6
Rotolò una, dieci, venti volte in mezzo agli schifosi liquami, poi si fermò in un attimo di buio.
Quando riaprì gli occhi alle spalle aveva il passaggio del tunnel. Ce l'aveva fatta, aveva saltato oltre il precipizio. Tornò indietro per constatarne la pericolosità: non era molto alto, in effetti, e c'era bacino d'acqua che avrebbe potuto attutire la caduta, ma era comunque felice d'essersi risparmiato l'esperienza.
Ora doveva solo capire se c'era un modo per scende senza tuffarsi, o se quel tunnel avesse un'uscita più agevole. S'incamminò verso il buio, ma subito il terrore bloccò ogni suo gesto: una figura incappucciata bloccava il passaggio, un'ombra nell'ombra di cui si distinguevano solo gli eterei riflessi degli occhi.
Fece un passo indietro. Lei ne fece uno avanti.
Era anche armata di una lunga falce.
Ananche non ebbe più dubbi e fece per gettarsi di sotto.
«Lascia perdere, ormai è tardi.»
Fu il timbro della voce a fermarlo. Pareva venire da un altro mondo.
«Troppo tardi?» chiese voltandosi e raggelando al suono della propria voce. Era altrettanto spettrale.
«Per salvarti, intendo.»
«Vuoi uccidermi?»
«Non serve, sei già morto» e si scostò a sufficienza per mostrargli la scena alle sue spalle: uno sciame di roditori stava banchettando sopra una carcassa scomposta che indossava i vestiti di Ananche.
«Ma io... Pensavo di... di essere fuggito.»
«Dai ratti nell'altro tunnel, sì. Ma atterrando qui hai sbattuto la testa e hai perso conoscenza, diventando una preda facile per i ratti di questo lato del tunnel.»
Ananche si lasciò cadere a terra, sul bordo del precipizio.
«Non è giusto, dopo tutta questa fatica... ero anche riuscito in questo salto che sembrava impossibile.»
«La vita è spesso ingiusta.»
«Anche la morte, mi pare!»
«A dire il vero sono ciò che di più equo avete. Vengo indistintamente per tutti.»
Ananche non riusciva a vincere lo sconforto: «Quindi finisce così? Non c'è una seconda possibilità?»
«Solitamente no.»
«Ma dai! Ce l'avevo quasi fatta...»
Morte sentì uno strano moto di simpatia per quel giovane sfortunato. Non che fosse la prima volta, ma in questo caso aveva una inspiegabile inclinazione ad essere possibilista, quasi che forze superiore avessero già deciso.
«Vuoi giocartela ai dadi?»
«Si può?» Ananche era più sospettoso che speranzoso.
«Beh, no, ma in via eccezionale...» ed estrasse dalle pieghe della tunica due dadi d'osso d'un bianco accecante.
Li agitò per alcuni secondi prima di lanciarli. Rimbalzarono nel vuoto, come se un invisibile tavolo fosse stato piazzato tra loro due. I punti neri sulle facce, dai contorni irregolari di bruciature, sembravano muoversi allo stesso ritmo dei dadi, scivolando gli uni sugli altri.
Quando si fermarono, due coppie di sei facevano bella mostra sulle facce superiori.
«Questa è una presa in giro, come lo batto un dodici?»
«Volevi una seconda possibilità e te la sto dando. Prova, se davvero lo vuoi vedrai che ci riuscirai.»
Fai una prova di VOLONTÀ.
- se ottieni un valore inferiore a 13 vai al capitolo 21
- altrimenti, se ottieni 13 o più, vai al capitolo corrispondente il numero risultante
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