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Capitolo 19 parte 2

La concentrazione ti permette di avere il pieno controllo sul tuo corpo, la meditazione che ci obbligano a fare da quando siamo bambini serve a questo in teoria. I miei insegnanti ripetevano continuamente "Un giorno ci ringrazierete per tutte le ore di meditazione che vi facciamo fare ogni giorno". Bene quel giorno non è ancora arrivato.

Trovare la concentrazione giusta con i polsi appesantiti da quattro chili aggiuntivi, sentendo le risatine dietro di te e percependo gli occhi del tuo migliore amico che ti stanno guardando con profondo rimprovero, non dico che sia impossibile ma quasi. Respira Al, respira. Non dovrebbe essere così difficile, stringo ancora le cinghie ai polsi, mi do lo slancio ed inizio a salire. Il reale problema di questa sfida non è il peso, ma il movimento. I pesi muovendosi vanno a ledere il tuo equilibrio di per sé già precario. L'unico modo per arrivare in cima è tenere fermi i pesi che però rispondono ad ogni movimento. Rimango ferma in stile koala per qualche secondo.

<<Non abbiamo tutto il giorno.>> commenta Kane, tagliente.

<<E' comunque più in alto di te.>> risponde Osav. Stringo le gambe intorno al palo e muovo le mani, con i polsi do uno strattone alle cordicelle che tengono i pesi, facendole intrecciare. Ora i pesi sono fermi e non sono più di intralcio, anzi, sono diventati utili per mantenere la posizione.

Arrivata a tre metri e mezzo sento le braccia iniziare a perdere forza, devo continuare però, anche perché se cado, oltre a farmi malissimo, non avrò una seconda opportunità per riprovare.

Salgo ancora, mentre sento l'acido lattico formarsi ed appesantire i miei muscoli, il legno diventa sempre più scivoloso, sento aprirsi varie ferite per l'effetto abrasivo della corda, sento altri parlare ma ormai, all'ultimo metro è diventata una sfida personale. Non mi interessa più cos'hanno da dire gli altri, voglio solo zittire la voce nella mia testa, non voglio essere quella protetta, non ho bisogno di Li che mi tratta come una bambina. Io troverò mio fratello, vestita da uomo, fosse l'ultima cosa che faccio. Mi concentro sul vento, mi sento di nuovo come da piccola quando volavo stretta tra le braccia di mio padre. Sento quella brezza sulla pelle, solleticarmi gli avambracci scoperti dalle maniche del maglione.

Arrivata in cima sto per scivolare, mi arriva però dritto nelle orecchie un "Forza" gridato da Li e Dan. Stringo la presa sulla corda e mi tiro ancora più su. Stringo le mani tra loro, facendo diventare le nocche praticamente bianche. Ho lasciato andare i pesi che hanno ripreso a muoversi, conto mentalmente più lentamente che posso. I secondi nella mia mente sono diventati interminabili minuti. Ma rimango lì, appesa, come un koala a qualche centimetro dalla fine del palo. Un ceppo largo almeno novanta centimetri dove potrei sedermi e riprendere fiato. 

Come cosa è struggente dal punto di vista psicologico, sei a tanto così dal raggiungere la cima, sei stanco, dolorante e l'unica cosa che vorresti sarebbe sederti. Invece no, rimani lì appeso.

<<Al, scendi ce l'hai fatta.>> dice Clark con una nota incredula nella voce. 

Utilizzando ancora i pesi come freno, scivolo giù ad una velocità accettabile per evitare di scottarmi le mani. Mi siedo sopra uno dei sacchi, completamente sfinita, Li e Dan mi vengono vicini.

Dan è orgoglioso, tutti i suoi allenamenti in palestra mi sono serviti a qualcosa infondo. Li è sollevato che non mi sia fatta male e felice che sia riuscita ad ottenere l'immunità. Solo ora mi rendo conto della presenza di Osav dietro le spalle di Dan, del resto, considerando la larghezza delle spalle del mio amico non mi sorprendo di non averlo notato.

<<Non è corretto.- asserisce Kane, che si è ripreso fin troppo egregiamente dal mio calcio. Tutti ci voltiamo verso di lui -Ha usato l'ostacolo della prova per avvantaggiarsi...tu avevi.>> Caleb lo interrompe con un gesto della mano, in questi mesi, ormai, ogni formalità è venuta meno. Dopo tre mesi che mangiamo e dormiamo insieme, 24 ore su 24, è stato lo stesso generale a dirci di dargli del tu.

<<Io ho detto cosa dovevate fare, per quanto mi riguardava potevate anche buttare giù il palo a colpi di accetta ed abbracciarlo mentre era a terra...la prova serve a farvi trovare una soluzione...durante una spedizione non esiste corretto o scorretto, esiste solo la mia vita o quella del mio sovrano a discapito di un'altra...tutto è lecito.- nessuno osa aggiungere altro -Il ragazzo ha capito come sfruttare un ostacolo a suo favore, non è da tutti...Al?- annuisco ancora con un leggero affanno -Scegli due dei tuoi compagni che avranno l'immunità insieme a te.>> deglutisco a fatica.

<<Li Chillian, della famiglia Chill, e Dan Poili, della famiglia Po.>> Osav annuisce, mi guarda ancora soddisfatto, mentre io riprendo fiato. Credo di non aver mai fatto qualcosa di più stancante in tutta la mia vita.

<<Bene, ora andate a cena, domani inizieremo i combattimenti...complimenti Al.>> mi dice Clark, sorrido appena, Osav se ne è già andato, intorno a noi si sta venendo a creare il deserto, tutti vogliono finire di mangiare il prima possibile.

<<Andiamo a mangiare, almeno dopo possiamo dormire in santa pace?>> ci propone Li, mentre Dan annuisce entusiasta della cosa.

<<Voi andate, io non ho molta fame.>> asserisco.

<<Sicuro? Hai fatto un bello sforzo ad arrivare fin lassù.>> annuisco.

<<Sto bene...ci vediamo dopo.>> i due si allontanano ed io apro le mani con lentezza. La pelle è completamente lacerata dall'abrasione delle corde, cerco di capire come muovermi per sentire meno dolore possibile e allo stesso tempo liberarmi velocemente di questi pesi.

<<Serve una mano?>> mi volto di scatto e vedo il generale avvicinarsi, Caleb cammina verso di me con le mani nelle tasche dei pantaloni.

<<Non..>> si siede sul sacco di fianco al mio.

<<Fammi vedere le mani.>> dice in tono piatto, ho stretto di nuovo le mani, come se mi vergognassi di far vedere quanto è sottile la mia pelle rispetto alla loro.

<<Sto bene..>>

<<Era un ordine non una richiesta gentile.- gli porgo le mani e lui valuta la situazione. -Ti farò un po' male...dopo dobbiamo disinfettare le ferite e bendarti...-provo a parlare e lui mi blocca subito-Se provi a dire ancora che stai bene non rispondo delle mie azioni.- serro le labbra e lui sorride compiaciuto-Fossero tutti così i miei uomini sarebbe decisamente più facile.- le sue dita abili sciolgono i nodi in un secondo e con uno strappo unico e secco mi libera dalle corde e dai pesi, mentre io mi mordo quasi a sangue l'interno della guancia per reprimere un urlo -bravo...andiamo a disinfettare.>> ci alziamo praticamente in sincrono ed io lo seguo senza la minima esitazione. In questi mesi ne sono successe di ogni tipo ed ho rischiato di farmi beccare almeno una decina di volte, che, come dice, Li, in tre mesi sono decisamente accettabili. 

Apre la porta dell'infermeria con disinvoltura, posta all'interno dello stesso edificio dove vivono Clark e lui. Sono entrata qui solo una volta, dopo il combattimento, per vedere come stava Dan e chiedere delle bende al medico, che concentrato sul rattoppare i miei compagni, non ha fatto troppe domande sul perché lo chiedessi. 

Le mattonelle bianche sono tirate a lucido e tutto in queste stanze ha quell'odioso odore di disinfettante. Mi fa sedere su una sedia e lui prepara l'occorrente sul lettino.

<<Sei stato bravo oggi.- annuisco -Nessuno aveva mai superato la prova.>> confessa in un sussurro appena udibile. 

<<Davvero?- mi fa posizionare la mano sinistra su un lenzuolino che ha messo sulle sue ginocchia -Quindi era una prova per farci andare tutti ai combattimenti?>> 

<<Volevo vedere quanto ci mettevate prima di arrendervi o coalizzarvi. Poi sei arrivato tu che hai rovinato il gioco, come hai fatto?>> abbasso appena la testa e lui disinfetta le abrasioni sulla mano provocandomi una smorfia. 

<<Quando ero piccolo mio padre ci portava tra le montagne, non dovevamo avere niente con noi. Solo i vestiti con cui partivamo, da lì trovavamo soluzioni a tutto.>> mi fascia la mano con delicatezza estrema. 

<<Dev'essere un grande uomo.>> sorrido di amarezza.

<<Lo è stato.>> 

<<In che montagne vi portava?>> mi chiede all'improvviso.

<<Quelle delle terre ad est, vivevamo in un villaggio da quelle parti. La sua preferita era Pol ka nu. Sono anni che non ci vado più.>> sorrido appena al ricordo delle discussioni e delle corse in mezzo a quelle montagne. Mi ricordo quando mi faceva esercitare, dovevo sentire l'ambiente che avevo intorno, il pulsare della linfa negli alberi, il fruscio dell'acqua sotto terra. Acuire i sensi non era semplice e sicuramente lui, portandomi in luoghi senza nessun altro umano oltre a noi, non me la rendeva facile. Medica anche l'altra mano, stavolta più velocemente, mettendo sulla ferita una crema puzzolente. 

<<Serve ad evitare infezioni...- chiude il barattolo e si alza per riporre tutto al suo posto -Come vanno le cose nel tuo gruppo?>> mi chiede ancora di spalle.

<<Bene...molto bene. Ho saputo che hai parlato con Dan, grazie.>> si volta e torna a sedersi, le gambe lunghe coprono quella distanza minima in un battito di ciglia. 

<<Con Li invece? Sembra che la vostra relazione vada molto bene.>> dice con un briciolo di invidia ed io corrugo le sopracciglia.

<<No...cioè, siamo amici...molto amici, ma non c'è nient'altro...>> stavolta è lui ad essere confuso.

<<Davvero?- annuisco appena e le nostre ginocchia si toccano, rendendomi difficile deglutire -Allora, sono mesi che mi trattengo inutilmente...>> schiudo le labbra, ma lui è più veloce di me, porta una mano dietro la mia scoperta e mi bacia con velocità ed avidità, vuole di più, esige di più, con la forza che non ho mai tollerato, né su di me, né sugli altri. Sembra sentire la potenza dei miei pensieri e quel bacio, che avevo sognato da diverse settimane si interrompe con la stessa velocità con cui era iniziato.

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