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Uno:LA SCINTILLA CHE FECE SVEGLIARE IL DEMONE

A Wilhasen, che "non si scandalizza mica per un po' di sangue"

Scosto un po' di sabbia dai miei Camperos neri di pelle e mi alzo dalla roccia su cui sono stato seduto fino a poco fa a riflettere sul nulla.

Una gocciolina di sudore mi cola dalla fronte e bagna il terreno venendo vaporizzata all'istante.

Alzo lo sguardo per constatare le condizioni climatiche: anche oggi la temperatura è bollente.

Come al solito.

Sbuffo, scocciato e accaldato. Non riesco nemmeno a respirare dall'incredibile afa che sta opprimendo i miei polmoni. Il cielo è completamente sgombro di nuvole e al centro troneggia quello stupido disco luminosissimo che non aveva niente di meglio da fare che venire qui oggi. Il suo bagliore è così accecante, che sono costretto a proteggermi gli occhi con una mano.

Vorrei cercare un po' di refrigerio ma davanti a me non c'è assolutamente nulla. Dovunque i miei occhi si posino, vedono ovunque solo coltri sabbiosi e dune che procedono infinite all'orizzonte.

E a proposito di sabbia...

Sento qualcosa muoversi sotto ai miei piedi, tra il calzino e il plantare.

Ecco, lo sapevo.

Ho di nuovo ho le scarpe piene di quei maledetti granellini giallastri. Che gran scocciatura, ogni volta sempre la stessa storia.

Sospirando per la seccatura, mi appoggio per non cadere sulla roccia su cui poco prima ero seduto, tolgo le scarpe e rovescio il contenuto a terra: Come accade continuamente, la quantità è inimmaginabile.

Mentre fisso il getto con irritazione, faccio scorrere sulle dita della mia mano sinistra qualche granulo che subito, scivola via, andandosi a riunire con il resto del gruppo per terra. Indosso dei guanti rossi su entrambe le mani, ma riesco comunque a percepire la loro alta temperatura. E sono altrettanto certo che se l'avessi toccata con le mani nude, mi sarei scottato la pelle.

Rimetto i Camperos e torno a concentrarmi sul tempo atmosferico.

Indosso un grande cappello bianco da Cowboy ma, per quanto sia grande, non mi aiuta un granché a proteggermi. Boccheggio, in cerca di qualcosa che possa bagnarmi la gola, ma l'unica cosa che al momento può rinfrancarmi è solo la saliva. Questo, perché la mia borraccia è completamente asciutta. Non è rimasta nemmeno una goccia di acqua. Devo trovare al più presto un pozzo o un'oasi, o morirò disidratato.

Il sudore non accenna minimamente ad arrestarsi. Un' altra gocciolina salata mi cala dalla tempia, ma appena tocca il tessuto della mia bandana rossa, si asciuga in un batter d'occhio.

Dannata estate, quando avrai mai fine?

Sono un tipo di persona che non sopporta minimamente il caldo. E i vestiti che ho addosso non mi aiutano certo a trovare un po' di refrigerio.

Sono coperto dalla testa ai piedi con non so quanta roba. I pantaloni mi arrivano quasi alle caviglie. Sul corpo, una camicia a quadri rossi, diventata quasi un tutt'uno con la mia pelle, è completamente zuppa e implora un attimo di pace.

Complice del suo "allagamento", è una giacca di cuoio nera che sta proprio sopra di lei come se fosse il pezzo mancante di un puzzle. Sembra quasi che stia facendo un'escursione sulla montagna più che un viaggio nel deserto.

E magari fossi in montagna! Non dovrei stare qui a rischiare di farmi prendere un'insolazione e a leccarmi continuamente le labbra dalla sete di cui sono preda da ormai un giorno. Ma, purtroppo, non ho altra via d'uscita. Devo essere per forza essere vestito così, oppure qualcuno potrebbe riconoscermi. E io non posso assolutamente permettermi che una cosa del genere accada. Non ora.

Agisco di nascosto, sotto copertura. Sulla mia testa pende una taglia di diecimila dollari. Una taglia ingiusta quanto ignobile. Ma quando vivi in un mondo in cui è il grilletto di una pistola a decidere del tuo destino, non può esistere giusto o sbagliato. La giustizia è un po' un concetto astratto e soggettivo. Soprattutto se ti trovi nell'ostilità e nella violenza del Far West. Qui, in un battito di ciglia, se non ti fai gli affari tuoi, rischi di trovarti una pallottola ficcata nel cervello o nello stomaco. E non è certo una bella cosa. Premere il grilletto, significa porre fine alla vita di un uomo. Qui nessuno si fa certo degli scrupoli ad uccidere una donna piuttosto che un bambino.

La dignità è l'unica cosa che conta. Se impari a farti rispettare, nessuno oserà farti del male.

Forse.

Sì, perché una persona che viene rispettata diventa spesso una minaccia per la comunità. E qualcuno, spinto da smanie di protagonismo, si mette sempre in mezzo.

La loro, è una scommessa che mette in palio l'onore: o vinci e ottieni a tua volta il rispetto altrui, oppure perdi e muori miseramente, sputato e deriso, diventando cibo per i corvi che banchetteranno con la tua carne. E la storia non ha certo fine. Si procede così, in una lunga spirale di odio infinita dove tutti uccidono tutti.

Io personalmente non sono il tipo di persona che farebbe una cosa del genere. Preferisco la solitudine e l'isolamento e desidero, anzi, pretendo che se io non mi metto sulla strada di nessuno, nessuno deve azzardarsi a mettersi sulla mia. Non sono tipo aggressivo, al contrario, ho sempre odiato la violenza. Ma se ho iniziato a vedere il mondo con occhi diversi da un mese a questa parte, significa che qualcuno mi ha veramente messo i bastoni tra le ruote. E io so chi deve continuare a vivere e chi deve morire tra atroci sofferenze. Chi può continuare la sua vita indisturbato e chi deve implorarmi pietà per ciò che ha fatto.

È proprio vero che sono gli eventi a formare il carattere di un uomo.

Così come ciò che non ti uccide ti rende più forte.

O più violento e assetato di sangue.

E io, ora, non bramo altro.

Non ho avuto altra scelta se non quella di scegliere questa strada: Qualcuno ha deciso per me e ora tocca a me decidere per loro.

Perché lo faccio? Piacere? No... Sarei veramente sadico. E seppur sento che dentro di me qualcosa è mutato, in fondo in fondo so di essere rimasto sempre lo stesso di sempre.

La causa del mio cambiamento è la Vendetta.

Che dolce e soave parola. Quale gioia posso provare nel ripeterla di continuo nella mia mente? Ormai è diventata lei il mio alimento principale. Ovvio, sto continuando a nutrirmi, ma ogni volta che mangio, alla fine, continuo a sentire un piccolo vuoto. Come quella piccola sensazione di fame che ti viene alla fine di un pasto abbondante. Ma cosa mi ha trasformato da un docile agnellino ad un lupo spietato? Quella che prima penso e poi ripeto ad alta voce, è un'altra di quelle parole che mi hanno marchiato definitivamente. Ma, diversamente dalla "Vendetta" non è nulla di così truce:

-Amore-

Senza rendermi conto, una lacrima mi scivola lungo la guancia sinistra, scorrendo velocissima. Ma prima che tocchi la bandana, faccio subito per asciugarla con la mano. Poi, dalla camicia, tiro fuori un piccolo rettangolino, ciò che mi ha causato questa reazione: se da un lato è completamente bianco, dall'altro contiene una fotografia in bianco e nero che ritrae due persone di profilo che si fissano negli occhi. A destra, un uomo dai capelli castani con una tuba in testa, regge con le mani le guance di una ragazza sui venticinque anni di età dai capelli lunghi e neri. Il fotografo ha deciso di immortalare proprio quel bellissimo momento, l'istante prima di un bacio pieno di passione. L'istante in cui tutti erano ignari di quello che sarebbe successo dopo.

La ruota del destino aveva iniziato a girare e stava per tramutare l'amore in dolore, rabbia, disperazione.

Odio.

Come si sono permessi a farti questo, Louise? Forse il mio amore per te mi sta facendo diventare pazzo?

No. Niente affatto. La mia è lucida follia. Una follia che si fa strada lungo i cadaveri che mi sono lasciato dietro di me. Tutti i sottoposti di quel bastardo di Black Jim.

Solo ricordare quel giorno mi trafigge il cuore...

Poco dopo lo scatto della fotografia, sentimmo un forte fragore provenire dalla nostra direzione. Un polverone altissimo si era sollevato davanti a noi, rendendo sempre più nitide le figure di uomini a cavallo. Saranno stati circa una dozzina. Sparvieri. Persone senza scrupoli.

Si fermarono proprio davanti a noi tre, circondandoci e non lasciandoci nessuna via d'uscita. Ci fissavano con sguardi truci e seri. Alcuni sghignazzavano, altri fumavano sigari dall'odore nauseante. Uno di loro, guardandosi dietro, esclamò con tono contento -Ehi Black Jim! Guarda che bella donzella che ti abbiamo trovato!-

Poco dopo, comparve lui, il capo di quella combriccola di malviventi. Su di un cavallo nero dagli occhi rossi come il fuoco, torreggiava lui, la causa di ogni mio male: Cappello da Cowboy, baffi folti e bianchi, vestiti in cuoio marrone e sorrido beffardo. Senza mezze misure né presentazioni, rivolgendosi a me e al fotografo, ci chiese: -Chi dei due è legato sentimentalmente a questa qui?- Il suo tono era autoritario. Io, come uno stupido, alzai la mano, tremante: -Sono Io-

E in un istante, uno sparo.

Quando guardai alla mia destra, il fotografo era a terra, morto, con una pallottola in fronte.

-Bene. Allora diamoci da fare.- Disse poi ai suoi.

Scesero da cavallo insieme e si avvicinarono a noi. Temevo per quello che sarebbe successo da lì a breve a me e a Louise, così, seppur ogni muscolo del mio corpo non volesse saperne di stare fermo, cercavo di proteggerla, facendole scudo col mio corpo.

Quando fu di fronte, mi tirò uno schiaffo fortissimo e mi scaraventò per terra. Subito, due uomini salirono sulla mia schiena con le ginocchia, tenendomi con violenza le braccia e impedirmi qualsiasi movimento. Un altro tirapiedi intanto, mi tirava per i capelli e mi costringeva a guardare quello che il loro capo stava per compiere.

Louise, non doveva permettersi di violentarti davanti ai miei occhi costringendomi ad assistere a quello spettacolo così macabro.

La tua voce, mentre quell'uomo ripugnante toccava le tue parti intime ed entrava dentro di te con violenza, era rotta dal pianto e non faceva altro che ripetere il mio nome.

-Tu non meriti di amare un idiota come quello lì.- Le diceva leccandole le labbra con la sua lingua viscida. Non potevo fare nulla per reagire: avevo la vista leggermente annebbiata per le botte e sentivo che le forze mi stavano per abbandonare. Quello schiaffo mi aveva stordito e un peso di quasi 350 libbre gravava sulla mia cassa toracica e mi impediva di respirare. Ma prima di svenire, il rumore di un altro sparo rimbombò nelle mie orecchie.

È bastato un solo proiettile per porre fine alla tua brevissima vita, amore mio.

Quando mi svegliai, ancora completamente stordito, tremavo per le ferite che avevo riportato e non riuscivo a tirarmi su, ma dal silenzio circostante, avevo capito che eravamo rimasti soli e che le bestie se n'erano andate.

Mentre quella disgustosa sabbia mi impanava per bene dalla testa ai piedi e il mio sangue scorreva come un fiume in piena, ti vidi lì, per terra, in una pozza di sangue. Nei tuoi occhi, il terrore puro. Un angelo disteso al sole. Dovetti strisciare come un serpente per avvicinarmi a te facendo leva su quelle poche energie che le mie braccia riuscivano a contenere. E quando arrivai al tuo cospetto, ti diedi un bacio di addio chiudendoti gli occhi, piangendo lacrime amare.

Fu in quel momento che il demone dentro di me si svegliò.

Le lacrime si fermarono.

Urlai verso il cielo con tutta la forza che le mie corde vocali potevano sostenere. Fu un urlo raggelante e terrificante allo stesso tempo. Qualcosa dentro di me iniziò a farsi strada. Cercai di capire e quando trovai la soluzione, sferrai un pugno violentissimo sulla sabbia rovente -DEVI MORIRE BLACK JIM! TU, MALEDETTO FIGLIO DI PUTTANA, MORIRAI NEL MODO PEGGIORE POSSIBILE PER CAUSA MIA. DOVESSE ESSERE L'ULTIMA COSA CHE FACCIO!-

Poi, di colpo, mi sentii venire meno. La scarica di adrenalina finì e il mio cervello ricordò al mio corpo di essere ferito. Svenni con la parola "Vendetta" sulle labbra. È l'ultimo ricordo che ho di quel giorno.

Louise, non preoccuparti per me. Proteggimi e seguimi anche ora che non ci sei. Farò qualsiasi cosa per punire chi ha osato farti del male.

Metto a posto la fotografia e sfilo dalla mia cintura una piccola Revolver dal calcio marrone. La fisso tenendola con le mani a coppa: Questa era la pistola con cui ti difendevi. La pistola a cui tenevi tanto perché te l'aveva lasciata tuo padre prima di spirare tra le tue braccia. L'ho sempre portata con me, ma non ho mai sparato nessuno dei quattro colpi che sono contenuti nel tamburo.

Questi quattro colpi sono per Black Jim e per nessun altro.

La custodisco più gelosamente della mia vita. Sarà la pistola che metterà fine a tutto.

Di una cosa sola mi dolgo: non potrò più incontrarti, Angelo del Paradiso. Quei luoghi, così eterei ed evanescenti, ormai non sono più per me. Ma tu stanne certa: Se dovessi rincontrare quel bastardo all'Inferno, lo sevizierò così tanto che in confronto, le fiamme e le punizioni a cui sarà sottoposto, saranno una passeggiata.

È ora di andare.

Ripongo la Revolver nella cintura e mi preparo alla partenza. Flick, Il mio cavallo purosangue, sta già scalpitando. Non vede l'ora neanche lui di dirigersi al covo di Black Jim. Accarezzo la sua testa con delicatezza e lui inizia a nitrire, raspando il terreno.

Controllo che ci sia lo stretto indispensabile: Lo zaino con le provviste, la borraccia e i miei due sacchi di iuta, uno per ogni fianco del cavallo.

Accarezzo la superficie di uno dei due come se fosse la superficie del diamante più splendente del mondo.

Vedrai Louise, che bella sorpresa che ho preparato per il tuo carnefice

E quasi mi scappa un risolino....

Sono diventato davvero così crudele?

Salgo in groppa al cavallo e infilo i piedi nelle staffe. -IH-AH!-Gli grido e subito inizia a correre verso l'orizzonte.

Al calar delle tenebre, sarà tutto finito.

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