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Capitolo 7

Althea pov's

La gabbia. Non credo esista parola che mi spaventi di più. Di gabbie ne esistono tante e non sono per forza fisiche. Credo che le quelle mentali siano le peggiori, non importa quanto ti impegni, quanti progressi fai, quella gabbia ti tiene imprigionato al giorno zero, senza modo di muoverti. Forse è per questo che Caleb ci ha fatto affrontare questo esame, per sconfiggere tutte le preoccupazioni che ci attanagliano la mente, potrebbe essere una grandissima metafora per permetterci di migliorare. Oppure è solo un sadico del cazzo che si diverte a vederci sputare sangue e combattere tutti contro tutti. Direi che non si può escludere a priori nessuna delle due ipotesi, anche se la seconda è molto più probabile.

Sto scoprendo gruppi muscolari nuovi grazie ai dolori che non hanno più abbandonato la mia schiena e tutto il resto del corpo.

<<Stai bene?>> mi chiede Li ed io annuisco solamente, ci siamo seduti sul tappeto ruvido una volta finito il combattimento, coperto di impronte di piedi. Per la prima volta da quando ho scoperto di essere un'incantamenti, sono riuscita a sfruttare la cosa a mio vantaggio. Ho visto le intenzioni di Kane e sono riuscita ad atterrarlo prima che potesse portarle a termine. Quindi perché con Caleb non ci riesco? Perché è così difficile leggere le sue intenzioni?

<<Sì...-Caleb mi guarda insistente, sento il peso del suo sguardo addosso, per un attimo temo che la fasciatura si sia allentata e lui riesca a vedere il mio seno. Faccio un respiro più profondo e sento la gabbia toracica fare pressione sulle garze ben strette. Perché mi sta guardando così?-...Vai a vedere come sta Dan...non stava particolarmente bene prima.>> Li annuisce, si è sciolto il codino e si passa una mano grande tra i capelli umidi di sudore.

<<Sei stato coraggioso...non pensavo gli avresti fatto scudo.>> faccio spallucce in risposta, mentre lui ripristina l'acconciatura iniziale.

<<Lui lo avrebbe fatto per me...mi dispiace di non averla vinta contro Kane.>> sospiro e scrocchio le mani. Caleb mi rivolge un sorriso divertito prima di uscire seguito da Clark e dalla sua impazienza di lasciare questo posto.

<<Non puoi vincerle tutte e credo che Kane sia tra i pochi che proprio ti odia qua dentro...cos'era quello sguardo?>> mi volto di scatto verso il mio migliore amico, i suoi occhi color caffè entrano in collisione netta con i miei.

<<Quale sguardo?>> lui alza un sopracciglio.

<<Quello da marmotta innamorata...che c'è? Ti piace Caleb? Hai un feticismo per colui che potrebbe tagliarti la testa?>> mi colpisco il braccio.

<<Mi ha guardato in modo strano prima..-lui fa spallucce, non ci ha fatto caso-...Andiamo da Dan che è meglio.>> mi aiuta a tirarmi su. rimettiamo le scarpe ed usciamo da quel posto.


<<Come stai?>> gli chiede Li, Dan posa lo sguardo su di me, si alza dalla branda e mi abbraccia. Rimango sorpresa per quella stretta decisa, è incredulo rispetto al mio comportamento. Sento ogni emozione che gli passa per la testa, è stanco, spaventato e grato di non essere rimasto solo davanti a Kane. Ricambio l'abbraccio, le mie braccia sono decisamente più esili delle sue, ma cerco di metterci quanto più vigore possibile in questa stretta.

<<Grazie...Dio, Al, grazie sul serio.>>

<<Tranquillo.>> gli rispondo e lui scioglie l'abbraccio, la voce è accorata e lascia trasparire tutto quello che ho sentito un attimo fa.

<<C'è qualcosa che non ho visto?>> chiede ancora Li.

<<Kane mi stava per buttare fuori, Al è intervenuto prima che quell'idiota avesse la meglio...bravo a proposito, vedi che il mio potenziamento inizia a funzionare.- sorrido a quest'ultima affermazione, riacquista sicurezza, del resto è il gigante della compagnia qualcosa deve pur valere. -Andiamo...ho una fame da lupi.>> asserisce, passandoci un braccio intorno alle spalle, mie e di Li. C'è un discreto dislivello che non sembra infastidirlo.

<<Althea?...Althea dove sei?- la voce di mia madre arriva squillante alle mie orecchie, sono seduta nel cortile interno della nostra casa, ho la testa appoggiata sulle ginocchia. -Althea, cosa succede bimba mia?>> alzo la testa e tiro su col naso, mentre la bella donna si avvicina a me.
<<Non voglio più nuotare..>> lei si è seduta di fianco a me e mi scruta con i suoi occhi cerulei, dolorosamente simili ai miei.
<<Perché? Hai vinto ieri, sei stata la prima ragazza a vincere.- mi guardo le mani insanguinate -Che hai fatto alle mani?>> mi mordo il labbro e sospiro.
<<A scuola mi prendono tutti in giro...tutti, mamma...mi hanno spinta ed io gli ho tirato un pugno...io non voglio più andarci.>> mi prende e mi mette sulle sue gambe, appoggio la schiena sul suo petto, mentre lei posiziona il suo mento sopra la mia testa e le braccia sul mio ventre.
<<Non si prendono a pugni le persone..>> dice seria, vorrebbe dirmi altro, lo sento, sembra che ci sia qualcosa sul bordo delle sue labbra che non vede l'ora di venire fuori. Invece, niente, ricaccia indietro il suo giudizio, lo ingoia, lo butta a morire nel suo stomaco. Al che mi sposto, torno a guardarla negli occhi ed aggiungo.
<<Io non ci vado più.>> lei sospira.
<<Cosa succede qua?>> mi volto verso l'uomo che ha appena parlato. Scendo dalle gambe di mia madre e riprendo il mio posto di fianco alla colonna. Lei si alza, mi posa una mano sulla spalla ed io mi chiudo di nuovo a riccio, scuote la testa e quella mano delicata si sposta.
<<Problemi a scuola...parlaci tu.>> gli dice sconfitta, lui è tra i pochi che riesce a farmi ragionare, si siede di fianco a me, mentre io guardo l'albero al centro del portico.
<<Sai quell'albero ci ha messo tanto a crescere..>> mi dice con voce dolce.
<<Ma io non sono un albero...mi dicono che non sarò mai come loro.>> lui annuisce.
<<È vero...che hai fatto alle mani?>> mi chiede più severo.
<<Ho dato un pugno al mio compagno...mi ha spinta a terra e abbiamo iniziato a fare a botte.>> confesso in un respiro unico, non lo guardo negli occhi, in attesa della sua strigliata.
<<L'hai colpito forte?- mi volto verso di lui di scatto e finalmente il verde cromo delle sue iridi si fonde al ceruleo dei miei, schiudo le labbra sorpresa, poi annuisco e lui sorride. Il suo volto è rilassato e non presenta nemmeno una ruga -Althea, tu sei una ragazza, non sarai mai come loro e credo che questa sia la tua più grande fortuna. Agli altri basterebbe che tu sia una brava moglie che sappia accudire la casa e i figli...tu vuoi di più, vero?- annuisco -Ti ricordi la storia di Alita Kan?>>
<<Sì, sconfisse il dragone nero trasformandosi nel drago bianco che protegge il nostro villaggio.>> guardo il suo sorriso, compiaciuto che io mi ricordi i suoi racconti, mi porta una mano sulla schiena.
<<Per avere di più devi avere il coraggio di cambiare le cose...un passo alla volta. Ieri hai vinto, sei stata la più veloce di tutta la tua scuola...la loro è solo paura.>> il suo sguardo si addolcisce ancora quando appoggio la testa contro la sua spalla.
<<Dovrei essere io quella ad avere paura...sono l'unica femmina, se si mettono d'accordo mi fanno a pezzi.>> ragiono, sospiro di nuovo.
<<Loro hanno paura della novità...ma voi due supererete tutto insieme.- aggrotto le sopracciglia -Alec, esci da dietro quel muro, ti ho sentito.- quel gigante di mio fratello esce da una delle entrate al portico. Ci viene vicino e mi abbraccia da dietro -Finché sarete insieme non dovrete avere paura di niente.>> Alec mi guarda ed io gli sorrido, lui ha gli occhi verdi di papà, io quelli azzurri della mamma.
<<Io e lei non ci lasceremo mai, papà...da domani vengo a vedere i tuoi allenamenti...se qualcuno prova a dire qualcosa lo stendo.>> 

Dopo questo ricordo mi siedo di nuovo sul tappeto ed i miei occhi si inondano di lacrime. Ormai nemmeno lo sfinimento fisico mi aiuta più a non pensarci. Devo farcela, devo trovarlo, fosse l'ultima cosa che faccio.

<<Sei stato bravo oggi...ma poco intelligente, ti sei messo contro Kane.>> alzo la testa di scatto, non l'avevo sentito. 

<<Non mi interessa, Kane è un idiota, se l'è presa con Dan solo perché sapeva dove colpirlo.>> i suoi occhi guizzano su di me ed inclina la testa di lato.

<<Lo scopo dell'addestramento è eliminare i componenti più deboli.>> dice lui.

<<Allora quanto avresti perso se io oggi non mi fossi dimostrato all'altezza?- lui rimane di sale alle mie parole -Vi ho sentiti parlare ieri, mi hai aiutato solo per quello...credo che sia patetico scommettere sulle reclute.>> sorride di nuovo.

<<Astuto, intelligente e perspicace...così ti descrive il re, eppure sono convinto che ci sia qualcosa di te che non mi ha detto.>> stavolta sono io a rimanere paralizzata sul posto.

<<Del tipo?>> chiedo.

<<Non lo so, sappi che la mia scommessa si chiudeva oggi e se riterrò, anche solo per un secondo che tu non sei all'altezza della situazione sarò io stesso ad eliminarti, senza remore.>> serro la mascella.

<<Non ti darò modo di farlo.>> una promessa.

<<Lo vedremo.>> una sfida. 
È così che si muove il mondo no? Una promessa e una sfida.

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