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Capitolo 5

Althea

La parte più divertente dei Ruin? Hanno tutti un animale domestico, che rappresenta la loro anima, un po' come i mutaforma. La parte divertente è che puoi incontrare un Ruin che ha un gatto come animale da compagnia, ma anche qualcuno che possiede un orso, o un pitone.

Insomma qualunque cosa, per questo non sono sorpresa quando entro nel villaggio ed un orso inizia ad annusarmi gli stivali, mentre una scimmia si arrampica su Caleb, e Clark esordisce con un 'miseriaccia'.

<<Piano Sensen...uh ciao Althea, ciao Shahd.>> la ragazza dagli occhi azzurri di fianco all'orso è Raina.

<<Ciao Raina.>> è una ragazza minuta, dalla corporatura esile e folti capelli mori. Non esita un secondo ad abbracciarmi.

<<Siete voi il gruppo di cui si parla per i regni? L'anziano aveva previsto sareste venuti da noi.>> aggiunge, richiamando l'orso a sè con uno schiocco di dita.

<<Possiamo parlare con il vostro anziano?- chiede Tolin, più precipitoso di quanto volessi -Scusa Althea, ma sono tanti villaggi e non sappiamo quanto tempo avremo.>>

<<Non c'è bisogno di scusarvi, l'anziano vi aspetta.- dice Raina, mentre gratta il testone scuro del suo orso -Vuole parlare con te, Althea e con un certo Clark.>>

'Ma io dico...a che diamine servo se vogliono sempre voi due?' trattengo una risata al pensiero di Caleb, e da come ha abbassato il capo Clark, penso che anche lui stia facendo lo stesso.

Seguiamo Raina a passi svelti, perché, esattamente come ricordavo, è di una velocità inaudita.

Passiamo per il villaggio dove animali e persone convivono pacificamente e dialogano tranquillamente per le strade.

Tolin, Shahd, Alec ed io eravamo già stati in altri villaggi di Ruin, quindi tutto questo è abbastanza normale per noi, per gli altri no.
Infatti, Dan sta osservando sconcertato un serpente a sonagli che sta sibilando qualcosa ad un ragazzo dalla carnagione scura, il quale ride di gusto e risponde al serpente nella medesima modalità.

<<Dan...non fissarli.>> riprendo sotto voce il gigante al mio fianco, lui abbassa lo sguardo mortificato.

<<Non lo faccio apposta, ma quello lì parlava con un serpente a sonagli.>> mi risponde, ancora sconvolto.

<<Tutti i Ruin parlano con gli animali, cosa pensavi quando te lo abbiamo detto?>>

<<Non lo so, gatti, cani, tartarughe, cavallette, forse anche cavalli; ma non serpenti a sonagli.>> sorrido per la sua reazione. Li, invece, tiene con disinvoltura la mano di Alec ed io non potrei esserne più felice, finalmente questi due hanno chiarito i loro diverbi.


Raina apre la porta della tenda con una mano esile e pronuncia alcune parole che non sono in grado di capire. I Ruin negli anni hanno sviluppato un linguaggio proprio, e nessuno al di fuori della comunità lo conosce. 

Per diverso tempo queste persone, con doti eccezionali, sono stati cacciati e perseguitati, quindi, cercando di proteggersi, si sono uniti tra di loro, fondendosi in comunità più o meno grandi ed organizzate, da qui ne deriva che lentamente abbiano creato anche un proprio linguaggio, uguale per tutti i Ruin.

<<Vi aspetta...sono felice di rivederti Althea, anche se avrei preferito circostanze diverse.>> la sua voce nasconde una vena di amarezza e posso capirne chiaramente il motivo. Nessuno voleva questa guerra, io per prima.

<<Lo capisco...e anzi, ti ringrazio per averci guidato fino a qui.>>

<<Un dovere...andiamo Sensen, so che adori Althea ma ha compiti più importanti di coccolare il tuo testone.>> saluto l'orso per l'ultima volta prima di entrare nella tenda scarsamente illuminata e tirarmi dietro il mio compagno di avventure. 

La donna di fronte a noi ci invita a sederci con un segno della mano rugosa, Clark esita di fronte all'anziana signora e sono costretta ad attrarlo sul tappeto con uno strattone, che finalmente lo fa sedere. 

<<Althea Shawten, Clark Seman. Immaginavo di avervi davanti prima o poi, le scritture lo dicono, ma non pensavo che sarebbe davvero toccato a me.- Clark è teso come un tronco d'albero, mentre io sono ormai abituata al fatto che si conosca il mio nome -Il mio nome è Lana Umir, e sono lieta di darvi il benvenuto nel nostro villaggio.>>

<<Nostro?>> chiede Clark, mentre io gli rifilo una gomitata ed indico con il capo un contenitore di vimini, dal colore beige, nel quale la donna tiene una mano.

<<La tua amica ti sta indicando la cesta, giovane Sirase.- mi immobilizzo sul posto -Non vedo con gli occhi, cara Althea, ma Ivon vede per me.>> il suricato il questione risale il braccio ossuto della padrona, e si posiziona sulla sua spalla sinistra, scrutandoci con i suoi occhietti scuri. 

<<Anziana, sapete perché siamo qui.- inizio io, mentre lei coccola il suricato -Vorremo chiedere l'aiuto dei Ruin, il regno di Mones vi offre ospitalità e protezione, un trattamento alla pari che cerchiamo da generazioni, e che voi, prima di me, avete rincorso con ogni mezzo. Vogliamo mettere un freno a questa divisione continua tra creature magiche e non, e prenderci l'uguaglianza che meritiamo.>> ascolta attentamente le mie parole, il viso coperto di rughe non si lascia andare alla minima espressività.

<<Tu cosa dici?>> chiede, voltandosi verso Clark.

<<Io?>>

<<Non ci sono molti altri interlocutori nella stanza.- lo incalza lei, mentre io abbozzo un sorriso. Clark esita ancora, sotto allo sguardo vuoto della donna -Se non sei convinto tu, per primo, delle motivazioni che vi spingono al conflitto, perché dovrei far rischiare la vita al mio popolo, per voi? Ricordati, Althea, di preparare sempre i tuoi sottoposti a parlare con un capo.>> stringo la mano di Clark e gli rivolgo un sorriso.

<<Clark non è un mio sottoposto, non lo è mai stato. Come non sono miei sottoposti, Shahd, Li, Alec, Dan, Tolin o Caleb. Io credo nell'uguaglianza, nell'ordine e nel rispetto, mi capiterà di dover prendere decisioni difficili, ne sono consapevole, ma non lo farò senza prima aver parlato con loro. Non sono sottoposti, sono persone che mi sono rimaste a fianco quando non avevo nessuna certezza da dargli. Io questa, la chiamo fiducia.>> Clark stringe la mia mano a sua volta, e finalmente dà voce ai suoi pensieri.

<<Ho scelto di combattere al fianco di Althea perché credo in questi ideali, perché per primo non sono stato accettato dalla mia famiglia, dai miei compagni. L'unico che non mi ha mai guardato con occhi diversi è stato Caleb, ed ora, che so cosa significa, far parte di una famiglia e conoscere i propri simili. Ora che conosco l'amore ed il rispetto, non posso tornare indietro, e vorrei che tutti quelli che sono come me, come noi, possano provarli e sentirsi finalmente al sicuro, in queste terre che sono anche nostre.>> l'anziana sorride ai versetti sussurrati del suo amico.

<<I Ruin vi accompagneranno in questo viaggio, avevo già parlato con gli altri villaggi, riunendoci in consiglio per decidere, le notizie viaggiano veloci nel nostro mondo. Siete stati bravi ragazzi, ma adesso hai uno scoglio duro da affrontare cara Althea...i Mong ti aspettano.>>

<<Kira mi aspetta.>> sussurro io, mentre Clark stringe ancora la mia mano.

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