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Capitolo 23

La foresta è silenziosa e brillante a causa della pozzanghere che si stanno ormai asciugando.

Omicron si esprime a gesti per non produrre alcun rumore e cogliere il nemico di sorpresa. Secondo lui, si tratta della tattica migliore.

Thorne si trova, ovviamente, al mio fianco pronto ad aiutarmi in caso di bisogno mentre io sono letteralmente elettrizzata.

Questa è la cosa più folle e pericolosa che io abbia mai fatto durante tutta la mia lunga vita.

Mi sento spaventata come non mai, però, avverto anche che si tratta della cosa giusta da fare: il Collezionista non può continuare la sua opera di conquista e sottomissione.

Il ragazzo allunga una mano verso di me e mi fa cenno di aprire la mia. Eseguo, perplessa, e rilasso le dita contratte: Thorne appoggia sul mio palmo un piccolo dischetto di metallo.

«Posalo sulla tempia destra.» Mi ordina, a voce bassa, continuando a camminare a passo sostenuto per non rimanere troppo indietro.

Fisso un po' confusa quell'oggetto però faccio come mi è stato detto.

Appena lo applico alla tempia, la foresta mi appare più nitida e luminosa: dopo qualche istante realizzo che si tratta di un visore notturno.

«Oohh...» mormoro, sempre più ammirata dalla tecnologia delle Genti Bianche.

«E non è finita qui...» commenta Thorne, compiaciuto dalla mia espressione meravigliata.

Mi volto repentinamente verso di lui e gli chiedo spiegazioni con lo sguardo. Infatti ho udito la sua voce direttamente nella mia testa.

«Per tutte le stelle!» esclamo, tappandomi la bocca prima che Omicron mi rimproveri.

Sono letteralmente esterrefatta anche se, in realtà, sul mio pianeta natio esistono cose ben più avanzate: dal disco gravitazionale del Re al teletrasporto, ovviamente sempre ad uso esclusivo di mio padre. Il popolo di T'Val non possiede abbastanza crediti per potersi permettere i congegni degli ingegneri reali.

«Così non ci perderemo mai» aggiunge Thorne, totalmente inconsapevole del mio destino.

Nell'udire quelle parole provo una strana fitta al petto come se il Collezionista mi avesse appena pugnalato: una leggera ma straziante sofferenza si fa strada dentro di me mentre il mio sguardo si perde negli occhi di quel ragazzo strafottente e gentile.

«Muovetevi!» La voce di Omicron mi invade il cervello, facendomi sobbalzare in maniera colpevole.

Sveglia, Zaira!

Che ti succede?

Senza dire nulla, io e Thorne aumentiamo il passo per ricongiungerci con i nostri compagni, che si sono fermati dietro alcuni cespugli. Il palazzo del Collezionista, infatti, sorge su una piccola altura priva di ripari quindi le Genti Bianche hanno deciso di evitare l'entrata principale e passare dal retro.

Peccato che ci siano due guardie armate anche lì.

Omicron mi ordina di raggiungerlo: si trova qualche metro mi avanti rispetto a me. Mantenendo la schiena curva e camminando senza far rumore, grazie agli stivaletti che mi hanno procurato, gli arrivo al fianco in pochi secondi.

«Tocca a te principessa» afferma, quasi senza muovere le labbra, il ragazzo, mantenendo lo sguardo fisso sulle guardie, figure immobili nella notte.

«Come, scusa?» replico, perplessa dalle sue parole, sbattendo le palpebre velocemente.

Omicron sospira in maniera quasi teatrale prima di girare la testa verso di me e fissare con occhi determinati.

«Ho detto che tocca a te. Elimina le guardie.» Mi ordina con voce metallica, aspettando che io obbedisca.

Rimango accovacciata a terra ad osservare quegli sconosciuti per un paio di secondi prima di avvertire una mano sulla spalla. Anche senza voltarmi, sento che si tratta di Thorne.

«D'accordo. Lo farò» acconsento, con un lieve cenno della testa e la mano stringe la sua presa.

Abbandono Omicron al suo rifugio, dietro ai cespugli, e cerco un buon posto dove stabilirmi per poter scoccare le mie frecce incendiarie. Ovviamente Thorne mi segue, anche se per la maggior parte del tempo rimane in silenzio.

Qui è perfetto...

Mi fermo accanto ad un alto albero da cui ho una visione impeccabile sui miei obiettivi: devo solamente mirare e scoccare.

Più facile a dirsi che a farsi.

«Non sei obbligata a farlo. Non devi dimostrare niente a nessuno» bisbiglia lui, posizionandosi al mio fianco.

Grazie al trasmettitore, anche se il ragazzo sussurra, riesco ad udire la sua voce chiara e forte come se stesse parlando con un tono normale ed è un immenso vantaggio.

«Forse hai ragione...» ribatto, sganciando l'arco laser dalla cintura con un movimento secco e deciso. «Ma se vogliamo entrare nel palazzo del Collezionista e mettere fine al suo giogo, dobbiamo superare quelle guardie. Ed io sono la più adatta ad adempiere a questo compito.»

Per un attimo sono tentata di fermarmi.

Thorne ha ragione. Nessuno mi obbliga a fare nulla però sento che il mio posto è questo.

Io devo aiutare le Genti Bianche.

Devo fermare il Collezionista.

Anche se per farlo devo uccidere.

Prendo un paio di profondi respiri ed assume la posizione che Thorne mi ha insegnato durante l'addestramento: corpo perpendicolare al bersaglio, arco nella mano sinistra, freccia incendiaria nella mano destra. Provo a rilassarmi e mantenere una postura comoda ma ferma, cercando di togliere un po' di nervosismo, cosa alquanto difficile dato che sto per uccidere due esseri viventi.

Punto la spalla sinistra verso i miei obiettivi. Li fisso, trovando quasi subito il punto dove colpire, ossia al centro del petto dove portano una gemma bianca che rappresenta il loro cuore.

L'arco è leggero nella mia mano.

Incocco le due frecce simultaneamente.

Alzo il braccio armato.

Respiro.

E lancio.

I dardi, praticamente invisibili nella notte, si infiammano a metà tragitto, attirando l'attenzione delle guardie, che, però, non hanno il tempo di reagire perché vengono colpiti quasi con precisione chirurgica.

«Brava, principessa...»

Sento la voce di Omicron nella testa e arriccio le labbra, disgustata da me stessa.

Brava?

No.

Non sono stata per nulla brava.

Ho solamente fatto ciò che dovevo per un bene più grande.

Ma la mia azione resta pur sempre un omicidio.

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