Gli amanti
Elaine lasciò la villa qualche tempo dopo il ricongiungimento con il proprio marito, rinnovata d'umore e nel proprio animo, con il ricordo ormai lontano dell'attacco subito in carrozza.
Il dubbio di avvisare Viktor di quanto successo svanì, timorosa che quella notizia avrebbe potuto cambiare la propensione dell'uomo appena ritornato a casa.
Nellie aveva ragione, dopotutto. Nessuno, a parte lei e i ragazzi, erano a conoscenza di quanto successo e con le giuste accortezze Viktor non si sarebbe accorto di nulla, tantomeno del livido che la sua domestica aveva perfettamente nascosto dietro a dell'elaborato trucco di balsami e ciprie.
Passò quelle ore persa nei suoi pensieri, aiutando distrattamente le docenti del collegio che si accorsero subito della rinnovata gioia della nobildonna.
Elaine non fece caso a Ben e i ragazzi che lavoravano nel cortile, tanto da non accorgersi delle occhiate che spesso il giovane rivolgeva verso la finestra, dalla quale, di tanto in tanto, vedeva apparire la sua figura ammantata in vesti da lutto.
Il pensiero della donna era interamente rivolto verso suo marito e la sorpresa preannunciata per quella serata, ignara di dove, in quel preciso istante, fosse proprio Viktor.
Il conte aveva lasciato la propria dimora poco dopo la moglie, limitandosi a concedersi un cambio d'abito e un brandy prima di uscire, dando ordini al maggiordomo per l'organizzazione della sorpresa per Elaine.
Quella richiesta lasciò interdetto William, conscio di come fosse il suo padrone e delle sue bizzarrie, ma ugualmente perplesso dalla sua richiesta.
«Signore, siete sicuro? Siete ancora in pieno lutto» valutò l'uomo, lanciando anche uno sguardo a Cody che ricambiò con un'alzata di spalle.
Ormai lo steward aveva perso già da tempo la speranza di convincere il suo signore quando riteneva inappropriato qualcosa da lui deciso.
«Andrà bene lo stesso. Non intendo aspettare dei mesi per cercare di fare qualcosa per Elaine» spiegò il conte, finendo di bere il liquore con un'ultima sorsata.
Viktor uscì dalla villa, salendo, quindi, sulla carrozza in attesa di fronte all'ingresso, naturalmente seguito da Cody.
Il ragazzo sapeva esattamente dove stessero andando, avendo immaginato già con cosa Viktor stesse litigando nella sua mente, considerati i discorsi e le decisioni prese al termine delle lunghe controversie avute durante il viaggio di ritorno.
Aveva deciso definitivamente di chiudere quella relazione con la donna che da quasi un anno era diventata la sua amante, ma era decisamente incerto e oltremodo preoccupato di quale sarebbe stata la reale risoluzione di quell'incontro.
Non era la prima volta che Viktor tentava di chiudere quel rapporto, ma la somiglianza di Marjorie con Elaine e la libertà che lei permetteva a lui di avere, senza tutti i freni imposti dalla società, rendeva difficile al conte l'allontanarsi definitivamente da lei.
Cody era consapevole che Marjorie fosse tremendamente astuta, tanto da conoscere Viktor e sapere quali fossero i tasti giusti con i quali poter giocare senza eccedere e di fargli fare ciò che lei volesse, mascherando ciò che otteneva come unica volontà dell'aristocratico.
Aveva provato a parlare con Viktor dei suoi dubbi e incertezze nei riguardi di quella donna, tuttavia senza nessun successo e notando l'irritazione del proprio signore ogni volta che entrava in argomento.
Non riusciva a capire se Viktor fosse soddisfatto da quella situazione o ne fosse a suo modo avvelenato pur non riuscendo a farne a meno.
L'irritazione e nervosismo del conte si rese palese mentre la carrozza passava accanto a Belgrave Square, piazza principale del quartiere Belgravia, altra zona esclusiva dell'aristocrazia situata nel distretto centrale di Londra.
Le sfarzose ville bianche e le casette a schiera del medesimo colore sfilavano ai lati del landò in cui i due uomini viaggiavano, al trotto cadenzato e ritmico dei due purosangue dal manto nocciola, che presero a rallentare nell'entrare nella via di Kinnerton Street.
Il quartiere era uno dei più eccelsi e costosi di tutta la capitale, forse solo al pari di Mayfair. Dopo la realizzazione del progetto di Thomas Cubitt, che bonificò la zona in principio paludosa e malfamata, divenne una delle aree più ambite di tutta la città.
Viktor aveva acquistato una villa e una casa a schiera, potendoselo permettere senza troppi problemi, apprezzando fin da subito l'eleganza e raffinatezza di quel luogo dall'architettura rigorosa.
Il conte aveva permesso a Marjorie di risiedere in una delle case di sua proprietà, dopo che lei aveva più volte insistito per trovarle un'adeguata dimora dove potersi vedere in privato, ben sapendo che lui non apprezzava una zona decadente e misera come quella in cui lei aveva abitato.
Non che Marjorie avesse vissuto nel quartiere più povero di Londra, ma Viktor era restio a scendere in luoghi della città che non fossero rigorosamente idonee al patriziato.
Il nobile aveva corso il rischio che qualcuno si accorgesse della donna e che la voce di una sua amante si diffondesse nella corte, ma era pur certo che, se la frequentazione fosse continuata nelle zone più basse della capitale, la sua persona in quei luoghi avrebbe dato sicuramente più nell'occhio piuttosto che in quartieri a lui consoni.
Marjorie poteva apparire agli occhi dei vicini come la governante della proprietà del conte di Lancashire, se non Elaine stessa, vista la somiglianza tra lei e la moglie di Viktor, motivo per il quale lui le si era avvicinato tanto da permettere a essa di irretirlo.
Quando il veicolo terminò la sua corsa, di fronte alle scalette che portavano all'ingresso della casa, Viktor si lasciò sfuggire un lungo sospiro irritato, stanco dal viaggio e innervosito dal confronto che avrebbe avuto da lì a breve.
Marjorie assomigliava tremendamente a Elaine, e questo aveva sempre giocato a suo favore, tuttavia i caratteri delle due donne erano totalmente differenti, se non all'opposto; laddove Elaine era timida e remissiva, Marjorie era più diretta e maliziosa, esperta nel corteggiamento che negli anni aveva dovuto affinare per la sua stessa sopravvivenza.
Era brillante e intelligente, tanto da riconoscerlo persino dall'uomo che l'aveva presa con sé regalandole il lusso di una casa praticamente tutta sua.
Non era così strano che un nobile avesse un'amante inserita nell'alta società, con un'abitazione nella quale alloggiare, pagata interamente dal benestante di turno; in varie occasioni, alcuni uomini tendevano persino a sfoggiare le proprie amanti come un bene di lusso, agghindate con abiti e gioielli di pregiata fattura.
Tuttavia a Viktor non era mai passato per la mente di mostrare Marjorie o di far sapere chi realmente per lui fosse, né tantomeno le aveva mai regalato qualcosa di valore che potesse attirare l'attenzione, tranne forse qualche abito ma non di elevata fattura, e con lei era stato chiaro che mai nessuno avrebbe dovuto anche solo sospettare di quello che stava accadendo tra loro.
Elaine non avrebbe mai dovuto sapere di quella relazione.
Cody scese per primo dalla carrozza, aspettando poi che il conte uscisse dalla vettura sistemandosi il cilindro in testa e stringendo nervosamente il bastone da passeggio, avanzando poi con passo deciso verso l'ingresso della casetta a schiera, iniziando a salire i gradini.
La porta venne aperta quando ancora i due uomini si trovavano a metà della piccola scalinata, dalla quale fece capolino una donna dai capelli neri sciolti lungo le spalle e gli occhi verdi che riportarono tutta la loro attenzione verso il nobile che alzò torvo lo sguardo su di lei.
Un sorriso accattivante apparve sul volto della giovane, dalla carnagione lievemente più scura di quella pallida di Elaine, spostandosi per fare entrare i due ospiti, sebbene seguisse le movenze di solo uno di loro.
«Avevo detto più volte di non mostrarvi con i capelli in quello stato» sentenziò Viktor senza guardarla, porgendo cappello e bastone a Cody.
«Non aspettavo visite, mio signore» replicò lei lisciandosi le pieghe dell'abito che indossava, semplice ma di buona fattura; un giusto vestito per una governante di una villa appartenuta a un Lord.
Marjorie si avvicinò a lui, aiutandolo con il soprabito nero che recuperò con un gesto che aveva dell'abitudinario e al quale lui non si sottrasse.
«Siete stato via molto, Lord Lloyd, od ora dovrei chiamarvi Lord di Lanscashire?» domandò lei con un guizzo sarcastico che ne accompagnò la voce, facendosi poi più seria e rattristata. «Vi faccio le mie più sentite condoglianze per la vostra perdita» aggiunse subito, nel vedere l'espressione di Viktor farsi palesemente infastidita.
Ormai lei sapeva leggere quel volto e ogni suo minimo cambiamento. Sapeva quando poteva osare troppo e quando era meglio evitare eventuale malizia o frasi che le si ritorcesse contro.
La donna aveva fatto decisamente fatica nel cercare di penetrare quel muro, dietro il quale il conte si nascondeva, ma una volta riuscita a superarlo aveva iniziato a capire quali erano i giusti modi tentare di manipolarlo.
Viktor era uno degli uomini più difficili con il quale aveva avuto a che fare, dai gusti ardui e dall'insoddisfazione di ogni cosa che lo attorniasse, affetto da idiosincrasia verso chi non fosse suo pari e verso tutto ciò che ai suoi occhi fosse futile e frivolo.
Riuscire a entrare nelle sue grazie e rendersi una necessità per lui era stato estremamente complicato quanto difficile, un lunghissimo corteggiamento durato mesi interi di continua insistenza.
Dopotutto non avrebbe mai smesso di perseverare e mai avrebbe accettato una sconfitta, decisa a raggiungere il suo obbiettivo a cui non avrebbe rinunciato per nessuna ragione.
Il conte si guardò attorno nervoso, guardando l'elegante corrimano in legno scuro che risaliva sinuoso, in contrasto con le scale marmoree che portavano ai piani superiori, come a voler valutare se salire o rimanere di sotto.
«Volete che vi porti del Brandy o dello Cherry?» domandò lei tornando servizievole e gentile, cercando di capire cosa passasse per quella mente contorta appartenente all'uomo di fronte a sé.
«Nessuno dei due, non sono qui per fermarmi, Marjorie» rispose lui, tornando a guardarla mentre la donna inarcava un sopracciglio interdetta.
«Non capisco, mio signore, di solito vi fermavate a lungo» osservò con falso stupore, per quanto in quell'istante iniziasse già a capire che qualcosa non le tornasse. «È forse successo qualcosa di grave?»
«Entro domani vorrei che ve ne andiate da questa casa. Vi darò abbastanza da poter lasciare Londra, potervi permettere un alloggio appropriato e il necessario per il vostro sostentamento» chiarì, allungando la mano con l'intenzione di riprendersi il soprabito che lei teneva ancora piegato sul proprio avambraccio.
La donna però non si mosse, restando a guardarlo palesemente dubbiosa e con un sopracciglio inarcato; perplessa, ma non preoccupata o spaventata dalle parole dell'uomo.
«Mio conte, non capisco. Non sarete di nuovo incerto su ciò che volete davvero, mi auguro» chiosò Marjorie con tono gentile. «Lo sapete, alla fine cambiate sempre idea.»
Accarezzò distrattamente il soprabito di Viktor, immobile e con lo sguardo arcigno puntato su di lei, infastidito dalle parole appena sentite.
Cody se ne stava fermo immobile accanto alla porta d'ingresso dell'abitazione, nervoso a sua volta per quella discussione che stava avvenendo sotto suoi occhi.
Sì, non era la prima volta che Viktor entrava là dentro con tutta l'intenzione di uscirne libero da quel filo invisibile che lo legava a Marjorie, anche se alla fine, per un motivo o per un altro, era sempre tornato sui suoi passi.
A Cody quella donna non piaceva affatto e l'unica cosa che sperava in quel momento, di fronte a quelli che per lui erano due titani che si stavano affrontando tra sguardi e parole sottointese, era che il suo signore riuscisse a liberarsi finalmente di lei.
«Prendiamoci qualche minuto, Viktor» propose la donna, considerando di sfuggita lo steward che la guardava impassibile, cercando di celare quelli che erano i suoi reali pensieri. Poi Marjorie tornò a portare la sua attenzione sull'uomo che aveva di fronte. «Bevete qualcosa e parliamone da soli» terminò quindi voltandosi, senza lasciare il tempo a lui di ribattere, dirigendosi subito verso la stanzetta adiacente all'ingresso.
«Signore...» lo ammonì Cody, senza riuscire più a trattenersi e sperando che il nobile non la seguisse, tornando sui suoi passi e chiudendo per sempre la porta alle sue spalle.
Ma ovviamente Viktor era di tutt'altra idea.
Non che volesse cedere alla malizia ostentata dalla donna, ma non sopportava affatto che lei decidesse, che avesse l'ultima la parola. Un affronto, per lui.
Non tergiversò altri istanti, seguendola con passo rapido e trasmettendo tutto il proprio livore mentre entrava nella stanza dove la ragazza stava già versando il Brandy in un calice in cristallo, decorato finemente con dei viticci floreali.
La stanza era più piccola rispetto a quelle delle ville o residenze a cui era abituato il conte, pur essendo provvista della mobilia più ricercata e raffinata che si poteva trovare a Londra.
Vi erano una serie di alti armadi in legno di mogano e di citrino, il satinwood dal tipico color miele e dalla venatura iridescente che lo rendeva particolare quanto costoso.
Una piccola credenza accoglieva svariati servizi da tavola, tra cui piatti e tazzine in porcellana finissima, calici di cristallo con decorazioni in oro, vassoi e posate in argento. Il mobile si appoggiava accanto a una finestra, appena coperta da pesanti tendaggi in velluto di un verde smeraldino che le facevano da cornice, nascondendo l'interno della stanza dai passanti che sostavano sulla ricca via.
Anche il Brandy, così come lo sherry e svariate altre tipologie di ricercati alcolici, erano disposti in uno dei mobili in rovere presenti nella stanza, accanto ai bicchieri anch'essi in cristallo, ossessivamente allineati e in perfetto ordine.
Al centro rimaneva un basso tavolino in noce, intarsiato a tasselli di svariati colori che creavano al centro un intricato disegno di fiori e tralci.
Quattro poltroncine in velluto rosso finivano l'arredamento.
«Credo che voi abbiate bisogno di sedervi e parlare, Viktor» lo anticipò Marjorie, avvicinandosi all'uomo e porgendogli il bicchiere. «Non è la prima volta che cercate di chiudere questa relazione, tuttavia ogni volta tornate da me, come sempre.»
Sorrise, di fronte l'espressione glaciale del conte, che tuttavia prese il bicchiere, distogliendo lo sguardo dalla donna che lo affrontava decisa e con un sorrisetto sarcastico sulle labbra.
«Questa volta è diverso. Voglio davvero che voi ve ne andiate e non intendo avere ripensamenti al riguardo. Mia moglie ha bisogno della mia attenzione molto più di quanto io la dia a voi» sentenziò secco mentre si affacciava alla finestra.
Marjorie in tutta risposta sospirò, come se la cosa l'annoiasse, più che infastidirla. «Cosa vi ha fatto cambiare idea, mio signore? Vi ha forse accolto con un sorriso? Vi ha mostrato interesse e gratitudine? Il vostro piccolo viaggio a Whitesand's Hall l'ha fatta magicamente cadere ai vostri piedi?» domandò con un tono velato di sottile e voluto sarcasmo.
«Elaine non è venuta con me in Lancashire, ma a voi non deve interessare comunque. Ho preso questa decisione e domani non voglio più trovarvi in questa casa. Domani mattina, uno dei miei domestici verrà a prendervi e vi accompagnerà fuori Londra.»
Poggiò il calice ormai vuoto sul tavolino, intenzionato a chiudere definitivamente la conversazione e tagliare di netto qualsiasi cosa che lo legasse a Marjorie.
«Come desiderate, Viktor» rispose lei con sufficienza, per nulla preoccupata dalle sue parole. «Se è ciò che volete, domani me ne andrò da questa casa, ma sappiate che non risolverete di certo il problema tra vostra moglie e voi stesso, né otterrete da lei quello che invece avete con me.»
Viktor tornò a guardarla, seccato dalle sue parole quanto dall'ostentata sicurezza e l'irriverenza che palesava. Marjorie non gli teneva sempre testa, anzi, solitamente era spesso sottomessa e piena di attenzioni, quando sapeva che fosse proprio quello che il conte cercava.
Fece quindi per ribattere alle parole di lei, ma la donna fu più veloce.
«Potete illudervi che possiate ottenere quello che volete da vostra moglie, ma non sarà mai così. Una volta che lei avrà un figlio non varrete più nulla; le sue attenzioni saranno per il vostro erede e avrete solo di fronte a voi la verità che a lei non sia mai importato nulla di voi» spiegò con un sorriso divertito in volto, quasi si stesse prendendo gioco di lui. «Non lasciatevi intenerire da un sorriso o un finto malessere, che probabilmente non è mai esistito.»
«Vi ho già detto che voi non avete nessun diritto di parlarmi in questo modo e soprattutto di fare ipotesi lontane dalla vostra comprensione. Non sapete nulla di Elaine!» chiarì Viktor duramente, senza però lasciarsi trasportare dalla rabbia, nonostante il fastidio provocato dalle provocazioni della sua amante.
Marjorie però sorrise melliflua di fronte al livore del conte, per nulla preoccupata. «Davvero? Eppure adesso sembra stia bene. Un caso, forse, ma se davvero fosse stato il bisogno di avervi accanto non dovrebbe patire lo stesso la vostra assenza? Invece l'uscire e recarsi all'istituto femminile pare che l'abbia miracolosamente guarita» rispose beffarda. «Evidentemente non eravate voi che le mancavate, dopotutto vi ha mai più cercato? Non mi sembra, o non sareste sempre qui a passare ore, minuti e secondi importanti nel mio letto.»
«State dicendo cose prive senso e fondamento, irrilevanti. Ho già deciso e non intendo rimarcare le mie parole. Preparate i vostri valori e andatevene da casa mia!» ordinò secco e deciso, iniziando sentire le corde della propria pazienza iniziare a cedere lentamente alle errate supposizioni della donna.
Difatti, appena Marjorie tentò di nuovo di insistere con le sue congetture, Viktor si voltò, afferrando il suo soprabito poggiato su una delle poltroncine, uscendo senza guardarsi indietro.
Solitamente avrebbe parlato fino ad avere lui la meglio su chiunque fosse il suo rivale, abituato a manipolare con facilità chiunque si trovasse di fronte.
Non aveva nessuna difficoltà, tranne quando di trattava di Elaine. Se l'argomento iniziava a vertere su sua moglie tutto diventava difficile e incerto, come se avesse messo piede su un terreno sdrucciolevole sotto al quale avrebbe trovato un baratro oscuro del quale lui stesso aveva timore.
Si mise il soprabito in tutta fretta, ignorando la donna alle sue spalle che lo seguiva senza dimostrare nessuna minima preoccupazione, come se avesse la certezza che da quella casa, in realtà, non se ne sarebbe mai andata.
Cody porse a Viktor cilindro e bastone, senza nascondere un lieve sorriso di soddisfazione e rasserenato dalla decisione presa dal suo signore, speranzoso che quella fosse la volta buona grazie alla quale si sarebbero definitivamente liberati di quella donna.
«Addio, Marjorie» la salutò Viktor mentre il suo steward gli apriva la porta.
«A questa sera, conte. Non si sa mai che durante il resto della giornata voi non possiate cambiare idea» lo rimbeccò lei con tono provocatorio mentre Cody chiudeva la porta lanciandole uno sguardo infastidito, di fronte al quale lei affilò maggiormente il suo sorriso.
Era ormai tardo pomeriggio quando il nobile e il suo seguito risalirono in carrozza, con il sole ancora ben alto in cielo e un fresco venticello che si infilava tra le vie e gli spifferi della vettura nella quale i due uomini sedevano.
Viktor guardò fuori dal finestrino, mentre Cody dava l'ordine di tornare verso villa Lloyd, decisamente soddisfatto da come fosse andato quell'incontro.
A sua volta lo steward si rilassò sulla sua seduta, con un rinnovato sorriso sul bel volto giovane, iniziando a guardare uomini e donne che si susseguivano lungo le vie, intenti, con tutta probabilità, a prepararsi per qualche evento serale e mondano.
Erano oltre metà maggio, nel bel mezzo della stagione londinese dove chiunque fosse nobile o benestante si preparava per relazioni politiche e sociali, attraverso feste, balli o eventi di vario tipo.
«Siete sicuro di quello che avete in mente, signore? Siete in lutto e di certo farete parlare mezza Londra, questa sera» domandò Cody, cercando di cambiare argomento e spostare così l'attenzione di Viktor da ciò che era accaduto poco prima.
L'uomo riportò gli occhi azzurri sul proprio accompagnatore, inarcando un sopracciglio perplesso. «Siete stato voi a propormi di fare qualcosa assieme a Elaine» replicò alzando poi le spalle. «A ogni modo non importa, lascia che gli stolti e gli ignoranti si divertano a parlare.»
«Sì, beh, certamente» borbottò mestò il ragazzo, passandosi una mano sulla nuca, ben sapendo che sarebbe stato impossibile far cambiare idea a Viktor.
«Preparatemi un bagno, appena arriviamo» dispose il conte, portando una mano sul mento, accarezzandosi la barba cresciuta nell'arco di quei pochi giorni. «Necessito inoltre della vostra abilità per sistemare il mio aspetto.»
Elaine tornò alla sua dimora in uno stato di trepidante attesa. Aveva continuato a pensare per l'intera ora su cosa Viktor avesse in serbo per quella sera.
Neanche a Nellie aveva prestato attenzione, nonostante la ragazza le avesse più volte fatto cenno in direzione dei tre ragazzi che stavano scaricando materiale dal cortile interno, insistendo che magari fosse il caso di ringraziarli per il giorno precedente.
Con la scusante del non potersi permettere di scendere, anche perché sarebbe stato ben poco appropriato da parte sua, aveva lasciato che ci si recasse la domestica, tornando a fantasticare sulla serata sempre più vicina.
Era assente, completamente assorta al pensiero riguardante suo marito e alla sua millantata sorpresa, cercando di fantasticare di cosa potesse mai trattarsi.
I tentativi di riportarla alla realtà di Nellie erano stati del tutto vani.
Arrivati alla villa, fu William, il maggiordomo, ad accoglierle.
«Signora, il padrone di casa mi ha chiesto di dirle di prepararsi per la serata con un abito elegante e che le consente di vestire il mezzo lutto per sua stessa decisione. Potete quindi fare a meno, da questo momento in poi, del lutto stretto.»
L'espressione della ragazza di fece perplessa. Dava per scontato che la sorpresa non sarebbe stata di certo un'occasione come un ballo o un evento di qualche tipo, proprio per il rispetto dovuto al decesso dell'ormai defunto conte di Lancashire.
La decisione di non mantenere il lutto stretto le sembrò quantomai bizzarra, per quanto conoscesse abbastanza Viktor da sapere che fosse inutile sorprendersi.
Se era suo marito a decidere che potevano smettere di portare il lutto stretto, lo avrebbe accettato, come qualsiasi regola che lui avesse chiesto o imposto.
Era sua moglie e non avrebbe comunque potuto ribellarsi a quello che fosse il volere del proprio marito.
Nellie si avvicinò a lei, sfiorandole il braccio per attrarre la sua attenzione.
«Venite, signora. Se dovete essere perfetta per questa serata non abbiamo tempo da perdere, non credete?» domandò accennando un sorriso d'intesa, di fronte alla quale Elaine non esitò, annuendo entusiasta a sua volta.
Era decisamente felice e non riusciva a nasconderlo.
Elaine ci mise ore intere per prepararsi, e quando Viktor scese le scale aspettandola di sotto lo fece attendere diversi minuti prima di apparire in cima alle scale, accompagnata dalla ragazza che se ne era presa cura fino a quel momento, evidentemente stravolta dall'acconciare e preparare la sua signora in così poco tempo.
Tuttavia il risultato era più che perfetto.
La contessa di Lancashire scese tenendosi con attenzione le gonne e sottovesti per evitare di inciampare, vestita dopo mesi con un abito che aveva la parvenza di un'eleganza ormai lontana.
Il vestito era di un color malva scuro, violaceo e privo di fronzoli, dalle maniche lunghe fino ai polsi e chiuso fino al collo, come voleva la moda del mezzo lutto.
I capelli erano acconciati rigorosamente, sotto a una cuffia del medesimo colore con un accenno di veletta in crespo nera, che le copriva in parte il volto reso lucente e vivo da poco trucco.
Viktor si accorse subito di quanto fosse dimagrita, vanto per molte donne ma che lui sapeva benissimo non fosse precisamente appropriato, pur sapendo quanto la moglie avesse difficoltà a mangiare più di una misera porzione di cibo.
Il corsetto stretto che le fasciava la vita, dando l'effetto della tipica forma a clessidra, metteva in risalto le sue forme, smagrite ma ancora eleganti e raffinate come Viktor ricordava.
Una collana di perle semplice le contornava il collo, spiccando sul tessuto scuro; unico gioiello indossato dalla ragazza.
Lei sorrideva in maniera spontanea, tanto che il conte non ebbe sospetti o dubbi scaturiti dalle parole maligne della sua ormai ex amante, per quanto esse fossero ancora là, pronte a tormentarlo al suo minimo dubbio.
«Siete bellissima, contessa di Lancashire» la salutò lui affilando un sorriso appagato, mentre Elaine arrossiva nella sua abituale timidezza, abbassando lo sguardo in imbarazzo.
«Anche voi siete bellissimo, Viktor» mormorò a disagio, come se non sapesse bene cosa dire e senza la minima certezza di fare la cosa giusta.
«Prego, mia Signora, abbiamo poco tempo e la carrozza è in attesa» l'avvertì Viktor, porgendole il braccio che lei non attese a prendere, affiancata a lui.
«Dove volete portarmi questa sera, Viktor?»
«A teatro, Elaine. Questa sera al Covent Garden verrà rappresentata l'opera teatrale di Shakespeare: Sogno di una notte di mezza estate.»
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