Veleno
Cremisi: un colore che Viktor aveva visto in migliaia di occasioni; rosso scarlatto con cui si accompagnava da quando aveva iniziato a sviluppare la passione per la medicina, la vita, la morte e la chirurgia, intingendo di quella tinta le lame di coltelli affilati.
Vitae di cui il nobile era a conoscenza di quanto l'uomo necessitasse per la sua sopravvivenza.
Aveva visto quel colore allargarsi rapidamente sulla candida camicia di lino del proprio maggiordomo e, sebbene mai avesse provato angoscia ed agitazione di fronte a un ferito, in quell'occasione le fredde dita della paura si fecero strada lungo la spina dorsale, gelandogli la schiena e immobilizzandolo all'istante.
Capì nell'immediato cosa fosse accaduto, rendersi conto della gravità della situazione. Gli sembrava irreale, quasi non riuscisse ad accettare ciò che aveva dinnanzi a sé.
Nell'istante stesso in cui Cody era comparso tutto era diventato più lento, perdendo di nitidezza, come se la visuale del conte passasse dall'essere concreta a quella di un sogno inconsistente.
Lo smarrimento e la sorpresa iniziale durarono pochi secondi, prima che Viktor si spostasse rapidamente verso il ragazzo, afferrandolo nel momento in cui il giovane iniziava a barcollare e afflosciarsi sul lato offeso, evitandogli così la caduta a terra.
Marjorie era rimasta invece alle sue spalle, con una mano davanti alle labbra e gli occhi sgranati dalla sorpresa, sconvolta da quella scena.
«Che cosa è successo? Mio Dio!» esclamò la donna, facendosi il segno della croce e indietreggiando inorridita.
Il conte, invece, ripresosi del tutto e di nuovo padrone della propria lucidità la ignorò completamente, cercando di ragionare celere su cosa fare in tempi brevi, con il proprio valletto che gli pesava addosso, ancora fortemente scosso e via via sempre più pallido.
«State sveglio, Cody» ordinò il nobile, per quanto quelle parole risultarono irrite persino a lui nel pronunciarle.
Si voltò a guardare la donna, soppesando quanto potesse esserle utile in quel momento tanto difficile. «Marjorie...» la richiamò deciso, notando che continuava a fissare il ragazzo ferito, sconvolta tanto quanto lui.
«Marjorie!» esclamò quindi deciso, ricevendo finalmente la sua attenzione, nonostante sembrasse non capire cosa stesse succedendo. «Mi dovete aiutare, ora» impose con freddezza, sperando un barlume di lucidità della ragazza.
«Cosa... cosa volete che faccia?» domandò lei a fatica, come se le sembrasse assurdo quanto richiesto.
«Mi servono degli aghi e della seta, assieme a dei panni di lino puliti, adesso» ordinò Viktor deciso, cercando di sostenere il ragazzo, tenendolo su un fianco e con un braccio attorno al proprio collo, spostandosi verso la sala da pranzo.
Senza perdere altro tempo fece distendere Cody sul tavolo, spostando la tovaglia e qualche vaso contenente fiori colorati dal taglio recente, completamente ignorati e buttati a terra senza garbo per liberare la lucida superfice lignea, dedicandosi finalmente a colui che da suo fidato accompagnatore si era ritrovato improvvisamente suo paziente.
Il nobile si spogliò della redingote, restando in camicia e gilet elegante, lanciando la giacca sopra una delle poltroncine foderate di raso color vinaccia.
Continuando a guardare con attenzione il proprio valletto, dal respiro ormai irregolare e con ancora ben poca coscienza rimastagli, si attorcigliò rapidamente le maniche al gomito, conscio di quanto poco tempo avesse per agire e stabilizzare il ragazzo disteso dinanzi a lui.
Il senso di irrequietezza e la fortissima sensazione di nausea aumentavano in lui ogni secondo che passava, tanto da apparirgli inconsueti. Mai prima di allora si era sentito tanto strano nell'avere di fronte qualcuno in tali condizioni e avere la percezione che qualcosa non quadrasse, che lui stesso non fosse del tutto freddo e lucido come ogni volta gli fosse capitato di operare.
«Mi servono dei coltelli, dell'acqua e degli asciugamani!» ordinò di nuovo a Marjorie che si era volatilizzata, andando a prendere quanto richiesto dal padrone di casa.
«Signore...» mormorò debolmente Cody, con fatica, cercando di attirare l'attenzione del suo progetto.
«Va tutto bene, Cody. Cerca di stare sveglio e calmo» rispose con tono basso e al contempo perentorio, mentre spostava la giacca del giovane e ne strappava la camicia ormai intrisa di sangue, osservando la ferita con attenzione.
La notevole perdita di sangue, tanto da far allargare una macchia sempre più grande sul tavolo, non presagiva nulla di buono, tanto da allertare ancora di più il conte di Lancaschire, consapevole dei possibili rischi e delle conseguenti complicazioni che ne potessero derivare.
«Marjorie, mi serve quello che ti ho chiesto, adesso!»
«Signore, non è stato...non ... non è stato... un caso.»
«Parleremo dopo, Cody. Adesso devo stabilizzare la tua ferita. Va tutto bene, non è grave» rispose secco il conte, iniziando a prendere sulla ferita per minimizzare l'emorragia e aspettare quanto richiesto, mormorando frasi seccate a bassa voce, inveendo contro la lentezza della donna che tardava ad arrivare. Il valletto, di reazione istintiva, digrignò i denti nel sentire la pressione sulla ferita, soffocando un gemito di dolore e cercando di sottrarsi, annaspando come se improvvisamente gli mancasse l'aria.
Marjorie riapparve qualche istante dopo, portando con sé quanto richiesto e poggiandolo sul tavolo vicino al ferito.
«Andate a prendere dell'acqua e del brandy, o il liquore più forte che avete in casa, veloce!» continuò a ordinare il medico, ripulendo la ferita e continuando a tenere premuto un tovagliolo con decisione, ignorando i piagnucolii e le lamentele del suo maggiordomo.
La donna scomparve di nuovo dalla stanza, tornando poi poco dopo e fermandosi sulla soglia della sala da pranzo, guardando Viktor mentre osservava attentamente il taglio netto che appariva sulla ferita aperta del ragazzo, il quale sembrava aver assunto un aspetto sempre più cadaverico; aveva persino smesso di fare resistenza al tocco indagatorio del suo signore.
«Passatemi il liquore» ordinò il conte senza neppure guardarla, allungando la mano per afferrare la bottiglia. «Bevi, ti servirà.»
Cercò di non fare caso a lieve tremore della sua mano che reggeva l'alcolico, benché mai gli fosse capitato di vedere le sue dita poco salde in qualsiasi contesto.
Era la situazione e l'urgenza di salvare Cody, suppose tra sé e sé mentre cercava di aiutarlo a bere.
Aveva fatto svariati interventi simili, salvando ben più di una vita, ma mai si era trovato davanti qualcuno per lui importante.
Neppure la malattia che aveva lentamente consumato suo padre gli era sembrata tanto preoccupante, conscio forse che ben poco avrebbe potuto fare in quell'occasione. L'aveva considerata comunque una sconfitta, una malattia impossibile da curare, ma mai si era sentito tanto in difficoltà come nel suo attuale presente.
Quel tremito gli apparve un chiaro segnale del suo disagio, intimorito dal non riuscire a fare ciò di cui da sempre si considerava il migliore, benché cercasse di celarlo. Tentò di ricomporsi, ricercando la sua abituale freddezza, per poi aiutare Cody a bere una lunga sorsata del pregato vino fortemente alcolico, lasciando che qualche rivolo scivolasse lungo le labbra e il collo del ragazzo che tossicchiò appena, poi prese ago e filo.
«È grave?» domandò Marjorie, alternando lo sguardo tra i due e soffermandosi sul maggiordomo, ormai a rischio di perdere conoscenza da un momento all'altro; ma da Viktor anche questa volta non ricevette risposta immediata.
«Tenetelo sveglio» ordinò di nuovo, dopo aver preparato ago e filo con una certa difficoltà, dopodiché iniziò a operare, disturbato unicamente dal ritmico rintocco dell'orologio a pendolo che sembrava sottolineare al conte ogni secondo che passava, vissuti con una tale intensità mai provata in precedenza.
Quello stesso rumore gli sembrò insopportabile, nonostante fosse abituato al chiacchiericcio degli studenti del college o dei suoi pari, nelle svariate occasioni di discussione e sperimentazione nella sala operatoria dell'University College Hospital. Tuttavia in quel momento ogni rintocco gli sembrava echeggiare nella sua stessa mente, rubando attimo dopo attimo un frammento della sua lucidità e freddezza.
Viktor aveva per la prima volta la netta sensazione che tutto potesse sfuggirgli di mano e, benché quella situazione durò pochissimi istanti, il timore di non riuscire a salvare il ragazzo che si era preso cura di lui da anni lo gelò nuovamente, tanto quasi da bloccargli il respiro.
Fu dopo aver fermato l'emorragia interna che improvvisamente la sua visuale si fece ancora più sfuocata, riducendosi in pochi secondi, percependo di nuovo quel senso d'irrealtà avvolgerlo come in uno dei suoi peggiori momenti di ebrezza dovuti all'eccesso del Brandy, tanto da doversi fermare e cercare di ricomporsi.
«Viktor...» lo richiamò Marjorie, notando lo smarrimento del conte, osservandolo mentre si passava una mano sul viso.
«Portatemi un panno umido, sono nervoso e sto iniziando a sudare» gli rispose lui tenendo gli occhi chiusi qualche istante per poi tornare a guardare il ragazzo, nuovamente a fuoco nella sua visuale, tornata per lo più nitida.
Quando la donna ritornò Viktor aveva ormai finito di ricucire la parte più esterna della ferita, sebbene alla donna non sfuggì il tremolio aumentato delle mani, che ancora tenevano l'ago, e il respiro visibilmente alterato.
A fatica annodò l'estremità della sutura, per poi poggiarsi al tavolo di peso, chinando il capo nell'ennesimo tentativo di riprendersi, convinto che il suo stato fosse dovuto semplicemente al momento di angoscia e agitazione; tuttavia il rendersi conto che quei sintomi non diminuivano accese in lui un nuovo allarme.
Viktor aveva Cody di fronte a sé, con la ferita richiusa e ripulita, il respiro regolare nonostante avesse perso conoscenza. Lui, invece, cominciava ad avere la certezza che quella visuale offuscata, i tremori e l'ansia che aumentava non fossero legati a ciò che aveva appena fatto.
Il suo valletto era salvo e al sicuro, ma né calma né sollievo per la vita sottratta alla morte lo stava gratificando.
No, stava solo peggiorando.
«Che cosa avete fatto?» domandò l'uomo, mentre nella sua mente iniziavano a vorticare pensieri confusi.
«Qualcosa che se mi fosse stato permesso avrei preferito evitare» rispose la donna.
Marjorie era accanto a lui, con un'espressione ben differente da quella spaventata e mostrata in precedenza. Lo guardava con espressione gelida che non gli aveva mai visto prima addosso.
«Marjorie ... cosa sta succedendo... Cosa avete fatto?» domandò lui, recando di spostarsi dal tavolo, rendendosi improvvisamente conto di quanto gli costasse fatica restare in piedi.
«Meglio che vi sediate, Conte. Non vi reggerete a lungo. Già e tanto che lo siete rimasto fino ad adesso» rispose lei affiancandolo e sostenendolo per un fianco, approfittando del suo stato confuso per spostarsi con lui verso la sala adiacente.
Viktor seguì, sebbene la sua parte razionale suggerisse che quell'aiuto offerto non fosse per nulla una buona idea, vinto tuttavia dall'inerzia del suo stesso corpo privo del suo controllo.
Marjorie lo fece sedere su uno dei divanetti, quasi in maniera scomposta, restando poi a guardarlo con attenzione, ancora macchiato e sporco di sangue per ciò che aveva appena dovuto fare.
«Che cosa.... Che cosa sta succedendo?» chiese di nuovo l'uomo, conscio che fosse lei il motivo di quel suo stato alterato, ma allo stesso tempo stentando a crederlo.
La cortigiana non diede subito risposta, restando solo a fissarlo e iniziando a scuotere la testa. «Credetemi, non lo avrei fatto e non lo farei se non ne fossi obbligata» sospirò chinandosi di fronte a lui, iniziando a slacciargli il gilè per sfilarglielo con rapidi movimenti.
«Cosa state facendo?!» domandò Viktor a fatica, sempre più incredulo.
«Devo cambiarvi gli abiti. Nessuna macchia dovrà essere vista da Elaine quando arriverà qui» spiegò lei senza guardarlo, ignara dell'espressione dapprima stupefatta e poi furibonda che attraversò il volto del nobile.
Il vano tentativo di alzarsi dal divanetto venne fermato dalla donna, puntellandolo per le spalle per obbligarlo a stare seduto, ormai con sempre meno forze in corpo.
Le iridi color del ghiaccio, lucide di rabbia e frustrazione, si inchiodarono in quelle smeraldine simili a quelle di chi amava, ma viste in quel momento mai tanto diverse.
Nello sguardo di Marjorie c'era fermezza e nient'altro, in contrasto con quella che era pura collera sottolineata dal respiro forte e irregolare del conte.
«Vi è stata data una droga, più di una a dire il vero. Non vi ucciderà, con tutta probabilità, ma vi terrà fermo qui fino a quando vostra moglie arriverà» spiegò lei tornando a spogliarlo di farsetto e camicia.
«Che cosa credete di fare? Vi farò impiccare per questo!» sibilò Viktor indignato.
«Non è una scelta mia, Conte, ve lo garantisco e ne farei volentieri a meno» continuò lei a spiegare, lasciandolo a torso nudo per poi voltarsi verso l'orologio a pendolo. «Abbiamo ancora un po' di tempo.»
Sotto lo sguardo dell'uomo la donna si allontanò appena, iniziando a sistemare la stanza e a ripulirla dalle tracce di quanto successo fino a pochi attimi prima. «Siete riuscito persino a salvare il vostro valletto. La vostra reputazione è ben più che corretta.»
«Che significa tutto questo? Perché?»
«Che significa! ... Che Significa! Cercate sempre risposte a domande a cui voi uomini dovreste replicare da soli» valutò con sdegno, avvicinandosi di nuovo a lui. «Quello che vi è successo, tutto quanto, è solo da imputare a voi stesso, al vostro pessimo carattere e all'uomo orribile che siete!»
«Voi siete folle!»
A quelle parole la donna accennò un sorrisetto sarcastico, accompagnato da uno sbuffo seccato, per poi portarsi a poca distanza dal suo volto. «Folle lo siete stato voi in questi anni; un folle stolto e codardo, incapace persino di parlare con la propria moglie per paura di essa stessa!»
Viktor non replicò, forse per la fatica nel parlare dovuta al veleno, o semplicemente per non aver argomento con il quale ribattere. Rimase solo a fissarla con odio, ferito da ciò che la donna le aveva appena rigettato addosso.
Marjorie poggiò le mani sulle sue spalle, come a voler sottolineare di volerlo tenere lì seduto. «Se siete qui, Conte di Lancashire, è solo perché voi lo avete voluto. Avete preferito trovarvi un'amante con le fattezze di vostra moglie per non affrontarla. L'avete fatta soffrire per anni, conscio di come lei stesse e mai avete provato a prendere in mano la situazione solo perché siete un codardo, incapace di affrontare ciò che non potete controllare.»
Solo il respiro affannato lasciava intendere quanto l'uomo fosse presente, sebbene in parte paralizzato. Aveva tentato invano di muoversi, rialzarsi e cercare di uscire da quello che sembrava un incubo, ma anche il più piccolo dei movimenti sembrava difficile come mai prima.
Quelle parole poi ebbero un effetto ancora più distruttivo.
«Siete tra gli uomini peggiori che io abbia mai conosciuto! Siete uno di quei nobili convinto di essere superiore a chiunque incontri, ma che non possiede un briciolo di cortesia e umanità che qualsiasi gentiluomo dovrebbe avere. Siete solo un egoista! Pensate solo a voi stesso e fuggite da quello che non potete gestire con la coda tra le gambe» continuò Marjorie sentendosi finalmente libera di dire ciò che pensava, scostandosi finalmente da lui e tornando a sistemare la stanza senza più guardarlo.
«Avete fatto passare l'inferno a fin troppe persone, solo per il vostro tornaconto, e tra di esse chi ci ha sofferto di più è stata vostra moglie...»
«Ora basta! Smettetela!» sibilò con difficoltà il Viktor, sempre più soffocato da quelle parole, ricevendo in riposta una risatina nervosa.
«Andiamo, Conte. Le mie parole vi urtano perché sapete che è la verità» lo sfidò tornando a guardarlo. «Non mi importa di dirvi quello che penso, finalmente. Questa è l'ultima volta che ci vedremo e dopo tutto questo tempo a sopportare voi e la vostra pomposa meschinità voglio almeno dirvi quello che penso. Nessuno lo ha mai fatto e ora non potete di certo fuggire! Avrete forse quello che vi meritate!»
Marjore distolse lo sguardo, sistemando i bicchieri usati, voltandosi poi nuovamente nella sua direzione «Mi dispiace solo che di tutto questo a soffrirne di più sarà Elaine; l'unica che davvero non ha mai avuto colpa, se non quella di innamorarsi di una creatura orribile come voi.»
La donna rimase qualche istante in silenzio, osservandolo con sfida, per poi dargli le spalle, sentendosi i suoi occhi addosso, conscia di quanto l'uomo volesse in quel momento ribattere e reagire alle calunnie appena proferite, ma impossibilitato anche a muovere un solo dito.
Le era stato spiegato che avrebbe potuto sentire, vedere e, a fatica, parlare, ma il corpo sarebbe rimasto immobile, completamente paralizzato. Via via che il tempo si fosse consumato il veleno avrebbe dato altri effetti, trasformandosi in dolori che si sarebbero diffusi in tutto il corpo, ma che non lo avrebbero portato alla morte.
«Vado ad occuparmi del vostro valletto. Per quanto detesti lui quanto voi non è certo mia intenzione che muoia.»
«Se muore sarà colpa vostra!»
Marjorie si voltò appena con una risatina gelida, osservandolo con sufficienza «Credo, invece, che se Cody dovesse morire la colpa dovrete portarvela addosso voi per il resto dei vostri giorni. Per vostra fortuna chi vi odia davvero vuole vedervi vivo.»
Distolse di nuovo lo sguardo, percependo alle sue spalle gli inutili tentativi di liberarsi dalle catene invisibili che lo tenevano legato a quel divanetto, gemendo in un misto di dolore, frustrazione e sconforto.
Ignorandolo lo lasciò da solo, sparendo nella stanza dove Cody giaceva ancora svenuto sul tavolo.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro