19 - Forse Abbiamo Iniziato Col Piede Sbagliato
P.O.V. Leonardo
-Prof perché solamente otto e lei invece ha preso nove e mezzo?
Cavolo è la prima volta che prendo un voto così basso in italiano.
-Fattelo dire dalla secchiona seduta vicino a te, Leonardo. - dice la prof fortemente disinteressata ai miei problemi con la media.
Ma tu guarda!
Sbuffo arrabbiato e vado da Nyx.
-Come ho fatto a prendere solo otto?
Mi guarda con le sopracciglia alzate.
-È un bel voto, dai! Cosa hai sbagliato?
-Non lo so, non l'ho guardato...- Sfoglio il compito e vedo cerchiata la data che LEI mi ha suggerito durante il compito. -Mi hai suggerito male! Lo hai fatto apposta!
Se prima ero arrabbiato adesso sono furioso. Vorrei poterla strozzare in questo momento. E io che mi sono pure fidato di lei e del suo consiglio.
-Non è colpa mia se sbagli di duecento anni una data di nascita!
Indica il quattro scritto vicino al 65.
-Dovevi dirmelo!
È CHIARAMENTE colpa sua.
-Pensavo lo sapessi! Non puoi pensare che sia vissuto così tardi! È da idioti!
-Mi stai dando dell'idiota?
Ma come si permette?
Incrocia le braccia e alza ancora una volta il sopracciglio e mi guarda con irriverenza.
-Di certo non sto dicendo che tu sia intelligente, dovrei chiedere scusa per un tuo errore?
-Ragazzi basta. - tuona la professoressa.
-Beh sarebbe giusto che lo facessi!
-Va bene allora: mi dispiace che tu sia un idiota!
-Ragazzi andate in presidenza.
Ci giriamo verso la prof che indica la porta.
-Non è giusto Prof dovrebbe andare solo lei! - Protesto.
-Adesso.
Senza esitare un attimo usciamo.
-Potevi evitare di gridare.
-Io? Ma se sei stata tu?
La prof esce dalla classe.
-Ragazzi non costringetemi ad accompagnarvi.
-Sì prof.
Gridiamo correndo verso la presidenza. Nel frattempo ci mettiamo a ridere e ci guardiamo complici, ma poi ci ricordiamo di aver litigato e torniamo a guardarci male.
P.O.V. Nyx
Ebbene sì. Siamo qui, rinchiusi a scuola nel pomeriggio a scontare la nostra punizione. Nessuna nota, nessuna sospensione. Solamente trascorrere un intero pomeriggio relegati a scuola con l'obbiettivo di conoscersi.
-Dovevo andare agli allenamenti di scherma oggi.
-Credi che mi importi?
-Ascolta ragazzina. - Si alza e viene verso di me con uno sguardo minaccioso. Indietreggio sempre di più verso il muro. Con la schiena tocco la parete.
Mi piacerebbe poterla oltrepassare.
Appoggia le mani ai lati della mia testa e poi avvicina il suo viso al mio, talmente tanto che posso sentire il suo respiro sulla mia pelle.
-Sei arrivata da due settimane e mi hai già stancato. Stai battendo ogni record.
Deglutisco. Devo trovare il modo per rispondergli, non posso rimanere qui senza fare nulla. Decido di spingerlo indietro.
-Mi hai dato la scossa, di nuovo. - Dice infastidito.
-No tu me l'hai data. - rispondo.
Dopo questa mia ultima affermazione la sua espressione muta in una più cupa.
-Ho detto qualcosa che non va?
-No... tranquilla...
Passa la mano tra i capelli tirandoli indietro, (non che già non lo fossero, penso si alzi alle 5 per tirare indietro tutti quei capelli e lasciare pochi ciuffetti ribelli cadere davanti al viso), credo lo faccia quando si sente a disagio, poi si siede ed inizia a fissare il banco, tamburellando nervosamente con le dita sul banco. È proprio strano a volte, così mutevole. Mi siedo vicino a lui e decido di prendere la parola per prima.
-Forse è meglio ricominciare, non credi?
-Hai ragione. - Solleva lo sguardo ed incrocio i suoi occhi verde smeraldo. -Scusami se sono stato scortese ma...
-Capita a tutti di avere un brutto periodo. - Lo interrompo.
Sorride.
-Quindi abiti da Lollo e Matteo?
-Sì... tu invece?
-Su una parallela della scuola.
Che invidia non dover fare chilometri e chilometri per venire a scuola!
-E quindi stai nel...- mentre mi giro per continuare la frase Leo scivola dalla sedia e cade a terra sbattendo la testa.
-LEONARDO! - Mi avvicino a lui e lo scuoto un po'. -Ti prego svegliati. - Gli metto una mano sulla fronte.
Ha la febbre alta. Almeno adesso sono sicura che non sia morto. Come lo porto a casa adesso? Forse dovrei... o magari no. Però smaterializzarsi a casa sua in questo momento sembra l'unica cosa sensata che possa fare.
Prendo la sua carta d'identità e controllo la via di casa. Ci sono passata questa mattina, ne sono sicura.
In un attimo ci ritroviamo a casa sua. Non capisco perché i miei vestiti e capelli siano bagnati. Guardo fuori dalla finestra. Piove a dirotto. È possibile che sia riuscita a prendere la pioggia smaterializzandomi?
Lascio stare questo dettaglio e lo porto in camera.
-Da bravo dimmi dove metti il pigiama.
Indica un cassetto e glielo passo. Lo prende in mano e lo poggia sul comodino, poi gira la testa sul cuscino e fa di "no".
-Forza mettilo, ti faccio un tè nel frattempo.
Mi guarda imbronciato. Sembra un bambino viziato.
-Leo, ti prego, collabora. Mettiti questo pigiama.
-Io sto bene così, se a te non va bene mettimelo tu.
Improvvisamente sento le guance farsi sempre più calde. Deglutisco imbarazzata. Dovrei fare come mi chiede?
- Va bene, ma non ti guardo.
- Come no Scricciolo.
Alzo gli occhi al cielo mentre mi avvicino a lui e lo imploro di collaborare. Che tipo difficile che è.
- Ho troppo caldo. - si lamenta piagnucolando.
- Forza! Metti la maglietta!
Dopo aver sudato sette... cento camicie, lo aiuto a mettersi sotto le coperte e poi scendo al piano inferiore per preparare un catino con dell'acqua fredda, un asciugamano e torno in camera sua per metterglielo sulla fronte e fargli scendere la temperatura.
Lo guardo intenerita mentre ha l'espressione contratta e sofferente, ha il viso completamente arrossato e scotta non appena gli appoggio il dorso della mano sulle guance.
Come ha fatto a salirgli la temeperatura da un momento all'altro? Ho visto una cosa del genere solo quando Proteo, Narciso e Filippo hanno preso la febbre del fuoco di crescita lo scorso anno.
Sospiro, mi siedo per terra e appoggio la schiena contro il letto mentre Leo dorme beato.
Spero che i suoi arrivino presto.
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