene molto a te."
Disse Flora, lui le alzò il mento con un dito e sorrise. "Lo so, ti amo anch'io, ma devi cambiarti questi vestiti." Aggiunse lei trattenendo un sorriso e poi andò nell'altra stanza, mentre Brandon rimase per un secondo a pensare prima di fare come gli era stato detto.

Ehilà dolcissimi germogli di lullabea! Come va? Capitolo abbastanza pieno, vero? Vorrei davvero sapere cosa ne pensate di questi avvenimenti quindi personalmente non mi dilungo troppo, ma lascio questa nota per ringraziarvi! Siete dolcissimi e meravigliosi, grazie per come state seguendo questa storia, per come lasciate i vostri voti, i commenti e i vostri messaggi!
Vi adoro alla follia! 🌸🌸❤❤❤❤❤

xoxo Florafairy7

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