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Capitolo 13

TRADIRE LA FIDUCIA


"Papà, sento che stiamo facendo la scelta giusta." Disse Flora, seduta al tavolo con suo padre quella mattina, prendendogli la mano. Rodols strinse le labbra e la barba gli si increspò.

"Lo capisco, tesoro, e tutto quello che voglio è che tu sia al sicuro. Flora, guardami." La giovane alzò lo sguardo verso suo padre. "Non sentirti in colpa."
Lei sospirò e abbassò la testa.
"Tesoro, non stai abbandonando tuo figlio. Non è colpa vostra. Non stiamo parlando di un semplice bambino, ma dell'Inverno. Avete tentato, avete combattuto, ma la Natura è troppo potente, anche se mi duole ammetterlo."
Quel giorno su Linphea c'era il sole, ma faceva terribilmente freddo. Flora si alzò per chiudere la finestra e poi si voltò verso suo padre.
"Di che cosa hai paura?" Chiese Rodols, seguendola con lo sguardo.

"Di pentirmene per sempre. E di avercela con Brandon per questo." Confessò, abbassò lo sguardo. Rodols sospirò.

"Tesoro, una scelta del genere non è facile da prendere, e te ne pentirai non appena farai il primo passo. È innaturale per un genitore lasciare il proprio figlio nelle mani di qualcun altro. Ma le cose in questo caso sono diverse. Verranno giorni in cui ce l'avrai a morte con lui perché ti chiederai perché non ti abbia fermata, perché non ti abbia convinta a restare e combattere."
Flora, con gli occhi lucidi, guardò suo padre e replicò:

"Non voglio perderlo per la rabbia che mi porto dentro, non è colpa sua. Tutti a dirgli che è colpa sua, ma non lo è..."

"No, e prima andrete via di qui e ricomincerete e meglio sarà. Tesoro, rimanete uniti, una cosa del genere si supera stando uniti o rischierete di perdervi per sempre." Le disse con aria grave, Flora stava per replicare ma bussarono alla porta, quindi andò ad aprire.

"Flora Bravo?" Chiesero. Lei, confusa, annuì.

"S-sì, cosa... cosa posso fare per voi?"

"Deve seguirci, signora." Replicò il soldato. Flora era allibita.

"Non capisco, che succede? È successo qualcosa a Martha? O a Crystal?" Chiese ancora, guardando i due soldati della Guardia Reale di Linphea davanti a lei. Uno dei due rispose:

"No, signora, ma le chiediamo di seguirci. Non opponga resistenza."

"Ditemi cosa sta succedendo." Insisté lei. I due si guardarono, poi uno disse:

"Signora, per favore, non faccia storie e ci segua a palazzo."
In quel momento arrivò Rodols, che aveva sentito delle voci estranee.

"Tesoro, che succede?" Chiese avvicinandosi alla porta.

"Niente, papà, sta' tranquillo." Rispose lei, poi guardò i due soldati. "Devo solo andare un momento a palazzo, vado e torno." Gli assicurò con un sorriso, quindi seguì i due, perplessa.

Nel frattempo, Brandon era su Eraklyon, sapendo di dover sbrigare delle faccende importanti per poi tornare a casa ed andare con Flora prima da Martha, poi da Alyssa e, se tutto sarebbe andato come speravano, da Vymarna. Il soldato era da poco arrivati a palazzo quella mattina e dopo essersi confrontato velocemente col principe Sky, domande su come stesse lui e come stesse Flora, Brandon lo lasciò per raggiungere il piano di sotto, e mentre lasciava Sky incrociò Carter che sembrava di buon umore. "Poi vediamo quanto sei allegro..." Pensò il soldato, dirigendosi al piano di sotto.

"Capitano." Salutò il giovane non appena lo vide arrivare. Brandon gli fece un cenno.

"Joshua, vieni, entra." Gli disse, quindi lo accolse nel suo ufficio. Il giovane, titubante, si sedette dopo che Brandon gli fece cenno. "Come stai?" Chiese, il giovane si schiarì la voce e rispose, agitato:

"Sto bene, grazie." Ci fu un attimo di silenzio. "Vuole licenziarmi?" Chiese poi, Brandon sorrise accennatamente.

"No, non proprio... no. Ascolta, ho un paio di domande da farti."
Il giovane annuì. "Ho notato che sei un ragazzo molto spigliato, amichevole, il che è una cosa buona, dico sul serio, sia per i civili, che devono fidarsi di noi, sia per i nostri compagni. La fiducia è una cosa importantissima. E ho notato che sei entrato in confidenza con quel ragazzo, Diego Vela, non è vero?"
Il giovane dai capelli corvini annuì. "Bene. Sai, non mi sono occupato io del suo reclutamento, ma il capitano Folch, di cui ho una stima immensa, ma purtroppo è un po' avanti con l'età." Prese un foglio dalla pila di documenti e lo mostrò velocemente al ragazzo. "Vedi? Non ha compilato la scheda di Vela. Quindi, mi chiedevo quando esattamente sia stato reclutato, tu lo sai?"

"Sì, signore, è stato reclutato circa quattro settimane fa." Rispose il giovane soldato, sicuro.

"Bene, ti ringrazio. E per caso sai quale accademia abbia frequentato? Qui non c'è scritto purtroppo..."

"Ha frequentato l'accademia di Andros, signore."
Brandon annuì scrivendo qualcosa su un foglio. "Signore?" Brandon alzò lo sguardo. "Perché queste cose le sta chiedendo a me? Non può chiederle a lui?"

"Sì, certo, ma di te mi fido, Joshua, e lo sai bene."

"La ringrazio, signore."

"Ascolta, ho bisogno semplicemente che tu mi venga a comunicare qualunque cosa strana noti in lui, un atteggiamento, una parola fuori posto. Va bene?"

"M-ma..." Lesse l'espressione del suo capitano e concluse: "... va bene."

"Puoi andare." Concesse, il giovane si alzò, ma prima che aprisse la porta Brandon lo fermò. "Joshua."

"Sì, signore?"

"Sette mesi fa, su Czarnia, ce la siamo vista brutta."

"È vero, signore, e non dimentico ciò che ha fatto per me."

"E non farlo, perché ho bisogno di assoluta lealtà da parte tua."

"Ma certo, signore." Il giovane annuì e batté i tacchi, e con la sua espressione fece capire a Brandon che aveva intuito che quella conversazione doveva rimanere fra quelle mura.

Musa era su Melody quella mattina, anche se non aveva propriamente un posto che poteva chiamare casa. Prima di partire per la tournée aveva lasciato tutto, venduto Polaris così come la maggior parte delle sue cose, ed era andata. Una volta tornata, aveva semplicemente affittato un appartamento dove poter tornare la sera. Si svegliò tardi, verso l'una del pomeriggio, e fece una colazione poco salutare. Su Melody faceva caldo, più del solito ormai, dato che l'estate era inoltrata. La fata teneva tutte le finestre aperte, sedette con una sedia sul balconcino e fissò lo sguardo sull'oceano. Dopo un po' le squillò il telefono e un numero sconosciuto le fece intendere che la stavano cercando.

Quella che un tempo era la sua migliore amica era su Magix, più precisamente a Roccaluce, dove Timmy le aveva organizzato un picnic approfittando della bella giornata. Dopo aver discusso su un concetto di cui avevano una visione opposta, i due risero e poi si stesero sull'erba, guardando il cielo mentre gli alberi facevano loro ombra. Erano in silenzio, mentre gli uccellini cinguettavano e il fruscio delle foglie faceva loro compagnia. Poi però Timmy disse dal nulla:

"Tecna, vuoi sposarmi?"
La giovane zenithiana non sussultò, ma fece scivolare la mano nella sua.

"Sì." Rispose calma.
Timmy le rivolse lo sguardo.

"Sai cosa significa? Cioè, per me, sai cosa significa?"
Tecna continuò a guardare il cielo, ma sorrise.

"Significa che il tuo cuore si aspetta di essere accompagnato dal mio ogni giorno, che ti dovrò dimostrare con i miei gesti, le mie parole e i miei silenzi che ti amo, e non darlo per scontato, e soprattutto non nasconderlo."

"E per te cosa significa?" Chiese lui, Tecna finalmente incrociò il suo sguardo.

"Che ho trovato il mio ordine in tutto questo caos."

Su Linphea era primo pomeriggio quando Helia si recò da Martha. Lei lo lasciò entrare e gli fece cenno di togliersi il cappotto. Il giovane rabbrividì entrando nella stenza calda. Sedette con la sua amica, la quale preparò subito una tisana per entrambi. Helia la osservò in silenzio mentre lei parlava. Daisy sedette sulla pila di libri che era sul tavolo ed Helia le rivolse un sorriso.
La melissa finalmente sedette con lui e sospirò.

"Helia, devo dirti una cosa." Confessò, lui sorrise.

"Lo so, è per questo che sono qui." Replicò, lei sembrò confusa. "Ieri sera ero da Riven," Spiegò. "hai compiuto un incantesimo, non è vero? Ho sentito la natura rabbrividire, contorcersi. Qualcosa si è risvegliato su questo pianeta dopo quella notte da Vymarna, e ieri sera ne abbiamo avuto la conferma, non è vero?"
Lei rimase a bocca aperta per un secondo, poi accennò un sorriso, mentre le sue guance erano rosse come del resto spesso quando era di fronte a lui.

"Sai che somigli sempre di più al Bach Seibei quando parli?"
Helia scoppiò a ridere, lei fece lo stesso, ma poi si guardarono. "L'Inverno è su Linphea, Helia, è già tornato. E credo che Flora e Brandon non debbano arrendersi così."

"Brandon ha commesso un errore e lo sa." Disse Helia, incupendosi e distogliendo lo sguardo verso la finestra. "E non so ora come abbia intenzione di rimediare, ma non è giusto che Flora debba perdere il suo bambino."
Martha assottigliò gli occhi e scosse la testa.

"Flora vuole lasciare Linphea, e sai cosa? Credo che Brandon la ami un sacco perché se io mi fossi trovata nelle mani della stessa che mi ha consegnato a due cacciatori avrei voluto essere salvata. Non ha sbagliato, ha agito di istinto."
Helia le rivolse lo sguardo.

"Flora vuole lasciare Linphea?"

"Già..." La melissa distolse lo sguardo, trattenendo la collera mentre il bach non poteva capirne il motivo.

Loro due però non sapevano che la keimerina si trovava proprio in quel palazzo, ma ai piani bassi, in una stanza che sembrava molto distante da ciò che era il palazzo di Linphea. Era fredda, le pareti erano bianche, e c'era una scrivania dove avevano fatto sedere Flora e di fronte a lei c'erano due soldati, che si erano presentati a lei come il capitano Alarcón e il sergente Jeffords. Ed erano lì da quella mattina, da quando Flora aveva seguito quei due soldati fino a lì. Aveva chiesto di Martha, di Crystal, ma non le avevano risposto, anzi, le avevano fatto domande. Domande su Nikolai, se fosse davvero lì, se avesse la sua magia, se fosse vivo. Flora non aveva risposto a nessuna. Si era limitata a guardarli, a chiedere di poter tornare a casa, ma le era stato negato.

"Okay, adesso basta." Concluse la fata, che si alzò, ma il capitano sbatté violentemente la mano sul tavolo facendola sussultare.

"Non vai da nessuna parte fino a quando non ti decidi a rispondere alle domande che ti abbiamo fatto, keimerina. Voglio sapere dell'Inverno. Come diavolo hai fatto a riportarlo qui?!"

"Vi ho già detto che non ho intenzione di rispondere." Replicò la fata. "Almeno avete il diritto di tenermi qui? Perché, per quanto ne so, dovete avere un motivo valido, una prova come si conviene. Se vengo a sapere che non ce l'avete potrei persino denunciarvi." Disse stringendosi nelle spalle, ma tremò quando il sergente le prese il viso stringendolo con una mano.

"Tu non denunci nessuno, hai capito?! E ci dici dell'Inverno!"
Flora lo spinse via, accigliata.

"Non mi toccare. Hai capito? Non devi toccarmi!" Disse, piena di rabbia. Il sergente stava per replicare avvicinandosi ma il capitano s'intromise:

"Adesso basta. Cerchiamo di mantenere la calma. Keimerina, siediti." Flora cercò di mettere a tacere quella rabbia che le ribolliva dentro e sedette. Il capitano quindi la guardò negli occhi. "Hai provato a plagiare le menti di ragazzine indifese, hai fatto risuscitare l'Inverno con chissà quale oscuro incantesimo, hai intimorito la Natura. Ora, ascoltami bene: io ti darò un foglio e tu scriverai tutto, per filo e per segno, mi darai dettagli sull'incantesimo, mi farai nomi e cognomi di quelle ragazzine a cui hai provato a far credere che l'Inverno fosse un qualcosa di anche lontanamente accettabile, e poi lo porteremo davanti al Consiglio. Ricorda che hai giurato di dire la verità e se mentirai le cose potrebbero mettersi male per te." Fece scivolare il foglio e la penna davanti a lei.

"Voglio parlare con la principessa." Replicò Flora.

"Me l'hai già chiesto dieci volte e dieci volte ti ho risposto di no. Non azzardarti a chiedermi della melissa o non risponderei di me."
Flora accennò un sorriso con aria di sfida.

"Ti senti potente perché tra queste quattro mura la mia magia non funziona... mi fai pena, lo sai? Voglio parlare con la principessa o non scrivo proprio niente. E posso stare qui tutto il giorno, eh, perché non ho molto da fare dato che ho perso il lavoro."
I due soldati si guardarono, si fecero un cenno e lasciarono la stanza senza dire una parola, lasciando Flora con davanti quel foglio bianco.
Fu in quel momento che la keimerina riprese a respirare normalmente. Cercò di mantenere la calma. Aveva imparato che in certe situazioni doveva mostrarsi sicura e non impaurita. Dentro però stava morendo dalla paura. La guardia di Linphea la teneva in una stanza da ore, non avevano usato mezze misure, sembravano arrabbiati, sembravano decisi, e sembravano avercela a morte con lei come tutte le persone che aveva visto in quel cortile dopo la rappresentazione di fine anno. Volevano sapere di Nikolai, di ciò che aveva fatto a Vymarna, di perché Linphea sembrava nel caos. Non poteva dire nulla. Non poteva dire cosa stava accadendo.
Quando poco meno di tre anni prima era tornata su Linphea, il giorno che era andata a trovare Martha Crystal si era fatta trovare lì. L'aveva salutata amabilmente e poi aveva fatto cenno alla melissa di allontanarsi.

"Va tutto bene adesso? Con la tua magia, intendo." Aveva chiesto la principessa, con un sorriso gentile. Flora aveva annuito, seppur a disagio.

"Sì, va tutto bene, ti ringrazio."

"Sono contenta che sia tornata su Linphea, dopotutto sei la fata guardiana, non dimentichiamolo." Aveva ridacchiato, ma in maniera forzata. Flora aveva sorriso.

"Già, non dimentichiamolo."

"Sono sicura che anche al Collegio farai un ottimo lavoro." Aveva aggiunto con un tono di finta simpatia la principessa, Flora aveva forzatamente sorriso. "Beh, spero ti troverai bene qui." Aveva detto Crystal, ma poi aveva spento il suo sorriso e aveva aggiunto, abbassando il tono di voce: "Ascoltami bene: questa non è più casa tua, e sei qui solo perché avete salvato il cielo e tutto il resto. Ma rimani quello che sei: un rigetto della Natura. Non le appartieni come noi, Flora, ricordatelo, e se mai metterai in pericolo il mio regno, il mio pianeta, con la tua magia, sappi che non userò mezze misure. L'Inverno non appartiene a Linphea e mai lo farà. Proteggerò il mio regno da te, keimerina, e non avrò paura di usare le maniere forti." Si era alzata e aveva sorriso. "Ti auguro una buona giornata." E se n'era andata lasciando che Martha tornasse da lei.
Flora avrebbe potuto lasciare Linphea quel giorno stesso dopo quel trattamento ed era quello che Brandon le aveva proposto, ma lei aveva deciso di restare per poter essere vicina a Miele, che ormai non aveva più Alyssa.
Ed ora la keimerina non poteva dire ciò che stava accadendo, non poteva e basta.
Teneva le mani unite appoggiate sul tavolo, ma le tremavano mentre guardava quel foglio bianco. Quelle persone non la consideravano una loro pari, la guardavano dall'alto, e allo stesso tempo avevano paura di lei.
Flora prese un respiro portandosi le mani unite in un pugno davanti alla bocca, mentre tentennava la gamba a terra.

Era solo qualche paio di minuti prima che Brandon era andato da Sky, raggiungendolo nella sala del trono dove era in compagnia di suo padre. Quando Sky vide il suo scudiero chiese scusa a suo padre e si allontanò raggiungendolo.

"Che succede?" Chiese Sky, leggermente agitato, con la punta del naso lucida per il sudore.

"A che ti riferisci?" Replico il suo amico, perplesso. Succedevano tante cose.

"Devi dirmi qualcosa, su." Lo incitò il principe, mentre lottava con la voglia di allargarsi il colletto, la sua compostezza era troppo rigida per permetterglielo.

"Niente d'importante. Anzi, sì, ma non è il caso di parlarne qui."

"Va bene, va bene... mamma, che caldo..." Sbuffò poi.

"Stamattina sulle mie finestre c'era la brina." Scherzò lo scudiero, Sky scosse la testa. "Ascolta, io devo andare, devo sbrigare delle faccende su Linphea con Flora, ma ho tutto sotto controllo. Ho messo degli uomini di fiducia alle entrate e nelle anticamere."

"Quanto di fiducia?" Chiese il principe, alzando un sopracciglio. Brandon sospirò.

"Fidati di me. Allora, siamo intesi? Vado... e sappi che presto, molto presto, risolverò questa storia. Non accetto traditori e pagheranno le conseguenze di ciò che hanno fatto."
Sky annuì, poi lo fermò prima che andasse.

"E, Brandon, ascolta... ma quindi siete sicuri? Lasciate tutto? Lasciate Linphea?"
Il soldato tornò sui suoi passi e lo guardò, strinse le labbra.

"Non possiamo fare altro... Vymarna è un intero pianeta, è la Natura, non si vince contro di Lei, per quanto abbiamo provato. Credimi se ti dico che è l'ultima cosa che voglio, ma per ora so solo che Flora sta cadendo in un abisso ed io non posso permetterlo."
Sky gli poggiò una mano sulla spalla.

"Andrà bene. Ci vuole molto coraggio per fare ciò che avete deciso."

"Tu dici? Perché io mi sento un codardo a lasciare mio figlio nelle mani di una dea dispotica. Ma... beh, come ho detto, è una dea, e noi siamo dei mortali... un buon soldato sa quando deve arrendersi, e non avrei altre armi contro di Lei, credimi."
Sky annuì, stringendo le labbra in un sorriso, e lasciò andare il suo amico.

Brandon tornò su Linphea, e l'aria fredda lo invase. Mentre percorreva il vialetto di casa ripensava alla conversazione avuta al telefono con l'Accademia di Andros: nessun Diego Vela aveva mai frequentato quella scuola, e non poteva essere una coincidenza che somigliasse così tanto ad una persona che già conosceva. Andare ai servizi segreti sarebbe stato rischioso, Carter si sarebbe insospettito, ma ne era certo: lui era dietro tutto quello.

"Flora?" Chiamò, ma lei non c'era. Si guardò intorno, la casa era in ordine e scelse di non andare nel panico. La chiamò al cellulare, ma lei non rispose. Sentì il cuore accelerare, ma prima di fare altro, decise di andare da Rodols. L'uomo gli aprì tranquillo alla porta, ma il suo sorriso si spense notando la sua espressione.
"Flora è qui?" Chiese agitato. Rodols fu sorpreso.

"Ehm, no... vuoi dire che non è ancora tornata?"

"Che intendi? Dov'è andata?"

"Stamattina ero da voi e sono venuti dei soldati della guardia reale, hanno detto che doveva andare a palazzo. Forse la principessa o Martha avevano bisogno di lei."
Brandon non gli diede il tempo di dire altro che andò via, diretto a palazzo.

"Martha, ciao. Flora è qui?" Chiese Brandon, entrando senza che neanche la melissa potesse replicare. Vide Helia seduto al tavolo. "Helia."

"Brandon. Che succede, dov'è Flora?" Chiese il bach. La melissa assistette alla scena leggermente indispettita.

"È quello che vorrei sapere: stamattina delle guardie sono venute a cercarla per portarla qui. Martha, tu ne sai qualcosa?"

"Io? No. Non capisco, io..." Borbottò la melissa. Brandon prese un respiro profondo, chiedendo a se stesso di mantenere la calma e si diresse subito al piano di sotto.

Flora era ancora lì, aveva notato il cellulare squillare ma l'avevano messo su un tavolino senza darle l'occasione di rispondere. I due soldati erano rientrati, ma avevano trovato la keimerina seduta lì e davanti a lei un foglio bianco.

"Lasciatemi andare." Ripeté la fata, a braccia incrociate, tenendo lo sguardo sui due. "O mi lasciate andare, o mi fate parlare con la principessa. O almeno con la melissa. Decidetevi."

"La melissa sa qualcosa di tutto questo?" Chiese il capitano col viso duro.

"Martha? No, lei... lei non c'entra niente." Rispose la fata, cercando di evitare di mettere la sua amica nei guai. Aprirono la porta e tutti si voltarono verso essa, i due soldati si inchinarono e la salutarono.
"Crystal, che sta succedendo?!" Chiese Flora, accigliata, alzandosi di scatto e non rispettando alcuna delle regole formali davanti alla sua sovrana. La principessa rimase impassibile, poi si rivolse ai due soldati.

"Lasciateci, per favore."

"Ma, vostra altezza, non..." Provò a replicare il capitano, ma Crystal fu ferma.

"Andate, ho detto. Non può utilizzare la sua magia qui."
I due annuirono, il sergente rivolse a Flora uno sguardo eloquente di minaccia e lasciarono la stanza.
"Allora, vediamo di fare un po' di chiarezza." Esordì Crystal una volta che furono sole. Fece il giro del tavolo e si trovavano ora alle sue estremità. "Siediti, per favore."

"Sono seduta qui da stamattina." Replicò Flora, guardandola negli occhi.

"Ti ordino di sederti!" Esclamò la principessa, poi sorrise. "Per favore."
La keimerina fece come le era stato detto, seppur visibilmente riluttante.
"Dunque... credevo ne avessimo parlato? Mi sbaglio? Ne avevamo parlato eccome. E ti avevo esplicitamente detto che solo ti fossi azzardata a mettere a rischio il mio pianeta ne avresti pagato le conseguenze!"

"Non ho messo in pericolo il pianeta e semmai è il contrario. È Vymarna che è venuta a cercarmi." Replicò la keimerina, guardandola dal basso.

"E credi che me la beva?" Sbottò Crystal con un sorrisetto. "La Natura ti ha fatta rientrare qui, io ti ho permesso di stare qui. Come mi ripaghi, eh, Flora? Perché Vymarna non si è svegliata una mattina e ti è venuta a cercare, mi sbaglio?"
Flora non rispose. "Mi sbaglio?!"
La keimerina sussultò ma cercò di nasconderlo. "Dimmi che succede, cercherò di essere gentile, te lo prometto."
Flora sostenne il suo sguardo per qualche istante, quindi prese un respiro profondo e si raddrizzò sulla sedia.

"Tu non immagini neanche cosa mi ha fatto Vymarna." Replicò titubante.
Crystal abbassò leggermente la guardia, pronta ad ascoltare, e cercò di trattenere un sorriso. Sussultò quando bussarono alla porta.

"Non adesso!" Esclamò la principessa, poi si rivolse a Flora. "Potrei non essere qui, sono la principessa, guarda quanta importanza che ti sto facendo avere. Voglio sapere ogni cosa, Flora."
La keimerina stava per parlare ma bussarono ancora, Crystal andò subito alla porta, pronta per mandare via chi bussava. Ma, quando aprì, il capitano della guardia reale la fermò.

"Vostra altezza, dobbiamo lasciar andare la keimerina." Le intimò.

"Che... che cosa? Qui comando io e la keimerina non se ne va fino a quando non so ciò che voglio." Replicò lei decisa, forse leggermente crudele.
Alzò lo sguardo e vide Brandon fare un passo avanti.

"Crystal, lasciala andare, non hai niente contro di lei."

"Chi si rivede... Brandon, sai, vorrei tanto lasciarla andare, non è che Flora mi stia particolarmente simpatica..." Strinse le labbra. "Ma... vedi, il punto è che ha giocato col fuoco, ed io l'avevo avvertita, e nel mio regno si pagano le conseguenze."
Brandon cercò di mantenere la calma.

"Bene, allora quando avrai qualcosa contro di lei ti aspetto alla mia porta, fino a quel momento ti chiederei di lasciarla andare. Ciò che stai facendo non è lecito, Crystal, e sappi che non ho paura di mettermi contro di te. E per certo, Eraklyon non ha assolutamente paura di Linphea. Hai davvero voglia di scatenare uno scandalo del genere?"
Crystal sostenne il suo sguardo, poi si rivolse al capitano, questi gli fece un cenno. La principessa storse le labbra contenendo l'ira e si rivolse a Brandon.

"Non finisce qui."
Crystal tornò dentro ma tenne la porta aperta, Flora si alzò. "Flora, puoi andare, il tuo cavaliere è venuto a salvarti!" Esclamò profondamente irritata, Flora raggiunse subito Brandon, che le tenne una mano dietro le spalle. "Keimerina, non è finita, sappilo." Le disse guardandola negli occhi, poi fece un cenno al capitano, ordinandogli di allontanare i due.
Martha ed Helia raggiunsero il piano di sotto e mentre si avvicinavano sentirono Crystal discutere con il capitano della guardia reale, il quale, in maniera composta, insisteva:

"Vostra altezza, aveva ragione, noi materialmente non abbiamo niente. Non possiamo avere screzi con Eraklyon per una cosa del genere."

"Non era mica il principe che è venuto a chiedertelo, era solo... Brandon!"

"Il capitano della guardia reale, vostra altezza, e come me conosce i protocolli e quanto me ha un certo potere nel suo regno. Cercate di mantenere la calma, vostra altezza."
Crystal stava per replicare, ma Helia s'intromise avvicinandosi:

"Crystal, va tutto bene? Che cosa è successo? Ci sono stati dei problemi?"
La principessa si calmò subito, i suoi occhi pieni di collera mutarono in un'espressione ferita.

"Helia! Oh, non immagini neanche! Linphea è in tremendo pericolo ed esserne la sovrana... beh, la corona è pesante sulla testa!" Esclamò avvicinandosi a lui, il giovane si limitò a posarle le mani sulle braccia per confortarla. Poi Martha si schiarì la voce e salutò la principessa.
"Oh, Martha, ci sei anche tu... beh, seguimi, mio padre vuole parlarti. Helia, mi perdoni, non è vero?"
Lui annuì, si scambiò uno scambio con Martha e poi la melissa la seguì nella sala del trono, mentre Helia si avviò all'uscita.
Quando li raggiunse, Brandon era ancora intento a controllare che Flora stesse bene.

"Sta' tranquillo, ti dico, non mi hanno fatto niente." Insisté lei scuotendo la testa. "Ma, credimi, è da stamattina che provo ad andar via, a dir loro che non potevano tenermi lì, ma per loro a quanto pare non conto come persona..."

"Ehi, non dire così..." Disse lui, addolorato, ma si voltò quando la voce di Helia li riscosse:

"Flora! Stai bene?! Che ti hanno fatto? Non avevano alcun diritto a tenerti lì!" Si avvicinò a lei e la abbracciò velocemente, Flora capì dallo sguardo di Brandon che qualcosa non andava, quindi sorrise al suo amico e poi si schiarì la voce e disse:

"Sto bene. Il punto è che dovevamo aspettarcelo, insomma, dopo ciò che è successo al liceo con Nikolai era chiaro che sarebbero venuti a cercarmi. Non dimentichiamoci che Linphea l'Inverno qui non ce lo vuole. Spero solo che Martha non finisca nei guai..."

"Per ora ce ne andiamo a casa, va bene?" Disse Brandon, accennando un sorriso, lei annuì.

"Beh, ci vediamo, ragazzi." Salutò Helia, fece un cenno a Brandon e poi si avvicinò a Flora e le intimò: "Domattina passo da te, devo parlarti di una cosa."
Lei annuì, quindi il suo amico prese un'altra direzione mentre lei e Brandon si diressero a casa.

Nel frattempo, nella sala del trono del palazzo reale, Martha era davanti ai sovrani, entrambi abbastanza calmi, ma Crystal era davvero furiosa per il risvolto degli eventi di quel pomeriggio.
Il re era accanto alla grande vetrata, osservando il crepuscolo, tenendo le mani unite dietro la schiena. La regina, invece, era a qualche passo da Martha, di fronte a lei, con aria molto composta la osservava mentre Crystal, camminando agitata, diceva:

"Dobbiamo capire cosa sta succedendo e cosa più importante mandare via Flora da Linphea! Non possiamo permettere che distrugga il nostro regno! Siamo in estate! Siamo in estate e fa un freddo che neanche in autunno! Martha, spiegati! Adesso! Voglio sapere cosa sta succedendo e non accetto un 'non lo so' come risposta! Sei la nostra melissa e se Vymarna si rifiuta di parlare tu insisti!!"

La melissa rimaneva ferma, giocherellando agitata con le dita, tenendo il viso basso ma osservando la principessa. Quando Crystal si fermò a pochi passi da lei le rivolse lo sguardo aspettandosi una risposta. Martha, con le guance rosse, disse con voce tremula:

"V-vostra altezza, potete credermi, Flora non è pericolosa."
Crystal alzò gli occhi al cielo, spazientita. Stava per dire qualcosa, ma sua madre con un gesto la fermò e si rivolse a Martha, mantenendo la sua aria calma.

"Martha, c'è qualcosa che non ci stai dicendo. Vedi, Linphea ha sempre avuto un equilibrio, ed è da questo equilibrio che dipende anche il resto della Dimensione Magica. Dici che la keimerina non è pericolosa, ma a quanto pare vuole riportare qui l'Inverno, sopraffarci, prendere il controllo. Sai bene che Linphea rigetta l'Inverno, sai bene che è altamente pericoloso, e credi davvero che la keimerina non vada allontanata? Che Vymarna non la stia Lei stessa rigettando?" Fece un passo verso di lei, notando l'agitazione della melissa. "Martha, vuoi davvero distruggere questo pianeta e far collassare il resto della Dimensione Magica per coprire quella fata che dice di esserti amica? Non può esserti amica, la keimerina è una creatura infima, egoista, pericolosa. Se potesse scegliere tra lei stessa e la Natura, e quindi il bene di tutti, sceglierebbe lei stessa! È un'egocentrica, una calcolatrice! Martha, hai la mia piena fiducia, sei venuta qui a corte che eri una ragazzina... dimmi la verità."
Martha sostenne lo sguardo della regina, quegli occhi lillà li conosceva bene perché in fondo sotto quello sguardo era cresciuta. Prese un respiro profondo e disse:

"L'Inverno sta tornando su Linphea, ma non è un piano di Flora. La Natura ha pronunciato una profezia: l'Inverno ritornerà, ma Vymarna sta cercando di impedirlo in ogni modo."
Il re a quelle parole si voltò di scatto, Crystal trasalì mentre la regina rimase calma, anzi, accennò un sorriso soddisfatto, quindi chiese:

"E lo spirito dell'Inverno? Perché giurano di averlo visto."

"L'abbiamo riportato qui con un incantesimo, Flora aveva bisogno del suo aiuto."

"Cosa vogliono fare?"

"Volevano riprendere il bambino di Flora dalle mani di Vymarna. L'Inverno stava per rinascere, ma Vymarna l'ha preso e Flora voleva riprenderselo."
Crystal stava per dire qualcosa, ma sua madre la fermò.

"Molto bene." Disse la regina. "Ti ringrazio, Martha. Ma mi aspettavo me ne parlassi prima."

"Vi chiedo perdono, vostra altezza." Replicò Martha, ma abbassò lo sguardo perché già in quell'istante sentì la coscienza urlare.

"Vai, ora non voglio vederti, mi hai fatto innervosire." Aggiunse la regina con un gesto della mano, ma il suo sguardo mostrava che nella sua mente si stava già agitando qualcosa.

Martha tornò in fretta nella sua torre e sbatté la porta chiudendola. Prese a camminare avanti e indietro per la stanza, contorcendosi le dita mentre le salivano le lacrime agli occhi. La sua pixie le chiese cosa succedesse, e lei le raccontò tutto.

"Ho fatto una cavolata, Daisy! Perché l'ho fatto?! Ho venduto la mia amica! Come ho potuto?! Flora si è fidata di me, si è confidata con me! Ed io... sono una stupida! Una stupida gelosa!" Si fermò, portandosi una mano davanti al viso, ed iniziò a piangere.

Nel frattempo, Brandon e Flora erano a casa, ma di Nikolai neanche l'ombra e tirarono un sospiro di sollievo dato che nessuno dei due aveva voglia di averlo intorno per quella sera. Brandon accese il camino, dato che fuori era calata la sera e faceva ancora più freddo. Dopo un po', Flora lo raggiunse.

"Ehi, ascolta, ehm... cos'è che ti ha detto Helia? Prima, intendo, quando eravamo a palazzo..." Esordì lui, gettandole uno sguardo con finto disinteresse mentre smuoveva la legna per far divampare il fuoco.

"Perché me lo chiedi?" Replicò lei guardandolo, ma lui le dava le spalle. Quindi si strinse nelle spalle e rispose:

"No, così, per sapere... per curiosità..."

"Mi ha detto che stanotte fuggiamo insieme." Disse quindi lei. Brandon si voltò, del tutto impreparato a quella risposta, ma la fata scosse la testa ridendo.

"Andiamo, Brandon! Piuttosto, che succede con Helia? È un po' che sei strano."

"Non succede niente con Helia." Rispose lui deciso, Flora alzò gli occhi al cielo.

"Non ti sopporto quando fai così, lo sai?"

"Ah no?" Lui le sorrise.

"No." Replicò lei divertita.

Lui la prese in giro, poi però si fermò davanti a lei per guardarla ridere. Con un sorriso accennato la guardò negli occhi verdi.
"Cosa c'è?" Chiese la giovane, lui scosse leggermente la testa.

"Niente." Rispose, ma non poté spegnere il suo sorriso. Si capirono lo stesso e Flora gli sorrise. Poi però, la fata trasalì di colpo. "Ehi, che succede? Stai bene?" Chiese lui allarmato, lei annuì, incerta.

"Sì, va... va tutto bene, qualcuno ha si è mosso nel cuore della Natura e l'ho sentito anch'io."
Brandon, amareggiato, strinse le labbra e sedette accanto a lei. Con un braccio le avvolse le spalle e la strinse a sé.

"Tesoro, non lo so se stiamo facendo la cosa giusta, ma credo sia la cosa necessaria."

"Lo so, lo penso anch'io, è solo che fa male lo stesso." Replicò lei, posando la testa sulla sua spalla.

"Ehi..." Lui si schiarì la voce. "... volevo farti sapere che stamattina ho sentito Roccaluce, hanno diffuso il mandato di cattura per Barrera confermando Linphea come ultimo pianeta in cui ha agito e ho fatto diffondere il mandato anche per mio padre." Flora lo guardò. "Volevo che lo sapessi, ora tutti i pianeti della Lega li stanno cercando e non solo noi."
Flora gli prese le mano, intrecciando le dita con le sue.

Dall'altra parte del pianeta, Riven sentì bussare alla sua porta ed andò ad aprire convinto che fosse Musa, e sperava lo fosse perché voleva davvero parlarle, quindi fu sorpreso quando vide la melissa, ed ancora di più vedendola con le lacrime agli occhi.

"Posso entrare?" Chiese lei con voce tremula, Riven era spiazzato e le fece spazio chiudendo la porta alle sue spalle.

"Martha, che succede? Stai bene?"

"Sì..." Rispose lei agitata, lasciando cadere le lacrime. Lo guardò. "... Riven, ho fatto una cavolata."

"Calmati e raccontami tutto." Disse lui.
Il giovane la aiutò a tranquillizzarsi, le fece bere un bicchiere d'acqua e sedette con lei.

"Scusami se sono piombata qui, ma non sapevo davvero dove andare... sai, non ho molti amici e quelli che ho... beh, ho fatto un gran casino."

"Questo me l'avevi accennato, ma vorrei sapere di più."
Martha annuì e prese un respiro.

"Ho detto alla regina di Flora, del bambino, di Nikolai... le ho detto tutto, Riven, come ho potuto dirle tutto? Le guardie reali oggi hanno preso Flora, la principessa non la vede di buon occhio ed io cosa faccio? Racconto tutto! L'ho messa nei guai! Ne sono sicura, l'ho messa nei guai!" Esclamò e riprese a piangere. Riven rimase in silenzio a guardarla, trovandosi quasi impreparato davanti a quella situazione ma allo stesso tempo non a disagio.
La melissa alzò gli occhi per incontrare quello sguardo su di lei. "Cosa c'è? Mi trovi ridicola, non è vero? Scusami, non sarei dovuta venire!" Fece per alzarsi ma lui la fermò subito.

"Martha, Martha, ferma! Ferma." La fece sedere di nuovo. "Ti piace Helia, non è vero?" Chiese poi il giovane. Le guance di Martha si accesero immediatamente.

"Io... è ovvio, non è vero?"

"Ed Helia non fa altro che parlare di Flora, non è vero?" Aggiunse lui, poggiandosi allo schienale della sedia.

"Come lo sai?"

"Perché lo conosco, e lo faceva quando andavamo a scuola insieme e lo fa anche adesso." Rispose Riven, poi schioccò la lingua e scosse la testa. "Mi dispiace, dico sul serio, e immagino che non sia facile trovarsi davanti a Mr. Empatia che però non si accorge nemmeno che provi dei sentimenti per lui. Lo capisco, e non ti biasimo se ti sei fatta convincere a parlare contro Flora, in fondo... beh, in fondo ne hai un po' le scatole piene di lei, o mi sbaglio?"

"Ma non fraintendermi! Io le voglio bene, è una mia amica, è solo che..."

"È solo che non ne puoi più della sua ombra ogni volta che sei con Helia. Martha, è normale, non sei una brutta persona." Gli assicurò lui, quindi si piegò un po' in avanti, poggiando un gomito sul ginocchio, e la guardò negli occhi. "Anzi, credo tu sia un tipo davvero unico nel tuo genere e mi chiedo perché Helia non lo veda."
Martha rimase ferma per un istante, quasi sorpresa, poi replicò:

"Ma tu non eri quello antipatico?"

"Solo per i superficiali." Disse lui con un mezzo sorriso. "Ascolta, io non credo che tu abbia messo Flora nei guai più di quanto lei non sia già, quindi non tormentarti."

"Non lo so, temo che la regina possa farle qualcosa..."

"In quel caso le daremo una mano." Replicò lui, Martha teneva lo sguardo su di lui. "Con me è un po' diverso. Sai, tengo enormemente a Flora, ma non ho una sua foto nell'armadio." Ridacchiò e Martha anche. "Ma, credimi, lei è stata una delle poche persone che avrebbe scommesso su di me quando neanch'io l'avrei fatto e non mi ha mai, e ti dico mai, giudicato. È stata un'amica preziosa nei miei momenti più difficili, ora tocca a me ricambiare il favore perché non se la sta passando per niente bene e non se lo merita."

"Già..." Borbottò la fata annuendo.

"Martha?"

"Sì?"

"Hai mangiato?" Chiese lui con aria pensosa.

"N-no, ho avuto così tanto da fare e...'

"Ti va di restare per cena?" Chiese lui di getto, la melissa alzò entrambe le sopracciglia, sorpresa. Si strinse nelle spalle.

"S-sì, okay... in fondo nella mia torre sarei stata da sola."

"Mi fa piacere essere l'alternativa meno triste." Si alzò di scatto e si sfregò le mani. "Tu non lo sai, ma cucino benissimo, e poi, voglio chiederti un sacco di cose." Si diresse verso la cucina mentre la melissa, interdetta, lo seguì.
In quegli istanti, le preoccupazioni di Riven riguardo Musa scomparirono per un po', si sollevarono da suo cuore, e non aveva idea che la fata della musica si stava mettendo in qualcosa che era forse più grande di lei.
Era su Czarnia, nel posto dove le avevano dato appuntamento. Si guardò intorno, vedeva solo persone delle quali aveva bassa considerazione. Non capiva perché quei tipi si incontravano in posti tanto squallidi.

"Quando inizi a fare questa vita diventi una sorta di nomade. E cerchi di confonderti in mezzo alla gente." Musa, che stava involontariamente fissando le persone sedute poco distanti da lei, si voltò al sentire quella voce.

"Ma avete molto poco stile." Precisò lei. "Barrera?"

"Beh, c'è una taglia sulla sua testa e lui ha una cicatrice che gli corre lungo la faccia, il che dà abbastanza nell'occhio."

"Per quanto ne so c'è una taglia anche sulla tua di testa... l'ho letto stamattina, Bravo." Lui alzò gli occhi al cielo, ma rimase comunque poco disturbato. Musa, invece, ridacchiò. "È un caso questo cognome o...?"

"No, non è un caso, ma a quanto pare mio figlio non si fa scrupoli, che vuoi farci."

"Hai rapito sua moglie." Puntualizzò la fata, guardandolo, ma quasi divertita.

"Questione di affari, ti giuro, niente di personale. Allora, per quanto riguarda i nostri, di affari? Hai fatto ciò che dovevi?" Chiese lui poi divenendo tutto a un tratto serio. La scintilla divertita nel suo sguardo si spense di colpo e guardò Musa con l'aria di chi non voleva perdere tempo.

"Sì, Vymarna ha il bambino e credo che ormai abbiano deciso di mollare."

"Bene. Tienili d'occhio, voglio qualsiasi informazione sulla keimerina, e su quello spiritello magico, potrebbe essere fastidioso." Ordinò lui risoluto. Musa però lo fermò bloccandogli il braccio sul bancone.

"Javier, avevamo un accordo."

"È vero, ma tu non hai ancora finito con la tua parte." Replicò lui, sostenendo il suo sguardo.

"Voglio essere lì quando riscuoterete con Vymarna."

"Tu pensa a fare bene il tuo lavoro." Si sciolse dalla sua presa, infastidito.

"Sembri Brandon quando dai ordini." Dichiarò la fata, ma allentando la tensione.

"I suoi li ubbidivi?"
Lei annuì. "Bene, ubbidisci anche ai miei allora." Detto questo, il cacciatore si allontanò con lo stesso fare discreto con cui era entrato, mentre Musa rimase lì ancora qualche minuto per pensare.

Ehilà, miei dolcissimi germogli! Vi aspettavate quest'aggiornamento? Non credo, ma spero sia una piacevole sorpresa! Dunque, la questione si fa via via più delicata: Flora e Brandon vogliono lasciare Linphea, sentendosi impotenti dopo la seconda sconfitta contro Vymarna, è un po' come quando Caligola dichiarò guerra a Poseidone e i soldati iniziarono ad infilzare il mare, quindi come opzione al momento ci sta tutta...
Nel fratempo TECNA E TIMMY SI SPOSANO❤ scusatemi, ma ho un amore incredibile per la fata della tecnologia e voglio il meglio per lei (dopo quello che le hai fatto passare? SÌ.)
piccola nota: so che Crystal è praticamente OOC, ma se devo essere sincera l'ho sempre odiata. È vero, FxB è la mia OTP, ma  questo non vuol dire che la FxH non sia adorabile quindi Crystal sta sul libro nero perché è una gattina morta, siamo tutti d'accordo? Mi perdonate l'OOC dato che in fondo in questa storia, a parte gli sviluppi logici di ogni personaggio, bene o male sono tutti IC? Grazie per la comprensione.
A parte questo, direi di essermi espressa su tutto... oh, non avete idea di ciò che sta per accadere...
Ah, sì: Musa. Musa ci sta deludendo un po', forse, ma anche lei va giustificata, cioè, il suo cuore si è oscurato e la fata non ha fatto molto per impedirlo, quindi... quindi il suo accordo con i cacciatori continua.
Ora sto zitta che ogni nota sembra un nuovo capitolo, quindi vi mando un bacio sperando che il capitolo vi sia piaciuto e promettendovi tanta azione in quelli successivi e di certo cose del tutto inaspettate. Grazie per i vostri voti e commenti, vi adoro alla follia!!!❤❤❤❤❤
vi strAmo,
xoxo Florafairy7

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