Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 11

Althea pov's

Nella vita non ho mai preteso tanto. Mi stava bene qualunque cosa, l'importante era che i miei amici fossero sempre dalla mia parte. Per diverso tempo, il mio motto 'poca brigata, vita beata' ha funzionato perfettamente. Oggi, però, qualcosa in quell'equilibrio magico che ero riuscita a creare con Li ha iniziato ad incrinarsi.

Dopo pranzo, subito dopo la partenza del generale, Li mi si è avvicinato, con una strafottenza che non ha mai caratterizzato il mio migliore amico. 

<<Che è successo?>> mi chiede incazzato.

<<Niente?>> rispondo incerta, oggi non ho voglia di litigare, e non ho nemmeno la testa per ascoltare quello che ha lui da dirmi.

<<Niente? Di solito riesci a prendere una lepre a quindici metri di distanza mentre salta da una tana all'altra, oggi non riuscivi nemmeno a tendere l'arco, che ti prende?>> alzo un sopracciglio.

<<Sono solo stanco, lasciami stare.>> cerco di allontanarmi, ma lui mi afferra il polso.

<<Pensi che sia un gioco questo, se non riesci a gestire la situazione, vattene perché là fuori sarà ancora peggio..>> conclude serio, strattono il braccio dalla sua presa.

<<L'altro giorno ho salvato te e Dan dall'eliminazione, ed ora mi dici che non fa per me? Scendi dal piedistallo.>> provo di nuovo ad andarmene e lui mi spintona, sto per reagire, ma si immette Clark aprendo le braccia in mezzo a noi, i capelli sciolti gli svolazzano in giro mentre volta il capo da me a Li.

<<Cerchiamo di calmare gli animi qui...che succede?- rimaniamo in silenzio entrambi -Al, hai mangiato?- annuisco -Allora tu va in palestra, Li in mensa.>> Dan mi guarda confuso, i suoi occhi verde tè si posizionano con dolcezza nei miei, come a chiedermi cosa sia successo, ma io scuoto la testa e gli faccio cenno di seguire Li. Ho gli sguardi degli altri ragazzi addosso, Li ed io non abbiamo mai litigato all'interno del campo, io non ho mai alzato la voce nonostante, in alcune occasioni, avrei fatto bene a farmi rispettare.

Persino Kane mi guarda sorpreso, non ho mai urlato nemmeno contro di lui, fondamentalmente perché del suo parere non mi interessa, mentre le parole di Li riescono a ferirmi più dei coltelli.


Stupido Li, continuo a ripetermi tra una trazione e l'altra. Stupido ragazzino viziato che odia farsi mettere i piedi in testa da una femmina, solo perché so sopportare meglio di lui. Stupido addestramento e stupido Caleb. Non so perché me la prendo con il generale, considerando che una volta tanto non è lui che ha scatenato la mia ira, ma in questo elenco ci stava bene anche lui.

<<Non mi ricordavo dovessi fare trazioni.>> scendo dall'attrezzo deglutendo a fatica, da quanto è qui?

<<È tornato?>> chiedo con un leggero affanno, che però mi aiuta ad abbassare ulteriormente la mia voce.

<<Perché non mi hai detto che hai una costola rotta?>> schiudo appena le labbra.

<<Chi glielo ha detto?>> gli occhi verdi guardano il soffitto per alcuni secondi, poi tornano su di me, decisamente infastidito che gli stia dando del lei.

<<Il medico, ti ha dato delle fasce, è vero?>> annuisco appena, abbassando la testa. Merda, penso.

<<Non è rotta, è solo incrinata...ma fa male se la lascio senza bendaggio.>> annuisce lievemente, probabilmente non crede alle mie parole.

<<E la schiena invece?>> si irrigidisce.

<<Adesso è anche il nostro medico?>> chiedo cercando di buttare la questione sul sarcasmo, che lui non sembra cogliere

<<Rispondi alla mia domanda.>> dice serio, mi mordo il labbro e proseguo in quella lenta discesa agli inferi che mi stava portando dritta alla pena capitale.

<<Durante il combattimento Kane mi ha preso di peso e buttato giù...credo di essermi irrigidito prima dell'impatto con il tappeto e...fa abbastanza male, ma niente che non sia in grado di sopportare.>>

<<Togli la maglia e sdraiati sul tappeto.- sbianco e scuoto la testa, mentre nella mia mente sto cercando una scusa plausibile. -Cosa c'è che non va? Ho visto diversi uomini nudi non sarai né il primo né l'ultimo.>>

<<N-non posso...la prego non insista.>> cerca di mantenere la calma, è visibilmente infastidito da questo mio rifiuto, ma sembra quasi volermi capire. Sta provando a mettersi nei miei panni, o meglio, in quelli di Al.

<<Sdraiati, prometto di non farti male..- mi stendo sul tappeto a pancia sotto, con qualche difficoltà e trattenendo diversi gemiti, mentre inizio a pregare che arrivi qualcuno ad interrompere. Andrebbe bene chiunque, anche un fulmine. -...ti alzo appena la maglia..-appena alza la maglia lo sento irrigidirsi e sospirare. -Al è per questo che non...>> lascia la frase in sospeso.

<<Me ne vergogno molto..>> dico, sapendo perfettamente a cosa si riferisce, non sono mai stata così sollevata per avere quei segni sulla schiena come giustificazione. Lo sento prelevare del prodotto da quel barattolino.

<<Ti darà fastidio..- mi irrigidisco ancora sotto alle sue mani morbide, in alcuni punti indurite dai calli provocati dall'allenamento -Come te le sei procurato?>>

<<Per proteggere mia sorella. La prendevano in giro ed io ho tirato un pugno ad un ragazzo, il figlio del direttore..>> lo sento fermarsi mentre passa la mano in modo decisamente più delicato sulle cicatrici. Mento spudoratamente, mentre da parte sua non sento pena, compassione o pietà, non c'è niente di tutto ciò nei suoi pensieri e nelle sue emozioni, ma solo un profondo senso di rilassatezza dato da un'intuizione. Pensa di aver finalmente capito cosa mi spinge a comportarmi così, è convinto che tutto ciò che mi ha spinto a venire qui e che mi fa vergognare del mio corpo e mi fa nascondere agli occhi degli altri, si limiti a questi quattro segni in rilievo che mi deturpano la schiena, quando in realtà qua sotto c'è decisamente di più.

Se questo però lo fa dormire sereno, mi va benissimo farglielo credere, anche perché penso che il mio collo stia molto bene attaccato a tutto il resto del mio corpo.

<<Quante?>> mi chiede ancora, abbassandomi la maglia, il contatto con quel tessuto familiare mi fa rilassare all'istante, mentre mentalmente sto urlando di avercela fatta, di essere misericordiosamente sopravvissuta anche stavolta.

<<12, una per ogni anno che avevo.>> una mezza verità che però sembra convincerlo ancora di più.

Purtroppo però quella bella convinzione che gli aveva animato la mente svanisce e nei suoi pensieri si insinua un dubbio, che sono troppo stanca per vedere.

<<Immagino che tua sorella sia stata fiera di te.- mi metto a sedere e tento di sorridere, mi porta una mano sulla spalla e la stringe delicatamente, un contatto talmente intimo che non me lo sarei mai aspettata da uno come lui -Non devi vergognarti, il tuo è stato un gesto decisamente nobile. E chiunque ti abbia poi deriso o emarginato per quei segni non capisce niente. Stai dimostrando e dimostrerai tanto. Ne sono sicuro.>> gli sorrido riconoscente.

<<Grazie generale.>> si alza in piedi e mi porge la mano.

<<Chiamami Caleb, va bene solo Caleb.>> un volta che sono in piedi anch'io mi lascia da solo definitivamente. Così che io possa rimuginare sui miei pensieri e ripensare a quelle cicatrici che mi sono state inferte per un motivo ben diverso.


Uscita da lì, le lacrime hanno iniziato a solcarmi il viso e le mie gambe si muovono tramite un automatismo verso la tenda con la luce accesa. La fiamma della candela illumina la figura di un solo ragazzo all'interno, apro la tenda e prima che quel gigante possa dire qualcosa lo avvolgo in un abbraccio. È a petto nudo ed è decisamente sorpreso da questa mia reazione, considerando che solitamente tengo il broncio per diverso tempo ed è lui che deve muovere il primo passo per scusarsi.

Adesso, non siamo più bambini ed io ho bisogno di lui, delle sue parole, della sua voce, del suo respiro, delle sua carezze lungo il nostro legame, della sicurezza che comunque, per quanto possa essere buio, per quanto le mie tenebre possano avermi ingoiata, lui mi aiuterà sempre a far risplendere il sole.

<<Al?- annuisco -Tutto bene?- scuoto la testa energicamente ancora stretta a lui -Mi dici cos'hai?- scuoto di nuovo la testa -Vuoi solo stare abbracciato?>> annuisco e lui mi stringe a sé.

<<Scusa...- gli dico dopo qualche secondo -Scusa se a volte sono difficile, se non ti parlo, se ti faccio ammattire...mi dispiace, davvero.>> mi blocca la testa tra le mani e gli occhi color caffè del mio amico mi scrutano, mentre cerca un varco nel muro che ho nella testa.

<<Al è anche e soprattutto colpa mia. Ho sbagliato oggi...è solo che a volte riesci a fare delle cose fuori da ogni logica umana ed io, sbagliando, mi dimentico che infondo sei come me.>> abbasso la testa e quando la rialzo quello sguardo, dolce e comprensivo, che non mi sento di meritare, è ancora lì.

<<Sta succedendo qualcosa...dall'ultimo allenamento, prima dei combattimenti, riesco a sentire perfettamente i vostri pensieri e le vostre emozioni, prima riuscivo a schermarmi, ora non più..>> dirlo ad alta voce l'ha reso reale, tangibile. Non è più un segreto che viaggia dentro la mia testa ad una velocità vertiginosa, ora è diviso tra noi due. Lui si tira appena indietro, sorpreso dalla mia rivelazione, mentre io mi sento sempre più fragile sotto a quello sguardo.

<<Ah...riesci a controllare gli occhi?- annuisco. -Okay, cerchiamo di tenere un profilo basso...Al, se scoprono che sei un'incantamenti..>> lascia la frase in sospeso ed io non gli do tempo di andare avanti, perfettamente consapevole del prosieguo della frase.

<<Sarebbe la conferma perfetta, lo so...cerchiamo di non pensarci...provo a dormire, magari succede un miracolo durante la notte.>> lui mi regala un sorriso di compassione e mi abbraccia di nuovo, stavolta più forte della prima, come se avesse paura che il mio corpo possa sfuggirgli dalle mani da un momento all'altro, mentre io non saprei e non vorrei nessun altro da cui andare..

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro