Apro gli occhi lentamente cercando di focalizzare pian piano i volti che mi si parano davanti.

Cinque ragazzi radunati intorno al mio lettino si lanciano degli sguardi complici tra loro.

Sorridono contagiosamente ma non so perché non riesco a fare lo stesso.

Li osservo meglio mentre mi guardano in silenzio. È come se fosse un gioco a chi sostiene maggiormente lo sguardo. Nessuno vuole parlare per primo, come se stessimo cercando di dimostrare qualcosa a qualcuno.

-Non ci riconosci vero?

La prima a parlare è una ragazza pallida in tailleur. La sua voce è così sommessa che penso di aver immaginato quelle parole.

Scuoto la testa.

Mi alzo con il busto per mettermi seduta sul lettino posando il peso sulle braccia.

-Mi dispiace ma davvero non so chi siate.

Un ragazzo biondo con la pelle abbronzata storce il naso. Non sembra difficile intuire ciò che pensa dai suoi lineamenti marcati decisamente espressivi. Mi chiedo solo perché i suoi occhi blu stiano attirando così tanto la mia attenzione. Non riesco a non guardarlo.

Vorrei davvero sapere cos'è che mi sfugge.

Scocciato, infila le mani nelle tasche dei bermuda alla ricerca di qualcosa. Tira fuori una sigaretta e la mette in bocca. Cerca nervosamente un accendino e quando lo trova si sbriga ad accendere la sigaretta.

La ragazza bionda con gli occhi iniettati di sangue si gira verso di lui ruggendo.

-Non qui!

Prende la sigaretta e la lancia a terra spegnendola frettolosamente con la pianta del tacco sinistro.

Si gira verso di me ancora con quell'espressione rabbiosa in volto ma c'è qualcosa di diverso in lei: il viso è coperto di crepe, come se la sua pelle fosse fatta in porcellana. I capillari le tingono guance e palpebre di viola. Cerco di indietreggiare ancora verso la testiera del lettino.

Che creatura è questa?

Inclina la testa verso destra e mentre la riporta in posizione eretta il suo viso torna ad essere quello di prima.

Rimango impassibile cercando di nascondere la mia paura.

Gli altri ragazzi la osservano con sguardo di rimprovero.

-Va bene, perdonatemi, per colpa mia ho fatto in modo che ci fosse tensione in questa stanza. Adesso calmiamoci tutti quanti. - dice mettendo le mani avanti. -e poi non potete agitarvi perché ho fatto un Transfer. Insomma, come se voi non foste più brutti di me!

-Che diamine siete? - Chiedo impaurita.

L'altra ragazza del gruppo con la pelle scura e delle fitte treccine nere le grida addosso indicandomi.

-Vedi cos'hai fatto? Ti è sembrata una reazione intelligente per una stupida sigaretta?

Le sue sopracciglia iniziano ad infoltirsi. Gli occhi si colorano di giallo mentre le sue pupille si riducono a due fessure.

Uno dei ragazzi presenti la prende da una parte per calmarla devono essere fratelli vista la loro somiglianza.

-Alexandra, calmati per favore.

L'ultimo ragazzo che finora era rimasto in disparte si avvicina a me mentre gli altri continuano a discutere.

-Deve essere strano come risveglio, eh? - annuisco continuando ad osservare gli altri esterrefatta.

-Che cosa è successo... insomma perché le loro facce...- cerco di balbettare qualcosa ma non so cosa dire. Non riesco neanche a spiegare quello che ho appena visto.

-Ascolta. Per ora fingi di non aver visto nulla, ne riparleremo tra qualche giorno, quando starai meglio.

Sospiro. Non mi piace vivere nell'ignoranza. Sento che c'è qualcosa che non va. Troppe domande sono senza risposta. Ho bisogno di sapere tutto. Non voglio aspettare. Non posso.

-Tu cosa sei?

Alza le sopracciglia rosse. Sul suo volto lentigginoso compare un'espressione divertita.

-Mi chiamo Proteo, grazie per l'interesse.

Accenno un sorriso forzato.

-Dimmi qualcosa.

I miei occhi corrono ancora una volta sui volti dei ragazzi che ho di fronte.

-È presto. I dottori temono una ricaduta come quella di ieri.

Sospiro rassegnata mentre mi rannicchio e appoggio il viso fra le ginocchia.

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