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Capitolo 21

Rosso.

Il cielo qui assume sempre questa strana tonalità.

Le nubi, dalle confuse forme, coprono porzioni di volta celeste e rilasciano le loro stille calde e lucenti.

La pioggia...

È la prima volta che posso bagnarmi sotto questa pioggerellina sottile ed eterea.

Sul mio pianeta natio non piove mai: i soli si stagliano sempre impietosi nel cielo, arroventando l'aria.

Zaira...

Una calda e familiare voce mi chiama.

Volto la testa prima a destra e poi a sinistra eppure non vedo nessuno.

Qui ci sono solamente io, inzuppata di gocce bollenti, e una sterminata, silenziosa foresta.

Zaira, devi svegliarti...

La voce torna più prepotente di prima.

Ma perché devo abbandonare questo luogo così incantevole e magico?

Zaira!!




《Finiscila! Ti ho sentito!》sbotto, stizzita da questa voce, spalancando di colpo gli occhi.

Un sogno...

Purtroppo si trattava di un sogno: era davvero troppo bello per poter essere vero, dovevo immaginarlo.

Nella mia vita ho vissuto così pochi momenti da ricordare che rifugiarmi nei sogni rappresenta per me l'unica salvezza possibile.

Stringo l'impalpabile lenzuolo fra le dita e giro la testa un poco verso sinistra. Sbatto le palpebre tre volte prima di riuscire a mettere a fuoco il viso di Thorne. Allora scatto a sedere, d'improvviso sveglia, e lo fisso sconvolta.

《Rilassati, principessa. Volevo solamente avvisarti che stiamo per andare...》Mi dice lui con un sorrisetto sulle labbra.

Il suo volto è davvero troppo vicino.

Arretro un poco, scostandomi da lui e dalle strane emozioni che mi scatena, e stringo il lenzuolo come se fosse un scudo.

Le Genti Bianche mi hanno allestito un giaciglio all'interno dello stanzino in cui mi sono cambiata la prima volta e di questo gliene sono immensamente grata. Anche perché loro dormono tutti insieme in una grande sala al piano di sopra e la cosa, per me, sarebbe stata troppo imbarazzante.

《Oggi è il giorno...》mormora Thorne, senza muoversi e continuando a fissarmi intensamente negli occhi.

Ma che succede?

《Ehm... D'accordo...》borbotto io, in risposta, non capendo perché non se ne va dalla mia "stanza".《Allora, adesso mi vesto e ti raggiungo nella sala comune. Va bene?》

Chissà come mai le mie parole fanno scoppiare a ridere il ragazzo.

Non posso fare a meno di crogiolarmi in questo suono così poco udito su T'Val: si tratta di un suono ricco e corposo, da cui traspare tutta la gioia del momento.

《Che hai da ridere?》gli domando, molto seriamente.

Thorne mi scocca una strana occhiata mentre la sua risata si spegne di botto: i suoi occhi cercano di penetrare nei miei per carpire i miei segreti ma io erigo un muro.

Non posso permettergli di sfondare le mie difese.

《Allora?》Lo invito bruscamente a rispondere alla mia domanda così da soddisfare la mia curiosità.

《Tu. Sei una ragazza divertente》mi dice lui, scrollando le spalle con noncuranza.

Come...?

《Se hai finito di dire sciocchezze, potresti lasciarmi sola?》

Sto cominciando a irritarmi seriamente: preferirei di gran lunga trovarmi ancora in compagnia di Droxine e non in mezzo a una guerra, in compagnia di bizzarri ragazzi dall'aspetto giovanile.

《Come vuoi》borbotta, riluttante, Thorne, ritraendosi e alzandosi in piedi con un movimento fluido.《Vestiti velocemente. Ti aspetto nella sala comune: mangeremo qualcosa e poi partiremo.》

Detto ciò, finalmente, mi lascia sola con i miei pensieri e le mie paure.

Il giorno è arrivato...

Prevedibile, dato che sono trascorsi molti cicli dalla prima volta che ho messo piede alla Base. Gli allenamenti sono stati duri e intensi eppure necessari visto che non so ancora per quanto mi tratterrò qui su Excalbia.

Abbasso lo sguardo sul mio polso e, come sempre, trovo il bracciale per i viaggi spazio-temporali, spento e silenzioso. Pare che da quando sono scappata dalle grinfie del Collezionista, questo aggeggio abbia smesso di funzionare.

《Quando non serviva mi hai fatto girare mezza galassia e ora...》commento, arrabbiata, con l'oggetto in questione.

Scrollo il polso con veemenza, però, il bracciale non da alcun segno di vita. Sospiro e decido di accantonare la questione per un'altra volta.

Anche perché non saprei aggiustarlo nel caso fosse danneggiato.

Meglio che mi vesta...

Scosto il lenzuolo da me e rabbrividisco, sentendo una corrente fresca carezzarmi la pelle nuda. Allungo una mano verso la mia destra e recupero la tuta rossa, che ormai è diventata la mia divisa.

Sfioro con dita leggere il piccolo simbolo, una specie di fiaccola credo, sulla spalla sinistra, ricordando la spiegazione di Thorne: se il logo viene premuto, la tuta rende invisibile chi l'indossa.

In ultimo, calzo i comodi stivali che mi hanno procurato e racchiudo i folti capelli in una coda alta cosicché non mi intralcino durante l'inevitabile combattimento che avrò con il Collezionista.

Così vestita, lascio la mia "stanza" e cerco Elijah, il ragazzo addetto all'armeria, un tipo simpatico e davvero molto gentile, tutto il contrario di Omicron.

《Ben svegliata, principessa.》Mi saluta il ragazzo non appena mi vede.

Un sorriso radioso gli illumina il volto come se non stessimo per andare incontro a morte certa.

《Grazie... Io... Thorne mi sta aspettando...》gli dico e lui capisce subito.

Elijah mi accompagna verso un armadietto, posto dalla parte opposta della sala degli allenamenti, e lo spalanca. Davanti ai miei occhi compaiono così tante armi che ho l'imbarazzo della scelta.

《Cosa preferisci?》domanda il ragazzo, incrociando le braccia al petto, fiero della sua armeria.

《Mmhh...》

Sono davvero indecisa.

Thorne mi ha insegnato a usare sia l'arco laser che la spada quindi prendo entrambi. Mi aggancio l'arco, ora miniaturizzato, alla cintura accanto all'altra arma e scocco un'occhiata a Elijah, che mi guarda fiero della mia scelta.

《Te la caverai egregiamente, principessa.》Mi poggia una mano sulla spalla, stringendola brevemente.《E poi, Thorne ti guarderà le spalle.》Mi fa l'occhiolino, anche se non capisco bene il motivo, e mi saluta velocemente per dedicarsi alla cura delle altre armi.

Con il confortante peso di arco e spada, mi avvio verso la sala comune per mangiare qualcosa, nonostante io senta lo stomaco serrato in una morsa ferrea.

È giunta la resa dei conti...

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