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Capitolo 17

Thorne mi accompagna, camminando con lentezza, come se avessimo tutto il tempo dell'universo, attraverso le viuzze di quella città sotterranea.

Non vedo nessuno in giro, forse sono spaventati dalla mia presenza, ma al ragazzo al mio fianco la cosa non sembra interessare minimamente.

Incuriosita, appoggio la mano sopra un cristallo azzurro, incastonato nella pietra, che orna il muro di una casa: al tatto è piacevolmente caldo e pare che le venature si muovano di propria volontà.

《Bellissimo...》mormoro, incantata, continuando a passare le dita su quella gemma.

《I Posey ci riscaldano e ci rammentano che al mondo non esistono solo brutture e ingiustizie. Vivono anche cose belle come loro》commenta Thorne, raggiungendomi e posando la mano accanto alla mia.

Siamo troppo vicini, decisamente troppo.

Il disagio dilaga in me come uno sciame di asteroidi, impattando contro il mio cuore e scombussolandomi le emozioni.

《A-andiamo avanti》dico, un poco balbettando, mentre mi scosto dal muro, ma soprattutto da lui, e riprendo il cammino.

Thorne non proferisce parola e mi segue, mantenendosi a un paio di passi di distanza da me. Mi lascia condurre: anche se non conosco questo luogo per nulla, è impossibile perdersi. Le vie confluiscono in un'unica strada principale, quella che ci porterà alla Base.

Quando arriviamo alla scalinata chiara, cinque gradini in tutto, mi fermo un istante, d'improvviso indecisa se entrare oppure no.

Alzo lo sguardo sulla costruzione, che tocca la volta della caverna con il suo pinnacolo ialino, e rifletto su ciò che sto per fare: se varco quella porta semplice e senza iscrizioni, sicuramente mi chiederanno di combattere.

Certo, sono davvero inesperta su molte cose, però, da quello che mi ha raccontato Thorne ho compreso la situazione e un angolino della mia mente ha riflettuto sulla questione a lungo mentre battibeccavo con il ragazzo.

Non ho mai lottato nella mia lunga vita né ho mai ucciso.

Mi chiedo se sarò capace di compiere quel gesto quando la situazione lo richiederà perché non esiste guerra senza morte.

《Entriamo?》La voce, stranamente gentile, di Thorne mi strappa dalle mie elucubrazioni mentali, facendomi trasalire leggermente.

《Sì, certo.》Mi dico d'accordo e salgo i gradini con determinazione, che in realtà non possiedo.

Sento che il mio compagno di viaggio vorrebbe aggiungere qualcosa eppure non lo fa: si chiude in un silenzio pacato.

Il cuore aumenta i suoi battiti quando la mia mano si posa sulla porta, liscia e priva di simboli significativi. Prendo un respiro profondo e la spalanco con forza, facendola quasi sbattere sul muro.

Ops...

Thorne ridacchia sommessamente alle mie spalle e avverto le mie guance bruciare d'imbarazzo: devo mantenere la calma.

Posso farcela.

Devo farcela.

《Benvenuta alla Base, principessa...》mi bisbiglia il mio irriverente salvatore in un orecchio.

Rabbrividisco per quel contatto così insolito e intimo per me e mi scosto da lui con malagrazia per poi studiare l'ambiente in cui siamo entrati.

Si tratta di una stanza enorme, dal soffitto basso, con le pareti tinte di un colore fumoso: il Kubik è trasparente di natura quindi non mi stupisce che abbiano voluto tutelare la loro privacy.

《Ma che succede?》domando a bassa voce a Thorne, che sbuffa scocciato.

《Discutono. Come sempre.》

Al centro della stanza, infatti, si trova un grande tavolo ovale, attorno al quale sono seduti, sopra dei logori cuscini, una decina di ragazzi giovani. Aguzzo la vista e mi accorgo che non tutti sono davvero giovani. La razza a cui appartengono loro, il professore e Thorne, è così strana: all'esterno posseggono tutti l'aspetto di fanciulli ma internamente, il loro animo, invecchia con il passare del tempo.

Quasi come me.

Però gli Ethernia risentono degli effetti del tempo anche sul volto e sul fisico.

Scuoto la testa per liberarmi da queste inutili riflessioni e mi incammino verso il tavolo: il professor Kirok mi ha vista e mi ha fatto cenno di avvicinarmi.

Thorne è già al suo fianco e sgranocchia qualcosa dal profumo aspro e pungente. Guarda gli altri con aria indifferente, quasi annoiata.

Quando giungo vicino a suo padre, l'uomo mi posa un braccio sulle spalle con fare protettivo e mi presenta al gruppo.

《Ragazzi, questa è Zaira...》

Quando pronuncia il mio nome, però, mi scosto da lui e gli rivolgo uno sguardo confuso: io non gli ho mai detto come mi chiamo.

《La targhetta》risponde Thorne al posto del padre.《Quando il Collezionista ti ha messa sotto vetro, ha inciso il tuo nome sulla targhetta della teca. Zaira Chal Teilani, principessa di T'Val IV.》

Un brivido mi corre lungo la pelle nel sentire il mio nome completo.

《Che poi... Non l'ho mai sentito nominare il tuo pianeta...》borbotta il ragazzo, corrugando le sopracciglia.

Ah, no?

Perché no?

Che sia finita troppo indietro nel tempo?

Oppure mi trovo in un futuro così lontano che nessuno si ricorda di T'Val?

《Non è importante questo, figliolo.》Lo riprende il professor Kirok, con tono bonario.《L'importante è averla salvata dalle grinfie di quell'essere abietto.》

Tutti i ragazzi al tavolo si dicono d'accordo con lui, tranne uno che si schiarisce la gola con fare irritante per poi prendere la parola.

《E, di grazia, che ce ne facciamo ora di lei?》domanda, fissandomi torvo.

Indispettita dal suo modo, lo fisso di rimando: è uno dei pochi che possiede capelli scuri. Porta occhiali dalle lenti spesse che gli scendono sulla punta del naso aquilino.

Il mio sguardo scende finché non incontra la targhetta col nome, appuntata alla blusa color fucsia: Omicron.

《Mi avete salvato la vita. Voglio darvi una mano》ribatto con veemenza alle parole di quel ragazzo occhialuto.

《Davvero? Tu sai combattere?》chiede ancora, alzandosi in piedi con un movimento fluido.

È poco più basso di me, però, possiede un fisico asciutto e sicuramente muscoloso: riesco quasi a vedere la forza che contiene il suo corpo dall'aspetto così giovane.

《Beh, no... Ma imparerò!》replico, incrociando le braccia al petto.

Omicron, inaspettatamente, scoppia a ridere per poi allontanarsi da noi, scomparendo dietro una porta gialla.

Sono così irritanti!

Sono davvero arrabbiata.

È una cosa irrazionale però è la verità: offro il mio aiuto e lui mi ride in faccia.

《Thorne!》esclamo, girandomi verso di lui.《Insegnami a combattere!》

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