Capitolo 23
Althea pov's
La fatica. In questi anni sapevo di dover affrontare diverse sfide, a partire dall'iscrizione nella squadra di nuoto, per arrivare alla morte dei miei genitori, per mano di un assassino che ha sterminato la maggioranza del mio villaggio. Non parliamo poi della sparizione di mio fratello che è stata la ciliegina sulla torta di tutto questo casino. Ma mai mi sarei aspettata, mai, di ritrovarmi ad arrampicare come apri pista su una parete a strapiombo.
<<Vai Al.>> mi dice Li da sotto. La motivazione per cui sono stata mandata io? Semplice, sono la più bassa e la più leggera, se dovessi cadere mi hanno promesso di prendermi al volo. Voi ci credete? Io per niente.
Le mie mani cercano ogni appiglio possibile, nel frattempo devo infilare anche dei perni a cui agganciare la mia corda. Salgo e ad ogni piolo mi accerto che sia ben piantato prima di proseguire. Un passo alla volta, Althea, un passo alla volta. Nel frattempo mi chiedo cosa possa aver detto Sil a Caleb. Non pensavo si conoscessero, però vedere una faccia amica mi ha fatto bene, mi era persino tornato un barlume di buon umore...almeno fino a quando non ho scoperto che dovevo arrampicarmi.
Se ripenso a tutte le volte che mio padre ci ha letteralmente obbligati a seguirlo in queste avventure e a tutti gli sbuffi che ci tiravamo dietro Alec ed io, ora mi sembra di essere stata fin troppo poco attenta alle sue lezioni. Lì sapevo che qualunque cosa fosse successa lui sarebbe stato pronto a tirarmi su, o a prendermi al volo nel caso cadessi. Adesso, invece, so per certo che almeno uno dei miei compagni mi vorrebbe morta, Tolin si astiene dal commentare le mie azioni e probabilmente gli unici due che si impegnerebbero per salvarmi sarebbero Dan e Li. Dal momento che, dopo quella notte, Caleb mi parla a malapena, fatta eccezione per quel breve scambio mentale e Clark esegue ogni suo ordine.
Guardo su ancora una volta, aspettandomi di trovare altri lunghissimi e durissimi metri da scalare. Invece è finita, sono in cima. Fisso l'ultimo paletto, mi tiro su e fisso la seconda corda di sicurezza a cui si aggrapperà il prossimo per salire.
<<Al, Li inizia a salire, assicuratevi bene.>> guardo giù per un secondo e mi pento immediatamente della scelta, mi blocco e deglutisco a fatica. Controllando ancora il cavo.
<<Sì generale.>> mi fermo sul posto e lo vedo, Li mi segue senza il minimo sforzo, lo avverto di un paio di punti difficili, inizia la salita con molta più eleganza e sicurezza rispetto a me. Io tremavo ed ero terrorizzata all'idea di dover scalare dopo tanto tempo, lui no. Non ha paura, non trema, è deciso e sicuro. Una volta in cima gli batto il cinque, lo aiuto a sganciarsi e vediamo Caleb iniziare la salita.
A differenza di Li, però, quella del generale non è solo sicurezza, ma fierezza. Sa cosa fare, è stato addestrato per farlo ed in un tempo decisamente superiore al nostro. È veloce, lineare, non sbaglia un appiglio e questo mi fa capire perché lui è un Sirase e noi invece dei soldati semplici. Indossa la divisa ufficiale della congrega. Pantaloni e kimono neri, con delle rifiniture in rosso scarlatto, da piccola ero fermamente convinta che quel rosso fosse dato dal sangue delle persone che uccidono, invece è solo un colore, una delle tante simbologie di forza e compostezza presenti nel loro codice. Sotto a questo kimono c'è una maglia bianca, candida che mette in risalto i suoi muscoli, li stessi che mi sembra di sentire contrarsi per lo sforzo.
Distolgo lo sguardo dal suo abbigliamento e noto che si sta avvicinando ad una pietra levigata, alla quale prima avevo stupidamente affidato l'appiglio della mia mano. Se non fosse stato per i piedi ben saldi sulle sporgenze inferiori sarei caduta rovinosamente al suolo.
<<Generale quella pietra è..>> provo ad avvertirlo, lui alza la testa verso di me, visibilmente infastidito dalla mia intrusione nella sua concentrazione.
<<Non ho chiesto il suo intervento soldato, rimanga al suo posto.>> ammutolisco, diamine quant'è permaloso. Riesce a superare l'ostacolo dandosi più slancio, va avanti. Una cosa che non avevo calcolato è che sono tutti più alti di me, quindi possono superare più agevolmente zone in cui io mi sono trovata in difficoltà. Però potrebbero anche avere più problemi di me, trovandosi in punti che io non ho esplorato.
Non faccio in tempo a formulare questo pensiero che sento un grido e la corda tendersi. Sia Li che io non esitiamo nemmeno per un secondo a prendere la corda in mano.
<<Merda..>> dice il generale, si è ferito ad una mano, tendiamo la corda per evitare che cada.
<<Generale..-lui guarda giù come paralizzato-..Generale...mi guardi-alza lo sguardo ma per pochi secondi- Sta bene?>> lui non mi risponde, noto che sta perdendo la presa, sgancio il moschettone e mi assicuro all'altra corda per scendere. Nessuno da sotto osa dire o fare nulla.
<<Che diamine fai?>> mi chiede Li.
<<Lo aiuto...tranquillo farò attenzione.- scendo lentamente ed una volta li gli volto la testa, porto due dita sul collo e prendo i battiti. Noto che Clark ha fermato Dan che voleva salire. -Sta bene, lo aiuto a salire.- Clark da sotto annuisce, mentre io assicuro il generale alla mia imbracatura. -Li, lascia la corda del generale e tendi la mia.>> se prima la salita mi era sembrata faticosa, ora lo è il doppio o forse il triplo. Pensavo pesasse di più ad essere sinceri.
<<Cosa stai facendo?>> mi chiede, si è svegliato il bello addormentato.
<<Ti salvo da uno sfracellamento a quindici metri d'altezza...un grazie sarebbe gradito.>> rispondo con sarcasmo.
<<Sono svenuto?>> mi chiede.
<<Che perspicacia.>> una volta in cima, grazie all'aiuto di Li. Lo lascio a terra e sento un applauso partire da sotto, guardo di nuovo giù e Clark mi sta facendo il simbolo dell'okay con la mano.
<<Al, il prossimo a salire è Tolin, assicuratelo bene.>> dice Clark annuisco e provvedo a sistemare le corde.
<<Al...-mi volto verso Caleb-...Grazie.>>
<<Dovere.>> rispondo, mentre con Li sistemiamo nuovamente le corde. Dopo Tolin, sale Clark, adesso Kane e l'ultimo sarà Dan.
A dieci metri di altezza vedo Kane in difficoltà, Caleb osserva la scena di fianco a noi. Sta per prendere la corda a scendere.
<<Generale, senza offesa, ma eviterei una nuova scalata se fossi in lei...Kane.- lui alza lo sguardo -Guarda su, concentrati sul prossimo appiglio.- deglutisce a fatica. -Avevo paura anch'io, la prima volta che ho scalato avevo paura. Ti teniamo noi...qualunque cosa succeda non cadrai.>>
<<Ma sono stato orribile con voi..>> dice, guardo un attimo Li. Come dargli torto?
<<Kane arriverai alla fine con noi...hai capito?- continua a guardarmi, le braccia che gli tremano -Ti prometto che arriveremo alla fine insieme, metti un punto a questa cosa...fai un respiro profondo e torna in te. Sei un soldato, forza.>> Caleb e Clark mi guardano sbalorditi, Kane annuisce, segue il mio consiglio e riprende a scalare. Chi l'avrebbe mai detto, che io, l'unica donna, avrei avuto meno problemi dei due maschi alfa del gruppo?
Il silenzio andrebbe decisamente rivalutato. Anzi, il rumore della foresta andrebbe rivalutato. La notte è il momento più bello, quel silenzio e quella pace che avevi desiderato dall'intera giornata finalmente sono nelle tue mani, si sente solo il bubolare di un gufo in lontananza, nient'altro.
Ora mi allento queste bende e mi infilo nel mio sacco a pelo fino alla sveglia per il turno di guardia, il mio cervello però non è d'accordo con questo mio ragionamento. Del resto che senso ha dormire per due ore se poi devo fare il turno in mezzo? Tanto vale dormire dopo. Sospiro, ormai fin troppo abituata a questi ritmi. Alla fine mi arrendo, sono troppo stanca perfino per combattere contro me stessa. Mi alzo ed annodo di nuovo le fasciature e l'uniforme, il seno è costretto in quelle fasce che ormai sono abituata a portare. Mi spazzolo le vesti con le mani e cerco mentalmente di non pensare quanto manca alla prossima doccia. Allaccio gli stivali ed esco dalla tenda, manca ancora un'ora al mio turno di guardia. Un tempo troppo lungo per camminare e troppo corto per riuscire a dormire.
Guardo in alto e noto che quel gufo che sentivo bubolare è esattamente sopra la mia testa a qualche metro di altezza, nascosto tra le mille mila foglie dell'albero. I suoi occhi gialli si posano su di me per qualche secondo, per la luminosità che hanno sembrano illuminare la notte più della luna stessa. Inclina la testa cercando di capire se sono un potenziale pericolo per lui, il mio unico desiderio sarebbe quello di riuscire a comprendere i suoi versi, almeno avrei qualcuno con cui parlare. Per sicurezza non gli avrei comunque detto che sono una donna, il generale sa talmente tante cose che probabilmente conosce anche il gufese. Sospiro e noto che sta gonfiando il piumaggio grigiastro che si confonde perfettamente con la corteccia dell'albero, probabilmente infastidito dalla mia presenza.
<<Me ne vado...tranquillo.>> dico sorridente.
<<Con chi stai parlando?-un tremore mi attraversa l'intera spina dorsale, sento rizzarsi tutta la peluria del mio corpo e sono abbastanza sicura che questo gelo improvviso si sia insinuato fino al mio midollo. Mi volto di scatto e dietro di me ci sono due pozze azzurre che mi guardano, lui molto più alto di me ha un'espressione di attesa fissa sul volto.- Allora?>>
<<Con quello lassù..>> dico indicando il gufo che osserva la scena dall'alto, decisamente più infastidito di prima, ora i disturbatori sono diventati due.
<<Parli con i gufi?>> chiede divertito, cercando di trattenere una risata.
<<Di solito con gatti, passerotti, pipistrelli, cani, lupi...i gufi effettivamente mancavano all'appello.- a questo punto non si trattiene più ed io sento quella risata che mi era davvero mancata in questi giorni, posso unirmi a quel suono finalmente, non sentirlo più ridere solo con gli altri ma anche con me. Poi abbasso lo sguardo sulla sua mano, tornando seria di colpo, si stringe la fasciatura con la mano sana.- Che è successo alla mano?>> gli chiedo di getto, torna anche lui serio all'improvviso e si guarda la mano come per cercare una risposta.
<<Clark non è in grado di fare una medicazione decente, a quanto pare.>> mi mordo la parte interna della guancia, vorrei fermare le parole che stanno per uscire dalle mie labbra ma è troppo tardi ormai.
<<Se vuoi te la posso fare io...mio malgrado sono abbastanza bravo.>> lui si rizza in tutta la sua altezza.
<<Non c'è bisogno.>> distolgo lo sguardo per un attimo, per poi guardare la mie di mani, su cui ancora ci sono i segni del penultimo esame.
<<Devo sdebitarmi...quando avevo bisogno mi hai aiutato.>> ci pensa per qualche secondo, poi acconsente, non ha troppa voglia di battibeccare con me e non posso dargli torto. La sua tenda è al centro dell'accampamento ed è la più grande quindi anche la più facile da trovare. Mi tolgo gli stivali prima di entrare, mi aspettavo di trovare almeno un tappeto a terra, invece vedo che dorme come tutti noi, su un telo impermeabilizzato e dentro un sacco a pelo. Mi porge una scatoletta medica in metallo e si siede a terra in attesa che io faccia lo stesso.
<<Fa piano...>> mi dice in un sussurro che probabilmente di giorno non sarei nemmeno riuscita a sentire. È quasi una preghiera. Annuisco alla richiesta, decisamente insolita per lui.
<<Fa parecchio male?- gli chiedo e lui mi guarda riacquistando la sicurezza di poco fa. Preparo delle garze e del disinfettante, poi gli prendo delicatamente la mano e la libero dalla fasciatura facendolo imprecare sottovoce. Tutto il controllo che ha sempre dimostrato durante le nostre lezioni sta venendo meno. Quel muro che ci divideva ha iniziato ad incrinarsi da quella notte ed ora le sue debolezze stanno emergendo da quella fessura. -Scusa...è parecchio sporca...cercherò di non farti male.- dopo il suo consenso inizio l'opera, sento i muscoli flessori dell'avambraccio contrarsi sotto le mie dita mentre cerco di tenergli fermo il polso per disinfettare al meglio- Quanto manca alla foresta di Linton?>> gli chiedo per distrarlo, lui alza la testa.
<<Al massimo quattro settimane di cammino...perché me lo chiedi?>> dice con voce spezzata mentre ripulisco dai corpi estranei la sua mano.
<<Prevalentemente per distrarti...ho quasi finito.>> dico togliendo le ultime schegge dalla sua mano e tamponando attentamente il fluido vitale che sta macchiando le garze.
<<Dove hai imparato?>> sorrido al ricordo della prima ferita che ho medicato a mio fratello.
<<Mio fratello combinava un sacco di guai da bambino ed io cercavo di curarlo....a volte con scarsi risultati.>> mi guarda confuso.
<<Non ci pensava tua sorella?- alzo lo sguardo dalla sua mano, bloccandomi mentre completo la fasciatura -Quel giorno che ti ho medicato...avevi detto di avere una sorella più piccola.>> annuisco e riprendo il mio lavoro.
<<Non è mai stata brava in queste cose...sveniva alla vista del sangue.>>
<<Bel problema per una donna.- gli fermo la fasciatura e lo guardo di nuovo -Sai per...per quella cosa..>> lascia la frase in sospeso.
<<Sì, avevo capito...cerca di muoverla poco, la ferita è profonda e non ho niente per cucirti.>>
<<Mi dispiace per quella sera...ti giuro che non so cosa mi sia preso.- annuisco subito, anche se questa affermazione ha fatto molto più male ad Althea che ad Al -Sei tra i pochi al campo che non mi ha mai guardato male, ti sei sempre distinto per l'impegno, la caparbietà e la serietà, come mai?>>
<<Seguo gli ordini...non c'è niente che mi deve essere riconosciuto, so per certo che sei un ottimo allenatore ed un altrettanto preparato generale...-sentiamo la campanella suonare, inizia il mio turno-...con permesso, devo andare.>>
<<Grazie...va pure...-mi alzo posando di nuovo i piedi su quel pavimento gelido- Al..-mi volto verso di lui-...grazie, ti devo la vita...ti ripagherò un giorno.>> abbasso il capo e sorrido appena.
<<Senza offesa generale, né per il suo operato né per la scelta del percorso, ma spero di non dovermi più trovare a quindici metri di altezza.>> lui trattiene una risata e sorride.
<<Vedrò cosa posso fare per evitarlo.>>
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