Capitolo 11
PER IL SUO BENE
Il cielo era grigio, occupato da grossi nuvoloni borbottanti. Flora era in giardino, sapeva che stavano arrivando i suoi amici, ma aveva lasciato tutti dentro ed era andata a prendere aria. Una scusa per stare un momento da sola, una scusa per poter riordinare quello che stava accadendo dentro di lei. Non sapeva se Vymarna avesse già riconosciuto Nikolai, ma, anche se non lo avesse fatto, sarebbe accaduto di lì a poco dato il panico scatenatosi su Linphea, e quindi ora bisognava agire. Avrebbe voluto non farlo. Sì, voleva riprendersi suo figlio, ma ora la paura la stava invadendo, quella paura nel vedere Vymarna come un'ombra molto più grande di lei, più potente di lei, che l'aveva presa una volta e poteva farlo ancora. E la paura che avrebbe fallito ancora una volta. Il pensiero di dover tornare lì, nel suo antro, in quel bosco, le faceva accapponare la pelle. Sentiva le loro voci, sentiva i loro respiri, sentiva i brividi correrle lungo la schiena e quel taglio netto tra le sue scapole. Fu scossa quando Nikolai si materializzò davanti a lei.
"Che succede?" Chiese il dio, Flora lo guardò di sbieco e poi tornò ad osservare il cielo.
"Tu che dici?"
"Sei davvero arrabbiata con me?" Chiese ancora Nikolai, crucciato.
"Non lo so." Rispose la fata e si voltò verso di lui, tenendo le braccia incrociate. "Non si tratta di questo, si tratta di Vymarna, dell'incantesimo... io non so se posso farcela."
"Certo che ce la farai!" Esclamò Nikolai convinto, ma Flora sembrò turbata.
"Come fai a dirlo?! Tu non mi conosci neanche!" Replicò la fata, accigliata. Ma Nikolai non mutò la sua espressione, il suo sorrisetto rimase intatto, e disse:
"Sei mia figlia, ti conoscerei anche se non ci fossimo mai incontrati." Flora rimase per un secondo a guardarlo, poi, scuotendo la testa, si appoggiò di nuovo alla colonnetta guardando di fronte a lei.
Dentro, invece, Martha preparava tutto ciò di cui aveva bisogno, mentre Rodols era andato a casa con Miele per tenerla al sicuro. Brandon era appoggiato con una spalla al muro, guardando fuori alla finestra. Riven gli aveva gettato un'occhiata, ma era chiaro che il suo amico era perso nei suoi pensieri. Brandon osservava quei nuvoloni grigi sapendo che ormai il primo tassello era caduto, che tutto era iniziato e che non si poteva tornare indietro. Aveva paura, fin dentro le viscere. Si sentiva tremare dentro. E per lui la situazione non era neanche tanto semplice. Lui e Flora avevano un legame empatico che li rendeva praticamente collegati. Era come se le loro emozioni a tratti fossero fuse. E in quel momento l'agitazione e la paura pervadevano entrambi. Come se non fosse bastato, lui sapeva che Vymarna era dentro di lui. Era vero, non subiva più i suoi effetti, ma una volta che la Natura ti era entrata dentro, ti aveva ucciso, e ti aveva portato con sé fino quasi al completo collasso, era difficile scrollarsi di dosso quel senso di appartenenza a Lei, quel senso di dipendenza da Lei. Aveva paura di andare da Lei, scontrarsi con Lei, perché Vymarna sapeva che lo teneva sul palmo della mano.
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"Va tutto bene?" Chiese Riven a Martha, mentre la melissa prendeva l'occorrente per l'incantesimo e l'Ygarth, borbottando qualcosa fra sé. Erano in cucina, mentre Brandon e Flora ai lati opposti della casa per rimanere con se stessi.
"Ehm... sì, sì certo." Rispose lei, e poi tornò ai suoi affari. Riven rimase fermò lì, continuando a seguirla con lo sguardo. Martha allora si fermò e si rivolse a lui:
"Hai bisogno di qualcosa?"
"Io? No... credevo che tu... ah, lascia perdere." Concluse il giovane e fece per andar via, ma Martha lo fermò:
"Riven, aspetta." Lui sorpreso si voltò verso di lei. "Scusami, e grazie. Sono solo agitata." Si spiegò la melissa, storcendo le labbra. Si passò una mano tra i lunghi capelli dorati scompigliati.
"Di solito queste cose ci riescono bene, sta' tranquilla." Disse il giovane, ma notò dall'espressione della melissa che non ne era poi così convinta e fece qualche passo verso di lei.
"È che... temo che le cose non vadano come previsto, e non riesco davvero a farne una giusta. Ho pronunciato io la profezia sul bambino, ne ero una sorta di fata madrina ed ora guarda..."
Riven sospirò e la guardò negli occhi.
"Beh, se c'è una cosa che ho imparato è che non possiamo farci definire dagli errori del passato, ma andare avanti cercando di fare sempre meglio... tu mi sembri una che può fare davvero tanto. E, detto fra noi, non credo sia semplice confrontarsi con la Natura, non penso tu debba fartene una colpa."
Martha arrossì davanti a quelle parole, strinse le labbra e borbottò un 'grazie', Riven annuì, provò a metterle una mano sulla spalla ma inciampò nei gesti e lasciò perdere, quindi lasciò la stanza. Raggiunse Brandon, ma non gli disse nulla. Il soldato fu scosso solo dallo bussare alla porta. Andò ad aprire al suo amico.
"Helia, grazie per essere venuto."
"Non devi ringraziarmi." Replicò l'altro, Brandon lo lasciò entrare.
Helia salutò anche Riven, poi però Brandon lo chiamò in disparte e gli intimò:
"Quello che ci siamo detti..."
"... Non avrei dovuto aggredirti in quel modo, mi dispiace." Disse subito il bach fermandolo. Brandon prese un respiro e lo guardò.
"Avevi la tua parte di ragione. Helia, ho bisogno, ho davvero bisogno di riuscire stasera. Ed è vero quello che ti ho detto su Vymarna, io e Lei siamo legati mentre tu... io non voglio nulla, voglio solo riprendermi mio figlio." Confessò Brandon, gli si incrinò la voce. Helia fu molto toccato da quegli occhi tanto sofferenti. Gli poggiò una mano sulla spalla.
"Ce la faremo, Brandon sta' tranquillo." Gli rivolse un sorriso pacato.
In quel momento Flora rientrò, salutò il suo amico con un abbraccio.
"Come stai?" Le chiese lui, tenendola ancora stretta.
"Sono stata meglio, ora voglio solo che tutto questo finisca e tornare a preoccuparmi se mi entrano o no i vestiti." Replicò lei, Helia la lasciò andare, entrambi sorrisero.
In quel momento bussarono e Flora aprì ai suoi amici: erano Bloom, Sky, Aisha e Nex, insieme con Stella. Li salutò, spiegò loro brevemente la situazione. La keimerina a quel punto raggiunse suo marito e gli disse:
"Brandon, andiamo. Io non posso più star ferma così." Lui annuì, capendola perfettamente, quindi si rivolse ai suoi amici:
"Gli altri ci raggiungeranno, andiamo prima che faccia buio." Furono tutti d'accordo, e in quel momento arrivò anche Timmy, che comunicò che Tecna si era autoesclusa a causa della sua mancanza di magia. Sebbene tutti addolorati, capirono la loro amica.
Si diressero al bosco per incamminarsi lungo il sentiero che li avrebbe portati all'antro di Vymarna, ma fu lì che videro la fata della musica raggiungerli frettolosamente. Musa riprese fiato una volta arrivata davanti a loro.
"Eccomi! Eccomi! Scusate, ho fatto tardi!" Si giustificò col fiatone.
"Ci sono cose che non cambiano mai..." Commentò Stella con un sorrisetto. Flora però, seria, disse alla sua amica:
"Grazie per essere venuta. Andiamo."
Ma la keimerina non sapeva e mai si aspettava il motivo per il quale la sua amica fosse lì.
Camminarono lungo quei sentieri in silenzio, tutti agitati, con una tensione che poteva tagliarsi con una lama. Il cielo cominciò a borbottare più forte e poi finalmente lasciò cadere una leggera pioggia. Brandon si accorse del tremore della sua fata, mentre camminavano le prese la mano e le intimò:
"Mi dispiace che anche solo un passo qui ti faccia tanto male. Presto sarà tutto finito. Abbiamo il nostro incantesimo, abbiamo l'Inverno dalla nostra, possiamo farcela."
Lei gli rivolse lo sguardo acquoso e gli sorrise.
"Credimi, Brandon, credimi, io ci sto mettendo tutto il mio coraggio, ma sento tutto. Tutto. E mi sento così impotente."
Lui le avvolse le spalle con un braccio, chiedendosi perché tutto quello stava accadendo a loro, perché tutto insieme. Perché la sua fata dal cuore puro dovesse sentire tanto dolore, avesse dovuto vivere quella barbarie. La rabbia gli montò dentro, e forse era il momento giusto perché si trovarono davanti al muro di pietra che li separava dall'antro di Vymarna.
"Martha, a te l'onore." Disse il soldato. La melissa si fece avanti e pronunciò un incantesimo in linpheiano antico, poi con la mano spostò i rampicanti che cadevano sul muro, e l'antro si aprì di fronte a loro. Avanzarono tutti, e gli spiriti della Natura si agitarono intorno a loro senza mostrarsi.
"VYMARNA!" Tuonò Brandon, deciso. "Sappiamo che ci aspettavi, abbiamo percorso un cammino fin troppo tranquillo." Intorno a loro si alzò il vento e la pioggia si fece più insistente, Nikolai fece qualche passo avanti e la terra tremò leggermente. Il cielo rimbombò mentre gli spiriti della Natura erano sempre più agitati. In quelle folate di vento si sentivano delle voci. "Ti offro la possibilità di scegliere: o mi ridai mio figlio, o mi costringi ad usare la forza!"
Intorno a loro il vento si agitava in un turbinio, la Natura si mostrò lasciando la sua quercia. Sul suo viso un sorriso appena accennato, ma uno sguardo severo, accentuato dalle rughe che rendevano la sua pelle simile alla corteccia.
"Certo che vi aspettavo, ho sentito ogni vostro passo arrivare fino a qui... ma, Brandon, non credi che per te sia più semplice trafiggerti il cuore con una spada, piuttosto che sfidarmi?"
Il giovane fu tremendamente turbato da quelle parole, ma rimase fermo, con la mano sull'elsa della spada. "Sai bene che mi appartieni." Aggiunse Vymarna.
"Non me ne andrò di qui senza mio figlio."
"Non capite di avere già perso?" Disse Vymarna, poi posò lo sguardo su Nikolai. "... e tu non eri morto?"
"Per tua fortuna sì." Rispose il dio, guardandola con astio, ma con la sua solita aria di noncuranza. "Ma, vedi, credo che ora ti sia spinta troppo oltre... qualcuno dovrà pur fermarti."
La Natura sorrise.
"Nikolai, sai di essere sempre venuto secondo dopo di me." Gli disse, il dio ricambiò quel sorriso di sfida.
"Stai perdendo il controllo." Vymarna stava per replicare, ma Nikolai continuò, alzando la voce e cambiando la sua espressione, divenendo arrabbiato e pieno di collera: "Sei la Madre della vita, ma ti sei trasformata in un mostro! E voi tacete!" Esclamò sgridando gli spiriti, ci fu silenzio. Vymarna guardò l'Inverno negli occhi e disse, seria:
"Vattene." Ma su quella parola fu come se tutti si prepararono all'inevitabile scontro, ci fu un momento, un istante di silenzio, e poi la tempesta si scatenò. Il cielo rimbombò con forza squarciandosi tra i lampi che lo invadevano, e la keimerina aprì il fuoco. Dardi di ghiaccio esplosero dalle sue mani fino ad arrivare ad un passo dalla quercia. Le ninfe di Vymarna si materializzarono e si scagliarono sulle fate controllando i loro elementi. Helia e Martha combatterono insieme a loro con la magia, mentre i ragazzi misero mano alle armi. In quegli attimi la natura esplose. La fitta pioggia era mista alle acque delle naiadi e il vento delle ariae, mentre le driadi chiamavano con loro i loro alberi e le radici. Non era per niente uno scontro alla pari: la natura era nel suo territorio, le ninfe avevano il controllo di ciò che le circondava e neanche il bach e la melissa potevano contrastarle. Nikolai, Brandon e Flora si dedicarono alla Natura. Vymarna alzò davanti a lei una barriera di pietra, ma Flora la fece esplodere.
"Oh, tesoro, non essere così rancorosa!" Esclamò Vymarna con un mezzo sorriso. Flora in tutta risposta le lanciò un incantesimo che però la Natura raccolse tra le mani e annullò. La fata sgranò gli occhi. "Ora sono anch'io custode dell'Inverno." Disse Lei. Flora stava per partire in quarta, ma Nikolai la fermò e le fece un cenno, lei annuì.
Nikolai le lanciò un attacco mentre la melissa praticò un incantesimo per rompere la protezione intorno alla quercia. Mentre intorno a lei tutti combattevano, Martha rimase ferma con una mano tesa verso la Natura. Intorno a lei si formò un'aurea dorata, i capelli le si alzarono dolcemente mentre la fata acquisiva potenza. Poi Martha chiuse gli occhi e strinse il pugno: intorno a Vymarna fu come se un vetro si rompesse. La melissa diede il via ai suoi amici e loro si diressero alle radici della quercia. Vymarna fece per fermarli, ma Helia e Martha si unirono contro di Lei.
La Natura fermò gli incantesimi che le venivano scagliati contro e li scaraventò via. Si voltò per trovare i tre alle sue radici, quindi strinse i pugni e fece salire dalla terra delle braccia di corteccia che fermarono i loro arti al terreno. Brandon però, tenendo ancora la spada in mano, con un gesto tranciò la corteccia liberandosi e fece lo stesso per Flora, mentre Nikolai le congelò. La Natura strinse gli occhi e i denti, ma Brandon non sopportò il dolore bene quanto lei. Il giovane gemette, sentendo una fitta profonda al cuore.
"Ehi, che succede?!" Chiese la fata, allarmata. Lui scosse la testa.
"Niente! Forza, l'incantesimo!" Replicò.
Martha ed Helia nel frattempo raggiunsero di nuovo Vymarna, mentre intorno a loro la pioggia turbinava. Ma era uno scontro paradossale che nessuno avrebbe potuto vincere. Gli incantesimi si annullavano, la magia implodeva.
Brandon e Flora, alle radici, si tagliarono i palmi della mano con il pugnale intriso di oleandro. Circondati dalla tempesta, lasciarono cadere ciascuno sette gocce di sangue sulle radici, ma ad ogni tocco sembravano come acido su quelle. Brandon strinse i denti per il dolore, dolore che ormai non sentiva da qualche anno, ma che conservava la sua forza.
"Va tutto bene?" Chiese Flora, con gli occhi pieni d'angoscia, il petto agitato, mentre intorno a loro imperversava la tempesta e la battaglia.
"Sto bene." Le assicurò lui.
Affondarono le mani nel terreno e Flora cominciò il suo incantesimo. "Nid wy'n gofyn bywyd moethus,
Aur y byd na'i berlau mân." Pronunciò la fata, mentre Nikolai disegnò sul terreno le rune della vita, della madre, del potere e della natura. Intorno a lei si creò un'aurea azzurra che circondò anche Brandon. Guardò Nikolai, lui annuì e pronunciarono ancora l'incantesimo insieme. La terra sotto i loro piedi cominciò a tremare a ritmi regolari, ma nessuno, a parte Brandon e Flora, in quella confusione si rese conto che quello era un veloce battito di un cuore. "Nid wy'n gofyn bywyd moethus,
Aur y byd na'i berlau mân." Continuò la keimerina, a ritmo insieme a suo padre, mentre le risultava sempre più difficile andare avanti, si sentiva come risucchiata da quella terra in cui affondava le mani. Brandon rimaneva accanto a lei, tenendo la mano col palmo tagliato affondata nel terreno, ma più che risucchiato lui si sentiva lacerato, come se una mano gli stesse strappando il cuore dal petto. I battiti si fecero sempre più forti, rimbombando nell'antro della Natura ed anche nel resto del pianeta, anche se loro non potevano saperlo. Flora guardò Brandon di fronte a lei e annuì: l'incantesimo era quasi completo, ce l'avrebbero fatta.
Nel frattempo, le fate continuavano a contrastare le ninfe, ma fu in quell'immensa confusione che Musa sparì. La fata scomparve letteralmente, ma le sue amiche non se ne accorsero. E riapparve dietro la quercia, dove nessuno poteva vederla. Nonostante la terra che si agitava sotto i suoi piedi, la fata si inginocchiò, toccò il terreno e pronunciò un incantesimo inaudibile. Dalle sue mani partì una scia di colore scuro che si insinuò fino alle radici della quercia di Vymarna. La Natura, che combatteva contro Martha ed Helia, sentì improvvisamente di essere invasa da una nuova forza, e fu allora che si scatenò: si alzò di poco in volo sorretta dai venti, scaraventò via i due con una forza che non le apparteneva, con un gesto controllò i rami della sua quercia che presero Flora per le ali e la gettarono via, poi guardò Brandon e, con un sorrisetto, le bastò stringere il pugno perché il giovane fosse straziato dal dolore, più di quanto già non fosse. Con un semplice gesto, gettò via lo spirito dell'Inverno. La pioggia divenne più insistente, iniziò a turbinare intorno a lei, caddero lampi, le ninfe si fermarono, scioccate, così come le fate. Vymarna tornò a terra con forza e con l'impatto la terra quasi non si ribaltò, scaraventando tutti al suolo mentre il cielo rimbombava minaccioso. A fatica, Brandon si alzò, mentre ancora le radici degli alberi lasciavano il sottosuolo e si agitavano, e aiutò Flora ad alzarsi. I due, sostenendosi, si avvicinarono ancora alla quercia, decidendo di non mollare.
"Vymarna, fermati ora!" Esclamò Flora, con le lacrime agli occhi per la rabbia.
"Oh, non credo proprio: questo è soltanto l'inizio!" Con un gesto prese Flora grazie ai venti e la portò davanti a sé, Brandon fece per andare da lei, ma Vymarna lo fermò con un gesto e lui sentì il suo petto esplodere. Tutti, rialzatisi, assistettero alla scena. "Implora pietà, keimerina, e forse ti lascerò andare!" Disse la Natura, tenendola stretta col gesto di una mano.
"Non me ne andrò senza mio figlio!" Replicò Flora piena di rabbia, sostenendo il suo sguardo.
Nikolai provò ad intervenire, ma la Natura lo bloccò con un semplice gesto.
"Risposta sbagliata. Sai una cosa, credo di dover finire un lavoro che non è stato portato a termine." Disse la Natura, Flora in un primo momento non capì, ma poi fu chiaro a tutti. La Natura ordinò si suoi rami di arrivare alla fata e le afferrarono le ali. Flora gridò, straziata dal dolore.
"NO! FERMA!!" Urlò Brandon, la Natura gli gettò uno sguardo e tirò via ancora, causando alla fata un dolore atroce, iniziò a colare della linfa. "VYMARNA! FERMATI! HAI VINTO!" Urlò Brandon, la Natura si interruppe all'istante e lo guardò.
"Brandon, no!" Esclamò Flora, con la voce rotta. Lui la guardò, ma deciso si rivolse alla Natura.
"Lasciala andare." Dichiarò. Vymarna accennò un sorriso, quindi scaraventò via Flora, allora batté i piedi a terra e la terra tremò con forza, avvenne come se dalla quercia fosse partita un'esplosione. Tutti chiusero gli occhi per l'urto, e quando li riaprirono erano fuori dall'antro, accasciati sul terreno fangoso mentre la pioggia cadeva copiosa. Tutto ciò che era accaduto sembrava inverosimile. Brandon si alzò in fretta e raggiunse subito la sua fata per aiutarla ad alzarsi, ma lei si scostò e lo spinse via. Con le lacrime che si fondevano alla pioggia che le bagnava il viso, esclamò:
"Come hai potuto?! Come hai potuto?!" Lui provò a replicare ma lei lo spinse ancora via colpendogli il petto. "Perché l'hai fatto?! Meglio senza ali che senza il mio bambino, non lo capisci?!" Brandon la guardò con gli occhi pieni di dolore, aprì la bocca per replicare ma non venne fuori alcun suono. Timidamente, Aisha s'intromise:
"Flora, Brandon l'ha fatto per il tuo bene, come avresti potuto sopravvivere?"
Flora, accigliata, si rivolse alla sua amica: "E come potrei sopravvivere adesso?! Il mio bambino è nelle sue mani..." Iniziò a piangere singhiozzando, mentre tutti intorno a lei rimanevano in silenzio, attoniti.
"È stata la decisione più saggia da prendere." Aggiunse Bloom, Brandon la guardò per un attimo, come per chiedere conferma, e poi posò di nuovo lo sguardo sulla sua fata.
"Non capite... voi non... non potete capire... l'incantesimo stava riuscendo, io lo sentivo... ed ora... ora è tutto finito." Concluse rassegnata.
"Flora..." provò a dire Brandon, ma lei lo fermò con un gesto della mano. Tornarono indietro in silenzio, sconfitti ancora una volta. Le ali di Flora tremavano, alle radici piene di linfa. Gli amici si salutarono, Flora rivolse a tutti semplicemente un cenno. Erano sulla strada di casa, Brandon, Flora e Nikolai, ma la keimerina si fermò.
"Io ho bisogno di mio padre." Brandon la guardò come se quelle parole l'avessero trafitto. Nikolai si avvicinò a lei, come chiamato in causa, ma la keimerina mise ben presto le cose in chiaro. "Non tu." Nikolai assunse la stessa espressione del soldato e fece un passo indietro, mentre Flora prese un'altra direzione.
"Giusto, per... per le ali, ha... ha bisogno di cure e...e..." Non riuscì a finire la frase, semplicemente sospirò e si diresse a casa insieme allo spirito dell'Inverno. Quando entrarono, Brandon lasciò tutto sul pavimento: armi, il pugnale, tutto ciò che aveva con sé. Nikolai rimase in silenzio. Inizialmente sembrava calmo, ma in un impeto di rabbia, Brandon scaraventò a terra il vaso di fiori che era sul tavolino, insieme alle cornici con le foto. Nikolai ancora non parlò, si limitò a guardarlo. Brandon incrociò il suo sguardo. Tornando apparentemente calmo, si rivolse al dio: "Vorrei rimanere da solo, se non ti dispiace." Nikolai annuì, ma prima di andare disse: "L'abbiamo delusa, è vero, ma hai fatto la scelta giusta."
"Lo so." Replicò Brandon, annuendo, con le lacrime agli occhi. Quindi Nikolai svanì, lasciandolo da solo nella casa silenziosa. Il soldato prese un respiro, fece qualche passo, e poi gettò tutto per aria.
Quando Rodols aprì la porta e vide Flora in quello stato gli si spezzò il cuore. La fece entrare in fretta, e a quanto pareva la stava aspettando poiché le luci erano accese e una tazza vuota era sul tavolino ancora sporca di fondi di caffè. Prima di ogni altra cosa, Flora si fermò davanti a lui e, singhiozzando, affondò la testa sul suo petto. Rodols la avvolse, e notò la linfa sulle sue ali. Sconvolto, chiese:
"Tesoro, cosa è successo?"
"Abbiamo fallito, papà. Abbiamo fallito di nuovo." Rispose lei piangendo. Rodols la portò con sé e la fece sedere, mentre in fretta prese ciò di cui aveva bisogno per medicarla. Prima la calmò, fermando il suo pianto, e poi si dedicò alle sue ali. Flora, seduta, fissava un punto nel vuoto, e dopo interminabili minuti di silenzio, con voce tremula disse:
"Avevamo iniziato l'incantesimo, e stava funzionando. Gli altri combattevano e noi compivamo l'incantesimo. Nikolai stava riuscendo a contrastarla, ma ad un certo punto è stato come se avesse avuto... non so, come se le sue forze si fossero rinnovate. Era più forte, più..." Gemette per il dolore a causa di una manovra di suo padre. "... ha interrotto l'incantesimo, poi mi ha presa: voleva strapparmi le ali. Ma Brandon... lui si è arreso. Puoi crederci? Brandon. Ma cosa me ne faccio di un paio d'ali se non posso avere con me il mio bambino?" Iniziò a piangere piano, mentre le lacrime le rigavano il viso. Suo padre si fermò e sedette di fronte a lei, le prese le mani.
"Tesoro, capisco il tuo dolore, ma è stata la cosa più saggia da fare. Tu più di tutti sai cosa si prova... hanno cercato di prendertele e ti hanno fatto così male, come credi che saresti stata dopo, eh? Credi che la tua mente e il tuo cuore avrebbero retto un dolore così grande?"
"Perché, questo non è un dolore grande?!" Sbottò la fata. "Mi sento d'impazzire! Sento quasi come se ce l'avessi dentro come in quegli istanti ai piedi di Vymarna! Sto perdendo la testa?! Io..." Continuò a piangere, mentre suo padre cercò di calmarla.
Nel frattempo, gli altri si erano salutati atterriti non osando nemmeno immaginare il dolore che stessero provando i loro amici. Tra tutti, Martha sembrava ormai in dissociazione, seguiva gli altri ma era completamente assorta nel suo mondo, nei suoi pensieri che neanche lei stessa stava seguendo. Non le sembrava reale, le sembrava di essere in un sogno e pregava se stessa di svegliarsi.
"Ragazzi, ci sentiamo domani..." Disse Sky, con aria affranta.
"Sì, e... ragazze, penso siamo tutte d'accordo di andare da Flora domani." Disse Aisha, le sue amiche annuirono convinte, tranne Musa.
"Io... sì, certo, ci sarò..." Borbottò la fata della musica. Gli amici si salutarono, Musa notò che Riven si rivolgeva alla melissa.
"Martha, ti porto io a casa. Martha?" La giovane si scosse e lo guardò.
"Ehm... sì, grazie." Rispose, senza neanche forse ben comprendere la domanda e la sua stessa risposta. Riven notò lo sguardo di Musa su di lui, le fece un cenno col capo. Helia salutò i suoi amici con la stessa espressione della melissa, con poche parole, e li lasciò.
Quando arrivarono al palazzo reale, Riven parcheggiò la sua windrider e scese con lei. Martha lo guardò confusa. Scosse la testa in attesa di una spiegazione.
"Posso farti compagnia? Non voglio rimanere da solo stanotte." Confessò lui. Martha sostenne il suo sguardo e replicò:
"Neanch'io."
Riven accennò un sorriso ed entrambi si diressero alla torre. Martha gli diede qualcosa per asciugarsi e lei fece lo stesso. Accese il camino e i due sedettero di fronte ad esso per scaldarsi.
"Non è colpa tua." Disse Riven, rompendo il silenzio. Martha, con le ginocchia piegate contro il petto, gli rivolse lo sguardo.
"E allora di chi è?"
Riven stava per replicare, ma era quella risposta che lo tormentava e per cui non avrebbe voluto rimanere da solo, quindi si fermò e dopo un istante disse: "Non lo so, di tutti e di nessuno, di Vymarna, ma non tua. Non potevi fare di più di ciò che hai fatto."
Martha tenne lo sguardo sugli occhi dalle sfumature viola di fronte a lei e accennò un sorriso.
"Beh, grazie." Rimasero in silenzio, e così passò la notte, lentamente, mentre i pensieri in un turbinio rendevano entrambe le menti un intreccio confusionario, ma nessuno dei due si aprì per permettere all'altro di scioglierlo.
La mattina dopo, Brandon aprì gli occhi per ritrovarsi seduto sul pavimento, con i capelli e i vestiti pieni di fango ormai secco. Si rese conto che la sera prima si era addormentato dopo aver messo la casa a soqquadro per la rabbia. Andò quindi a lavarsi, e tristemente notò il letto vuoto che puntualizzava ciò che era successo la sera prima. Capiva il suo dispiacere, ma come avrebbe potuto lasciarla nelle mani di Vymarna? Aveva già sbagliato una volta e il suo animo si era rotto, come avrebbe potuto permettere a Vymarna di prenderle le ali? Sarebbe stato condannarla a morte. Si era trovato davanti ad una scelta, e quella che aveva preso, seppur dolorosa, gli era sembrata la più saggia. Certo che rivoleva il suo bambino indietro, certo che gli mancava, ma non arrendersi a Vymarna sarebbe stato come strapparle le ali lui stesso, e non sarebbe più stato in grado di recuperarla. Si guardò allo specchio dopo essersi fatto una doccia. Si chiese perché tutto dovesse essere tanto doloroso, tanto complicato, mentre lui avrebbe solo voluto costruirsi una famiglia e prendersene cura. Ma aveva paura che quella famiglia la stava perdendo.
Su Eraklyon, nel frattempo, Bloom e Sky erano a letto. La fata si voltò per osservare suo marito che ancora dormiva. Dopo qualche minuto Sky aprì gli occhi mentre i raggi del sole iniziarono a filtrare dalle tende.
"Ehi." Disse Bloom in un sussurro. Sky sorrise.
"Ehi. Stai bene?"
"Insomma, non ho dormito molto, non ho fatto altro che pensare a ciò che è successo." Sky strinse le labbra e poi aprì le braccia, lasciando che la fata riposasse la testa sul suo petto.
"Sky, mi dispiace per come abbiamo litigato."
"Anche a me." Replicò il principe. "Ti chiedo scusa. E ho capito che un bambino è molto più che una strategia politica, molto, molto di più."
Bloom sorrise, ma le salirono le lacrime agli occhi.
"Aspettiamo, per adesso. Non credo di avere lo stesso desiderio che ardeva negli occhi di Flora questa notte."
"Va bene, lo capisco. E ti amo." Le disse il principe, Bloom si strinse a lui.
"Ti amo anch'io."
"E, Bloom?"
"Cosa?"
"Mi dispiace anche per come si è intromessa mia madre."
"Non avrebbe dovuto."
"No, hai ragione. Ma a modo suo cerca di aiutare."
"Lo so..."
Quindi il principe si preparò per attendere ai suoi vari impegni di quella mattina. Quando arrivò nella sala del Consiglio trovò lì suo padre e con lui discusse sulla situazione che premeva lo stato principalmente ormai da mesi: le casse del regno. Dopo qualche istante arrivò anche Adrian Carter, che fu accolto con grande benevolenza da parte del re. Salutò Sky con aria amichevole, poi gli disse, crucciandosi:
"Sembri distrutto, va tutto bene?"
"Sì..." Rispose il principe, stringendo le labbra. "... solo che non è stata una nottata facile, a proposito, Brandon..." Stava per dire che il suo amico quel giorno non si sarebbe presentato, ma fu proprio il suo scudiero che in quel momento entrò dalla porta. Sky fu estremamente sorpreso mentre Brandon con aria tranquilla e abitudinaria salutò il re e il resto dei presenti. Il principe si avvicinò subito a lui e gli intimò:
"Brandon, che ci fai qui? Mi sembrava ovvio che non saresti stato tenuto a venire oggi."
"Tranquillo, va tutto bene." Replicò il soldato, ma Sky si accigliò.
"No, non va per niente bene. Va' a casa." Brandon notò che lo sguardo di qualcuno era su di loro e disse a Sky:
"Sky, lascia perdere, sto bene. Abbiamo tanto da fare oggi." Il principe prese un respiro e tentennò, notando le occhiate, quindi concesse:
"Bene, ma dopo parliamo."
Attesero alcuni incontri, Sky di tanto in tanto gettava un'occhiata al suo amico che sembrava imperterrito. A metà mattinata il principe lo chiamò e fermò Carter quando questo fece per seguirli.
"Ti ordino di andare a casa." Disse Sky risoluto, Brandon sospirò.
"Non è necessario, sto bene."
"No, non stai bene e smettila di fingere che sia così!" Sbottò il principe e si fermò, voltandosi verso di lui. "Brandon, stanotte hai perso tuo figlio, e per quanto tu voglia evitare di ammetterlo stai morendo dentro! Smettila di scappare sempre da quello che provi!" Esclamò Sky, accigliato e alzando un po' la voce. Brandon rimase fermo davanti a lui, il principe fece un piccolo passo indietro, calmandosi e pentendosi forse un po'. Brandon accennò un mezzo sorriso mentre gli occhi gli si riempirono di lacrime.
"Hai... hai ragione: dentro mi sento morire." Ammise e battendo le palpebre lasciò cadere le lacrime. "Non credevo di poter stare così male per qualcuno che non ho mai incontrato, ma è mio figlio: credo di averlo amato dal primo istante. E poi, sai, mi ero immaginato un sacco di cose: a chi avrebbe assomigliato, come lo avremmo chiamato, se gli fossero piaciute le spade o se mi sarebbe toccato un figlio pacifista..." Ridacchiò e abbassò lo sguardo, mentre le lacrime rigavano il suo viso; se le asciugò col dorso della mano e guardò Sky. "... avevo già sgomberato la camera di sopra e volevo iniziare a ridipingerla, e..." Gli si incrinò la voce. "... e mi sento il petto che va a fuoco e mi sento così impotente... Flora ce l'ha con me ed ha ragione, anch'io ce l'ho con me, ma cosa avrei dovuto fare? Eh?" A quel punto iniziò a piangere senza più cercare di trattenersi. Sky gli rivolse uno sguardo pieno di dolore, gli mise una mano sulla spalla e poi lo abbracciò.
"Mi dispiace tanto, amico. Saresti stato un ottimo padre, ne sono sicuro."
Negli stessi istanti, Riven era ormai a casa. Quando aveva salutato Martha quella mattina si era reso conto che ormai sentiva una certa fiducia nei confronti della giovane, era come se, avendo vissuto quelle esperienze insieme, ormai si erano conosciuti. Eppure, non era riuscito a dirle la verità. Mentre camminava su e giù per il suo appartamento si tormentava. Aprì la finestra per far passare aria: ormai Linphea era impazzita, freddo e caldo si alternavano come una giostra. Non ne poté più: prese il cellulare e chiamò Musa.
E Musa era proprio sulla strada per Linphea, dato che le sue amiche avevano insistito ad andare lì quella mattina per consolare Flora. Quando però sentì Riven, non poté fare a meno di raggiungerlo. Quando il giovane le aprì la porta lei notò dalla sua espressione che era turbato, ma c'era della rabbia nei suoi occhi: lo conosceva troppo bene. Lui la lasciò entrare ma lo fece in silenzio. Musa posò la borsa, si diede un'occhiata intorno e poi lo guardò.
"Credevo di trovare la melissa." Disse poi con un sorrisetto, rompendo il silenzio.
"Non vi avrei fatte incontrare." Replicò Riven, leggermente crucciato, infastidito dalla sua affermazione e quindi replicando con acidità. Musa sorrise arricciando il naso.
"Allora, che succede? Perché mi hai chiamato?" Chiese poi, con aria seccata, poggiandosi le mani sui fianchi. Riven la guardò e prese un respiro, si appoggiò al piano della cucina ed incrociò le braccia.
"Voglio sapere la verità su ieri sera." Musa fu sorpresa ma non lo diede a vedere, semplicemente s'irrigidì e alzò un sopracciglio.
"Verità? Beh, c'eri anche tu: è stato un totale fallimento... sorprendente, ma un fallimento." Rispose la fata.
Riven però in un impeto di rabbia si avvicinò a lei e la prese per le braccia, guardandola negli occhi.
"Non scherzare con me! Ti ho vista: sei sparita e non era un incantesimo bianco!" Musa sostenne il suo sguardo ancora ferma nella sua presa.
"Lasciami subito." Disse con aria quasi minacciosa. Riven strinse la presa sulle sue braccia.
"Non fare giochi con me, Musa, ti conosco troppo bene e voglio la verità."
La fata si sciolse dalla sua presa e lo allontanò. Guardandolo negli occhi disse:
"E va bene: sì, ormai la magia nera la gestisco piuttosto bene. E sì, ho utilizzato un incantesimo per smaterializzarmi, ormai non sono più una fata come le altre, posso farlo. Hai qualche problema con questo? Non mi pare tu ci fossi quando tra tutti toccò a me utilizzare quell'incantesimo, magari sei l'ultimo che ha il diritto di parlare, non credi?"
Riven fece un passo indietro, quelle parole gli fecero male. Si schiarì la voce e aggiunse:
"Non cambiare argomento, sai di cosa sto parlando: Musa, io vorrei sbagliarmi, ma ti ho vista alle spalle della quercia. Tu c'entri qualcosa con l'improvviso rinvigorimento di Vymarna."
Musa assottigliò gli occhi.
"Io non so di cosa parli." Ribadì scandendo una ad una quelle parole.
"Musa..." Insisté Riven, ma lei prese le sue cose, scocciata.
"Io me ne vado."
"Musa!" Chiamò, ma lei andò via sbattendo la porta. Riven sbuffò, passandosi una mano fra i capelli. Ma era certo di ciò che aveva visto e conosceva bene Musa, sapeva leggere i suoi sguardi: purtroppo non si sbagliava.
Nel mentre, su Linphea si dirigevano Stella, Bloom, Aisha e Tecna, mentre Musa aveva detto che le avrebbe raggiunte direttamente lì. Quando le quattro amiche si videro fu strano un po' per tutte, sia per come si erano lasciate l'ultima volta, sia per ciò che era successo la notte prima. Ma, appena si videro e si salutarono, Bloom non riuscì ad andare avanti con quella stranezza tra di loro e le fermò.
"Tecna, io credo di doverti delle scuse." Esordì, la fata della tecnologia fu sorpresa, mentre le altre due presero un respiro, sapendo ciò che si erano dette il giorno prima.
"Beh... ti ringrazio, Bloom, credo anch'io che i miei modi non siano stati i migliori." Ammise Tecna, ma Aisha aggiunse:
"No, tu avevi perfettamente ragione e anzi, ci hai trattate con i guanti bianchi se pensi a come ci siamo comportate noi. Tecna, tu avevi bisogno di noi e noi per te non ci siamo state. Siamo state delle pessime amiche, ci è mancata la giusta sensibilità per capirti... era difficile mettersi nei tuoi panni e abbiamo preferito non farlo."
"Noi ti vogliamo bene." Disse Stella. "Tu sei la nostra Tecna, intelligente, perfettina, noiosetta a volte ma tanto, tanto coraggiosa, molto più di noi... tu sei tutte queste cose e lo sei rimasta, e ti chiediamo davvero di accettare le nostre scuse. Puoi perdonarci?"
La giovane in un primo momento si sentì inondata di emozioni e gli occhi le si riempirono di lacrime. Sorrise per come ormai le emozioni facevano parte di lei scorrendo fluidamente dal suo cuore alla sua testa al resto del corpo.
"Certo che vi perdono..." Replicò, incredula, e le abbracciò.
Flora era a casa di suo padre quella mattina, era sulla seduta sotto alla finestra e guardava di fuori, tenendo un'anta aperta per lasciar passare l'aria. Il cielo coperto borbottava, trattenendo il resto della pioggia che non aveva lasciato cadere la notte passata. La fata era immobile, di tanto in tanto un brivido le correva lungo la schiena, osservava un punto fisso sull'orizzonte. Suo padre, che doveva uscire per il lavoro, le andò vicino porgendole una tazza di tè.
"Tesoro, io devo andare, ma almeno bevi qualcosa, non hai mangiato nulla stamattina."
"Ti ringrazio, papà, lasciala pure sul tavolo, la prenderò dopo." Rispose lei, gettandogli distrattamente lo sguardo. Rodols sospirò, affranto, e la lasciò dicendole che sarebbe rientrato presto.
Quando suo padre andò via, Flora sentì i rumori di Miele che si era appena svegliata, ora che la scuola era finita e poteva alzarsi tardi. La fata però rimase lì, ferma immobile, con le ginocchia piegate e le braccia intorno al corpo, come tenendosi stretta. Le immagini della notte passata le scorrevano davanti come se stesse ripercorrendo una bobina: cercava di trovare il punto in cui aveva sbagliato, cercava di capire dove avrebbe potuto fare meglio. E ogni volta che ripensava a Brandon le montava il dolore. Come si era potuto arrendere in quel modo? Come aveva potuto abbandonare lì il loro bambino? Sentiva una forte rabbia nei suoi confronti, sentiva l'angoscia montarle nel petto, e sapeva che quelli erano sentimenti condivisi proprio con lui, e ancora si chiese dove sbagliava. Dopo la notte con i cacciatori lei era cambiata, si era allontanata da lui, suo malgrado, ma non era riuscita a fare altrimenti. Ed ora lo sentiva terribilmente distante, sentiva che quel muro che aveva intorno al cuore si era scavato un fossato, e per il soldato era impossibile attraversarlo. Scese Miele, Flora la salutò distrattamente e la ragazzina parlò molto poco: Flora dedusse che loro padre l'aveva informata. Si sentiva un terribile fallimento, era riuscita non una, ma due volte, ad abbandonare il suo bambino e a provare a farsi strappare le ali. Un disastro.
Bussarono alla porta e fu riscossa, fu Miele però che andò ad aprire.
"Ragazze! Che piacere vedervi! Ehm... sì, è qui, venite." Le lasciò entrare, Flora aveva sentito solo le voci, poi però fu costretta a voltarsi quando le sue amiche entrarono e forzò un sorriso.
"Flora, tesoro, come stai?" Chiese Bloom abbracciandola. La keimerina rimase ferma senza ricambiare quell'abbraccio, ma desiderando di sciogliersene. La rossa la lasciò andare, Flora strinse le labbra in un sorriso.
"Va tutto bene. Accomodatevi, vi prego. Ehm... volete qualcosa? Un tè, un caffè?" Loro scossero la testa e rifiutarono, quindi sedettero insieme a lei mentre Miele tornò in camera sua capendo che per lei lì non era il momento.
"Allora, dicci la verità..." Esordì Aisha e le accarezzò una spalla, Flora sorrise ma gli occhi erano lucidi.
"Ve l'ho detto, va tutto bene." Ripeté lei. "Insomma, l'avevamo pur messo in conto, no? Una guerra contro la Natura è persa in partenza."
"Sì, ma stavamo quasi per vincerla però..." Aggiunse Stella contrariata. Le altre la guardarono. "... beh, l'incantesimo procedeva senza intoppi, se non fosse stato per... quell'impeto di Vymarna, insomma, sembrava sotto steroidi improvvisamente..." Le altre strinsero le labbra, ma Musa immediatamente intervenne:
"Beh, Stella, è letteralmente un pianeta, mi sembra il minimo da parte sua, non credi?"
Seguì un silenzio imbarazzante, Bloom allora cercò di rimediare:
"Già... e... e Brandon? Lui come... dov'è?"
Flora le rivolse lo sguardo, dopo che lo aveva tenuto inchiodato su un punto di fronte a lei.
"Non... non lo so. Non so se sia a casa o su Eraklyon, ieri sera sono venuta direttamente qui."
"Oh..." Bloom annuì, ma sembrava stesse perdendo gli argomenti. Aisha quindi dichiarò:
"Flora, spero tu ti sia resa conto che ciò che ha fatto Brandon è stato... beh, è stato per il tuo bene."
La keimerina annuì.
"Sì, certo, certo..." Distolse lo sguardo. Fu Tecna allora che comprese davvero le esigenze della sua amica e ruppe quel silenzio:
"Ragazze, io credo sia meglio se Flora riposi un po' adesso, è stata una nottata movimentata e se la porta ancora addosso. Che ne dite se torniamo in un altro momento? Magari domani, o dopodomani..." Flora le rivolse uno sguardo riconoscente. Le altre furono sorprese, si guardarono.
"Beh..." Borbottò Bloom, ma Flora si alzò.
"Sì, ragazze, perdonatemi, è che sono molto stanca e... preferirei riposare un po'..."
Le sue amiche, seppur titubanti, decisero di andare, le diedero un abbraccio e Flora le ringraziò tutte. Tornò al suo posto alla finestra. Non poteva star a parlare con le sue amiche, in primo luogo perché le mancavano le parole, e in secondo luogo perché le risultava difficile pensare lucidamente nel momento in cui il suo ventre era piatto, ma sentiva il bambino dentro di sé.
Ehilà miei dolcissimi germogli! Come state? Spero bene e spero anche le persone intorno a voi.
Ecco un nuovo capitolo che spero possa essere piacevole per voi durante questo tempo!
Vi sareste aspettati che avremmo perso ancora una volta? A quanto pare, sebbene in un primo momento i ragazzi stavano avendo la meglio, la Natura ha acquistato nuove forze e noi, ed anche Riven, ne conosciamo il motivo.
Cosa ne pensate della scelta di Brandon? Credete che avrebbe dovuto continuare a combattere rischiando le ali di Flora o ha fatto bene a fermarsi in tempo?
Ma, ovviamente non potevo lasciarvi così, e nel finale abbiamo questa informazione che definirei scioccante...
Per sapere altro, dovrete attendere il prossimo capitolo che credo arriverà piuttosto presto. Nel frattempo, ancora vi ringrazio per come ci siete sempre, per i voti, i commenti e i messaggi.
Spero che stiate tutti bene e vi mando un bacio!
vi strAmo,
xoxo Florafairy7
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