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Capitolo 14

TEMPISMO IMPERFETTO

"Sicura di stare bene?" Chiese Brandon mentre si abbottonava la giubba, passando lo sguardo da lei allo specchio. "Se vuoi faccio qualche telefonata e oggi rimango a casa. Che dici? Ce ne stiamo un po' per i fatti nostri." Flora era seduta accanto alla finestra, si voltò per guardarlo e gli sorrise accennatamente.

"Brandon, te l'ho già detto: sta' tranquillo. Anzi, va' o farai tardi."
Lui si diede un'occhiata allo specchio e poi si avvicinò a lei.

"Va bene, ma per qualunque cosa, qualunque, chiamami, ed io sono qui in un istante, okay?" Le alzò il mento con un dito. "Okay?"

"Okay." Assentì lei con un sospiro, poi si alzò e lo voltò, spingendolo verso la porta. "Adesso vattene, su! Non devi preoccuparti, io metto a posto la serra che con questo freddo le mie pervinche staranno soffrendo." Lo mise praticamente alla porta. Brandon le rivolse ancora uno sguardo, lei gli sorrise. Il soldato la baciò sulla fronte e andò via.

"Ti amo!" Le disse andando.

"Ti amo anch'io." Replicò lei, lo seguì con lo sguardo e poi chiuse la porta. Sospirò, ma non andò alla serra. Sedette di nuovo accanto alla finestra. Mentre guardava di fuori e il suo sguardo si perdeva nel cielo limpido, Flora osservò le prime nuvole che facevano capolino.
Andare via e gettarsi tutto alle spalle, ma era davvero quella la soluzione? Quel vuoto che sentiva mangiarla dentro poteva mai riempirsi lasciando il suo bambino, suo figlio, nelle mani di un'altra? Sentiva così tanta rabbia dentro che se avesse potuto, in quel momento, avrebbe sradicato Vymarna con le sue mani, ma tutto rimaneva immobile, e lei anche. Riflettendo, si intrecciò i capelli, ricordando ciò che sua nonna, la madre di Rodols, le diceva riguardo le trecce: la tristezza sarebbe stata intrappolata tra i capelli, e il suo cuore avrebbe sofferto meno. Ma poco cambiò, perché al sentire un guizzo nel suo grembo, come delle bollicine, la rabbia e la tristezza presero il controllo di lei e le lacrime cominciarono a caderle lungo le guance. Come avrebbe potuto andare avanti? Sentiva un macigno sul cuore, un senso di colpa che la mangiava viva. Lo stava abbandonando, non era stata abbastanza coraggiosa né abbastanza potente da salvarlo. Lei, che Vymarna e Linphea intera temevano, a quanto pareva inutilmente, non era stata in grado di riprendersi suo figlio. E allora come avrebbe potuto mai continuare a difendere la Dimensione Magica? Come avrebbe potuto prendersi cura della sua famiglia? Tutto ormai le sembrava collassare, e la confusione divenne padrona della sua mente. Avrebbe voluto che Brandon fosse stato con lei in quel momento, avrebbe voluto semplicemente averlo vicino, ma non poteva chiedergli di fermarsi con lei e contemplare la tristezza. Non poteva e non poteva neanche lei restare ferma così senza reagire. Non poteva continuare ad essere così confusa.
Bussarono alla porta e lei sussultò. Si asciugo in fretta le lacrime e si diede una sistemata, quindi andò ad aprire. Il bach le rivolse un sorriso e lei lo lasciò entrare dopo che lui le diede un bacio sulla guancia. Flora lo invitò ad accomodarsi e gli preparò del tè.

"Come stai?" Chiese Helia guardandola negli occhi. Lei strinse le labbra in un sorriso.

"Bene, credo."

"Flora, per favore, sii sincera. Sono qui perché sono un tuo amico."
Lei sospirò e si appoggiò allo schienale della sedia.

"Beh, la verità è che non so cosa sento, Helia." Replicò scuotendo la testa, con la voce tremula. "Sento tanta rabbia, tanta tristezza, tanta delusione, tanta paura, e tanta colpa. E non saprei dirti neanche esattamente il perché. Ma ora eccomi qui, pronta a lasciare tutto e... e sinceramente non so se sia la cosa giusta, ma è necessario perché io ci sto perdendo la testa e anche il cuore."
Helia tenne lo sguardo su di lei. I suoi occhi blu erano così intensi che potevano attraversarla. Rimase in silenzio, aspettando che la fata potesse continuare. "Dopo quello che è successo nel bosco io... è come fosse scattato qualcosa dentro di me che... che mi fa avere paura. Sento una paura che mi scorre dentro, che mi trema dentro."

"Ne hai parlato con Brandon?" Chiese lui con il viso scuro.

"No, a dir la verità no." Confessò lei con gli occhi acquosi, appoggiò i gomiti al tavolo. "È che... è che non ci riuscivo, e lui ci ha provato, credimi, ci ha provato tanto a capire, ma non riuscivo a renderlo parole. Mi rendo conto che sono stata io a tenerlo fuori, a non aprirmi con lui, ma mi sentivo soffocare dentro se solo ci pensavo... ma ora con questa storia di andare via si è sbloccato un altro clic e sentivo di dover lasciare fuori almeno qualcosa."

"Beh, parlami del bosco." Dichiarò lui, con aria seria ma con il suo solito tono comprensivo. Lei scosse la testa.

"No, basta."

"Flora, sono qui per ascoltarti. Parlami del bosco." Insisté lui. La fata sostenne il suo sguardo per qualche istante, deglutì.

"Da quando mi hanno presa mi sento le loro mani addosso. Sento le mie ali come se fossero continuamente sfiorate, e la paura come se stessero ad un attimo per spezzarsi. E mi sento così in colpa per non essere riuscita a liberarmi da loro, a non essere riuscita a difendermi. Mi sento così..." La voce le si spezzò ed iniziò a piangere, Helia allungò il braccio verso di lei e le prese la mano. "... sento la vergogna addosso di essere stata tra le mani dei cacciatori. Sento che è colpa mia se è successo tutto questo ed ho una paura tremenda." Confessò lei e continuò a piangere, Helia quindi si alzò e la abbracciò. Ma Flora lo sorprese, perchè si sciolse dalla sua presa e lo allontanò.

"Scusami, ma ho bisogno di restare un po' da sola." Si giustificò lei. Il bach, perplesso e un po' turbato, annuì.

"Lo capisco, tranquilla." Si schiarì la voce. "Ma ero venuto anche per dirti una cosa: credo che dopo quella notte da Vymarna sia cambiato qualcosa."

"Che intendi?"

"Che la natura sente confusione. E paura."

"Forse perché siamo entrambe circondate dalla magia dell'Inverno, cioè, Vymarna ed io."

"Non lo so, ma è un tremore, è una paura che pervade la natura. È come se sapesse, come se si stesse preparando a qualcosa di grande, non riesco a spiegarti a parole."

"Beh, sinceramente non so neanche se riguardi me a questo punto." Replicò la keimerina. Incrociò le braccia e si strinse nelle spalle, stava per congedare il suo amico, ma in quell'istante si materializzò Nikolai ed entrambi trasalirono.

"Ma dove sei stato?" Chiese Flora, scrutandolo, notando l'agitazione nel suo sguardo.

"Bocciolo, siamo nei guai. Bach, sono felice che tu sia qui." Disse il dio, passando lo sguardo dall'uno all'altro.

Su Eraklyon, Brandon non poteva neanche immaginare quello che stava accadendo a casa sua, ma Sky notò la sua espressione mentre percorrevano i corridoi del palazzo, quindi gettandogli un'occhiata chiese:

"Che ti succede?"

"Devo sbrigare delle faccende importanti, riguarda... quello che ti è successo." Rispose lui, pensoso.

"Beh, c'è altro, te lo si legge in faccia, e non c'entro io."

Lo scudiero sospirò e ammise: "Beh, sì... è che... ti ho raccontato di ieri, e stamattina a dirla tutta non me la sentivo a lasciare Flora da sola. E poi lo sai, noi abbiamo un legame un po' 'speciale' ed è come se quello che sente l'altro per noi è un po' amplificato... e, sì, io stamattina sentivo che volesse dirmi qualcosa, che c'era qualcosa che la tormentava. Ultimamente parla così poco, e so che devo aspettare, che quando se la sentirà, quando sarà pronta mi parlerà, si confiderà con me e... non lo so, stamattina mi sembrava pronta, ma non ho voluto insistere, non voglio metterle pressione."

"Sai che se hai bisogno di tempo basta che tu me lo dica." Disse Sky, tenendo lo sguardo su di lui ma il suo scudiero continuò a guardare davanti a lui.

"Per te è un problema se torno a casa prima oggi?"

"No, ma..."

"... bene, allora sta' tranquillo, perché sono a tanto così da capire cosa diamine sta succedendo in questo palazzo sotto i nostri stessi occhi." Concluse il suo scudiero.

"Brandon, un'ultima cosa."
Il soldato, che stava già andando, si fermò subito per ascoltarlo. "Ho visto che hai emanato l'ordine di cattura per Barrera. Mi chiedevo se fosse un caso che l'altro cacciatore abbia il tuo stesso cognome."
Brandon prese un respiro, guardò il suo amico.

"Per te è importante saperlo?"

"Direi che questa sia già una risposta." Dichiarò Sky, scuotendo la testa. Brandon fece qualche passo verso di lui e disse:

"Ascolta, non è importante, davvero, ed è inutile aprire questo capitolo."

"Ti avevo posto una domanda e tu mi hai mentito. Te lo avevo chiesto chiaro e tondo perché lo conoscessi e tu hai scelto di non dirmi la verità. Ho totale fiducia in te, ma se menti..." Sospirò. "... rendi le cose difficili."
Brandon si accigliò e si affrettò a dire:

"Ehi, no, aspetta, mi dispiace averti mentito ma sai che puoi fidarti di me. Sono il tuo scudiero e il tuo migliore amico, lo sai bene che puoi fidarti."
Sky sostenne il suo sguardo, con aria pensosa.

"Come...?" Sospirò ancora. "Chi è?"
Il suo scudiero tentennò per un attimo, poi però, senza abbassare lo sguardo, rispose:

"È mio padre."
Sky annuì, senza far trapelare nulla dalla sua espressione, poi guardò il suo amico.

"Bene, puoi andare. Ci vediamo dopo."
Brandon annuì, ma era poco soddisfatto e si vedeva. Gli fece un cenno e si allontanò, mentre Sky entrò nella sala del trono per raggiungere suo padre.
Il soldato si diresse al piano di sotto, nell'ufficio dell'armeria. Chiuse la porta, tirò fuori quei documenti e cercò di riflettere. A quanto pareva, con quello che aveva scoperto su Vela, le sue teorie potevano essere fondate. Brandon camminava per la stanza parlottando fra sé.

"Guarda caso arriva questo qui a palazzo, Folch lo recluta senza problemi, e il nostro amico mente sulle sue esperienze. Potrebbe essere perché non erano sufficienti al reclutamento? Certo che potrebbe essere, ma non in questo caso, dato che Vela ha un viso stranamente familiare. Allora che facciamo? Ecco cosa facciamo!" Aprì il fascicolo, lo sfogliò. "Perché sei così stranamente somigliante a Molina? E perché tre settimane fa Molina ha avuto un indulto? Il verbale è praticamente bianco, ma io la risposta ce l'ho. E allora, potrei dire che Carter non c'entra niente? Certo. Potrebbe essere uno della Guardia ad aver mediato per l'indulto? Sì, certo che sì. Floch stesso? Non penso proprio, sarà anche vecchio ma non è un traditore. E allora perché proprio Carter? Perché me lo dice l'istinto, e il mio istinto non sbaglia, o almeno quasi mai." Si fermò per un attimo, il pensiero della sua fata gli balenò per la mente ma lui lo mise da parte. "Mi dispiace, tesoro, ma devo un attimo capire... allora, la mia teoria è: Carter sta organizzando tutto e devo capirne il perché, ma sta di fatto che non è solo. Si è portato qui Vela, l'ha fatto reclutare e magari Folch non si è accorto praticamente di niente, ed è lui, con altri che devo capire chi, ha attentato a Sky. Va bene? Okay, mi sembra una teoria piuttosto logica. Posso fidarmi di Joshua? Ci credo, gli ho salvato la vita e quel ragazzo più di una volta ha dimostrato il suo valore, ha gli occhi puliti. Bene." Sospirò e si guardò intorno. "Ma devo smetterla di parlare da solo."

-

"Credo che tutto questo stia diventando inverosimile." Disse Flora, stanca, scuotendo la testa. Helia era appoggiato al muro, gettando ogni tanto uno sguardo alla finestra, mentre Flora a braccia incrociate non riusciva a sedersi tanta agitazione aveva dentro, Nikolai andava su e giù per la stanza.

"Vieni con me da Alyssa, te lo confermerà lei. E non so se Vymarna senta già qualcosa, non credere che lei non sia confusa quanto noi. Ha un qualcosa di estraneo dentro di Lei, l'Inverno non le appartiene e ce l'ha nel cuore. Credimi, non ha tutto sotto controllo come vuole farci credere." Dichiarò il dio, agitato, tormentandosi le labbra con le dita esattamente come faceva Flora. La keimerina alzò lo sguardo verso di lui, incerta. "Bocciolo, fidati di me."

"Sai che ti dico? Non è affar mio." Replicò Flora, scurendosi in viso. "In fondo Linphea mi ha fatto ben capire che qui non sono la benvenuta, quindi se c'è un problema se ne occuperà Vymarna. Io vado via di qui, e tu te ne torni nel mondo degli spiriti."

Nikolai prese un respiro e la sua espressione indicava che era spazientito, Helia passò lo sguardo dall'uno all'altro e decise di intromettersi. Poggiò una mano sulla spalla di Flora, lei con lo sguardo seguì il gesto e poi si rivolse a lui, che le disse:

"Flora, ti conosco e tu non sei così. Se vuoi un consiglio, io credo che dobbiamo andare da tua madre e capire cosa sta succedendo. Se Linphea è in pericolo è anche affar tuo: ne sei la guardiana."
Lei sostenne il suo sguardo, ma tentennante. Si sciolse dalla sua presa e si allontanò di qualche passo.

"Non lo so..." Disse agitata. "... non lo so, io devo capire, devo pensarci, non è così semplice e..." Le squillò il cellulare e prendere quella chiamata, mentre Helia e Nikolai tenevano lo sguardo su di lei, fu come tirare un sospiro di sollievo. "Ehi, che succede?" Chiese rispondendo a telefono, poi notando che i due la osservavano ancora decise di dirigersi in cucina, lasciandoli nel salotto.

"No, niente, volevo solo sentirti. Come sta andando? Come stanno le tue pervinche?" Chiese Brandon dall'altra parte. Lei sospirò stringendo gli occhi, cercando di contenere tutte quelle emozioni, tutte quelle preoccupazioni che in poco tempo quella mattina le erano piombate addosso.

"La verità? Non l'ho aperta la serra stamattina." Rivelò poi.

"Stai bene? Non mi piace la tua voce."

"Sì, sì, sto bene, poi magari quando torni parliamo."

"Volevi dirmi qualcosa stamattina?" Chiese ancora lui, la fata fu sorpresa da quella domanda. "Scusami, non voglio metterti pressione, dico sul serio, ma lo sai, quando vorrai parlarne di quella cosa io..."

"Lo so." Lo interruppe lei, sorrise. "Tranquillo." Ci fu silenzio. "Brandon, puoi tornare presto, per favore? E per presto intendo fra un po', non c'entra Martha e il resto. È venuto Nikolai ed ora sembra che ci sia... è complicato, devo spiegarti da vicino. Lo so che hai tanto da fare, e che Sky è a rischio, ma..."

"... tranquilla. Risolvo un paio di questioni e sono da te." La interruppe lui. Flora sorrise, ma dentro sentiva un'agitazione che la mangiava.
Quando tornò nell'altra stanza, sia Helia che Nikolai la interrogarono con lo sguardo.

"Per ora non andiamo da nessuna parte: io devo pensarci e comunque devo parlarne prima con Brandon."
Nikolai alzò gli occhi al cielo e replicò:

"Sai bene che lui non capirà."

"Non apriamo quest'argomento perché rischierei di essere scortese." Sbottò Flora, scuotendo la testa. Ma Helia la sorprese dicendo:

"Flora, sai che stimo molto Brandon, ma Nikolai non ha tutti i torti: lui è umano e non è neanche un linpheiano, il suo punto di vista è un po' diverso, lui... non capirebbe."
Flora alzò un sopracciglio, aprì la bocca per dire qualcosa ma non riuscì immediatamente.

"Fammi capire..." Disse poi la keimerina, leggermente alterata. "... quello che fra di noi, noi tutti, appartiene letteralmente, e voglio precisare, letteralmente a Vymarna, non capirebbe? E voi sì? Quindi ora il vostro consiglio sarebbe andare da mia madre, entrare in un qualcosa sicuramente più grande di me e iniziare una sorta di guerra con a quanto pare dei giganti, tutto questo senza prendermi la briga di numero uno: rifletterci almeno un po' e pensare prima se possa sostenere una cosa del genere oppure no; numero due: consultarmi con quell'umano lì che sta cercando da settimane di capire cosa diavolo succede nella mia testa. Complimenti, voi sì che capite!"
La keimerina, con le labbra strette per la collera, lasciò la stanza e si diresse sul retro per prendere un po' d'aria, lasciando Nikolai ed Helia a guardarsi imbarazzati. Il bach però, raggiunse subito la sua amica che, appoggiata alla colonnetta del portico, respirava l'aria fredda e si tormentava le labbra con le dita.

"Flora." Esordì lui avvicinandosi, lei sospirò, lasciando una nuvoletta di vapore. "So che sei arrabbiata e lo capisco, e mi dispiace se le mie parole ti possano essere sembrate dure."

"Ti ringrazio." Replicò lei. Si voltò verso il suo amico. "Helia, davvero, io voglio soltanto un po' di pace, è troppo da chiedere dopo tutto quello che mi è capitato?"

"No, assolutamente. Ma sei troppo nobile per lasciarti tutto alle spalle."

"Non lo so, devo pensarci." Concluse lei, appoggiando di nuovo la testa alla colonnetta. Helia capì di essere di troppo e rientrò, mentre la fata cercò di riordinare quei pensieri. Non voleva combattere, non voleva un'altra guerra e più di tutto non voleva difendere Vymarna. Non era giusto. Voleva solo suo figlio, voleva qualcosa di normale, vivere quella gioia con l'uomo che amava e costruirsi una famiglia proprio come facevano tutti. Ma ora si ritrovava a dover scegliere di mettere a rischio la sua vita e quella di Brandon per proteggere la stessa che li aveva distrutti e che ormai non gli avrebbe più restutuito loro figlio. La fata si scosse solo quando si accorse di aver congelato il legno della colonnetta.

In quegli stessi istanti, su Eraklyon, la principessa Bloom entrò nelle camere di suo marito senza neanche bussare, piuttosto spazientita. Lì trovò Sky, Brandon e Carter che stavano discutendo. Il principe fu molto sorpreso e si avvicinò a lei in fretta, preoccupato.

"Ehi, stai bene? Che succede?" Chiese allarmato, ma Bloom, con aria decisa, a braccia incrociate, rispose:

"Succede che volevo andare a Gardenia ma a quanto pare sono reclusa qui. Allora, mi spieghi?"
Sky prese un respiro, mortificato, e replicò:

"Mi dispiace, ma con quello che è successo è meglio se rimani qui. Non voglio che tu ti sposti da sola, potrebbe essere pericoloso."

"Sky, sono la fata della Fiamma del Drago, credi davvero che un paio di antimonarchici possano fermarmi?" Disse lei con un sorrisetto, il principe ridacchiò.

"Fermarti non credo, ma potrebbero farti del male e non posso permetterlo."

"Beh, io devo vedere Roxy, mi ha chiamata ed era sconvolta, le cose con sua madre peggiorano di giorno in giorno."

"Bloom, per favore."

"Per favore te lo dico io. Almeno lascia che vada e Brandon viene con me." Sky annuì e si voltò verso il suo amico. Lui sembrò tentennante, sembrava voler dire qualcosa ma non riuscì.

"Beh, Brandon, come ti dicevo per oggi non ho altro quindi occupati di questo, per favore. Sai che non affiderei la protezione di Bloom a nessun altro. Adrian, non me ne volere." Il giovane sorrise e gli rivolse un cenno di comprensione. Brandon balbettò qualcosa, poi diede un'occhiata all'orologio e concesse:

"V-va bene. Andiamo."
Con Bloom lasciò la stanza, ma spiegò alla sua amica che doveva sbrigare una faccenda al piano di sotto. Si diressero dunque in cortile, dove i soldati si stavano allenando, e Brandon fece cenno ad uno di loro di avvicinarsi. Il giovane dai capelli corvini obbedì subito e quando arrivò davanti a lui batté i tacchi, mentre con un inchino salutò Bloom.

"Bloom, ci puoi scusare un secondo?" Disse Brandon, quindi si allontanò con il giovane soldato.

"Capitano, cosa posso fare per lei?"

"Mi piace come domanda. Joshua, ascolta, e ti sto dando la mia fiducia: ho bisogno che tu tenga d'occhio Vela in maniera estremamente discreta, ma voglio sapere del suo passato, della sua famiglia, dove abita, e se ti risulta strano rispondendo a queste domande. E voglio sapere se ha avuto contatti con i servizi segreti, se anche ne sa qualcosa, e sono sicuro che lo scoprirai molto discretamente."

"Capitano, è un mio compagno." Replicò il giovane un po' titubante, stringendo la labbra.

"Lo so, ed io sono il tuo capitano, quindi ubbidirai ai miei ordini. Non la do a tutti la mia fiducia, voglio che tu lo sappia."
Joshua annuì abbassano un po' il capo. "Col tempo, soprattutto in questo mestiere, ti accorgerai che la fiducia è una cosa preziosa e che non tutti se la meritano, anche se indossano la tua stessa uniforme, e dovrai distinguerli. Aspetto tuo notizie, ora va'." Concluse il capitano.
Il giovane annuì e batté i tacchi, quindi si allontanò. Brandon raggiunse Bloom.

"Va tutto bene?" Chiese la principessa.

"Sì, ma adesso andiamo." Rispose lui, anche se leggermente spazientito. "Bloom, ho bisogno di tornare presto a casa, quindi scusami se ti metto fretta ma dev'essere una cosa breve. Ti accompagno per lavoro, ma da amico ti chiedo di non far tardi, okay?"

"Certo, certo, tranquillo." Replicò la rossa. "Ma Roxy ha bisogno di me e non posso non andare."

Di sopra, invece, Sky era rimasto con Carter, anche se era in procinto di congedarlo dato che aveva una visita. Seduto sul divanetto, guardò il cellulare per controllare l'ora, poi si rivolse a Carter, che invece era accanto alla finestra. Il principe stava per dire qualcosa, ma Carter si voltò e fece prima:

"Da quanto tempo Brandon è il tuo scudiero?" Chiese, tenendo le mani unite dietro la schiena.

"Da quando avevamo sedici anni. È abbastanza, direi. Credimi, è come un fratello per me." Rispose Sky, con la sua solita aria composta. Carter sorrise e abbassò per un secondo lo sguardo.

"Già, lo immagino. Viene da Eraklyon? Perché io non... non riesco a collocarlo tra le mie conoscenze."
Sky fu un po' sorpreso da quella domanda, ma si schiarì la voce e rispose:

"Sì, è di qui, ma..." Si grattò la testa, cercando le parole. "... la sua famiglia non è aristocratica. Come neanche la tua, sbaglio?"

"No, non sbagli. Mio padre era molto ricco, ma non nobile, no." Strinse le labbra. Dopo un secondo di silenzio aggiunse: "È dell'altra parte del fiume, non è vero?"
Sky alzò entrambe le sopracciglia, stupito, ma Carter si affrettò ad aggiungere: "Non che sia un problema, no, assolutamente. Sai, Sky, io prendo molto sul serio il mio lavoro, e ho paura che... beh, che l'affetto che provi per Brandon ti faccia sorvolare su alcune cose molto importanti."

"Che intendi?" Chiese il principe, poggiando i gomiti sulle ginocchia.

"Beh..." Carter fece qualche passo verso di lui, lentamente. "... c'è stato un agguato nei tuoi confronti, e ancora non abbiamo dei nomi. Io non mi sono messo in mezzo perché tu hai chiesto a lui di occuparsene, ma..." Sospirò.

"Cosa stai cercando di dire? Adrian, mi dispiace, ma sei fuori strada: Brandon è fedele alla Corona, lo è sempre stato e non immaginerei un giorno in cui non lo sarà." Mise in chiaro il principe, leggermente accigliato. Carter sorrise.

"Ma certo, certo, indubbiamente, e lo immagino anch'io, quindi a questo punto credo sia pura distrazione, la sua, non trovi? Perché mi è sembrato di capire che la sua situazione familiare è un po' complicata, allora credo... beh, credo che forse sia di tempo che ha bisogno, non credi?"
Sky aprì la bocca per dire qualcosa, ma non ne uscì nulla e si alzò in piedi.

"Adrian, perdonami, ma una mia amica deve venire a farmi visita. Ci vediamo domani, va bene?"
L'agente segreto annuì, salutò e lasciò la stanza, mentre Sky rimase accanto alla finestra per poter pensare, mentre attendeva che Tecna arrivasse.

Brandon e Bloom arrivarono a Gardenia e si diressero al Frutti Music Bar. Era lì ormai piena estate e le strade erano colme di gente allegra. Quando arrivarono al bar c'era molta folla e la musica era già alta nonostante fosse solo pomeriggio, ma ormai erano iniziate le vacanze.
I due raggiunsero Roxy, che fu felicissima di vederli. Li invitò a sedere e presero da bere. La fata degli animali quindi si confidò con la sua amica, mentre Brandon era seduto accanto a quest'ultima, in attesa, controllando l'ora di tanto in tanto.

Nel frattempo, su Linphea, Flora aveva chiesto a Nikolai ed Helia di andare, ma il dio si era rifiutato ed anzi aveva preteso che anche Helia restasse per assicurarsi che lei stesse bene. La fata, dopo aver insistito, decise di lasciar perdere, ma ignorò lo spirito dell'Inverno e scambiò con Helia solo qualche parola.
Bussarono alla porta e la fata andò di fretta ad aprire, gettando a Nikolai uno sguardo trionfante, dato che il dio sosteneva che Brandon non sarebbe tornato di lì a momenti.

"Papà..."

"Ciao, tesoro, mi sembri un po' delusa di vedermi." Scherzò l'uomo, lei lo salutò e lo lasciò entrare.

"No, non è per te, tranquillo. Vieni."
Quando Rodols vide Nikolai il suo sorriso si spense, ma si forzò a mostrare un'espressione amichevole e lo salutò, il dio però gli fece solo un cenno. Helia lo salutò con un sorriso e Rodols lo apprezzò molto. "Miele?" Chiese la fata, lasciando che suo padre sedesse.

"Sul fiume con quelle ragazzine, quella Lilia."
Flora sospirò, poco soddisfatta.
"Ma che succede qui? Sembra che ci sia qualcosa che non va." Aggiunse poi, gettando uno sguardo anche ad Helia. Flora scosse la testa ma Nikolai rispose:

"In effetti c'è qualcosa che non va ma Flora ha deciso di ignorarlo."
Rodols rivolse a Flora uno sguardo stupito.

"Non ascoltarlo." Disse Flora, ma Nikolai, allibito, si avvicinò a loro.

"Ah, non dovrebbe ascoltarmi? Stammi a sentire, signorina, credi davvero che ti manderei a combattere se non sapessi che sia abbastanza forte?! Sono tuo padre, non ti manderei a farti uccidere!"

"Non si tratta di questo!" Sbottò Flora, rivolgendosi a lui accigliata, ma forse anche dispiaciuta. "È che tu non capisci, e sembra non voglia capire! Ti preoccupi di Vymarna, della natura, e del fatto che io non voglia restare a combattere ma non ti interessi del motivo!"

"Lo conosco il motivo e mi dispiace, va bene?! Ma questo non significa che tu debba scappare!"

"Ascoltami bene: io ti ho riportato qui sperando che mi aiutassi ed ora invece di farlo vuoi immischiarmi in un'altra guerra, ed io non posso e tu non lo capisci!" Esclamò Flora, Nikolai rimase fermo a guardarla negli occhi. Ci fu silenzio. Rodols si alzò e, a braccia incrociate, esordì:

"Se permettete vorrei sapere di cosa parlate."
Flora sospirò e si rivolse a suo padre, mentre Nikolai si distolse e si avvicinò alla finestra.

"Hai ragione, papà, scusami. Il fatto è che Nikolai è stato dalla mamma, ed entrambi sono convinti che in qualche modo ci sia magia nera nelle radici di Vymarna, hanno paura per i giganti."

"I... i giganti?" Fece eco Rodols, stupefatto.

"Sì, esatto, i giganti!" Esclamò Nikolai, rivolgendosi a lui. "Ma scommetto che neanche a te interessa, o no?" Flora lo fulminò con lo sguardo, Rodols lo guardò per un secondo e poi si rivolse a Flora.

"E tu cosa c'entri con tutto questo?"

"Beh, i giganti sono i nemici degli dei, e appartengono alla storia di Linphea quella antica, molto antica, erano suoi nemici," Fece cenno verso Nikolai, "ed ora il cuore del pianeta pulsa con la magia dell'Inverno, di cui anch'io sono avvolta. Quindi se davvero c'è magia nera nelle radici del pianeta, e davvero i giganti si stanno risvegliando, allora siamo in pericolo io, il mio bambino, e Linphea intera."
Rodols annuì, riflettendo, stringendo le labbra che scomparvero tra la folta barba. Alzò lo sguardo verso Nikolai quando lui gli si rivolse:

"Tu sei quello comprensivo, no, tra i due? Tu sei quello che le dà ragione, per questo ti preferisce. Ma non è così semplice, Linphea è in pericolo e tu, Flora, lo sai molto bene, e mi stai deludendo un sacco nel restare con le mani in mano!"

"Mi scusi," Disse Rodols, con aria di pericolosa calma, rivolto al dio. "che diritto avrebbe lei di parlare a mia figlia in questo modo?"

"Tua figlia? Davvero?" Ribatté Nikolai, con un sorrisetto indisponente appena accennato.

"Sì, davvero. Lei non si deve azzardare, mi ha capito bene? Ha passato le pene dell'inferno da quando è iniziata questa storia e tutto quello che sa fare è dirle che o si sbriga a risolvere tutto o che è una delusione? E lei si permette di definirsi suo padre?"
Nikolai sospirò, scuotendo la testa, e si avvicinò a lui.

"Beh, umano, se ti credi suo padre solo perché le hai intrecciato i capelli quando era piccola, quella non è colpa mia, sono stato esiliato, e poi mi hanno ucciso. Terribile morire avvelenati, te lo assicuro. Ma tu non puoi capirla, non ci riusciresti mai. Voi non avete idea di cosa significa sentir scorrere dentro quella magia e non ne capite l'importanza, quindi non pronunciatevi. Stanne fuori, e tu," Si rivolse a Flora, "non ti conviene aspettare il tuo umano perché, te lo ripeto, non capirebbe. Oh, arrabbiati quanto vuoi, ma lui è troppo piccolo per tutto questo!"
Flora alzò gli occhi al cielo, dispiaciuta, cercando di contenere tutte quelle emozioni, ma non disse nulla, raccolse il telefono dal tavolino e lasciò la stanza per chiamarlo.

-

"Bloom, io non so cosa fare. Provo a comprenderla ma con lei è sempre la stessa storia. Pretende, pretende, pretende, ma poi quando si tratta di capirci a vicenda non funziona." Spiegò Roxy abbattuta, la sua amica le prese la mano per consolarla. Sussultarono entrambe quando il cellulare di Brandon squillò.

"Scusatemi." Disse lui alzandosi per rispondere. Prese un respiro sapendo che era nel torto. "Ehi."

"Potrei sapere dove sei?!" Esclamò la fata agitata.

"Mi dispiace, mi dispiace tanto, sono lì tra poco. Mi dispiace."

"Se ti chiedo di tornare non è perché voglia compagnia ma perché è importante, e se mi dici che puoi allora mi aspetto che tu lo faccia!" Si fermò un secondo. "Perché sento della musica?"

"Sono... sono a Gardenia, da Roxy, ho dovuto scortare Bloom." Ad ogni parola Brandon sentì di essere davvero in errore.

"Invece sai cosa? Io sono a casa, mentre mio padre e Nikolai discutono su chi sia più bravo a fare il padre, mentre Nikolai ed Helia mi dicono che tu non capiresti riguardo questa faccenda ed io ti difendo. E dico loro che tu invece capisci, che tu lo sai che questa magia sta diventando un fardello, e che voglio aspettarti e parlare con te per decidere se andare o no da mia madre a capire se Linphea è ripiena di magia nera e se voglio immischiarmi o meno in una guerra contro i giganti. Ma tu sei a Gardenia. Non sei neanche in qualche posto a difendere Sky a spada tratta, perché quello l'avrei capito, lo sai che l'avrei capito. No, sei impegnato a fare il valletto di Bloom. Allora, sai che ti dico? Se sei stanco, se lavori tanto perché forse tutto questo qui sta diventando pesante, va bene. Okay? Va bene."
Riattaccò, e Brandon capì che stava facendo una stupidaggine.
La keimerina gettò il telefono sul tavolo di fronte a lei e si coprì il viso con le mani.
Prese un respiro, decisa, e tornò dagli altri, mentre Nikolai e Rodols ancora discutevano. Si interruppero quando la videro arrivare. Tutti e tre la guardarono in attesa, lei deglutì e poi disse:

"Vado dalla mamma."
Furono tutti piuttosto sorpresi, lei ignorò i loro sguardi mentre si infilava le scarpe.

"Sono contento che ti sia decisa." Disse Nikolai, con un tono più calmo, cautamente cercando di farsi guardare da lei senza astio.

"Ci vado da sola." Aggiunse la keimerina, si diede un'occhiata per sistemarsi in fretta i capelli. Nikolai ed Helia si guardarono e il dio disse:

"Può essere pericoloso, ti accompagno." Lei si voltò verso di lui e rispose con un secco "No."

"Beh, Flora, lascia che venga io con te." Si propose Helia, incerto, ma la fata si stava già infilando la giacca, lo guardò:

"Ho detto che vado da sola. E, Helia," Si avvicinò a lui. "io ti voglio un gran bene, ma davvero tanto, per favore, non costringermi a dar ragione a Brandon." Lui fu sorpreso da quell'affermazione, un secondo dopo la keimerina uscì sbattendo la porta.

Nel frattempo, su Eraklyon, Sky aveva accolto Tecna entusiasta e l'aveva invitata a passeggiare con lui. Di quei tempi quel pianeta era davvero bello, caldo, e con un tramonto che si prolungava per lungo tempo colorando poco a poco il cielo di rosa. Il principe, a suo agio, si sentì persino di sbottonarsi la giubba cedendo al calore, mentre la sua amica gli raccontava quella splendida notizia.

"Sono davvero felice per voi. E sono felice per te." Le disse Sky con un sorriso, la fata si strinse nelle spalle soddisfatta.

"Chi l'avrebbe mai detto che avrei ceduto anch'io alla fine. Sto diventando un'altra persona, dico sul serio."

"E questa persona ti piace?" Chiese lui, gettandole uno sguardo.

"Beh, non è come me l'ero immaginata, ma credo che in fondo sì, mi piaccia."

"Piace un sacco anche a me." Replicò lui posandole un braccio intorno alle spalle per abbracciarla velocemente, poi la guardò. "Non che quella di prima mi dispiacesse, sia chiaro, ma ora credo che le cose siano cambiate dentro di te e tu ti conosca di più."
Lei gli sorrise, poi domandò:

"E tu invece? Come stai? Com'è la faccenda di Bloom?"
Il principe sospirò e alzò le spalle.

"Beh, credo abbiamo raggiunto una sorta di tregua, ma qui le cose sono estremamente complicate, è sempre tutto pericoloso e a rischio, e non so più dove guardare."

"Quando ci sarà l'incoronazione?"

"Fra pochi mesi."

"E com'è sapere che sarai re?"

"Ti senti il peso del mondo sulle tue spalle." Confessò lui, la guardò e lei gli sorrise, lui fece lo stesso.

Quel peso non ce l'aveva soltanto il delfino di Eraklyon. Ce l'aveva anche la melissa che, nella sua torre, stava compiendo un incantesimo mentre la sua pixie era seduta sul davanzale in religioso silenzio. La melissa aveva bruciato delle foglie e, tenendo gli occhi chiusi, cantilenava una nenia cercando di mettersi in contatto con la Natura. Martha sentiva che qualcosa tremava lì sotto, sentiva l'agitazione e la paura, ma anche rabbia. Ad un tratto però, aprì gli occhi e gettò sul tavolo le foglie ormai diventate cenere. Sospirò spazientita.

"Che succede?" Chiese Daisy crucciata.

"Non lo so, Daisy, è questo il punto." Rispose lei, passandosi una mano tra i capelli biondi.

Ma Flora stava per scoprirlo. La keimerina camminò in fretta, tenendo bene le mani in tasca per ripararle dal freddo, fino alla foresta dei fuochi fatui. Le chiome dei grandi alberi sembravano toccare il cielo ed erano così folte che la luce non poteva passare e lo faceva solo trovando piccoli spiragli. Arrivare lì le fece sentire una sorta di solennità e rallentò il passo, come per non dare fastidio. Passo dopo passo, le sembrò di sentire dei sussurri, il rumore di foglie e rametti schiacciati. Finalmente vide sua madre, o meglio, il suo albero. La keimerina si avvicinò e posò una mano sulla corteccia, poi si allontanò di qualche passo ed ecco che dopo un istante Alyssa ne venne fuori. La ninfa, non appena la vide, sorrise e le salirono le lacrime agli occhi. La strinse subito in un abbraccio che Flora ricambiò immediatamente. Quando la lasciò finalmente andare, le tenne una mano sul viso.

"Oh, tesoro mio, hai l'aria così stanca..." Le disse dispiaciuta, come se avesse voluto prendere lei quei pesi che tormentavano sua figlia. Flora trattenne le lacrime e replicò:

"Tranquilla, sto bene." Ci fu silenzio, durante il quale Alyssa continuava a scrutarla con lo sguardo. "Mamma, cosa sta succedendo? Nikolai mi ha detto dei giganti. Ma tu cosa credi? Perché io... io vorrei solo andare via di qui."
Alyssa si scurì in viso.

"Me ne ha parlato. Amore mio, lo so che è dura, e che il tuo animo si è frantumato, se avessi quei viscidi nelle mie mani io..." Sospirò affranta. "... ma devi restare e combattere. Quel bambino è tuo figlio e appartiene a te, non a Lei."

"Ho provato a combatterla, ho chiesto aiuto a Nikolai, ma neanche lui ha potuto!" Esclamò la fata, lasciando cadere le lacrime che si asciugò velocemente col dorso della mano.

"Vymarna sta giocando sporco, è per questo che non avete potuto contrastarla. Tutti gli spiriti l'hanno sentito, è come se del veleno fosse stato iniettato nelle sue radici. È magia oscura, ed anche molto potente."

"Cosa c'entrano i giganti con tutto questo?"
Alyssa abbassò per un attimo lo sguardo, poi incrociò di nuovo gli occhi di sua figlia.

"Quando qui su Linphea c'erano i giganti io non ero ancora nata, ma so che sono stati i più grandi nemici di Vymarna e Nikolai, gli altri spiriti sono stati un sostegno per loro, ma so che Vymarna fu quella che intraprese guerra, e Nikolai quello che rimase al suo fianco. Furono suoi grandi nemici e combatterono per anni e anni, e poi Nikolai li sconfisse, facendoli cadere in un sonno profondo oltre le montagne. Fu allora che Vymarna decise di allontanare l'Inverno, è dopo quella guerra che Linphea iniziò a conoscere solo tre stagioni. Vymarna ebbe paura di lui, paura che potesse contrastarla in qualche modo. E allora iniziarono a nascere le keimerine, e poi... beh, la storia la conosci. Il punto è che con quest'ondata di magia nera oltre le montagne si sta muovendo qualcosa, tutte qui lo sentiamo, e temiamo che possano essere loro. Flora, se i giganti si stanno svegliando..." Alyssa scosse la testa e non terminò la frase. Flora fece un passo indietro, cercò di contenere ancora le lacrime.

"Mamma, io... io sono solo una fata, non posso..."

"Certo che puoi, amore mio, tu sei una keimerina e sei la figlia e la madre dell'Inverno, nessuna delle tue sorelle ha mai avuto tanto potere. E non sei sola. Nikolai e Rodols sono con te, e ti amano, credimi, ti amano così tanto. E Brandon è con te. Non lasciare che questa sofferenza ti allontani da lui, non permetterlo, tesoro. E hai le tue amiche, vi ho viste combattere contro il cielo. Come potresti non farcela?"

"Credimi, voglio combattere, ho solo paura di non vincere. Sento tanta rabbia, sento che non è giusto, io... non riesco a credere che dovrò farlo per Lei. Non mi ridarà mio figlio ed io non so come fare per riaverlo, mi sento così impotente."

"Lo so, e mi dispiace. Al solo pensiero di vedere te o tua sorella portate via da me mi sentirei morire e immagino soltanto come tu ti senta. Ma guardati: sei ancora qui. Hai un gran coraggio e una grande forza, soltanto la madre dell'Inverno potrebbe. Sono fiera di te, so che se sei una mamma tanto forte un po' è anche merito mio." Le spostò una ciocca di capelli dal viso. "Il tuo cuore sta per cedere, il tuo dolore potrebbe farti impazzire, ma aggrappati con tutta la forza che ti resta, tesoro, non mollare. Io so che puoi farcela."

"Se tutto questo è vero, e dovrò combattere, dovrò proteggere Vymarna, allora non mi fermerò, voglio che tu lo sappia. Rivoglio il mio bambino."

"Le conseguenze potrebbero costare caro." La avvertì sua madre.

"Lo so."

"Sono orgogliosa di te. Tieni sempre presente questa forza che senti dentro, è un amore che non troverai in nessun altro posto se non nel cuore di tuo figlio. So che puoi farcela tesoro."
Sentì la terra tremare leggermente e capì che per Flora era tempo di andare, le prese il viso fra le mani. "Amore mio, ascoltami: consultati con Martha ed Helia, e non fidarti di Vymarna, fidati di Lei solo se Nikolai sceglierà di farlo. E di lui. Fidati di lui. Consultatevi con Faragonda, è una fata molto potente. Devi resistere. Tu e Brandon siete il paradosso della Natura, insieme ce la farete." La terra tremò ancora. "Adesso va', tesoro, non puoi stare qui ancora per molto. Salutami tuo padre, sarà difficilissimo per lui vederti così somigliante a Nikolai. E da' un bacio a Miele, e salutami Brandon. Andrà tutto bene, sta' tranquilla."
Flora la abbracciò in fretta e corse via, prima che gli spiriti si adirassero.

Fu in quegli istanti, mentre su Linphea era il crepuscolo, che Brandon rientrò a casa. Prima di infilare la chiave nella serratura, prese un respiro, sapendo che ci volevano più di qualche bella parola per farsi perdonare dalla sua fata. Aveva parlato di magia nera, giganti, e lui non aveva idea a cosa si riferisse. Sapeva che con lei stava sbagliando tutto, ma più cercava di fare meglio più inciampava, e ora sapeva di averla delusa davvero.
Quando aprì la porta ed entrò, fu sorpreso di vedere lì Helia, Rodols e Nikolai. Chiuse la porta, perplesso, e li guardò.

"Dov'è Flora?" Chiese e posò le chiavi e il telefono, si tolse la giacca e si avvicinò a loro. "E perché siete tutti qui? Che succede?"
Rodols stava per rispondere, ma Nikolai lo fece per lui.

"Flora è andata da Alyssa: i giganti della montagna si stanno svegliando, le radici del pianeta sono pervase di magia nera, e tu... io davvero non capisco cosa abbia visto in te." Concluse il dio scuotendo la testa, Brandon non reagì, ma Rodols si rivolse all'Inverno:

"Ma lei ci prova gusto ad offendere le persone?" Nikolai gli rivolse uno sguardo di sfida, ma lo schernì con un sorriso.

"Rodols, tranquillo." S'intromise Brandon, con aria infastidita, ma il suo solito atteggiamento noncurante. "A quanto pare le massime autorità magiche di Linphea provano per me un profondo disprezzo." Concluse la frase posando lo sguardo su Helia. "Posso sapere cosa ci fai qui?"

"Posso sapere perché tu invece non c'eri? Quando sei venuto su Magix ho temuto di aver usato parole troppo pesanti, ma erano quelle adatte. Qui sta per iniziare una guerra di quelle che..." Sospirò. "... Flora ha un disturbo da stress post-traumatico e tu... tu non ci sei. Quindi non vedo perché ti senta in diritto di rivolgermi questa domanda dato che a quanto pare chi si preoccupa per Flora sono io, visto che tu non lo fai."
Brandon sorrise, così sorpreso dalla sfacciataggine del suo amico.

"Davvero? Wow, Helia, tu sì che hai capito tutto, tu sì che ci sai fare! Anzi, grazie, grazie davvero, menomale che ci sei tu, perché tu comprendi, Helia! Sai cosa? Dovresti trovarti una moglie, tu che sei bravo, ma per favore che non sia la mia." Sorrise e scosse la testa. "Tu credi di sapere qui cosa sta succedendo, ma non ne hai idea. Arrivi solo alla fine e credi che hai risolto tutto tu. Lo so che Flora non sta bene, lo so, perché la notte ormai noi non dormiamo più. Rimaniamo svegli, e lei prova a mettere insieme due parole ma poi non ci riesce, e allora piange. E sai cosa darei per mettere fine a quelle lacrime? Darei l'anima. E allora aspettiamo che passi, la abbraccio ma la sento tremare perché lo so che le hanno fatto così male. E provo a lasciarla, ma lei mi chiede di no, e lo sai perché? Perché anche se è a casa sua, nel suo letto, ha paura. Al mattino la trovo accanto a quella finestra che guarda di fuori e lo so che dentro si sente morire, le chiedo di dirmi qualcosa e tutto quello che può fare è scuotere la testa..." Gli si incrinò la voce, Rodols al sentire quel racconto, di cui non aveva idea, ebbe gli occhi lucidi e Nikolai lo guardò, ma Rodols sostenne il suo sguardo senza abbassarlo. "... quindi stammi a sentire: tu non hai alcun diritto, nessuno, di pensare di sapere più di me come si sente la mia fata, mi hai capito? Ed ora voglio che tu te ne vada da casa mia." Concluse Brandon, accigliato. Helia sostenne il suo sguardo, adirato.

"Oggi mi ha raccontato del bosco, oggi c'è stato il clic, ma tu non c'eri, Brandon, c'ero io." Disse il bach, con aria esternamente pacata. Brandon scosse la testa e un sorrisetto incredulo si dipinse sul suo volto, capì che Helia non andava per il sottile.

"No, no, hai ragione, io non c'ero, hai ragione. Ma perché c'eri tu?! Perché diamine frequenti la mia casa quando io non ci sono, Helia?!" Sbottò con rabbia alla fine. Helia replicò con la stessa agitazione ma Rodols si mise fra i due, vedendo che stavano per fare qualcosa di cui si sarebbero pentiti. Li separò e dichiarò:
"Adesso basta."
Nikolai rise di gusto e Rodols lo guardò, crucciato.

"La mia Flora in mezzo a voi umani... davvero? Oh, no, vi prego, vi prego! Caro il mio bach, stai facendo un grosso errore a non portarla via di qui!" Esclamò il dio, schernendo i due umani. Ma Brandon non rimase in silenzio:

"Se vuoi porto te via di qui e ti mando nel mondo degli spiriti una seconda volta, che ne dici?" Ma Rodols gli mise una mano sulla spalla e lo ammonì con aria severa.

"Tu risolvi sempre tutto così, non è vero?" Disse Helia al soldato, Brandon gli rivolse uno sguardo pieno di risentimento, mentre Rodols si rivolse a Nikolai. I quattro uomini piombarono nel silenzio quando sentirono la porta aprirsi.
La fata entrò e li guardò, chiuse la porta alle sue spalle. Si avvicinò a loro, dopo aver posato la giacca all'attaccapanni. Passò lo sguardo su tutti loro, poi si fermò su Brandon, che provò a dire qualcosa ma lei non gli diede il tempo.

"Papà," disse a Rodols, "si è fatto tardi e credo che tu debba andare, Miele sarà a momenti per rientrare."
Lui guardò gli altri velocemente, poi si avvicinò a lei e le diede un bacio sui capelli. "Domattina passo da te." Gli intimò la giovane. Rodols rivolse uno sguardo a Brandon e poi andò via. C'era silenzio. Flora li guardò. "Credete davvero che io non immagini cosa si è scatenato qui dentro nell'ultima ora? Chi non abita qui dovrebbe farmi la cortesia di andarsene."

"Flora, almeno dimmi cosa ti ha detto Alyssa." Disse Nikolai col tono più cauto possibile.

"Ho chiesto di andarvene. Per favore." Ribadì la fata guardando suo padre, e poi posò il suo sguardo su Helia. Il bach, sebbene un po' riluttante, poiché era rimasto lì proprio per aspettarla e per sapere poi dettagli su quanto stava accadendo, decise di andare. La salutò semplicemente con una mano posata sul braccio e andò via, mentre Nikolai non si mosse. "Nikolai, devi andare via o giuro che potrei usare la magia." Insisté la keimerina con una severità che non avrebbe mai usato neanche con le sue alunne. Il dio scosse la testa, infastidito, ma poi si smaterializzò in un fascio di luce appena percettibile.
Quando furono finalmente soli, Flora guardò Brandon, e la delusione era dipinta sul suo viso.

"Mi dispiace." Esordì lui, Flora scosse la testa e prese a camminare su e giù, lui la seguì con lo sguardo. "Ho sbagliato, mi dispiace."

"Ti dispiace?! Brandon, non sapevo cosa fare, avevo bisogno di te mentre avevo Nikolai che mi faceva pressione e mi aspettavo rientrassi da un momento all'altro e mi aiutassi a capire cosa diavolo fare ma tu eri impegnato a seguire la manie da crocerossina di Bloom!" Esclamò lei arrabbiata.

"Lo so, lo so, mi dispiace! Cosa posso dirti?! Non potevo rifiutarmi e le avevo chiesto di sbrigarsi, ma non è andata così, mi dispiace."

"Sai cosa?" La fata smise di camminare smaniosamente e si fermò davanti a lui, alzando anche il mento per poterlo guardare dritto negli occhi. "A volte mi sembra come se debba dividerti con la Corona di Eraklyon! Passi più tempo in quel palazzo che qui, se io ho bisogno di te devo aspettare ma se Sky ti ordina di seguirlo o di portare Bloom in giro tu ubbidisci senza batter ciglio! Le altre temono per un'altra donna, mentre per me l'amante di mio marito è quel dannatissimo regno!" Lo spinse poggiandogli la mani contro il petto, Brandon fece un passo indietro e la guardò.

"Non parlare così perché sai che non è vero. E non apriamo quest'argomento, per favore..." Lui scosse la testa e distolse lo sguardo, ma Flora, accigliata, chiese:

"Perché? Perché non apriamo quest'argomento?"

"Sei seria?" Sbottò lui guardandola. "Helia si comporta come se fosse il padrone di casa, devo restare a guardare mentre ti saluta affettuosamente, ti sussurra cose, si affanna per sapere di te, si preoccupa per te, vuole insegnarmi come comportarmi con te. E torno a casa e lo trovo qui, quando a quanto pare è rimasto qui con te tutto il giorno, e vi siete confidati, giusto? Mentre io sono l'imbecille che rimane in attesa sperando che ti fidi abbastanza di me per raccontarmi qualcosa!"

"Non è stato di proposito, e volevo parlarne con te, te lo assicuro." Disse lei abbassando i toni, col viso scuro.

"Non lo so, sinceramente, perché a quanto pare tutti sono bravi a capirti tranne io, e magari Helia è quello profondo, quello sensibile, forse con lui è più facile, no?"

"Non è così." Ripeté Flora.

"E hai seguito il suo consiglio? Sei andata da tua madre ed ora chissà cosa, io sono umano, no? E lui è il bach."

"Non si tratta di questo, avrei voluto davvero parlarne con te, te l'ho chiesto, Brandon, te l'ho chiesto e tu hai preferito ubbidire a Sky!" Replicò lei, accigliata.

"Flora, io non posso rifiutarmi di obbedire a degli ordini che mi dà l'erede al trono, per quanto inconciliabili siano con il resto!"

"Ah, quindi io sarei il resto? Giusto, giusto, prima le cose importanti, il regno, la Corona, la guerra, Sky e Bloom, e poi c'è il resto!"
Lui sospirò spazientito e dispiaciuto per aver sbagliato le parole.

"Non intendevo..."

"... ti dico una cosa: stanotte il resto dorme da sola perché tu rimani sul divano."

"Flora..." Provò a fermarla lui, ma lei lo lasciò da solo in salotto, e lui dopo qualche istante sentì la porta della camera da letto chiudersi.

Ehilà miei dolcissimi germogli di lullabea! Come state? Spero bene! Rieccoci con un nuovo capitolo che forse vi avrà sconvolti un po'...
Dunque, siamo arrivati all'estremità del burrone, sta per scatenarsi tutto.
A quanto pare la magia nera sta risvegliando i giganti della montagna, nemici giurati e antichi degli dei, quindi anche di Flora e del piccolino. Come potranno contrastarli? Piangerete? Forse un po' sì........
Pensieri su Sky e Tecna? Vi piace la loro amicizia?
E Brandon ed Helia? A quanto pare questa situazione sta facendo riempergere i sentimenti di Helia per Flora che il bach aveva sepolto...
Non mi dilungo, preferisco leggere cosa ne pensate voi!
Grazie infinitamente per i vostri voti, i commenti, i messaggi, e soprattutto per come attendete e come vi prendete il tempo di leggere questa storia!
Siete la mia gioia!
Vi voglio un mondo di bene, anzi,
vi strAmo,
xoxo Florafairy7

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