Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 22

Il grande salone al secondo piano era in assoluto il suo preferito.

Le grandi porte finestra che si affacciavano a ovest gli permettevano di vedere il panorama mozzafiato della distesa pianeggiante che mutava in sinuose colline.

Le decine di piccoli stagni che riusciva a scorgere tra gli alberi gli ricordavano la Camargue. Non vi erano i riflessi rosa del piumaggio dei fenicotteri a specchiarsi in quelle pozze, ricolme di una fauna ben diversa dai crostacei delle acque salate della regione francese, e gli imponenti arbusti creavano un'atmosfera meno radiosa rispetto a quella mozzafiato del mar Mediteranneo che incorniciava le centinaia di lagune della pianura, ma rievocare il ricordo degli anni passati nel sud della Francia, per Killian, era inevitabile.

Erano stati, per lui, gli anni più gioiosi della sua lunga nuova vita. Uno dei pochi periodi vissuti in tranquillità con Keshandra, la sua compagna di sempre, e lo stesso in cui aveva potuto riabbracciare la sua amata figlia Judith.

Per la prima volta, dopo secoli, si era sentito in pace, riuscendo a pronunciare nuovamente la parola "famiglia" e sentendola vera più che mai. Riacquistare la fiducia di Judith non era stato facile. Farle capire che la colpa della sua condanna non era dei suoi genitori aveva richiesto tempo ma, fortunatamente, con l'aiuto di Gerry era stato tutto decisamente più semplice.

Tra i due si era creata da subito una sintonia che neanche lui e Keshandra erano riusciti ad instaurare in decenni di convivenza e, nonostante le prime titubanze della figlia e al contrario di quanto lui stesso si aspettava, creare una nuova famiglia e ricominciare da zero tutti e quattro insieme non era stato poi così difficile.

A volte, però, si chiedeva come sarebbero andate le cose se quella notte il destino di Judith fosse stato diverso.
Lei era stata l'ultima dei tre a perire e la prima ad aver contratto la peste, probabilmente a causa dell'uomo che lui stesso aveva scelto come suo futuro marito.

Viktor Bowen era un ventenne di buona famiglia, un ragazzo semplice e di sani principi che già da diversi anni aiutava il padre con l'attività tramandata da generazioni.
Gli era sembrato il partito migliore per la figlia prediletta, ma mai avrebbe potuto immaginare che proprio lui l'avrebbe condannata, seppur inconsapevolmente, per ben due volte.

La notizia della malattia di Viktor era giunta a loro tramite una missiva quando i primi sintomi della peste cominciavano già a manifestarsi in Judith. Ormai era troppo tardi e né lui né sua moglie avrebbero potuto far nulla se non pregare.
Quasi si erano sentiti sollevati quando la malattia aveva accolto anche loro, progredendo più in fretta rispetto alla giovane e mietendo presto la prima vittima: Killian.

Ricordava ancora la mattina in cui aveva chiuso gli occhi con la consapevolezza che mai più li avrebbe riaperti.

Si trovava nella stessa stanza con Keshandra, distesa sul letto di fianco a lui e debole a tal punto da non riuscire a muovere una mano per scacciare le mosche che ronzavano attorno alle dita in evidente stato di necrosi.

Sentiva che la sua fine era vicina e, benché in quei giorni non riuscisse a sopportare neanche la luce emessa dalla candela sul tavolino da notte, quello che voleva vedere in quel momento erano solo i raggi del sole che si riflettevano sui radi capelli biondi della sua amata, per portarsi via un'ultima immagine della compagna che nella vita gli aveva donato tutte le gioie più grandi.

Provò a sollevarsi facendo leva su un braccio, riuscendo a stento a portare una gamba fuori dalle coperte. Cadde rovinosamente sul pavimento trascinando a sé la ciotola che conteneva le bende utilizzate per dare sollievo alle piaghe, prima adagiata sul mobile alla sua destra.

Sentiva il dolore per la caduta in ognuna delle ossa ma trattene i lamenti limitandosi a strizzare gli occhi e digrignare i denti nella speranza che la sua amata continuasse a riposare.

Il rumore del contenitore che picchiò sulle assi di legno del pavimento aveva però allarmato Judith, che aveva raggiunto la stanza dei genitori cercando di trascinarsi più in fretta possibile.

Il viso scarno e deturpato da una grande piaga nera che copriva metà del collo fino ad arrivare alla guancia sinistra, arrivò a pochi centimetri da quello di Killian. Gli occhi blu dell'uomo si fermarono a fissare quei lineamenti delicati illuminati dalla flebile luce del lume che la ragazza teneva in mano, mentre il cuore gli piangeva al pensiero della sua famiglia sterminata a causa dell'epidemia.

Scosse il capo mentre lei cercava di aiutarlo a rialzarsi per rimetterlo a letto, recuperando tutte le forze che gli erano rimaste in corpo per pronunciare poche parole, quasi sussurrate: «Le tende... aprile. Non voglio dimenticarvi.»

Sapeva di aver una figlia intelligente e lesse nel suo sguardo accondiscendente il dolore di una ragazza rassegnata a dover guardare inerme i suoi genitore spirare.
Provò a tenere gli occhi fissi su di lei mentre tentava di poggiare la schiena al materasso e allungare una mano per cercare quella della sua amata.

«Vi amo», bisbigliò, mentre i raggi solari lo accecavano, illuminando il dolce sorriso che lentamente si disegnò sulle labbra violacee.
Le palpebre pesanti si chiusero senza che lui potesse impedirlo, strappandolo dal tocco gelido della mano di Keshandra e dalla vista amorevole del viso della figlia rigato da lacrime sofferenti.

La luce abbagliante che lo accolse subito dopo era più confortevole di quella che i suoi occhi avevano sostenuto fino a pochi istanti prima.
Sfumature viola e arancio si mescolavano all'azzurro del cielo limpido sopra di lui; il sole nasceva a Est, riscaldandogli il viso mentre una brezza umida gli solleticava la barba incolta.

Quasi si spaventò quando con cautela provò a muovere un braccio, accorgendosi presto che il movimento era stato naturale e per nulla sforzato; osò sollevarsi sulle gambe stupendosi per la facilità con cui aveva compiuto quell'impresa per lui impossibile fino a pochi minuti prima.

Si perse a guardare se stesso, le mani forti e callose erano tornate alla loro carnagione chiara e naturale; si sfilò la camicia meravigliandosi nel toccare la pelle liscia e il vigore che era tornato a gonfiare il suo petto e ad indurire l'addome; i capelli castani e la barba gli sembrarono essere più folti di quanto non lo fossero stati anche prima della malattia e che gioia rivedere i piedi di un colorito ben lontano dal nero che li aveva caratterizzati nelle ultime settimane.

Gli sembravano anche più sensibili del normale, quasi riusciva a sentire ogni singolo granello di sabbia che scivolava tra le dita mentre provava a muovere qualche passo.

D'un tratto si rese conto di essersi così lasciato trasportare dalla felicità crescente per quelle sensazioni da tralasciare le domande più importanti: dov'era finito e come ci era arrivato?

Era forse il paradiso quello? Se così fosse stato non doveva far altro che attendere che le sue amate donne lo raggiungessero... ma dove erano tutte le altre anime?

E se davvero era morto perché si sentiva più vivo che mai?

Riusciva a percepire il profumo degli agrumi provenire dai pochi alberi che si ergevano dietro di lui; il ronzio di un insetto che volava vicino allo specchio d'acqua che gli stava davanti gli rimbombava nelle orecchie mentre si accorse di essere in grado di vedere ogni singolo battito d'ali dell'animale nonostante la distanza.

Palme da dattero sovrastavano il suo capo, creando un gioco di ombre con le foglie pennate e rigide, riparo naturale e generoso dal sole ormai alto nel cielo.

Più si guardava intorno più si sentiva confuso.
Non era mai stato prima d'allora in un posto tanto caldo e tanto meraviglioso.

Il panorama gli ricordava le oasi naturali descritte nei libri, come l'oasi di Elim con settanta alberi e dodici sorgenti d'acqua di cui narrava la Bibbia nel Libro dell'Esodo, unica fonte di salvezza per gli ebrei in fuga nel deserto.

Quelle terre afose erano però lontane dalla sua Londra. Come poteva trovarsi in quei luoghi?
Era dunque finito davvero in paradiso?

Si avvicinò alla pozza d'acqua e si inginocchiò, rabbrividendo al contatto fresco che le sue mani provarono quando le immerse.
Le chiuse a coppa per creare un minuscolo laghetto al loro interno e dare sollievo alla pelle sudata del volto, ripetendo più volte quel movimento tanto piacevole che continuava ad alimentare in lui il sospetto che, in realtà, fosse tutt'altro che morto.

Quando sollevò il capo si accorse dell'immagine irregolare che si rifletteva sull'acqua increspata.

S'irrigidì istintivamente, attendendo immobile che l'immagine divenisse nitida, troppo spaventato per ruotare il capo e vedere direttamente cosa o chi gli fosse di fianco.

Pochi ma interminabili secondi e l'immagine si palesò chiara davanti a lui.
Scattò indietro finendo con la schiena sulla sabbia rovente mentre con i gomiti e i piedi affondava tra i granelli nel tentativo di arretrare dalla bestia che, con gli occhi gialli e gelidi, lo fissava immobile.

Ok, prima di insultarmi ricordatevi che io vi voglio bene. 😅

Doveva essere un unico capitolo dove vi avrei spiegato un po' di cose, ma come al solito il tutto è venuto più lungo del previsto...

Nel prossimo continueremo a trovarci al fianco di Killian e sapremo come è andata a finire, o meglio, come è iniziata 😏

La verità è che non volevo appesantire la presentazione di Killian con un capitolo di 3/4000 parole, e quindi ho preferito dividerlo.

Vi dico che le possibilità sono due: o lo finisco entro stasera e lo pubblico quindi in giornata oppure ci potrò lavorare su domenica sera e quindi lo vedremo lunedì.

Ok, ho parlato fino troppo, perdonate.
Vi ringrazio come sempre e spero di ritrovarvi nel prossimo aggiornamento. Killian barbuto vi saluta ❤️

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro