Capitolo 27
Althea
Guardare Caleb negli occhi e vedere un nervosismo che non gli appartiene, fa salire l'ansia anche a me, che fino a qualche secondo fa ero più rilassata del solito.
<<Tu sai praticamente tutto di me...non ti sembra strano che io sappia così poco di te?>> lo vedo annuire, mentre io continuo a mantenere un tono rassicurante e pacato, mentre dentro mi sento esplodere.
<<Ero appena uscito dall'addestramento, dopo il giuramento, il diploma e tutte le varie cazzate. Una volta fuori capisci che non c'è niente di vero nelle parole che ti hanno detto, niente. E così, se ne va in frantumi tutto ciò che credevi giusto.- abbassa lo sguardo sulle sue mani -Ero incazzato, Althea. Tanto. Perché avevo capito che a nessuno là dentro o qua fuori sarebbe mai fregato niente di me.>>
<<E quando l'hai capito?>>
<<Quando Sarin mi ha venduto al re...avevo diciotto anni, e gli sono fruttato diciotto monete d'oro, se avessi saputo volare ai tempi probabilmente né sarei valse di più.>>
<<Io sono un'incantamenti e ne valgo trenta, non montarti la testa.- lo sento ridere -Cos'è successo?>>
<<Prima di iniziare il mio contratto nella guardia reale dovevo finire il periodo dai Sirase, altri due anni di missioni per la Congrega, poi sarei stato vincolato a qualcun altro. Anche se i marchi che hai sulla pelle rimangono per sempre, e servono per ricordarti che nonostante i contratti, la guardia reale, e tutte le belle organizzazioni che ci sono, tu apparterrai sempre a loro.>> sospira.
<<Mi dispiace, Caleb.>>
<<È questo il problema, non dovrebbe dispiacerti, non dovresti nemmeno provare niente per me.>>
<<Ma che dici?>>
<<Non avevo niente da perdere, ho iniziato a vagare ed ho trovato una ragazza. Era inginocchiata sulle scale del tempio, sfinita, cercava di liberarsi dalla presa di una sacerdotessa. Era bellissima...stavo per intervenire, ma è stato lì che Adax mi è apparsa per la prima volta, mi ha messo una mano sulla spalla e mi ha detto di seguirla. Da lì ho passato due anni di vagabondaggio, ma alla fine tornavo sempre in un vecchio fienile dove mi aspettava Adax.>>
<<È questo il tuo segreto? Non aver aiutato una ragazza?>>
<<Il mio segreto è che sono andato a letto con Adax per due anni, mentre tu soffrivi dentro a quel tempio.>> schiudo le labbra.
<<Ma che stai dicendo?>>
<<Quando mi hai raccontato la tua storia, ho iniziato a rimettere insieme i pezzi, tu avevi tredici anni, io diciotto, eri un fagottino d'ombra.>>
<<La ragazza sulla scale ero io.>> annuisce.
<<E mentre io scopavo...tu eri con le Alte.>>
<<E Tolin crede che Adax abbia scelto te per questo?>>
<<Perché mi aveva detto di non immischiarmi ed io l'ho fatto, ho pensato che qualcuno ti avrebbe aiutata, che non erano affari miei...ma quando ti ho rivista, la prima volta, quando ero ancora convinto che fossi Al, avevo la sensazione di conoscerti.>> rimango ammutolita per qualche secondo.
<<Cosa ti ha detto Adax?>>
<<Perché?>>
<<Voglio sapere che ti ha detto, le esatte parole.>>
<<Sono passati nove anni, Althea.>>
<<Cosa ti ha detto?>>
<<Che quello era il tuo posto, saresti servita ad uno scopo più grande. E che eri una pedina come me.- mi alzo in piedi. -Dove vai?>>
<<A sistemare un paio di punti.>> poco distanti da noi, c'è proprio la coppia amorevole, Thaon e Adax che tengono una distanza rispettabile.
Il primo ha capito immediatamente il passo di guerra, e prova a posizionarsi davanti a Adax che lo guarda non capendo.
<<Althea vattene prima di fare cose di cui...>> mi basta uno sguardo, una singola occhiata per farlo allontanare.
<<Cosa succede?>> chiede la dea osservandomi con una dolcezza infinita.
<<Te lo ricordi cosa mi hai detto la prima volta che ci siamo viste? Non sei solo una pedina.>>
<<Non capisco cosa vuoi dire.- si volta verso Caleb, che so per certo avere la coda tra le gambe -Le hai raccontato tutto...dovevo immaginarlo, infondo siete compagni.>>
<<Tu lo sai cosa mi hanno fatto?>>
<<Era un male necessario...sei una ragazzina, non puoi capire certe cose.>> aggiunge subito.
<<Non te ne importa niente di noi...tu hai il tuo piano per farti riprendere nel San in mezzo a tutti gli altri dei.>> lei mi lancia contro un'onda di energia che mi fa cadere all'indietro.
<<Sono una dea, ed è ora che impari come rivolgerti agli altri. Non è colpa mia se nemmeno le Alte sono riuscite ad insegnartelo.>> mi rialzo in piedi e prima che lei possa effettivamente schermarsi faccio una cosa che mi ero ripromessa di non fare mai.
Le ombre le offuscano la vista e gli artigli affilati della mia volpe le artigliano la mente.
La volpe, infatti, è la rappresentazione fisica dell'animale che ho dentro e che può lavorare anche solo a livello mentale.
Adax cade in ginocchio, urlante e tremante.
<<Mi facevano questo...questo era il tuo male necessario.- ho le palpebre sgranate, gli occhi che sono diventati di un viola intenso -dovevo combatterle, respingerle e trovare le forze per rialzarmi. Alzati, vediamo se ci riesci? Com'era? Era solo un male necessario.- stringo ancora la presa mentre è inginocchiata a terra, Thaon prova a raggiungerla, ma lo sbalzo via con un gesto della mano e nessuno prova a fare lo stesso -Lo senti il dolore, le fitte che si irradiano in ogni parte del tuo corpo...sai cosa succederebbe se stringessi di più...>>
<<Althea...basta.>> sento la voce di Alita arrivarmi alle orecchie, diretta e limpida. Ed è qui che mi tiro indietro e lascio la presa. Mi volto verso il re alle nostre spalle.
<<Althea...>> mi richiama Caleb, lo sguardo inorridito, sbigottito da quello che ho appena fatto.
Eppure non mi interessa. Sono un mostro, glielo ho detto dalla prima volta, dal primo giorno che ci conosciamo come Caleb ed Althea.
<<Avevi il potere di fermarle Adax e non l'hai mai fatto.>> Alita mi posa una mano sulla spalla.
<<Vieni con me...presumo che stasera ognuno cenerà nella propria stanza.>>
Mi rendo conto di aver affondato le unghie nei palmi delle mie mani sono quando Alita mi passa un panno umido sulle ferite ed io sobbalzo.
<<So cosa provi, Althea.>> inizia Alita.
<<Perdonami, davvero, ma questo è uno di quei momenti in cui la sorellanza non mi serve. Le persone sono tutte brave a parole, partendo da Adax, per arrivare a mio padre. Non è colpa mia, non sono un mostro, eppure quello che ho fatto dimostra il contrario.- caccio indietro le lacrime -Persino Caleb mi guardava come se fossi un mostro.>>
<<E come ti senti a riguardo?>>
<<Come se fossi diventata un Rapax e avessi mangiato mezzo accampamento...ecco come mi sento.>> lei mi sorride e mi accarezza un braccio.
Siamo sedute sul mio letto, anzi, sul letto che dovrebbe essere mio e di Caleb.
<<Althea, al mondo, purtroppo, non esistono buoni o cattivi. I buoni possono prendere scelte cattive e viceversa, perché qui esistono solo persone. Uomini, donne, creature magiche e altri che prendono le loro decisioni mossi da un ideale che reputano corretto, altrimenti non lo seguirebbero.>>
<<E quale sarebbe il mio ideale?>> le chiedo, le sorride di nuovo, con quella calma e compostezza che riescono a rilassare anche me.
<<Tu, cara Althea, sei mossa da qualcosa che non tutti riescono a comprendere. Prendi le decisioni più difficili seguendo l'amore.>>
<<E non è sbagliato? Seguire l'amore intendo.>>
<<È la cosa più bella che esista.- due colpi sulla porta ci riportano al presente -Avanti.- risponde prontamente Alita e dalla porta compare una testa mora-Caleb, immagino vorrai parlare con Althea.>>
<<Sì, signore...signora.>> vedo Alita ridere sotto i baffi.
<<Rilassati, vi lascio soli.>> mi guarda un'ultima volta, per poi lasciarci soli.
<<Se vuoi farmi la ramanzina...>>
<<Adax si è scusata, ed ha minacciato tutti di morte se provano solo a guardarti male.- schiudo le labbra per la sorpresa, lui prova ad avvicinarsi, ma io schizzo dalla parte opposta della stanza -Althea...>>
<<Non toccarmi, sono un mostro, Caleb...non starmi vicino.>>
<<Althea..>> lui prova ad avvicinarsi e mi trovo di nuovo a mettere distanza tra di noi.
<<Posso farti del male, e non voglio...non voglio distruggere tutto, non volevo che tu scoprissi quella parte di me così...mi faccio schifo, mi faccio paura da sola e il solo pensiero che tu non sia fuggito a gambe levate da me, mi spaventa ancora di più.>>
<<Althea..>>
<<Non sarò mai una ragazza normale, non sarò mai una persona come tutti gli altri e non voglio inondarti dell'odio che mi porto giustamente dietro...io..>> lui si avvicina, sto per spostarmi di nuovo quando lui mi afferra un polso e porta la mia mano sul mio costato, all'altezza del cuore.
<<Questo che senti è un cuore...e senti un po'..- porta la mia mano sul suo petto e quel suono familiare riesce a distendere i miei muscoli tesi come corde di violino -questo cuore batte esattamente come il tuo. Non sei un mostro Althea, non lo sei mai stata.- sto per controbattere -Sei umana, hai emozioni come tutti, l'unica cosa diversa è che i tuoi poteri sorprendono perché sono racchiusi in uno spazio vitale davvero minimo per quella potenza.>>
<<Potevo ucciderla, potevo farle seriamente del male e tu non...non sei nemmeno un po' spaventato?>>
<<No...non sei partita casualmente e non te la sei presa con la prima persona che hai trovato. Adax, aveva il potere di fermarle e non l'ha fatto...hai sentito la sete di vendetta dentro di te, volevi farle provare un briciolo di ciò che avevi vissuto tu. Non ti sto dicendo che è giusto o che hai fatto bene, ti sto dicendo che è normale. Non so quello che ti hanno fatto là dentro, ma so che deve essere stato terribile se ti ha fatta stare così.>> sentiamo bussare alla porta e i nostri compagni si affacciano dallo stipite leggermente aperto.
<<Si può?- chiede Clark, i suoi occhioni nocciola passano da Althea a me -Se volete rimanere soli ce né andiamo.>>
<<Non è vero.>>
<<Zitto Kane o prenderò a calci a due a due sul tuo bel culetto finché non diventeranno dispari.- lo riprende Clark -Dico sul serio.>> Caleb mi guarda, tiene ancora la mia mano sul suo petto.
<<Entrate...- ho il disperato bisogno di mettere un po' di distanza tra di noi. Non sono arrabbiata per quello che è successo. Lui ed io non ci conoscevamo ed anche volendo non si sarebbe potuto mettere contro una dea. Mi lascia la mano ed io faccio un passo indietro -Vorrete delle spiegazioni immagino?>> loro entrano ed immediatamente, questo momento di confronto, che avevo temuto, diventa naturale.
I ragazzi si siedono sul tappeto e per quanto sostengano di non avere paura di me, nessuno osa posizionarsi di fianco a me sul letto.
<<Non vogliamo forzarti a fare nulla, sia chiaro.>> esordisce Dan.
<<Però...>> prova a proseguire Clark.
<<Vorremmo sapere perché hai quasi ammazzato per asfissia la dea della morte?- tutti si voltano verso Kane che dà una scrollata di spalle -Che c'è? Non mi piace girare intorno alle cose, meglio essere diretti nella vita.>>
<<Quello che mister empatia voleva dire è che siamo curiosi. Sappiamo che non ci faresti mai del male.- mi rassicura Clark -Insomma, Kane ti ha fatto incazzare in mille modi diversi durante l'addestramento e anche dopo e non l'hai ucciso.>> Alec non dice niente, mi guarda con la stessa espressione di papà.
Quella che diceva 'Reprimi l'animale, non farlo uscire'. Ho passato una vita a reprimerlo, a nascondermi, a sperare invano che nessuno se né accorgesse.
Ed ora, che sento la mia volpe che scalpita e prende a calci le pareti del mio stomaco, non ce la faccio più a chiuderla lì.
<<Non sei obbligata a darci spiegazioni..>>
<<Infatti non vi darò spiegazioni.- tutti restano di sale, ho usato un tono decisamente più duro di quanto mi aspettassi -Avete ancora il canale aperto con me?>> tutti annuiscono titubanti, compreso Caleb che non ha idea di cosa voglia fare.
<<Althea- mi chiama Alec -Sei sicura?>>
<<Sì...infondo al canale che abbiamo creato ci sarà una stanza, andate lì...non ho intenzione di spiegarvi quello che è successo. Perché non saprei come descriverlo...per questo ho intenzione di farvelo vedere.>>
Spazio autrice:
Salve bella gente,
come va? Che ne pensate del capitolo? Secondo voi Althea ha esagerato?
Fatemi sapere cosa ne pensate, noi ci vediamo venerdì prossimo.
Un abbraccio,
Belle
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