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Capitolo 10

Caleb

Vicino.

La vicinanza è un concetto strano. Può essere fisico, mentale, concreto o astratto.

Ti può dare delle sensazioni positive o negative.

È polivalente, ma monotematico. 

Clark, tra i due, è sempre stato il più bravo a stare vicino alle persone. A consolarle, a capirle.

Io, essendo più introverso, trovo l'empatia un dono, qualcosa che o ce l'hai o niente, che a me non è stato concesso. Per questo Clark era la persona migliore per parlare con Althea. 

Il mio amico riesce dove gli altri falliscono.

Ha un dono, anzi, il dono dell'empatia.

La dimostrazione a questa teoria si palesa quando Althea si riunisce al nostro gruppo. Le ombre ci sono ancora, meno prepotenti di prima, le sfiorano la pelle, l'accarezzano, rassicuranti e leggere.

Li guarda prima Althea, poi i suoi occhi vanno su di me, cerca di carpire qualche informazione, di analizzare il motivo di questo improvviso allontanamento, ma è quando lo vedo schiudere le labbra che comprendo. 

La mia compagna non ha chiuso il legame solo con me, ma con tutti i presenti e l'unico che sembra non curarsene è Alexander.

Lui, dall'alto del suo metro e novanta, è la persona più tranquilla e rilassata che io abbia mai incontrato e semplicemente sorride a Li, gli stringe la mano e scuote il capo.

Nel mentre, seduti ancora intorno al fuoco, ho il fondoschiena che sta prendendo la forma di questo tronco caduto su cui sosto da ormai qualche ora. La corteccia dura e scrostata in più punti non è esattamente considerabile un buon cuscino.

Guardo a terra, i miei scarponi sono incrostati di fango, ma l'idea di ripulirli ora non mi entusiasma per niente. 

I vari schizzi sembrano creare delle costellazioni sulla pelle dello stivale. Provo ad unire i puntini per scoprire i disegni assurdi che possono nascondere. 

Il mio gioco viene interrotto dai vari saluti, sono tutti abbastanza stanchi e vogliono ritirarsi per la notte. 

Alzo lo sguardo solo quando un sacchetto di noci mi viene porto. 

Althea mi sorride timidamente, il viso aggraziato illuminato dalla luce calda e danzante del fuoco.

<<Sono stata una stronza, scusa.>> 

<<Non preoccuparti, sono stato molto più stronzo io in altre situazioni.- torno a guardare il sacchetto sopra la mano ancora tesa verso di me -È un'offerta di pace come con gli dei?>> lei trattiene una risata e scuote la testa.

<<Sei molto bello, ma non paragonabile ad un dio...è un'offerta di pace, e in parte una merce di scambio.>> aggrotto le sopracciglia, decisamente confuso dall'ultima parte.

<<Merce di scambio per cosa?>> le chiedo e lei abbassa lo sguardo.

<<Ogni compleanno mio padre mi portava a volare, sono...sono anni che non lo faccio più, magari mi potrebbe aiutare per evocare la luce.>> le prendo le spalle e lei alza lo sguardo su di me.

<<Dimentica la luce oggi, è una cosa che vuoi fare? Perché se lo desideri evoco subito le ali e andiamo lassù, ma se lo fai solo per dovere allora lascia perdere.>> lei mi prende i polsi ed accenna un sorriso, le labbra rosee tremolanti dall'emozione e dal freddo.

<<Non c'è altro che desidero di più...se non rivedere le stelle da lassù.>> annuisco, mentre sento di nuovo quel peso calare sulla mia schiena. 

La prendo in braccio al volo provocandole un gridolino.

<<Si parte mia signora...tieniti.>> le sussurro all'orecchio e lei si aggrappa a me con le sue braccia toniche. 

Mi do la spinta sul terreno umido, spiego le ali e con qualche movimento siamo in alto, oltre gli alberi, nel cielo sconfinato.

<<Non ho gridato stavolta.>> dice prontamente lei ed io sorrido.

<<Mi piacciono i tuoi gridolini, soprattutto nelle situazioni giuste.>> la vedo avvampare, per poi scoppiare a ridere.

Una risata piena, condita di emozioni che non le avevo mai sentito addosso.

<<Sei bellissima quando ridi.>>

<<Anche tu, grazie.>> 

<<Vuoi già scendere?- le chiedo, siamo appena saliti qua su e lei mi guarda non sapendo cosa voglia io -Althea, non sono stanco, ti posso tenere qua su tutta la notte.>> lei schiude le labbra sorpresa, non capisco nemmeno io di cosa.

<<Ma il legame è chiuso, come hai fatto..>>

<<Per capirti non ho bisogno del legame, il più delle volte mi basta guardarti.- la vedo sorridere, ma una lacrima le bagna la guancia. -Ho detto qualcosa di..>>

<<No...no. Tutte le incantamenti leggono la mente degli altri. Riusciamo a capire le vostre emozioni, sentiamo i vostri pensieri e fidati, spesso sarebbe meglio di no. Eppure, tante volte vorremo che anche voi poteste farlo, oppure vivere nel vostro stesso silenzio. E sapere che tu mi capisci senza usare il legame, è il regalo più bello che potessi farmi.>> sorrido di nuovo, mentre sento la presa della tenaglia della preoccupazione sullo stomaco finalmente allentarsi, concedendomi un po' di respiro.

<<E non hai visto ancora niente...tieniti, stavolta davvero.>> lei esegue, si aggrappa a me con tutte le sue forze. 

Salgo ancora un po', l'aria diventa leggermente un po' più calda e quando lo sbalzo termico raggiunge i livelli giusti, faccio una delle acrobazie studiate nella biblioteca di Saul. 

Smetto di battere le ali e mi lancio con lei in picchiata nel vuoto.

Sopra di noi le nostre fedeli stelle a farci da testimoni.

Spazio autrice:

Non riesco a tenerli lontani per più di un capitolo...cosa posso farci..

Comunque tra un paio di capitoli saremo da Nehet? Mi piacerebbe sapere come vi immaginate quest'uomo misterioso, che si è rinchiuso di sua spontanea volontà all'interno di quella torre.

Vi mando un abbraccio,

a venerdì,

Belle

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