9: Il grande fiume
Il sole batteva forte quel mattino, le nuvole di un bianco neve si innalzavano sul nel cielo, era la giornata adatta per un piccolo viaggio, Aleksander Igorievic fece di tutto di quanto umano possibile per rendere quel dì perfetto, s'era messo nella testa il desiderio di far sorridere sua moglie per tutta la giornata.
Era assai ambiguo per i cittadini di Kiev avere una giornata così calda in pieno inverno, tutti ne approfittarono.
Le vie vennero intasate da centinaia di persone, anziani che leggevano il giornale sulle panchine, bambini che si gettavano delle palle di neve e coppie che si fermavano nei bar o che si misero a fare lunghe passeggiate.
Polina si svegliò con tanta calma, non aveva nessuna fretta, nessuno che gli corresse indietro, aprendo gli occhi rimase scioccata del vassoio che gli era stato messo sul letto, alcuni pasticcini italiani (da poco era emigrato in città una coppia italiana da Odessa che si prodigava nel creare dolci italiani, il locale dove lavorano fu pieno zeppo di gente fin dal primo giorno) si leccò tutte le dita sporche di crema, trovò anche un foglietto in cui v'era scritto
"Amore buongiorno, goditi la colazione" un gran sorriso le illuminò il volto.
In qui secondi pensò molto a ciò che Saša aveva fatto per lui e viceversa, volava far qualcosa per ricambiare ancora di più quelle attenzioni, scelse il vestito migliore il più bello che avesse, nel cuore c'era solo il desiderio di stare serena e spensierata per condividere al meglio ogni momento con Saša.
Aleksander rincasò in casa verso l'ora di pranzo "amore scendi, la carrozza ci attende", Polina scese con calma ogni gradino, l'uomo rimase stupefatto dell'eleganza che gli era apparsa davanti ai suoi occhi, "Saša, sembra che hai visto un fantasma" gli disse con un sorriso, "no, molto meglio, ho visto un angelo".
Nella carrozza i due si misero mano nella mano, il rossore sulle guance di Polina non riusciva a diminuire reduce dei complimenti ricevuti (in pochi mesi ebbe più complimenti da suo marito, che in una vita intera dalla sua famiglia).
Poggiò la testa sul collo di Saša e guardò fuori per tutto il viaggio, gli immensi campi di grano si palesavano all'orizzonte, il colore del grano e quello del cielo creava un meraviglioso gioco d'illusioni ottiche, ammirò il paesaggio mentre si godeva la carezze di suo marito sulla sua chioma dorata.
Arrivati alle sponde del grande fiume, i due misero una coperta sotto a un albero anche se c'era la neve stettero a loro agio, passarono un'oretta a camminare su e giù per la riva, ogni tanto Polina prendeva qualche piccolo sasso per gettarli nell'acqua ghiacciata.
Non avendo nulla da mangiare chiesero a un fattore che stava nelle vicinanze di dargli qualcosa da mangiare, l'uomo accolse la richiesta e non volle denaro dalla giovane coppia, dopo il pranzo salutarono l'anziano fattore per riposarsi sotto quel piccolo albero.
Ascoltarono ogni piccolo rumore che provenisse da quel luogo incantato, dai passeri che avevano fatto il nido sugli alberi li vicini, al vento che col suo passare portava via alcune foglie sopravvissute alla neve, tutto era perfetto, desideravano che il tempo non si fermasse mai che il sole non tramontasse per dargli ancora un pò di calore (oltre a quello che avevano in quel momento).
Verso sera Saša prese una coperta di lana e la poggiò sulle spalle di Polina, non proferì parole ma gli mostrò la sua gratitudine con un bacio che sembrava non finire mai, nella carrozza presa dalla stanchezza si adagiò sulle gambe di suo marito, usandole come cuscino provvisorio per riposarsi il capo.
Arrivati a casa verso mezzanotte, Aleksander entrò in casa ma attese che Polina mettesse anche lei piede sul legno della dimora, passarono pochi secondi e Polina non capiva il perché Saša si ostinasse a non accendere i vari lumi che erano disseminati nella casa, stava per dirgli di accenderli ma delle candele si accesero davanti a lei, erano più di dieci candele che nell'oscurità sembravano volteggiare nell'aria, una forte paura la colse in pieno, stava per urlare, ma i lumi furono accessi e quelle dieci "candele" gli andarono vicino per urlargli "sorpresa".
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