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Capitolo 16

《Andiamo?》domanda Thorne con voce calma come se non fossi stata a un passo dalla confessione.

《Mmhh...》mugugno, ancora indecisa. Scocco un'occhiata a quella bocca di tenebre che ha ingoiato il professor Kirok e arriccio il naso.《Dove finiremo?》

Il ragazzo sospira pesantemente prima di appoggiarsi all'albero dietro di lui: percepisco la sua irritazione sempre più crescente eppure si sta trattenendo.

Non posso che ringraziarlo per la pazienza che sfoggia.

《Nel nostro nascondiglio》mi risponde con sguardo lontano come se stesse ripercorrendo ricordi a me preclusi.《Ci definiamo Genti Bianche dato che non vediamo i Soli da tempo immemore. Prima questa Regione era lussureggiante e piena di vita, ma dopo l'arrivo di quell'essere...》Thorne scuote la testa, quasi sconfitto.《Ci siamo rifugiati sottoterra per salvarci la pelle, in un primo momento almeno. Poi, però, alcuni di noi hanno pensato alla rivoluzione: piccoli atti di sabotaggio per mettere i bastoni fra le ruote al Collezionista e magari salvare alcuni prigionieri. Anche oggi dovevamo...》

La sua voce sfuma nel silenzio e io non oso chiedergli di finire quella frase. Ho capito cosa voleva dire e il mio desiderio di aiutarli viene rintuzzato come le braci di un fuoco.

《Allora... Dobbiamo andare...》commento, guardandolo decisa e con un incerto sorriso.

Lo sguardo del ragazzo si schiarisce e lui torna indietro dal pericoloso abisso dei ricordi. Mi fissa negli occhi per un istante, poi si avvicina al baratro che ci porterà da suo padre e allarga le braccia.

《Vieni qui.》Mi ordina, quasi sfidandomi.

Tutta la gentilezza e la dolcezza di prima sono scomparse: al loro posto è tornato il sarcasmo assieme alla strafottenza.

《Perché mai?》domando, acida, con tono indignato.

《Il salto è bello alto e di sicuro ti faresti male. Anche se...》S'interrompe e corruga le sopracciglia mentre i suoi occhi si posano nel punto in cui mi ero ferita.

Peccato che, ormai, quella lesione sia un lontano ricordo: le cellule si sono rigenerate, riparando i tessuti, e non hanno lasciato nemmeno la più piccola cicatrice.

《Sembro davvero così sprovveduta?》ribatto, piccata, dandomi una veloce occhiata.

Sì. Lo sembro.

Trattengo a stento un sospiro nel rendermi conto che, effettivamente, mi sento fuori posto ovunque io vada. Sono così inadatta alla vita che mi stupisco di essere ancora viva.

《Diciamo che non hai l'aria di una che esce molto.》Stranamente la risposta diplomatica di Thorne mi fa ridere: questa è la primissima volta che lascio il mio Palazzo durante tutta la mia lunga esistenza.

Senza ulteriori indugi, mi avvicino al ragazzo e gli poggio le mani sulla spalle: i muscoli sono compatti e sodi sotto le mie dita.

《Non così...》dice in tono insoddisfatto. Mi prende le mani e se le porta alla vita. Vengo strattonata in avanti, ma il suo petto blocca la mia caduta.《Così va molto meglio.》

Alzo la testa e lo vedo sogghignare. Una rispostaccia mi sale in gola, però riesco a soffocarla in tempo, anche perché Thorne ha stretto le sue braccia intorno a me come se volesse stritolarmi.

《Ma... io...》inizio a balbettare e dimenarmi, ma lui frena le mie parole sul nascere.

《Si parte!》

Di colpo divento cieca.

Quel bizzarro cielo che lacrima gocce di fuoco scompare insieme alla foresta in cui ho arrancato prima di essere catturata da un pazzo vendicativo.

I miei occhi ora non vedono più nulla né io capisco quale sia il sopra e quale sia il sotto.

So solamente che stiamo cadendo a velocità folle.

L'unica cosa che mi impedisce di perdermi nelle tenebre è lo stretto abbraccio di Thorne.

Lui è la prima persona che stringo da quando Uhura mi ha lasciata sola. Nemmeno Lothar, in tutta la sua bontà, mi ha mai toccata in questo modo: è più un tipo da carezze sulla testa, non da abbracci.

Le braccia di questo ragazzo sconosciuto mi tengono ferma, ancorata al suo petto solido. La mia testa è posata proprio in corrispondenza del cuore, anche se il mio udito percepisce due battiti diversi: uno lento e cadenzato che fa da sottofondo a uno più veloce e ritmico.

Le mie mani, invece, stringono la sua maglia così strettamente che credo di soffocarlo eppure lui non si lamenta.

Anzi, rinserra la presa su di me e posa la guancia fra i miei capelli sciolti, inspirando lievemente.

Uno strano languore si fa strada dentro di me, partendo dal basso ventre fino ad arrivare al volto.

Forse sto male...

Sarebbe comprensibile dopo tutto ciò che ho passato...

Il mio cervello, però, mi dissuade da quell'idea senza darmi una valida alternativa.

Ma se non sono malata, allora che mi sta succedendo?

《Puoi riaprire gli occhi, principessa》mormora, d'un tratto, Thorne, facendomi trasalire leggermente.

Persa com'ero nelle mie fantasie, non mi sono resa conto che il nostro volo fosse finito: infatti sotto i miei piedi posso sentire la dura roccia a riprova del fatto che siamo giunti a destinazione.

Costringo le mie palpebre a sollevarsi e mi scosto dal mio compagno di viaggio. Il ragazzo mi fissa a lungo prima di scogliere l'abbraccio e liberarmi dalla comoda gabbia delle sue braccia.

《Benvenuta nella mia umile dimora》commenta beffardamente lui, arretrando di un passo.

La sua improvvisa lontananza non mi piace, anzi mi mette un poco di malumore, ma riesco a non darlo a vedere. Ordino alle mie braccia di lasciare la vita e mi allontano da lui, abbassando lo sguardo a terra.

《Grazie del passaggio》ironizzo, voltandogli rapidamente le spalle.

Non voglio che veda la mia espressione confusa: meglio concentrarsi sul panorama.

E che panorama!

《Bellissimo...》sussurro nella penombra che ci avvolge.

Mi dimentico del tutto di Thorne e delle strane sensazioni che mi ispira non appena i miei occhi scorgono la base delle Genti Bianche.

Anche se si trova sottoterra, la città possiede una magnificenza senza eguali: gli edifici sono stati costruiti con rocce e cristalli azzurri, sono privi di tetto, ma stupefacenti nella loro semplicità.

Una costruzione spicca sulle altre.

Si tratta di una piramide completamente costituita da Kubik, una specie di materiale vetroso, trasparente e davvero molto resistente.

《Quella è la nostra Base.》

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