Il Destino❄
"Sì, arrivo", risposi prima di chiudere la porta per impedirgli di dire altro.
Non c'era bisogno di preoccuparsi, per gran parte del tempo ero uno spirito e non pativo la fame, la sete, il caldo o il freddo.
Avevo solo sonno, spesso, sempre.
Ero continuamente stanca.
Solo quando diventavo umana e rimanevo in quella forma per molto tempo riuscivo a sentire un'pó di fame o normali sensazioni da umani.
Mi diedi il tempo di sciacquarmi il volto, pettinarmi per bene e cambiarmi i vestiti prima di uscire e raggiungere la sala in cui si teneva la cena.
'Ho dormito più del solito', pensai mentre scendevo le scale prima di sentire un fortissimo tuono.
Non fui scossa, solo guardai attraverso la prima finestra che trovai e vidi che pioveva a dirotto.
Quando entrai nella sala notai che c'erano molte più persone di quanto mi aspettavo e preparandomi mentalmente a sopportare il casino che facevano, presi posto a tavola.
"Come ti chiami?", una vocina stridula mi fece voltare.
Mi ero seduta accanto ad un bambino di sette o otto anni.
"Mi chiamo Hunt, e tu?", risposi cercando di sembrare gentile.
In realtà non avevo voglia di parlare con nessuno.
"Prova ad indovinare il mio nome", disse ridacchiando e portandosi le braccia al petto, conserte.
"Non saprei proprio, suppongo sia un nome difficile il tuo", risposi guardandolo con stanchezza.
"Non lo so, indovina!", continuò a stuzzicarmi con uno sguardo di sfida.
Socchiusi gli occhi come fece lui e finsi di pensare molto e profondamente.
"Ti chiami forse Mark?", dissi un nome qualsiasi. Non mi importava molto.
"Ma non è un nome difficile, riprovaci!", insistette.
"Se non mi aiuti non indovineró mai. Dimmi almeno la prima lettera", risposi con calma.
Il bambino sogghignò maleficamente e pronunciò forte e chiaro, "comincia con la X".
Volli morire sotterrata, che razza di nome cominciava con la X?
Spalancai gli occhi, quel bambino era assurdo ma anche di buon intrattenimento.
Pensai, per davvero.
Pensai a tutte le possibilità, nessun nome con la X mi passava per la testa.
Non avevo idea di cosa rispondere.
"Non lo s-"
"Xander", sentì qualcuno sussurrarmi da sopra la testa.
Risposi subito al ragazzino, "ti chiami forse Xander?"
Il bimbo spalancò gli occhi e rimase a bocca aperta.
"Nessuno indovina il mio nome, tu sei la prima!", era talmente scioccato che il suo volto sbiancò tutto d'un tratto.
"Non c'è bisogno di agitarsi tanto, stai bene?", gli dissi vedendolo diventare viola.
"L-lui chi è?", chiese puntando dietro di me col dito.
"Mamma c'è un fantasma con i capelli bianchi, sta volando!", urlò il piccolo Xander alla madre.
Sentendo la parola 'fantasma', guardai nervosamente le mie mani e tentai di capire se avessi cambiato forma di fronte al bimbo.
"Sta parlando di me? Io non sono un fantasma", disse Jack da dietro di me.
Mi congelai, non volli voltarmi e vederlo.
"Tesoro di cosa stai parlando, non insultare la signorina", disse la madre di Xander.
"Ma mamma, sta proprio lì. È un elfo?", continuò il piccolino.
"Non sono un elfo, sono Jack Frost", disse Jack svolazzando accanto a lui.
Il bambino si aggrappò alla gamba della madre spaventato e Jack ridendo gli disse, "guarda quel cameriere".
Puntò il bastone verso il cameriere che stava portando un vassoio di bevande ad un paio di signore.
Appena le donne presero i bicchieri e se li portarono alla bocca per bere, Jack congelò le bevande ed una di loro rimase con la lingua attaccata al ghiaccio.
Xander si staccò dalla madre e cominciò a ridere di cuore.
Anche a me scappò una risata alla vista di quella povera donna, ma cercai di nasconderlo.
Jack mi guardò e sorrise, finsi di non averlo notato.
"Cos'altro puoi fare?", chiese il bambino saltellando.
"Un regalino per te", rispose Jack disegnando un fiocco di neve grosso quanto il palmo della mano.
Lo diede al bambino che sorridendo felice lo prese fra le mani con cura.
"È qui che alloggi?", mi chiese il ragazzo adagiandosi con noncuranza ad un mobile vicino.
"Sì, per ora", risposi più logicamente possibile.
"Quindi non sei di qui", continuò lui guardandomi fisso negli occhi.
Non potevo sostenere il suo sguardo, non ci riuscivo proprio.
"No", risposi.
"Di dove sei?", chiese prima di essere interrotto dal bambino.
"Mi si è sciolto!", disse il piccolo con le lacrime agli occhi e le mani bagnate dal fiocco di ghiaccio sciolto.
"Non temere, te ne farò un altro", lo consolò il più grande modellando un altro fiocco e porgendoglielo.
"Sei molto impegnata ora?", mi chiese poi.
"Dovrei cenare", risposi per evitare che chiedesse di accompagnarlo da qualche parte.
"Sai, mi sembri molto familiare. È una sensazione strana", disse.
"Non so davvero cosa dire", risposi io posizionandomi bene sulla sedia, pronta a ricevere la cena per quella sera.
"Signorina sta bene?", il ragazzo che era venuto precedentemente a chiamarmi dalla stanza mi raggiunse e porse un piatto di cibo.
"Sì, grazie", gli dissi con poche parole.
"L'ho vista portare una conversazione animata, con chi stava parlando?", detto ciò lo guardai con un sopracciglio alzato.
Da buon lavoratore non avrebbe dovuto farsi gli affari suoi?
Capendo subito il suo errore chiese perdono e si ritirò, lui era uno di quegli umani strani che preferivo evitare.
"È difficile parlarti con tanta gente attorno, verrò più tardi", disse Jack senza aspettare la mia risposta ed andando via dall'hotel.
"Oh no! Il signor Frost se n'è andato!", il piccolo Xander cominciò a piangere.
"Vuoi vedere un trucco di magia?", gli dissi cercando di distrarlo.
Lui mi si avvicinò incuriosito e quando mi assicurai che nessuno potesse vedermi, feci in modo di mutare solo la mia mano in forma spiritica.
Al bambino sarebbe sembrato un trucco di invisibilità e rimase talmente scioccato che mi guardò con incertezza.
"Questo posto è pieno di maghi!", esclamò gioioso.
"Se ti impegni molto puoi farlo anche tu", gli dissi rallegrandogli completamente la giornata.
Corse sotto uno dei tavoli e lo vidi osservarsi le mani nel tentativo di farle diventare invisibili.
Risi e mi godetti il momento di pace mentre cenavo.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro