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Capitolo 14

Quando sento nominare il Re, capisco tutto e quasi svengo, mettendo insieme i tasselli del puzzle.

Abbasso gli occhi sul mio polso per poi riportarli sulla maschera dorata che mi impedisce di vedere il vero volto del Collezionista.

《Complimenti...》commenta lui, lodando la mia intelligenza.

《Lui... ha rubato questo...》mormoro, alzando il braccio incriminato: il bracciale temporale fa bella mostra di sé, quasi riconoscesse il suo costruttore.

《E non solo...》

Il Collezionista gira un poco la testa verso un libro imprecisato alla sua sinistra e io schiaccio il viso sul freddo cristallo per potere vedere. Gli occhi rossi di quell'oscuro signore stanno fissando una teca vuota, indubbiamente sfregiata da una lama.

Per tutti gli Ekos...

《Il Re ha... preso un esemplare della tua Collezione...》rantolo, quando realizzo che i miei guai sono appena cominciati.

Lui sorride.

Non posso vedere il suo volto però intuisco il suo freddo sorriso ammiccante.

《Lui ha qualcosa di mio. E io mi tengo qualcosa di suo.》

Prima che possa rispondere alla sua minacciosa affermazione, un grido risuona nella sala: sono arrivate due persone.

Un individuo, chiaramente un maschio, dalla voce tonante e cavernosa scambia poche, e veloci, parole con il Collezionista.

Parole che non odo nemmeno intenta come sono a fissare la seconda persona entrata nella sala: si tratta di una ragazza ed è indubbiamente una schiava.

Possiede un fisico esile e asciutto, ben visibile attraverso i cenci che indossa. I suoi capelli hanno una sfumatura violacea, tipica degli appartenenti alla razza Thyos, e gli occhi sono perle chiare e profonde.

Lancia una sguardo nella mia direzione, allungando una mano forse in cerca di aiuto, ma l'individuo che l'accompagna strattona la catena che stringe il collo della ragazza e questa finisce distesa sul freddo pavimento, gemendo come un animale ferito.

Il Collezionista fa cenno al suo sottoposto di andarsene e quello trascina la poveretta per tutta la sala prima di richiuderla nella teca più lontana. Poi torna da me, baldanzoso e felice del suo lavoro: mio padre sarebbe fiero di lui.

Avverto un odio profondo strisciarmi sottopelle, spronandomi ad agire e ribellarmi prima che sia troppo tardi, però, non ho il tempo di fare alcunché.

All'improvviso una potente esplosione scuote le fondamenta dell'intero palazzo.

Un frastuono tremendo mi riempie le orecchie mentre serro gli occhi e cerco di farmi piccola. La mia teca oscilla in maniera spaventosa e non ci vuole molto perché rovini a terra.

La botta mi lascia intontita e confusa. Subito avverto volenterose mani che mi aiutano ad alzarmi: mi ribello ad esse.

Non voglio tornare sotto vetro ed essere esposta come un cimelio per resto della mia lunga vita.

La presa, allora, diventa più salda e un braccio mi cinge la vita, trattenendomi e spingendomi contro un petto muscoloso.

《Sta calma. Non voglio farti del male》afferma una voce diversa da quella del Collezionista, più giovane e più dolce.

Smetto di dimenarmi e un'altra esplosione ci fa finire a terra. Sbatto la testa contro il pavimento duro e gelido e una miriade di luci mi appaiono davanti agli occhi.

Stavolta è stata bella forte...

Mi porto una mano alla tempia e avverto un rivolo caldo e appiccicoso impregnarmi le dita.

Sangue...

《Non toccare...》mormora la stessa voce di prima e subito una mano calda e forte allontana la mia.《È solamente un taglietto. Le ferite alla testa sanguinano parecchio, anche se sono superficiali.》

Una parte di me è davvero irritata nei confronti di questo sconosciuto saccente, però, non posso certo inimicarmelo: voglio uscire dalla sala del Collezionista.

Ma lui dov'è?

Poggio una mano a terra e alzo un poco il busto. Devo stringere gli occhi per poter penetrare il fumo denso che sta riempiendo rapidamente il luogo in cui ci troviamo.

Alla fine, però, lo vedo: il Collezionista sta scappando.

Vigliacco...

《Forza! Dobbiamo andarcene da qui!》esclama di punto in bianco il tipo che mi sta accanto.

Mi afferra per un braccio e mi aiuta ad alzarmi, anche se un po' troppo bruscamente per i miei gusti.

《Lasciami》gli ordino con voce resa roca dal fumo.

Non riesco quasi a vedere l'individuo che mi sta vicino, ma il suo sorriso strafottente illumina le tenebre che ci circondano.

《Non ancora, principessa. Prima usciamo da qui...》

Non ho abbastanza fiato per ribattere alla sua logica così, quando lui s'incammina con decisione verso una direzione ignota, non mi resta altro da fare che seguirlo.

Devo concentrarmi a ogni passo che faccio: il fumo mi entra con prepotenza nei polmoni, cercando di soffocarmi, la vista è un senso inutile in quel delirio e la ferita alla testa si sta riparando, mandandomi fitte di dolore intermittenti.

Sicuramente sto meglio ora di quando ero nella teca.

Poco ma sicuro.

《Muoviti!》esclama il mio salvatore, con voce tesa.

Evito di rispondergli perché altrimenti potrei usare parole che la buona Uhura non vorrebbe mai sentire.

D'un tratto, avverto un pizzicore al collo come se qualcosa mi avesse punta. Alzo una mano per capire cos'è successo, però, il corpo non risponde ai miei comandi.

Ma cosa...

《Scusa ma così facciamo prima.》

Sono le ultime parole che sento prima di piombare nell'incoscienza.

**********************************

《Sicuro che nessuno ti abbia visto?》domanda una voce sconosciuta.

Appartiene a un uomo ed è bassa e decisa.

《Certo. Tranquillo, padre》risponde il ragazzo che mi ha salvata dal Collezionista.

Ci vogliono alcuni istanti prima che il mio corpo smaltisca il tranquillante che mi ha iniettato a tradimento quel farabutto, ma evito di fare movimenti.

Voglio ascoltare ancora un po' la loro conversazione.

《Lo so, Thorne. Io... Sono solo un preoccupato, lo sai...》

《Forse lei è può aiutarci... È diversa dagli altri. Lo senti anche tu?》

Sta parlando di me?

In che senso sono diversa?

《Ha qualcosa d'insolito, però... Non so... Questa non è la sua battaglia. Non possiamo costringerla. L'hai salvata in un atto di estremo coraggio. Ora sta a lei decidere cosa fare.》

《Allora... Cosa vuoi fare, principessa?》mi domanda il ragazzo, sfiorando la mia tempia con un dito.《Sei guarita e sono sicuro che il tranquillante ha smesso il suo effetto attimi fa... Quindi apri gli occhi...》

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