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2. L'isola della Giudecca

-Armando, lui è Louis - li presentò Jo, parlando in inglese a beneficio dell'amico.

-Benvenuto, Louis- lo salutò l'uomo con marcato accento italiano, stringendogli la mano. Poi tornò a guardare Jo:

-Ci sei mancata. Non far mai più passare così tanto tempo prima di tornare-

Jo fece un mezzo sorriso imbarazzato, stringendosi nelle spalle. Louis osservò il padre di Luca: era un uomo sulla cinquantina, brizzolato, con il ventre leggermente prominente e l'aria di chi è avvezzo a trascorrere gran parte della giornata all'aria aperta. Senza perdersi in convenevoli caricarono i bagagli nel motoscafo e salirono a bordo. Armando allungò loro due cerate che indossarono volentieri, anche se i primi raggi del sole stavano iniziando ad intiepidire l'aria.

L'attraversata donò a Louis un senso di irrealtà. Osservò il mare dai riflessi verdi, su cui si specchiava il sole appena sorto; i gabbiani, per non parlare del litorale così caratteristico da essere inconfondibile. Non percorsero il canale della Giudecca, per cui Louis ammirò soltanto da distante il profilo di Venezia; erano diretti sull'altro lato, quello che si affacciava sul mare. Dopo quello che a Louis parve un viaggio surreale, giunsero a destinazione. L'isola era in gran parte una riserva naturale, le poche case presenti erano residenze private o abitazioni stagionali occupate dal personale dell'oasi e del piccolo villaggio di vacanze che occupava l'altro versante. Circumnavigarono la costa, giungendo ad un piccolo molo.

-Grazie di essere venuto a prenderci- disse Jo, poggiando i piedi sulla banchina di legno e guardandosi intorno soddisfatta.

Louis era incantato. Il sole ormai brillava sull'acqua, accecandolo col baluginio delle onde; la vegetazione lagunare, composta da piante a basso fusto e da canneti, contornava la spiaggia. La casa di Armando, di discrete dimensioni, aveva un ampio giardino ed una spiaggia di proprietà, sulla quale, a cinquanta metri dalla casa, era stato eretto un cottage sopraelevato, che sembrava una palafitta e che si protendeva direttamente sul mare.

Scaricarono i bagagli, raggiungendo l'abitazione. Ad aspettarli trovarono Rosanna, la moglie di Armando, che li accolse con fare materno. Abbracciò forte la ragazza, facendo intuire a Louis quanto affetto provassero lei ed il marito per l'amica; strinse con calore la mano di Louis, facendolo sentire subito ben accolto. All'improvviso tutta la stanchezza del viaggio si riversò sulle loro spalle.

-Venite a bere qualcosa; sarete sicuramente esausti. Luca ed Harry arriveranno domani. Avete fatto buon viaggio? Come sei cresciuta, Jo... com'è stato lavorare in Africa?-

Armando intervenne con tono bonario:

-Lasciali respirare, Rosanna-

Jo e Louis sorrisero, mentre lei si scusava:

-Oh, hai ragione, avrete voglia appoggiare i bagagli... Armando, chiama Miguel e digli che siete arrivati. Vi accompagno nelle vostre stanze. Sono così felice di rivederti, piccola mia...-

Ciarlando serenamente, la donna li scortò dentro casa. Le due stanze degli ospiti erano piccole, ma funzionali, e collegate tra di loro tramite il bagno in comune. I ragazzi erano solo di passaggio: l'indomani, una volta arrivati Luca e questo suo amico che nessuno conosceva, si sarebbero trasferiti nel cottage.

-Posate qui i bagagli; Jo, se vuoi puoi usare il bagno di Luca, così potrete darvi una rinfrescata contemporaneamente. Vi aspetto in soggiorno per un caffè- li congedò Rosanna, chiudendosi la porta alle spalle.

Louis si girò a guardare Jo, che ridacchiò.

-Lo so... è una macchinetta, e la adoro. E' quanto di più vicino ad una mamma io abbia avuto, dopo che la mia è morta-

-Esuberanti, gli italiani-

-No, non hai visto niente. Al sud sì, che sono esuberanti. Questo è niente- ripetè la ragazza, aprendo la valigia per estrarne alcuni indumenti ed il beauty-case.

Jo uscì dalla propria stanza, mentre Louis si dirigeva nel bagno che avrebbe diviso con lei per fare la doccia. La ragazza percorse il corridoio fino in fondo e salì le scale, sentendo il cuore pesare, pieno di gioia e di malinconia allo stesso tempo. Non si era resa conto di quanto quell'isola le fosse mancata fino a quando non ci aveva rimesso piede; all'improvviso era impaziente di riabbracciare Luca, che era stato quanto di più vicino ad un fratello lei avesse mai avuto. Certo, Louis nell'ultimo anno aveva largamente compensato quel vuoto, arrivando ad occupare nel suo cuore un posto in prima fila, ma l'amico aveva condiviso con lei l'infanzia, e si chiese come avesse fatto a far passare cinque anni senza tornare mai.

Il corridoio al piano superiore era in penombra, e lo percorse silenziosamente, i passi attutiti dai tappeti che ricoprivano il parquet scuro. Aprì la porta della camera di Luca, e subito le salì un nodo alla gola. I balconi erano socchiusi e le tende si muovevano, accarezzate dalla brezza. Il lieve sentore di profumo maschile le fece sentire le lacrime pizzicarle gli occhi, mentre percorreva con lo sguardo tutta la distanza che la separava dal Luca che conosceva: le pareti non più tappezzate di poster, la scrivania sgombra di fumetti, su cui campeggiavano alcuni libri accademici, il televisore a schermo piatto che troneggiava sulla parete di fronte al letto. Riconobbe l'impianto stereo e le pile di CD, ed anche un quadretto che incorniciava alcune foto, perché c'era anche lei. Attraversò la stanza ed entrò in bagno, che le risultò estraneo: era stato rimodernato da poco. Si infilò sotto alla doccia con un sospiro, lasciando che l'acqua le scorresse anche sul viso. Mentre il sapone si portava via la stanchezza, oltre alla polvere ed alla salsedine, Jo trovò conforto nel profumo familiare dello shampoo, con cui strofinò i capelli lunghissimi. Si sentì rinata, e si avvolse con gli asciugamani che trovò appesi.

Sorte analoga ebbe Louis, che si ritemprò sotto all'acqua fresca dalle fatiche del viaggio. Era in boxer quando sentì l'amica rientrare nella stanza attigua, dato che aveva lasciato aperta la porta del bagno.

-Sei presentabile?- Gli chiese Jo, sapendo bene quanto poco pudico fosse l'amico.

-Come se fosse la prima volta che mi vedi in mutande- ironizzò il ragazzo, strofinandosi un asciugamano nei capelli ed affacciandosi alla porta della camera di Jo.

-Ma qui siamo ospiti, non vorrei dare l'impressione sbagliata- commentò lei.

-Fai poco la santarellina, che ormai non hai più l'età- la provocò lui con un sorrisetto ammiccante.

Jo scosse la testa, cercando un paio di infradito in valigia.

-Voglio proprio vederti, nei prossimi giorni, se sarai così spudorato-

-Cosa vorresti dire, scusa?-

-Che al villaggio facevi lo sbruffone perché eri consapevole di essere il ragazzo più bello dell'equipe...-

Louis le lanciò l'asciugamano addosso, protestando:

-Ehi! Non è vero!-

-Oh, sì che lo eri-

-Intendevo che non è vero che facessi lo sbruffone...-

Jo si girò a guardarlo storto, al che lui replicò:

-Ok, forse un pochino, ma la mia è solo voglia di far casino... e poi cosa vorresti dire con questo? Com'è questo tuo Luca? E tra l'altro, non è cinque anni che non lo vedi?-

Jo sorrise e non disse niente, passandogli di fianco ed urtandolo leggermente con la spalla. Louis la guardò riempire lo spazzolino di dentifricio ed infilarselo in bocca.

-Sto aspettando una risposta- le disse, incrociando il suo sguardo attraverso lo specchio. Lei gli fece una linguaccia con la bocca piena di schiuma, al che lui finse una smorfia disgustata:

-Bleah. Sei pessima. E non puoi pensare che esista un ragazzo più bello del tuo migliore amico-

Jo si sciacquò la bocca, e poi si voltò a guardarlo:

-Non esiste ragazzo gay più bello del mio migliore amico...-

Louis le fece una linguaccia e Jo gli rispose con una smorfia. Erano alti uguali.

-Per fortuna che mi hai detto che siete soltanto amici...- ironizzò il ragazzo, incrociando le braccia ed appoggiandosi allo stipite della porta, mentre lei riponeva alcune cose sul comò.

-E lo siamo, razza di geloso che non sei altro. E sì, penso che tu sia il ragazzo più bello che io conosca, a prescindere dall'orientamento sessuale. Contento? Ora vestiti, per favore- rispose infine lei, a metà tra l'esasperato ed il divertito.

-Ora sono curioso di vederlo- concluse Louis, finalmente soddisfatto, mentre tornava in camera sua per rivestirsi.

-Tornando seri... son felice che tu sia qui- gli confidò l'amica, seguendolo.

-Sei preoccupata?-

Jo alzò le spalle, andando a sedersi a gambe incrociate sul letto di Louis mentre questi si infilava i jeans.

-Non dovresti. Dovresti goderti il mare, la natura, il riposo... sono così sollevato di non dovermi alzare all'alba, domani- fece il ragazzo, e continuarono a chiacchierare mentre Louis finiva di vestirsi e si dirigevano insieme in soggiorno, dove li attendeva Rosanna con una gradita colazione.




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