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Capitolo 1


Pianeta T'Val IV, un altro tempo

Oggi è il Giorno.

Sono passati esattamente diciotto warp* dalla mia nascita e l'etichetta mi impone di assumere il ruolo di Regina.

Una posizione che, prima, è stata ricoperta da mia madre, una donna di cui non ho mai udito la voce né visto il volto.

Una sconosciuta che mi ha scaraventato a forza in questo orrendo mondo.

Una lieve carezza sulla spalla e mi risveglio da queste cupe riflessioni che non fanno altro che aumentare il mio risentimento e la mia rabbia verso la Casata.

《Lo so... È ora di andare...》

Abbandono il mio posto preferito: un comodo cuscino di piume di Lackys, grandi uccelli dorati creati in laboratori atti a divertire gli ospiti del Re, posizionato accanto all'unica grande finestra della mia camera da letto.

Quattro pareti che hanno rappresentato tutto il mondo in questa lunga vita.

Il grande quadrato ialino, costituito da Oliharcon, un materiale molto resistente, estratto dalle Miniere del Nord, è gelido al tatto, come il mio animo in questo momento.

Non voglio andare.

Non voglio la Corona.

Ma, soprattutto, non voglio vedere il Re.

Quell'essere spregevole che spreme i cittadini della Capitale per vivere nel lusso e nell'agiatezza non merita tutto il potere che già possiede.

Quell'essere è mio padre.

Un appellativo con cui, però, non l'ho mai chiamato, preferendo altri epiteti molto più degradanti.

Non l'ho sempre odiato, sia chiaro.

Quando ero piccola, cercavo sempre le sue braccia e il suo calore: mi sentivo sola, proprio come adesso, e volevo accoccolarmi accanto all'unica figura che conoscevo.

Il grande Re, però, non voleva che una femmina intralciasse la sua vita e mi relegava sempre bella piccola stanzetta di Uhura, una dolcissima tata che mi ha allevato fino alla propria morte.

Venendo dal pianeta Deneva, un foruncolo nella vastità dell'universo, l'aspettativa di vita di Uhura era assai breve: solamente diciotto warp.

Però, è stata il pilastro della mia gioventù.

Con i suoi capelli verdi, la sua pelle color argento e i suoi occhi lattiginosi rappresentava un'anomalia nel perfetto Regno di mio padre, che la tenne solo perché la donna si esprimeva tramite bolle colorate, essendo nata in una cittadina sommersa, e così non disturbava troppo il Re.

Ora, mi è rimasto solamente Lothar con cui parlare e io sono grata di questa piccola gioia.

Abbasso lo sguardo su di lui e gli sorrido debolmente.

È un nano del Sud.

Come tutti quella della sua razza, è molto basso: arriva a malapena al mio fianco. Inoltre, possiede piedi robusti e mani grandi, per lavorare in Miniera, una zazzera di capelli castani e due occhi dorati, in cui scintilla un'intelligenza che ben pochi comprendono.

Lothar farfuglia qualcosa e il mio sorriso scompare istantaneamente.

《Finiscila》gli sibilo, allontanandomi da lui con un gran frusciar di gonne.

Al mio piccolo servo sono state cucite le labbra affinché non "inquinasse l'aria con le sue nefandezze", a detta di mio padre.

L'ho sempre trovata una cosa molto triste e più volte ho tentato di aiutarlo, ma a Lothar sembra non importare molto.

Ora, però, sono grata di questa barbarie: non voglio sentire ciò che ha da dire.

È da qualche ciclo, infatti, che vuole persuadermi a fuggire con lui, senza comprendere che una cosa del genere per me è praticamente impossibile.

Il Re ha occhi ovunque.

Con un sospiro, mi siedo di botto sul letto, quasi soffocando nell'immenso vestito che ho dovuto indossare.

Ho il busto costretto in un corpetto color cremisi, aderente e costituito da ossa di Slyck, che premono dolorosamente sulle costole, facendomi respirare con difficoltà.

La gonna, invece, è così voluminosa che non vedo neppure il pavimento dove poggio i piedi, rigorosamente infilati in un paio di scarpe nere, eleganti e con un tacco improponibile.

L'unica cosa che apprezzo di tutta questa giornata è la mia acconciatura.

I miei lunghi capelli corvini sono stati fermati con un ciondolo d'argento a forma di stella, posto dietro la testa, da cui, poi, sono usciti tre tentacoli che hanno stretto alcune ciocche in corte trecce.

Grazie a quel congegno meccanico, ho il volto libero e riesco a manifestare apertamente tutta la mia insofferenza verso questo mondo.

Proprio quando sto per farmi sfuggire una parolaccia, Lothar atterra al mio fianco, sopra il letto, e mi abbraccia strettamente, per quanto glielo consente questo stupido vestito.

Sento i miei occhi pizzicare mentre cingo con le magre braccia il piccolo nano.

Prima che me ne renda conto, una piccola goccia salata riga la mia guancia, rovinando il trucco che mi sono applicata pochi istanti fa.

Lothar si scosta un poco da me, allunga una manona e con un dito ruvido e calloso mi asciuga dolcemente il viso.

《Mi dispiace...》mormoro in preda all'angoscia, lasciando che altre lacrime cadano senza remore.

Non riesco più a fingere che sia tutto perfetto.

Non riesco più a respirare in questo Palazzo abitato da mostri sotto mentite spoglie.

Non riesco più a vivere in quest'opprimente mondo.

Dopo essersi strappato una striscia di stoffa dai suoi vestiti neri e malconci, Lothar mi strofina con energia il volto, strappandomi un leggero sorriso.

《Smettila... Mi fai male...》

Lo guardo con gratitudine e i suoi occhi d'oro si illuminano, come sempre quando ha un'idea che li balugina nella testa.

Il nano balza giù dal letto con un agile salto e inizia a strattonarmi verso la porta lucida, che mi separa dal resto del mondo.

《Dove vuoi andare? Perché hai tutta questa fretta?》gli domando, seguendolo di malavoglia.

Alla mia Incoronazione mancano ancora un paio di cicli così ho tutto il tempo per vedere qualsiasi cosa voglia mostrarmi il mio piccolo servitore.

《D'accordo...》Mi arrendo a lui e al suo entusiasmo, alzando le mani, perfettamente curate.《Ti seguo a patto di tornare in tempo per la Cerimonia.》

Lothar mi scocca una strana occhiata, che non riesco a decifrare, e poi annuisce più volte col capo.

《Bene...》

Giunti alla porta, appoggio la mano destra sulla parete di metallo e subito una luce verde la scansiona.

《Principessa Zaira Chal Teilani. Accesso consentito.》

La porta scompare all'interno del muro e Lothar corre fuori, gioioso come non mai.

So già che me ne pentirò...

Non mi resta altro da fare che seguirlo.

Nota degli autori:

L'età di Zaira, ossia diciotto warp, corrisponde a circa cento anni terrestri

La ragazza appartiene ad una stirpe denominata Ethernia: una specie aliena molto rara in cui l'invecchiamento cellulare è molto rallentato

Altre spiegazioni le troverete durante la lettura 🙄

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