5
Il sole stava ormai sparendo dietro l'orizzonte. Aveva caricato sul carretto le poche cose che gli erano rimaste e lentamente si era avviato a casa. Era rimasto l'ultimo e non vedeva l'ora di tornare.
Era stata una giornata di mercato proficua, il guadagno avrebbe aiutato la sua famiglia per molte settimane a venire. Era stata un'ottima idea, sarebbe sicuramente tornato il mese successivo.
«Scusi, ehi scusi.»
Si voltò in cerca della voce, più d'istinto che convinto chiamassero lui. Ma un uomo su di una carrozza stava facendo cenni proprio nella sua direzione.
«Buonasera messere, posso aiutarla?»
Era uno giovane dall'aspetto anonimo, avvolto in una cupa tunica, ma la sua carrozza era nobile, e gli fu scontato prenderlo per un cliente ritardatario.
«Sì, certo, si avvicini.»
Fece inversione e portò il carretto vicino alla carrozza. «Non è rimasto molto, ma se c'è qualcosa di suo interesse...»
«Sì, sali per favore.»
La voce dell'uomo era calma, rassicurante, e non gli lasciò la minima esitazione: salì sulla carrozza lasciando carro e merce sulla strada.
Dentro, oltre all'uomo c'erano due ragazze, abbigliate come contadine appena uscite dai campi.
L'uomo diede una voce al cocchiere e la carrozza partì.
Il viaggio durò un'ora, forse più, durante la quale nessuno proferì parola. Solo quando arrivarono a destinazione, una grande villa, l'uomo disse: «Potete scendere.»
I tre passeggeri scesero senza obiettare, e andarono incontro a un secondo personaggio che li attendeva, un ometto sbilenco dall'aria perfida.
Questi li salutò con poche parole e poi andò verso il primo uomo: «Ottimo lavoro Ananche, le fanciulle sono robuste e di bell'aspetto, come piace a me.»
«Lieto che siano di suo gradimento, Maestro.»
«Perché hai preso anche quell'altro tipo?»
Ananche abbassò il capo, in segno di rispettosa temerarietà: «Perdoni l'ardire, Maestro, mi sono permesso di procurarmi del materiale per fare esercizio, per quei nuovi sortilegi che ci ha insegnato.»
Malachia l'Ombroso rise soddisfatto: «Sei già il migliore dei miei allievi, vuoi forse superarmi?»
«Non sia mai Maestro, ma lo dice sempre anche lei che servono dedizione e costanza...»
«Basta, non devi giustificarti, vai pure nel mio laboratorio ed esercitati quanto credi.»
Ananche diede un ordine alla sua cavia e lo sfortunato mercante lo seguì svelto sul retro del grande palazzo.
Lo stregone osservò il suo discepolo sparire nell'ombra. Non si era sbagliato quel giorno in cui l'aveva risparmiato, quando il giovane aveva resistito al suo comando: Ananche aveva un grande potenziale.
Nascosta nell'ombra un'altra figura, accarezzando la sua falce, osservava Ananche avviarsi ai suoi macabri esercizi. Lei, più che potenziale, vedeva solo l'inesorabile moltiplicarsi dei suoi straordinari.
FINE
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