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Capitolo 12

TUTTO CIÒ CHE NE RIMANE

"Helia... non ti aspettavo." Disse Flora quando aprì la porta. Il suo amico strinse le labbra.

"Posso entrare?" Chiese, lei annuì debolmente e lo lasciò accomodarsi chiudendo poi la porta. Lo raggiunse e, superati i convenevoli, gli disse:

"Grazie per essere passato, ma sto bene. Ho solo bisogno di riposare."

"Brandon dov'è?" Chiese ancora lui, Flora distolse lo sguardo con aria triste.

"... credo sia su Eraklyon, lo sai com'è fatto."
Helia annuì mentre la rabbia cominciava a montare dentro di lui. Flora capì che il suo amico non aveva intenzione di andare, quindi sedette di nuovo sotto la finestra e lui prese posto accanto a lei.

"Mi dispiace per come sono andate le cose." Disse il bach, Flora lo guardò ed accennò un sorriso, con gli occhi lucidi. "Flora, credimi, non mi darò pace: riavrai tuo figlio. Io... lo sento dentro, sento che non è finita, è come se lo sapessi già." Dichiarò poi lui, serio.
La keimerina gli rivolse un'espressione scettica.

"Abbiamo perso, Helia, ho perso." Puntualizzò lei.

"No, non hai perso, è Brandon che ha scelto di arrendersi nel momento sbagliato!" Sbottò il giovane, preso da impeto. Al sentire quelle parole, Flora sentì un tuffo al cuore. Perché se era ciò che aveva pensato dalla notte passata, ora sentirlo dire a qualcun altro le faceva vedere le cose da un altro punto di vista. Pensò allo sguardo di suo marito mentre lui capiva che lei fingeva di non aver pianto, alle sue parole che cercavano di tranquillizzarla dopo quegli incubi. Brandon sapeva che i cacciatori l'avevano spezzata, e l'aveva protetta. Anche se le faceva rabbia.
"Scusami..." Aggiunse il bach, calmandosi. "... è solo che... che avremmo potuto fare di più."
Flora non rispose, abbassò lo sguardo. Rimasero in silenzio. Helia notò che il viso della sua amica era bagnato da lacrime, le si avvicinò. "Mi dispiace tanto..." Disse, e con la mano le asciugò le lacrime, Flora si scosse leggermente e gli rivolse uno sguardo riconoscente. Dopo qualche istante fece irruzione Miele, che comunicò a sua sorella che sarebbe uscita e avrebbe pranzato con le sue amiche. Flora però la fermò prima che uscisse.

"Mi raccomando, fa' attenzione e per favore non allontanarti. Miele, ehi, sono seria e non fare quella faccia. Rimani nei paraggi, per favore, sono preoccupata."
La sua sorellina alzò lo sguardo verso di lei. Strinse le labbra.

"Hai ragione, scusa... starò attenta, puoi stare tranquilla." Flora annuì, ma Miele rimase ferma. "Sicura non vuoi che rimanga con te?"
Flora le sorrise dolcemente.

"Ne sono sicura. La scuola è finita ieri e tu vuoi restartene chiusa in casa? Va' a divertirti." Le disse sua sorella mostrandole un sorriso positivo e Miele, seppur un po' titubante, andò. Non appena chiuse la porta, Flora potè spegnere quel sorriso che le costava tener su e tornò dal suo amico. Helia tenne lo sguardo su di lei. "Cosa?" Chiese la fata. Helia sorrise alzando un lato della bocca.

"Sei davvero straordinaria."

"Quando ami qualcuno non vuoi che soffra." Replicò lei, e ancora ripensò a quella notte.
Dopo un po' di tempo passato in silenzio, sentirono la porta aprirsi. Flora credeva fosse suo padre, ma si sbagliava. Alzò lo sguardo per vedere Brandon entrare. Il giovane però si bloccò quando, una volta chiusa la porta alle sue spalle, vide che Helia era lì accanto a lei.

"Ehi." Disse guardandola. Flora non disse nulla, dopo un secondo andò da lui e lo abbracciò. Brandon, tenendola stretta, chiuse per un secondo gli occhi, e poi dopo guardò Helia che alzò lo sguardo verso di lui. Flora lo lasciò andare e Brandon le dedicò di nuovo lo sguardo.

"Dobbiamo parlare." Dichiarò la fata, lui annuì.
Helia si alzò, capendo di dover andare. Salutò Flora abbracciandola e dandole un bacio sulla guancia sotto lo sguardo grave di Brandon. Gli fece un cenno, Brandon lo ricambiò debolmente.
Quando furono soli, Brandon esordì:

"Ho solo pensato che avessimo bisogno di un po' di tempo dopo stanotte."
La keimerina annuì, andò a sedere e lui la seguì. Lo guardò, i suoi occhi verdi erano profondi come l'abisso.
"Tesoro, mi dispiace così tanto. Sarebbe dovuta andare bene questa volta, ma non è stato così e... e mi dispiace."
Flora rimaneva ancora in silenzio con lo sguardo su di lui, Brandon le prese la mano. Lei con lo sguardo seguì prima il gesto e poi lo posò di nuovo su di lui.
"Il tuo cuore sta soffrendo così tanto, e non ti meritavi neanche di venire ieri sera, di dover attraversare quel bosco. Flora, non potevo permettere che ti prendesse le ali e non avevo il potere di impedirglielo. È stato tutto ciò che ho potuto fare per tenere insieme questi ultimi pezzi. Perché lo sappiamo entrambi che sono rimasti dei frammenti, e mi dispiace, mi dispiace tanto, il tuo cuore non dovrebbe essere un cumulo di macerie, mi dispiace... ma se la prima volta non ho potuto fare nulla, almeno stavolta ho sentito il dovere di fermarla: non saremmo riusciti comunque, e non potevamo perdere davvero tutto."
Ci fu silenzio, Brandon si asciugò gli occhi acquosi in fretta. La fata tentennò un paio di volte prima di pronunciare quelle prime parole:

"Io... beh... io... io credo di essermi un po' persa."
Lui le tenne stretta la mano.
"Brandon, sono così arrabbiata con te che non lo immagini... sono furiosa, io..." Deglutì, non trovava le parole, dentro di sé era un abisso che inghiottiva tutto. "... ma ho bisogno di te." Brandon le sorrise ma la tristezza velava il suo viso. "È come se... è come se provassi tutto e nulla, e fa tutto così male..." Confessò e iniziò a piangere, ma Brandon non si mosse, solo gli salirono le lacrime agli nel vederla in quello stato. Lei lo guardò negli occhi. "In questo momento ti odio, ma ti amo così tanto... sei l'unica cosa bella che sento mi impedisca di affogare. È un casino, qui dentro, e sento che tra un po' verrò inghiottita..." Continuava a piangere. "... non lo permettere, ti prego... Brandon, non lo permettere!" Esclamò piangendo. Il soldato allora la avvolse tra le sue braccia mentre Flora piangeva ogni sua lacrima. Passò un po' di tempo, durante il quale entrambi rimasero in silenzio. Flora si calmò poco a poco, ma dentro continuava ad essere tormentata. Mentre lei guardava di fuori, Brandon la osservava. Sapeva che ormai la sua Flora non era più quella di prima, che quel dolore la stava consumando. Aveva vissuto ciò che una fata non avrebbe mai dovuto e negli stessi istanti il suo bambino le era stato portato via; ed ora, senza aver avuto tregua, aveva dovuto riprovare, avevano fallito ancora e le sue ali ancora una volta avevano rischiato di essere strappate via. Si meravigliava che riusciva a rimanere lucida, era sicuro che dentro stesse urlando.

"Andiamo a casa." Disse Brandon, rompendo il silenzio, lei si voltò e gli fece cenno di ripetere dato che non aveva ascoltato. "Andiamo a casa. Dobbiamo fare una cosa." Ripeté lui, si alzò e le porse la mano. Flora non replicò, ma lo seguì, avendo l'accortenza di lasciare un biglietto a suo padre.
Quando aprirono la porta di casa questa le sembrò come diversa, più vuota, più silenziosa, meno accogliente di quello che sperava. E lo era perché ormai nessun posto poteva sembrarle tale. "Vieni." Le disse Brandon facendole un segno, lei lo seguì e andarono in giardino. Flora gettò uno sguardo al cielo, l'aria umida le si appiccicò addosso dopo pochi istanti lì fuori. Brandon la raggiunse subito e le porse una spada, tenendo la sua nell'altra mano. Lei sospirò.

"Brandon, cosa...? Non ne ho voglia adesso." Fece per andare ma lui la fermò e la tenne per le braccia, la guardò negli occhi e replicò:

"Fidati."
Lei sostenne il suo sguardo per qualche istante, poi raccolse la spada. Il cielo borbottava minaccioso, ma i due presero a combattere e Flora in poco tempo divenne più agguerrita. L'aria era calda e pesante, ma loro continuavano. In ogni colpo che affondava Flora lasciava cadere tutta la rabbia, tutta la collera, tutto il dolore e il rimpianto che si portava dentro. Sembravano non stancarsi, sebbene entrambi avevano il fiato corto dopo i parecchi minuti passati a combattersi. Il cielo finalmente si aprì e cominciò a piovere, ma loro non ci diedero peso e il sudore fu lavato via da quella pioggia leggera. Quando iniziarono a rallentare, piano piano si avvicinarono. Si fermarono, riprendendo fiato. Brandon la tenne vicino, posò la fronte contro la sua e le disse: "Sai adesso cosa facciamo?"
Lui si rivolse al cielo, alzando la testa e lasciando che la pioggia gli bagnasse il viso, quindi urlò, urlò forte. Poi guardò Flora, lei annuì con un sorriso, prese un respiro e lanciò un forte grido. Si fermò immediatamente, come impaurita, e lo guardò. Lui le fece un cenno. Allora la fata urlò ancora, poi riprese fiato e ancora, lasciando libera l'anima e tutto il dolore che si portava dietro. Urlò ancora, sentendolo fin dentro le viscere, e cadde sulle ginocchia piangendo. Lui le si avvicinò subito, mentre lei continuava a piangere.

"Brandon, perché devo sentire tutto questo dolore? Perché io? Che cosa ho fatto?" Gli chiese, lui con un braccio le cingeva le spalle.

"Non lo so, tesoro. Mi dispiace tanto." Rispose amareggiato.
Flora continuò a piangere disperata, ormai aveva aperto quella porta e non c'era modo di trattenere quel dolore dal riversarsi fuori. Smise di piangere solo perché si stancò fisicamente. Riprese a respirare normalmente, guardò suo marito e decisero di tornare dentro.
Erano in cucina, prima che Flora andasse di sopra per un bagno. Lui si tolse la camicia bagnata mentre lei lo seguiva con lo sguardo, in silenzio, come in attesa, in preparazione nel trovare le parole giuste. Poi prese coraggio, formulò quello che aveva da dire, tenendo lo sguardo su di lui, e allora ruppe quel silenzio:

"Andiamocene da Linphea."
Brandon si voltò verso di lei, interdetto. Aprì la bocca ma balbettò solo qualcosa, si avvicinò a lei e riprese:

"Ne... ne sei sicura?"
Lei, con voce tremula, rispose:

"Sì." Rimase in silenzio per qualche secondo. "Voglio che tutto questo finisca, voglio lasciarmi tutto alle spalle, io non..." Le salirono le lacrime agli occhi e si fermò.

"Ehi, ehi, okay, va tutto bene." La rassicurò lui stringendola in un abbraccio. "Ascolta, va' di sopra, fa' un bagno caldo e poi ne parliamo con calma, va bene?"
Si separarono e lei annuì, poi il suo sguardo si fermò sul segno di Vymarna che lui aveva marchiato sul petto. Brandon lo notò, con una mano le alzò il viso per farsi guardare negli occhi. "Ehi, guardami. La nostra vita è nostra, non sua. Hai capito?"
Flora sospirò e abbassò lo sguardo, quindi lo lasciò per andare di sopra mentre Brandon rimase fermo, tenendo lo sguardo su di lei come se avesse voluto dirle qualcosa.
Quando rimase da solo, si fermò appoggiato al piano della cucina e dalla finestra osservava il cielo. Si torturava.
Era vero, lui apparteneva a Vymarna, ed anche Flora in un certo senso, ma la Natura non poteva continuare ad essere un'ombra sulle loro vite. Ormai era finita: non c'era modo di contrastare la Natura. Si erano fatti aiutare dall'Inverno in persona e questo non era riuscito a vincerla, cos'altro avrebbero potuto fare?
Brandon ripensò alla profezia, la quale era rimasta nella sua mente dal momento in cui era stata pronunciata: alla fine l'Inverno sarebbe tornato su Linphea dopo un lungo lamento, e forse era questo il corso degli eventi, forse doveva rimanere con Vymarna, forse l'Inverno sarebbe dovuto appartenere alla Natura e il loro unico ruolo era stato concepirlo.
In quel momento si materializzò Nikolai e Brandon sussultò.

"Oh, sei tu..." Mormorò il soldato, rivolgendogli lo sguardo solo per un attimo, tranquillizzandosi subito.

"Dov'è Flora?" Chiese lui.

"È di sopra." Rispose il giovane.

"Io devo parlarle, forse, cioè, credo che non sia finita. Sono stato da Alyssa e..."

"Nikolai," Lo fermò Brandon, gli rivolse lo sguardo e, stancamente, aggiunse: "ascolta..." Brandon sospirò. "... ti ringrazio molto per ciò che hai fatto, ma... ma è finita. E prima ce ne rendiamo conto e meglio sarà."

Ed era quello di cui Flora cercava di convincersi, anche se non ci riusciva. Era per questo che voleva andar via da Linphea, credeva che la sua mente le stesse giocando brutti scherzi e voleva lasciarsi tutto alle spalle. Si fermò davanti allo specchio, dopo che si era asciugata, e si osservò. Di fronte, di lato. Niente nel suo corpo avrebbe fatto pensare che il suo bambino fosse nel suo grembo. Poggiò le mani sul lavandino e si guardò allo specchio.
"Adesso basta." Ordinò a se stessa.
Prese un respiro e fece per andare, ma si bloccò non appena sentì una sorta di sfarfallio nel suo grembo. Sentì un tuffo al cuore. Si rivestì in fretta e corse al piano di sotto: doveva lasciare Linphea e doveva farlo in fretta, non poteva permettere alla sua mente di arrivare a tanto.
Sentì la voce di Nikolai, lui e Brandon discutevano.

"Non è finita, non lo è per niente!" Stava dicendo Nikolai, deciso.

"Andare avanti è la cosa migliore da fare, ormai non..." Provò Brandon, ma l'Inverno insisté:

"... Sei per caso l'Inverno? E sei per caso suo padre? Io so che per Flora non è finita e non me ne andrò di qui se prima non avremo vinto!"

"No, non sono l'Inverno e forse non posso capire appieno la magia di Flora, ma sono suo marito, e sicuramente la conosco meglio di te!"

"Oh, per favore! Sei solo un umano, cosa credi di sapere tu? Ascoltami bene, la natura si è accorta di qualcosa stanotte, non è stato un totale fallimento, io credo..." S'interruppe, vide che Flora era a pochi passi da loro. Brandon, notando l'espressione del dio, capì che Flora era alle sue spalle e si voltò.
Provò a dire qualcosa, quasi come per scusarsi del fatto che stessero ancora discutendo di quella notte, ma concluse il tutto con un sospiro. Nikolai si avvicinò a lei.

"Come stai?" Chiese Nikolai cautamente.

"Non bene." Rispose Flora, agitata. Si rivolse ad entrambi. "Voglio che questa storia finisca adesso."

"Ma..." Provò a dire Nikolai, lei lo fermò.

"Tu non... non immagini, credimi." La fata prese un respiro. "Andremo via da Linphea, lasceremo questo pianeta che non ha fatto altro che distruggerci." Concluse la fata, decisa ma con una profonda angoscia che le si leggeva sul viso.

"Sì, lo capisco," Aggiunse Nikolai, Flora lo guardò incredula per la sua insistenza. "Ma io credo che prima potremmo analizzare bene i fatti. Ho visto Alyssa stanotte, mi ha detto che c'è stato un qualcosa che smosso tutto il pianeta stanotte, ogni componente della natura l'ha sentito..."

"... Nikolai..." Brandon disse per provare a fermarlo, ma il dio lo ignorò.

"... sono certo che le cose non possono finire così. Mai l'Inverno può essere posseduto da Vymarna, non ha senso!"
Flora scosse la testa e replicò con una certa rabbia nella voce:

"Sono stanca, non posso reggere altro, va bene?"

"No!" Replicò Nikolai con forza. "Non esiste che ti tiri indietro! Sei una keimerina, sei mia figlia, non ti tirerai indietro davanti a Vymarna!"

"Ora basta!" Sbottò Flora, accigliata, facendo fare un passo indietro al dio. "Basta con questa storia che sono tua figlia e quindi questo e quest'altro! Punto primo: non hai la più pallida idea di chi io sia, tu non mi conosci! Punto secondo: non sarò una pedina nel gioco di supremazia tra te e Vymarna! E punto terzo: smettila di dirmi cosa fare perché tu non hai idea di come io mi senta! Non sai cosa significhi essere una semplice fata mortale! Non ci sto capendo niente! Il dolore mi sta consumando! Sto perdendo la testa! Addirittura mi sembra di sentire di avere il bambino con me! Mi è sembrato si muovesse! Tu credi che una persona con un certo equilibrio possa arrivare a sentire addirittura questo?! Beh, ti dico io una cosa: il mio equilibrio è in bilico, e io ho intenzione di tenermelo stretto perché ho troppo da perdere!!"
Flora riprese fiato, la rabbia aveva preso il controllo di lei. Brandon e Nikolai erano rimasti in silenzio, attoniti e dispiaciuti. La fata si coprì per un attimo gli occhi con le mani per impedire alle lacrime di salirle agli occhi.
Nikolai la guardò, poi però si azzardò a dire:

"Tu... tu che cosa?"
Flora con un'occhiata lo fulminò, Brandon subito cercò di intervenire ma il dio si affrettò ad aggiungere: "Chiamate Martha. Adesso."
Flora guardò Brandon, come implorante.

"Nikolai, senti..." Provò a dire il giovane, ma il dio, con aria autoritaria, ordinò:

"Chiamate Martha! Ora!" Poi si rivolse a Flora e calmò subito il suo tono. "Tu non immagini neanche cosa mi hai appena detto!" Le prese il viso fra le mani. "Ti perdono per le parole che hai usato, so che non lo pensi davvero. Tu sei il mio orgoglio. Hai capito?" Si voltò verso Brandon senza lasciare il viso della fata. "Chiama la melissa, cosa aspetti?"
Brandon era interdetto, guardò Flora e lei tentennò. Il giovane quindi s'intromise, allontanò Nikolai da lei, anche se non poteva toccarlo, e si mise al fianco di Flora.

"Nikolai, adesso basta. E ti chiederei di avere un po' di rispetto."
Il dio alzò entrambe le sopracciglia e con vigore si rivolse al soldato:

"Cosa?! Tu non sai di cosa parli! Arrendersi così è da pazzi! Se solo mi ascoltaste, santi numi! Io sono certo che..." Fu interrotto dal suonare alla porta. Flora, ancora interdetta, disse:

"Vado io." E si allontanò dai due lasciandoli discutere. Sicuramente era sua padre. Aprì con aria sicura, ma fu stupita di vedere che di fronte a lei c'era la melissa. "Martha, cosa... cosa ci fai qui?" Chiese, sorpresa, un po' impaurita per ciò che poteva dirle la melissa.
Martha strinse le labbra e chiese:

"Posso entrare?"
La fata le fece spazio e la lasciò accomodarsi chiudendo la porta.

"Vieni. Anzi, Nikolai ti cercava..." Aggiunse la keimerina. Tornando in cucina assistettero alla discussione tra Nikolai e Brandon, dai toni forse troppo elevati.

"Non dovresti avere neanche voce in capitolo!" Disse Nikolai. "Sei mortale, sei umano! Umano, addirittura! Credi davvero di poter dire una sola parola?!"

"Sarò pure umano, ma almeno non tratto Flora come un'arma contro mia sorella!"

"Sta' zitto, non sai niente di me e Vymarna! Anzi, tu stai dalla sua parte, dopotutto le appartieni! Dev'essere per forza stata intenzionale tanta inettitudine: la mia Flora è finita tra le sue mani per ben due volte, e tu dov'eri?!"

"ORA BASTA!" Esclamò la keimerina, Nikolai e Brandon zittirono e le rivolsero lo sguardo con aria colpevole. "C'è... c'è Martha." Aggiunse poi, con voce pacata. Nikolai sorrise subito alla melissa e con aria tranquilla si avvicinò a lei.

"Martha! Martha, Martha Martha! Non immagini davvero! Credo che ci siano novità!"
La melissa strinse le labbra in un sorriso e replicò:

"È per questo che sono qui."
Flora fu sorpresa, mentre Brandon semplicemente sospirò.

"Mi dispiace, io mi chiamo fuori." Disse uscendo verso la veranda.
Flora prese un respiro, mentre Nikolai semplicemente fece spallucce, ma la keimerina lo notò.

"No, forse non hai capito." Gli disse Flora con aria severa. Nikolai fu interdetto. "Tu non ti comporti e non parli così in casa mia. Tu non gli manchi di rispetto solo perché sei un dio."

"Flora, ascolta, a me importi tu e..." Provò a giustificarsi Nikolai, ma lei lo fermò, tenendo alzato il sopracciglio destro.

"Manchi di rispetto a lui, manchi di rispetto a me. Non so se gli altri ti lasciassero fare, ma qui non funziona così. Qui siamo tutti mortali, Nikolai, e se non ci consideri abbastanza allora non credo che avremo bisogno di te."
Lo spirito dell'Inverno si sentì piccolo davanti allo sguardo pieno di delusione di sua figlia, e non era la prima volta che uno sguardo del genere da parte di una di loro gli fosse rivolto.
Flora si schiarì la voce e si rivolse alla melissa. "Martha, perdonami, per favore."

"T-tranquilla..." Borbottò imbarazzata la melissa, poi prese un respiro e disse: "... ma sono qui per parlarti di una cosa, e mi dispiace doverlo fare perché so quanto sia stato difficile per voi. Ma, Flora, l'aurea intorno a te è cambiata, ieri sera è cambiata, mentre ti guardavo lo sentivo, ed io... non ho fatto che pensarci, allora ho pensato che forse, e dico forse, l'incantesimo non è davvero fallito."

"Cosa dici?" Chiese Flora, assottigliando gli occhi, scettica.

"Io... io credo che in qualche modo tu abbia rafforzato il tuo legame col bambino." Rispose Martha, Flora prese un respiro alzando gli occhi al cielo.

"Ed anche se fosse? Insomma, guardami, non è qui con me, è di Vymarna adesso."

"Ma tu hai detto di sentirlo dentro!" Esclamò Nikolai intromettendosi, Martha guardò Flora in cerca di conferma, lei scosse la testa.

"Non dargli retta."

"Ma tu hai detto..." Provò ancora Nikolai, ma la fata finì per lui:

"... che lasceremo Linphea. Questa situazione ormai è insostenibile."
Martha rivolse a Flora uno sguardo dispiaciuto, quindi, giocherellando con le dita, disse:

"Lo... lo capisco. Ma dammi un'ultima occasione, è per questo che sono qui. Lasciami compiere un incantesimo di sangue, è l'unico modo per avere risposte certe."
Flora sospirò, tentennante, ma Nikolai proruppe ancora:

"Era quello che provavo a dirti: è come se da stanotte l'eco della magia dell'Inverno fosse raddoppiata. Tutta la natura l'ha sentita, è stata una sorta di risveglio, un'amplificazione. È chiaro che Vymarna non ha vinto." Davanti a quest'ultima frase, Flora lo fulminò con lo sguardo. Incerta, si rivolse a Martha:

"Di cosa avresti bisogno?" Chiese.

"Il tuo sangue e quello di Brandon."
Flora prese ancora un respiro profondo, dubbiosa. Ma la melissa la pregò con lo sguardo.

"Flora, ascolta, non avrei l'indelicatezza di chiederti una cosa del genere se non fosse necessario. Per favore." Martha guardò Nikolai, entrambi speravano in una risposta positiva da parte della keimerina. Poi Flora disse:

"Lascia che ne parli con Brandon."
Martha annuì, trattenendo un sorriso. La keimerina quindi uscì, raggiungendo Brandon, mentre Nikolai e Martha si sorrisero.
"Ehi." Disse avvicinandosi a lui. Brandon guardava di fronte a lui, tenendo le mani in tasca. Aveva su quell'espressione pensierosa che assumeva quando era tormentato.

"Che succede? Cosa vuole Martha?" Chiese, voltandosi solo per un attimo, distrattamente.

"Lei..." Flora deglutì e prese un respiro. "... lei la pensa come Nikolai, vuole compiere un incantesimo di sangue per esserne sicura, crede che..."

"... No." Dichiarò Brandon, senza neanche darle il tempo di finire.
Lei alzò entrambe le sopracciglia, stupita.

"Ma..."

"... ho detto di no." Disse lui, poi si voltò verso di lei, accigliato. "Perché tu ora ti fai convincere da quei due, compiamo un incantesimo, speriamo ancora, crediamo di poter contrastare la Natura... e mi chiedo come abbiamo pensato di riuscirci... e poi veniamo ancora delusi! Ascoltami, Flora, io voglio mettere la parola 'fine' qui e adesso." Lei provò a dire qualcosa, ma lui non glielo permise. "No, no, aspetta. È la Natura contro di noi. E..." Gli si incrinò la voce, ma deciso continuò: "... andiamocene via, troviamoci un altro posto, un'altra casa, e saremo noi due, fin'ora ci era bastato. Ma i tuoi occhi, Flora... io non posso permettere che scendano ancora di più nell'abisso, io... non lo posso permettere."
Flora tenne lo sguardo su di lui, senza dire nulla. Lo capiva perfettamente. E forse era stata un po' egoista perché fino a quel momento non aveva pensato che faceva male anche a lui. Anche lui era straziato, anche lui era deluso, anche lui era tormentato. Lo abbracciò.

"Mi dispiace."

"Semplicemente sto iniziando a pensare che è così che doveva andare... non lo so..."

"Un'ultimo tentativo, ti prego." Insisté lei, guardandolo. Brandon prese un respiro e distolse lo sguardo. "Brandon, l'ultimo. Lo so che ti ho chiesto io di metterci tutto alle spalle, ma... ma mi consolerebbe sapere che non sono pazza a sentirmi un bambino che si muove nel mio grembo. E poi, non credo che sopporterei il rimpianto..."
Brandon sostenne il suo sguardo per qualche secondo, poi sospirò.

"Va bene, ma poi questa storia la chiudiamo qui." Concesse, Flora annuì e quindi raggiunsero i due che li attendevano.

Martha, nel vedere le loro espressioni, si tranquillizzò subito capendo che avevano deciso di darle ascolto, quindi andò a prendere dalla borsa tutto ciò che le serviva con un sorriso stampato sulle labbra. Nessuno però parlò. Nessuno poteva dire nulla. Nikolai osservava da lontano, mentre si sentiva forse l'ultimo in diritto di prendere parola ora che anche l'ultima delle sue figlie ce l'aveva con lui. Brandon, contrariato, aspettava che la melissa terminasse di prepararsi, ma di certo non aveva intenzione di prendere tutto quello con positività, mentre Flora ormai aveva troppo dentro per poter dire una parola.
Martha poggiò sul tavolo le ciotoline di legno e ci mise dentro i fiori pestati, delle erbe, poi dell'acqua dalla sua ampolla. Aprì la mappa di Linphea davanti a lei, fece chiudere le tende ed accese una candela. Con un sorriso guardò Brandon e Flora.

"Bene, iniziamo... anzi, no! Chiamiamo Helia?" Chiese la melissa, ma Brandon rispose subito, con aria severa:

"No."
Martha alzò entrambe le sopracciglia, sorpresa dall'avversione del suo amico. Flora stessa lo guardò, quindi lui aggiunse: "Non abbiamo bisogno di lui per quest'incantesimo, mi sembra anche inutile scomodarlo."
Martha quindi sorrise e replicò:

"Oh, se è per questo tranquillo, mi ha detto che sarebbe passato da Riven e..."

"... Martha, no, grazie. Ci sono cose che non voglio condividere con Helia." Involontariamente gettò uno sguardo a Flora, ma lei non capì. Brandon sospirò e si rivolse alla melissa: "Compiamo quest'incantesimo?"

Nel frattempo, poco distante, Helia era proprio alla porta del suo amico, mentre su Linphea era da poco calata la sera. Riven aprì rivolgendogli un sorriso e lo condusse dentro, dove anche Timmy era seduto sul divano e continuava un discorso che interruppe per salutare il suo migliore amico.

"Allora, stai bene?" Chiese Helia, rivolto a Riven, prendendo posto accanto a Timmy mentre il padrone di casa gli offriva da bere.
Riven sedette di fronte a loro e alzò le spalle.

"Sì, bene. E tu?"

Helia sembrava stanco.
"Bene, sto bene. Ma come mai questa rimpatriata? Fatta anche male tra l'altro, manca qualcuno." Scherzò poi il bach.

"Beh, avevo solo voglia di stare con i miei amici... ma Sky e Nex hanno le loro principesse e i regni e bla, bla, bla, e Brandon... beh, lui credo ora abbia altro a cui pensare che stare qui a bere con noi, quindi..."

"... quindi sei tormentato!" Esclamò Timmy con l'aria di chi la sapeva lunga. "Con Nex e Sky spesso ci discuti, e invece ora ti serve un consiglio! Ti conosciamo troppo bene! Si tratta di Musa?"
Riven rimase per un secondo a guardarlo, con un mezzo sorriso, con aria stupita.

"Ma da quando tu sei così... così..." Strinse le labbra e scosse la testa. "... lascia perdere! Comunque sto bene, non sono tormentato. Sono solo... avevo voglia di vedere i miei amici, giusto per... per ricordarmi delle cose importanti, ecco. A voi piuttosto come va?"
Helia e Timmy si gettarono un'occhiata, capendo che c'era davvero qualcosa che tormentava il loro amico, ma decisero di non fargli pressione. Quindi fu Timmy a parlare.

"In realtà va molto bene. Tecna sta molto meglio e insieme stiamo capendo molte cose, stiamo capendo come stare insieme, intendo come comprenderci a fondo. Ormai ha sacrificato la sua magia ed è inutile cercare di recuperare qualcosa che non c'è più, e toglierci questo peso di dosso ci ha sollevati entrambi." Helia gli mise una mano sulla spalla e gli disse:

"Siete stati molto forti."
Timmy gli fece un cenno, ma Riven aggiunse:

"Non avete pensato di... beh, sai, Tecna è una grande fata ed è un peccato che debba rinunciare del tutto alla possibilità di riacquistare la magia."
Helia lo fulminò con lo sguardo, mentre Timmy scosse la testa, rassegnato.

"Cosa avremmo potuto fare? Guarda che le ho tentate tutte, ho chiesto aiuto ai grandi scienziati della comunità, a Judy, ad Alexander, ma niente... credo sia meglio accettare la cose così come stanno, anche se non è semplice."

"Sì, ma..." Stava provando a dire Riven, ma Helia lo fermò.

"... sono stato da Flora oggi." Quindi tutta l'attenzione fu rivolta a lui. Il bach si schiarì la voce, soddisfatto per aver fatto cadere l'argomento precedente, e continuò: "Sta davvero ridotta ad uno straccio... è stato un peccato aver mollato così."
Riven improvvisamente si sentì a disagio, quindi chiese:

"P-perché? A cosa ti riferisci? Cioè, non si poteva fare altro, o no?"

"Beh, io credo che avremmo dovuto continuare a tentare. Vymarna è potente, questo lo sapevamo già, ma avevamo con noi Nikolai, andiamo... io credo che Brandon abbia, come al solito, preso una scelta avventata che è andata a discapito di tutti."
Riven si tranquillizzò, capendo che il suo amico non aveva alcun sospetto riguardo le forze di Vymarna, e con un sorrisetto replicò:

"Mi sembra che tu ce l'abbia non poco con Brandon."
Ma Helia ribatté con forza:

"Non si tratta di questo, io non ce l'ho con Brandon, perché dovrei? Tu... tu manchi da un po'..." Aggiunse calmandosi. "... e le cose non sono come pensi, io e Flora siamo ottimi amici."

"Questo lo so bene." Disse Riven, gettando uno sguardo veloce a Timmy. "È chiaro, è solo che... che ti sento arrabbiato, nella voce... non so se mi spiego."
Helia si alzò, leggermente agitato, e dichiarò:

"Certo che sono arrabbiato! Flora non si merita niente di tutto questo e..." Si fermò di scatto e divenne serio di colpo.

"Helia, che succede?" Chiesero i due amici, allarmati.
Lui non rispose subito, sentiva dentro un tremore. La natura si stava agitando, gli echi rimbombavano sempre più fortemente da quei piccoli sussurri iniziati la notte prima, ed Helia capì perfettamente di cosa si trattava.

Infatti, Martha aveva appena versato il sangue di Brandon e Flora, misto ai fiori pestati, sulla mappa di Linphea. Nikolai, Brandon e Flora erano in trepidante attesa, osservando la keimerina compiere l'incantesimo. Martha pronunciava cantilenando delle parole incomprensibili per i due mortali, ma Nikolai capiva ogni cosa: quella era la sua lingua, quella degli inizi. Il tavolo su cui era la mappa iniziò a tremare leggermente, poi Flora trasalì, sentendo una sorta di tuffo nel suo grembo. Si alzò il vento nella stanza, la fiamma della candela si alzò mentre il sangue si concentrò al centro della mappa e poi da lì si diramò in ogni direzione. Il sangue si solidificò e in quel momento Martha aprì gli occhi, trasalendo. Il vento si fermò e la candela si spense. Martha guardò Nikolai, stravolta.

"Beh?" Brandon ruppe quel silenzio con aria grave. Martha passò lo sguardo da lui a Nikolai, quasi trattenendo il fiato, poi guardò Flora e disse:

"È... è straordinario. Flora, il bambino appartiene a te, ma è dentro il cuore di Vymarna. Non... non ho mai visto una cosa del genere. La sua magia ti circonda, proprio come se fosse lì nel tuo grembo."

"Ma... ma non c'è, o no?" Chiese la fata, ancora sconvolta.

"No..." Rispose la melissa dispiaciuta. "... ma lo senti esattamente come se ci fosse. Con l'incantesimo hai ristabilito quel legame che avevate perso quando Vymarna te l'ha portato via. La sua magia adesso è come se rimbombasse tra due casse: te e Vymarna. Linphea ne è impregnata, ne è percorsa da te a Lei." Guardò Brandon. "Ragazzi, non potete arrendervi, non adesso." Si rivolse di nuovo a Flora. "D'ora in poi sentirai ogni cosa: quando si muoverà, sentirai ogni dolore, tutto. Siete entrambe le portatrici del bambino adesso, ma Lei lo tiene ancora con sé."
Flora rimase a bocca aperta, gli occhi le si riempirono di lacrime ma forse più per la stanchezza. Brandon prese un respiro, stizzito, e scosse la testa. Guardò Martha.

"Dici 'non arrendetevi', ma cosa consigli di fare? Eh?"

"Beh..." Borbottò Martha, ma non formulò alcuna frase.

"Ecco, appunto. Martha, è la Natura! Sai cosa penso? Che è così che doveva andare! La profezia non ha mai detto che l'avremmo cresciuto noi, ma che l'Inverno sarebbe tornato su Linphea, ed è quello che sta facendo!" Abbassò i toni e aggiunse: "Questa cosa ci sta distruggendo, forse non eravamo pronti per tutto questo."
Posò lo sguardo su Flora, aspettando che lei dicesse qualcosa, ma la fata scosse la testa e solo con voce tremante aggiunse:

"Io... devo pensare."
Brandon sospirò, capendo che la sua fata cercava di tenersi in piedi tra le macerie.

"Martha, per favore." Le disse il soldato e lei capì di dover andare, quindi prese le sue cose.
Nikolai provò a protestare, ma Brandon lo fermò con uno sguardo. Il dio sbuffò rumorosamente, contrariato.

"Scusatemi." Disse Flora lasciando velocemente la stanza e dirigendosi al piano di sopra, Brandon sospirò tristemente coprendosi per un attimo il viso con la mano, poi guardò Martha.

"Mi dispiace che ci sei sempre tu quando tutto sembra andare a rotoli, credimi, non ce l'ho con te." Le sorrise, ma con uno sguardo davvero disperato. Martha gli sorrise.

"Ti credo." Fece per andare ma si fermò accanto a lui. "Brandon, pensateci bene. Fatemi sapere, okay?"

"Okay." Confermò il soldato e, sorprendendola, la abbracciò per salutarla.
La melissa andò via, Brandon la accompagnò alla porta, e quando tornò in cucina Nikolai non era lì.

"Ti rendi conto che non è finita?" Disse a Flora. Il dio aveva i suoi grandi occhi fissi su di lei, pieni di entusiasmo. Flora ricambiava il suo sguardo con un'espressione piatta, poco coinvolta, troppo stanca. "La sua magia ti avvolge, ti basta davvero poco per sopraffare Vymarna adesso."

"Non puoi chiedermi di tentare ancora. Io..." Le si spezzò la voce. "... Nikolai, credimi, io lo amo, e sento che non sarò più la stessa per averlo perso, ma non posso... Vymarna mi ha distrutta, lo capisci? Mi ha fatto così male che non sento quasi di poter andare avanti." Le lacrime cominciarono a scendere, Nikolai prese un respiro, dispiaciuto.

"Bocciolo, ascolta, tu... tu hai tutte le ragioni del mondo, ma allora... allora perché compiere quest'incantesimo? Hai avuto delle conferme stasera, e vuoi gettare tutto all'aria così?"

"Ho compiuto l'incantesimo perché sentivo che c'era qualcosa. Conosco la mia magia, sapevo che mi sfuggiva qualcosa, e poi... poi sentirlo dentro mi ha spaventata, e volevo capire... ma combattere..." Scosse la testa. "... forse Brandon ha ragione, forse è così che devono andare le cose."
Nikolai scosse la testa energicamente.

"No, Brandon non ha ragione, ed è un codardo a pensarla così!"

"Fa male anche a lui." Disse Flora, tenendo lo sguardo sul dio.

"Ma dovrebbe combattere, e invece sta scappando. A lui non hanno fatto il male che hanno fatto a te, dovrebbe resistere, e invece..." Nikolai si alzò, agitato. "... non puoi fermarti così."
Ci fu silenzio, e in quel momento Brandon entrò nella stanza. Nikolai gli rivolse uno sguardo e scosse la testa, poi notò che i due giovani avevano lo sguardo su di lui.
"E va bene, ho capito, ho capito..." Borbottò infastidito e detto questo svanì.
Brandon prese un respiro e si avvicinò alla sua fata, sedendo accanto a lei.

"Come stai?" Le chiese, Flora distolse lo sguardo e rispose:

"Io... non lo so. Sono solo così stanca, e spaventata, e mi sento davvero..." Sospirò e gli rivolse lo sguardo. "... non lo so. E tu?"

"Io ho bisogno di capire cosa vorresti fare, perché io..." Sospirò. "... Flora, sapevamo che non sarebbe stato facile dal primo momento, ma sono successe cose troppo... troppo devastanti. Abbiamo perso il nostro bambino, ma non possiamo perdere anche noi, siamo tutto quello che ci resta." Con una mano le prese il viso. "Non posso perderti e neanche tu. Devi ricordare chi sei. So che ti hanno spezzata, ma ora c'è bisogno di tutta la tua forza."

"Tu vuoi fermarti qui?" Chiese lei, con gli occhi acquosi.

"No, io non voglio fermarmi qui, ma credo che dobbiamo."

"Da quando sei diventato così prudente?" Replicò lei, accennando un sorriso. Brandon sorrise.

"Da quando ho paura di perderti." Abbassò lo sguardo, poi si alzò e si fermò accanto alla finestra, Flora lo seguì con lo sguardo. "Mi dispiace, è stata colpa mia. Tu l'avevi capito che tutto girava intorno alla profezia, avevi ragione ad avere paura, ma io come al solito sono partito in quarta, ho pensato solo a modo mio, e guarda a cosa siamo arrivati..." Incrociò le braccia. Flora teneva il suo sguardo su di lui, e allora chiese:

"Brandon, perché sei così insicuro del mio amore per te? Non ti fidi di me?" Il giovane fu sorpreso, scosse la testa.

"Io... io mi fido di te."
Flora si avvicinò a lui, aspettando che continuasse. "Flora... Nikolai ha ragione, sono solo un umano, un umano con la testa dura e..."
Non poté continuare, Flora lo abbracciò e lo strinse.

"Dobbiamo rimanere uniti." Disse lei, guardandolo negli occhi dopo averlo lasciato andare. "Brandon, ho bisogno di te. E sai perché? Perché sei la persona che amo. Se siamo arrivati a questo punto ci siamo arrivati insieme."

"Beh, diciamo che faccio sempre a modo mio." Insisté lui.

"E perché credi che io ti lasci fare?" Replicò la giovane, Brandon la guardò. "Sono silenziosa, ma non sono debole, e questo lo sai meglio di tutti. Credi che se fossi in disaccordo con te ti lascerei fare? Credi che non ti fermerei? Che non insisterei? Brandon, io e te siamo il giorno e la notte, non saremo mai totalmente in accordo su qualcosa, e ne abbiamo la prova per quanto discutiamo, ma sulle cose importanti ricordati che siamo un solo cuore e non soltanto perché un rito magico ci ha uniti. Ma ho bisogno che tu non lo metta in dubbio mai, specialmente non adesso, ti prego."
Brandon con una mano le prese il viso e la guardò negli occhi.

"Ti amo così tanto." Disse e lei gli sorrise.

"Voglio tornare ad essere quella di prima, voglio rimettere insieme i pezzi, non ce la faccio più."

"È per questo che ho fatto la scelta che ho fatto, e voglio che tu lo sappia."

"Lo so, sta' tranquillo, lo so già." Gli assicurò, lo strinse un'altra volta. "Io mi fido di te, Brandon. Mi fiderò sempre di te." Si allontanò da lui e lo guardò: "Dobbiamo parlare con un paio di persone."

"Sai già cosa fare, non è vero?"
Chiese, lei annuì.

Ehilà dolcissimi germogli di lullabea! Come va? Come state? Come state prendendo il passaggio slla Fase 2? Spero davvero con tutto il cuore che vada tutto bene!❤
Rieccoci con un nuovo capitolo, raccogliendo i pezzi della sconfitta contro Vymarna. Loro non possono saperlo, ma avrebbero vinto se non fosse stato per l'aiuto extra che ha ricevuto la Natura. Ed ora la situazione cambia, il dolore li consuma e non sono certi di poter andare avanti...
Voi cosa ne pensate? Come credete che avrebbero dovuto reagire?
Nel frattempo conosciamo sempre un po' di più Nikolai, verso il quale personalmente ho una sorta di odio/amore.
Diciamo che abbiamo un solo evento chiave in questo capitolo: Vymarna non ci ha sconfitti del tutto, ma come sostiene Brandon, cosa dovrebbero fare ora esattamente?
Beh, io vi lascio qui, ringraziandovi ancora per la lettura che riservate a questa storia! Vi voglio bene, grazie ancora per i voti, i commenti e i messaggi, siete super preziosi per la mia vita!
Vi adoro e vi do appuntamento al prossimo capitolo!
Siete meravigliosi,
vi strAmo,
xoxo Florafairy7

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