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Capitolo 8

Fisso le piccole luci dorate che contraddistinguono i salti temporali e capisco tutto.

Quella stupida è scappata da T'Val.

Non poteva scegliere momento peggiore.

《Illustrissimo, cosa facciamo?》mi chiede quel leccapiedi di ciambellano.

Individuo inutile...

《Chiama il Cacciatore》gli ordino, abbassando lo sguardo sulla patetica creatura che sta cercando di allontanarsi da me.《Portalo nella Stanza delle Punizioni.》

Detto ciò, lascio quel luogo, tappezzato di cimeli, cari ricordi di tutte le vite inutili che ho spezzato, e ritorno alle mie stanze, dieci livelli in alto.

Il vettore gravitazionale procede velocemente quanto i miei pensieri.

Perché una femmina?

Procurano sempre guai.

Non sono affidabili né intelligenti.

Non servono praticamente a nulla.

La loro unica utilità è la procreazione.

《Padrone.》

Una voce bassa e roca giunge al mio orecchio.

Scendo dal vettore gravitazionale, che si rimpicciolisce fino a tornare un comodo anello intorno al mio anulare, e rivolgo la mia attenzione al nuovo arrivato.

Nessuno può accedere alle mie stanze senza il mio permesso, a parte il Cacciatore.

Un essere dell'identità sconosciuta, un mercenario a servizio del Governo che paga meglio, un tipo privo di coscienza.

L'individuo giusto per il lavoretto che ho in mente.

《Cacciatore.》

Lo saluto con un breve cenno del capo: non conosco il suo nome e nemmeno mi interessa.

Per me rimane una figura avvolta da un mantello color fumo, dai lineamenti sconosciuti e la voce roca.

Però è bravissimo nel suo lavoro.

Poggio una mano sulla parete e subito veniamo inglobati dalla bolla telesportatrice.

Accediamo così al mio studio, come lo chiamo io, ossia una grande stanza dove troneggia un tavolo in cristallo e una poltrona di lorys*, un materiale morbido e avvolgente che accoglie il mio corpo affaticato dalle responsabilità che il potere comporta.

Alle pareti sono affisse numerose opere d'arte, ma né io né il Cacciatore le degniamo di uno sguardo: ho altre priorità al momento e non posso ricordare i bei tempi quando distruggere civiltà era un passatempo divertente.

Ora gli altri pianeti sono più che altro una seccatura.

Loro e la Legge Universale.

Abbasso lo sguardo sul tavolo e ne sfioro la superficie con l'indice: subito migliaia di immagini riempiono il cristallo e posso vedere come procede la Cerimonia.

Ma senza quella stupida andrà tutto a rotoli.

《La Principessa è scappata.》Non dico altro al Cacciatore. Non è necessario che sappia altro.《Ha un bracciale per i viaggi spazio-temporali, ma credo che non sarà un problema per te seguire la scia.》

Un basso ringhio mi fa capire che forse ho offeso il Cacciatore.

Non mi interessano i suoi sentimenti.

Mi interessano i suoi risultati.

《Non deve tornare.》

《Costerà...》sussurra lui, con noncuranza.

《Mille crediti ora e mille quando avrai risolto il problema. Ovviamente voglio una prova.》

《Le porterò la sua testa》mi conferma lui, con un suono roco, quasi eccitato.

《Perfetto》accetto, annuendo con secco cenno del capo.

Me la farò bastare...

Dopo la Cerimonia, una cosa inutile ma che serve a salvare le apparenze, potrò sbarazzarmi di quella ragazzina una volta per tutte.

Se solo avessi avuto un maschio...

Purtroppo la mia razza non è molto fertile: avere Zaira è stato un caso.

Decisamente sfortunato.

Un odore di bruciato mi avverte della partenza del Cacciatore e, finalmente, mi rilasso.

Lui la troverà e me la riporterà.

Sospiro, cancellando le immagini con un veloce gesto delle dita: il tavolo di cristallo ora è tornato lucido e brillante.

Lascio a malincuore la comodità della mia poltrona per alzarmi e raggiungere l'alabarda che si trova appesa alle mie spalle: è un'arma di squisita fattura con un paio di piume appartenenti al serpente Marduk, poste sul manico.

La prendo con la mano destra, liberandola dal fermo in metallo che la tiene sollevata da terra, e sbatto due volte l'asta sul pavimento così da attivare il meccanismo.

Immediatamente la parete al mio fianco si solleva, senza produrre alcun rumore. Ripongo l'alabarda al suo posto e mi incammino verso il corridoio oscuro che mi si è rivelato.

In realtà si tratta di un breve cunicolo che porta ad un cancello in thup*, con inciso un sinistro messaggio che ogni prigioniero vede prima di andare fra le braccia di Mayhem.

Dovrò farlo riscrivere...

Le unghie degli schiavi, infatti, hanno cancellato buona parte del mio augurio.

Con due dita spingo il cancello, che si spalanca cigolando, ed entro nella Stanza delle Punizioni.

Finalmente riesco a respirare.

L'odore dolciastro della morte aleggia nell'aria e riempi i miei polmoni.

Le urla dei prigionieri sono come musica per le mie orecchie.

Devo, però, stare attento a dove metto i piedi: non posso usare il mio vettore qui sotto e il pavimento è lordo di sangue e viscere.

Il luogo è così vasto che non riesco mai a scorgerne i confini. Nemmeno i globi luminosi possono penetrare quelle tenebre, ma a me l'atmosfera piace molto e solitamente mi trattengo qui sotto per molto tempo.

《Mio Re...》

Il rispettoso saluto giunge fioco, però molto apprezzato.

《Mayhem...》

Mi giro e lo trovo intento a chiudere un uomo, o meglio quello che resta di un uomo, in una Cassa di Pike.

Adoro questi aggeggi...

Si tratta di un sarcofago che ho fatto importare da un pianeta lontano: al suo interno cela migliaia di spuntoni metallici atti a dilaniare le carni dei prigionieri.

Con occhi bramosi, guardo Mayhem, un grande ciclope ricoperto di pelliccia scura con orecchie a punta, tratto tipico degli abitanti del suo pianeta, prendere il corpo, posizionarlo all'interno della Cassa e poi chiuderla con forza.

Quando percepisco il metallo che morde le carni della vittima, non riesco a reprimere un sospiro di felicità.

Le sue grida, però, cessano in fretta e la mia gioia con loro.

Devo trovare un modo per farlo durare di più...

《Dove si trova il nostro ospite?》domando al ciclope, pensando a quale tortura infliggere a quell'essere.

Mayhem non risponde.

Raramente parla, cosa che apprezzo moltissimo in un mio subordinato.

Si limita ad allontanarsi dalla Cassa di Pike, da cui escono rivoli di sangue violaceo, per recarsi ad un tavolo lì accanto.

Avanzo verso di lui, con il globo che segue ogni mia mossa, e lo vedo.

È legato con braccia e gambe dolorosamente spalancate e mi fissa.

《Salve Lothar. Come stai?》









Nota degli autori:

Il lorys assomiglia alla seta terrestre

Il thup, materiale di cui è costituito il cancello, ricorda il ferro terrestre, a parte il colore giallo cupo


Speriamo che il capitolo dedicato al Re sia stato di vostro gradimento 😊

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