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East End II parte

Quando Nellie uscì finalmente dalla stanza si rese conto di non avere idea del tempo che fino a quell'istante fosse passato.
Aveva cercato di ignorare ciò che accadeva al di là della porta, concentrandosi solamente sulla discussione con suo fratello e ripetendosi che quello che stesse accadendo non fosse per colpa sua.
Aveva esposto all'uomo il piano di Marjorie e Ben, auspicando ancora una volta di riuscire a convincerlo nella speranza di salvare almeno una vita, ma Mortimer era stato inflessibile, irritandosi ancora di più nel sapere dei loro fallimenti e del ritorno del conte di Lancashire.

Era stato difficile mantenere la calma e la freddezza per sostenere quel dialogo, mentre al di là della porta si sentivano gemiti e pianti sommessi, impossibili da ignorare.
Nellie però lo fece, cercando di estraniarsi, consapevole che per la donna che stava nella stanza accanto non avrebbe potuto fare nulla, se non peggiorare la situazione.
Tuttavia, nonostante i suoi tentativi di far ragionare il fratello, uscì dalla bisca delusa, amareggiata e sola.
Non incontrò né Benjamin né Marjorie nelle sale e stanze che aveva attraversato per uscire all'aperto, pregando che non gli fosse accaduto nulla di grave tanto da averli spezzati più di quanto già non fossero.

Li trovò entrambi all'esterno in sua attesa, nascosti nell'ombra di una via poco distante e ben attenti a stare lontani da quell'uomo maledetto.
Solo nell'avvicinarsi poté vedere il risultato di quel tentativo di far ragionare il fratello sulla pelle dei due ragazzi.
Benjamin era ricoperto di lividi che stavano lentamente fiorendo sul volto ferito ed escoriato, sporco di terra e sangue; della sua camicia ingiallita era rimasto un abito strappato, logoro e imbrattato anch'esso di liquido vermiglio e fango. Si teneva lievemente chinato, come se il minimo movimento gli provocasse dolore, ma non si impedì dall'alzarsi in piedi come vide la donna avvicinarsi titubante.
Marjorie invece rimase seduta, avvolta nel soprabito scuro che aveva portato con sé, senza degnarla di attenzioni. I capelli erano ricaduti lungo la schiena, sfatti e disordinati, e sebbene sul volto non ci fossero segni di percosse o ferite, il trucco sciolto degli occhi, colato sulle guance, lasciava intendere quanto lei stessa fosse scossa da quanto appena successo, completamente estraniata da quello che avesse in quel momento attorno.

Nellie percepì il senso di colpa attanagliarla e stringerla come una serpe, tanto da toglierle il respiro di fronte alla violenza che i due giovani avevano subito.
A lei non era mai capitata una cosa simile, sempre protetta da un fratello che aveva iniziato a cambiare di giorno in giorno, corrotto dal cuore oscuro di Londra quanto da sé stesso e da quella nuova vita che lo stava facendo impazzire un pezzo alla volta.
Da quello stesso dialogo avuto con lui si era resa conto quanto fosse diventato diverso, impedendole di riconoscere nell'uomo che aveva avuto davanti il ragazzo che fino a pochi anni prima si era preso cura di lei dopo la perdita dei loro genitori.
Le aveva promesso che non avrebbero più sofferto, che l'avrebbe protetta e che tutto sarebbe cambiato; poi la capitale lo aveva inghiottito, oscurando quella parte di bontà che sembrava perduta per sempre.

«Che cosa ha detto Lo Scozzese?» domandò Ben, richiamandola alla realtà e attirando la sua attenzione. «Sei riuscita a convincerlo?»
«No, non ci sono riuscita. Non ha voluto ragionare in nessun modo. Ha detto che adesso si farà come deciderà lui» spiegò Nellie in tono basso, sconfitto, abbassando il capo. «Mi dispiace.»
«Non è servito a nulla venire qui» intervenne Marjorie senza guardare nessuno dei due. «Ve lo avevo detto.»
Benjamin la ignorò, incalzando la sorella del rosso e avvicinandosi a lei. «Sei stata con lui per delle ore. Ti deve aver detto qualcosa» sbottò afferrandola per le spalle.
«Ben, questo non è il luogo dove parlarne» reagì però lei spostandosi.

Era ormai mattina inoltrata e le vie si stavano facendo gremite di ogni genere di anima. Nessuno sembrava far caso a loro, nonostante fossero ancora poco distanti dall'entrata della bisca, di fronte alla quale i due uomini di prima piantonavano ancora l'ingresso.
Marjorie annuì alle parole di Nellie, concorde. «Sì, andiamo altrove. Non posso neppure tornare in queste condizioni a Belgravia, darei troppo nell'occhio in quel quartiere. Mi serve un posto dove... ripulirmi.»
«Andiamo da te, Ben. Devi darti una sistemata anche tu» propose Nellie, tornando a guardare il ragazzo che faticava a stare in piedi.
«Io sto bene! Voglio sapere cosa ti ha detto Krane» insistette lui, angosciato da ciò che Mortimer aveva potuto decidere.
«Ti racconterò tutto quanto, ma non qui. Non adesso. Dobbiamo andare via!» esclamò in risposta la donna con tono secco e deciso. «O vuoi farti prendere di nuovo a pugni da quelli là sotto?»
Senza aspettare risposta la donna voltò loro le spalle, con la chiara intenzione di allontanarsi nel più breve tempo possibile.

Marjorie si alzò a fatica da dove era seduta, quasi le costasse sofferenza muoversi. Le gambe le avevano smesso di tremare da quando si era fermata ad aspettare i due, avvolta e incappucciata nel suo soprabito per evitare che nessuno la guardasse, fino alla ricomparsa di Benjamin, poco dopo di lei, buttato letteralmente nel fango da due uomini che lo avevano trascinato a spalla fino all'esterno.
La donna non aveva mosso un muscolo per aiutarlo, più per ciò che aveva passato che per la scarsa volontà di prestargli soccorso, troppo provata e ancora con gli arti inferiori tremanti.

L'americano si era alzato da solo con difficoltà, tossendo e sputando a terra, respirando a fondo come se gli risultasse decisamente troppo doloroso. Si era poi guardato attorno, in ginocchio, circondato da persone che gli passavano accanto ignorandolo, come se li, nell'Est End della capitale, fosse cosa da tutti i giorni.
Probabilmente non ne avrebbero avuto pena nemmeno se fosse stato lasciato in terra in fin di vita.
Ben aveva scorto Marjorie rannicchiata in una delle vie, con gli occhi cerchiati dal trucco ormai colato e segnato dalla violenza, immobile come un animale ferito.
Le si era avvicinato con passo claudicante, faticando a stare in piedi e tenendosi un fianco come se ciò gli rendesse più facile camminare.
Si erano scambiati solo poche parole, senza voler sapere cosa fosse successo all'altro, aspettando poi in silenzio il ritorno di Nellie.

Il ragazzo non aveva più alzato lo sguardo sulla donna che aveva di fronte, non solo per la somiglianza con l'amata, ma conscio di quello che le era successo, sentendosi, come Nellie, colpevole di aver cercato in tutti i modi di convincerla ad aiutarli.
Marjorie era andata con loro perché le era stato chiesto, accettando di dare loro appoggio per quanto deciso, trovandosi alla fine a fare ciò che odiava con tutta sé stessa solo per evitare il peggio alla propria discendenza.
Sebbene l'americano fosse stato ferocemente linciato aveva potuto reagire alla lotta, sfogando in parte la rabbia repressa tenuta a freno fino a quel momento e ora non poteva fare a meno di pensare che a lui quanto a Nellie, in fondo, era andata molto meglio rispetto a ciò che l'amante del conte aveva dovuto sopportare.
Il ragazzo non riusciva a smettere di pensare che se non fossero andati da lei e l'avessero coinvolta si sarebbe evitata tale ingiuria e violenza al proprio corpo e alla propria dignità.

Sebbene lui volesse ricevere altre informazioni dalla sorella di Krane e notizie su quanto deciso, inseguì la ragazza senza insistere o fare altre domande. Tentò anche un accenno di aiuto nei confronti di Marjorie, porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi, senza che però la ragazza l'accettasse, ignorandolo completamente come se neppure esistesse, rimettendosi in piedi da sola e seguendo a capo chino l'altra donna.
Fu Nellie, una volta allontanatasi abbastanza dalle zone più malfamate di Spitalfield e seguita dalle due ombre silenziose di Benjamin e Marjorie, a richiamare una carrozza per spostarsi più rapidamente e raggiungere finalmente un riparo adeguato.

Quando giunsero al quartiere di Southwark il sole si era già ormai fatto alto, nonostante fosse lievemente offuscato dalla cappa di bruma che saliva dal vicino Tamigi e dai comignoli di fabbriche e case di quella che era una delle zone più produttive di tutta Londra.
Ben aveva cercato di fare altre domande, prontamente zittito da Nellie, preoccupata per la faccenda quanto per Marjorie che non li aveva degnati di uno sguardo, limitandosi a guardare fuori dalla finestra in silenzio per tutto il tempo.
Solo una volta entrati in casa, fortunatamente trovata vuota, l'americano tornò a fare domande che ormai non riusciva più a trattenere.

«Ora ci puoi dire cosa ha detto Krane?» domandò senza guardarle, porgendo una sedia a Marjorie ma continuando a fissare Nellie. «Che piano ha?»
«Mio fratello si è fatto spiegare l'idea che avevamo stabilito, ha fatto finta di pensarci a lungo e poi mi ha riso in faccia» iniziò a spiegare la ragazza. «Io... io non lo riconosco più.»
«Non mi importa di cosa riconosci o meno, Nellie. Cosa ti ha detto? Cosa non gli va bene della nostra idea?» incalzò l'uomo, passando poi al camino ormai spento cercando di ravvivare le braci sotto la cenere.
«Posso avere dell'acqua?» domandò Marjorie inserendosi nella discussione e voltandosi a guardare il ragazzo che si fermò, sorpreso di sentirla di nuovo parlare.
«Certo...» mormorò con tono più gentile e meno scontroso, spostandosi celere dal caminetto per avvicinarsi al poco mobilio che aveva nella stanza per recuperare una tazza di latta che riempì con dell'acqua presente in una brocca di ceramica.
«Non è come quella che hai a Belgravia, forse la troverai un po' stantia» osservò con tono basso ma gentile, porgendole da bere e disinteressandosi di Nellie per qualche istante. «Mi dispiace, Marjorie» aggiunse poi dopo averle lasciato la tazza, senza ricevere da lei gesto o parola di ringraziamento.

Qualsiasi altra donna abituata a vendere il proprio corpo per sopravvivere, come in molte facevano nei bassifondi o nei bordelli gestiti da un padrone benestante, avrebbe superato la situazione appena vissuta con facilità, ma Marjorie non era nata prostituta, né mai era arrivata alla fame tanto da vendere il suo corpo.
Krane l'aveva presa con sé unicamente per far sì che diventasse l'amante del conte di Lancashire, approfittando di una donna sola e con una bocca da sfamare, che nessuno avrebbe mai preso a lavorare per un'apparente dignità persa.
Non aveva passato ore su letti sfatti e sfondati a soddisfare uomini differenti durante la notte, ma aveva solo creduto nell'amore, cedendo a false lusinghe proferite da un cuore non sincero, dal quale era nata la figlia che le era stata strappata via con la forza, costringendola a mettersi addosso una maschera non sua per sedurre un uomo che non voleva.
Quella violenza e quella bestialità, però, non l'aveva mai vissuta e sia Nellie che Benjamin ne erano consapevoli.

L'americano tornò a sedersi su uno dei letti, riprendendo a guardare Nellie e tirando un lungo sospiro nel tentativo di ritrovare la calma, ma facendo invece nascere una smorfia di sofferenza sul suo volto, dovuta alla fitta di dolore al fianco al solo tentativo di respiro.
«Spero che quelle botte non siano gravi» osservò Nellie guardandolo preoccupata.
«Ho passato di peggio, lascia stare. Abbiamo altro su cui discutere; riprendiamo il discorso. Cosa ha detto Krane?»
«Mio fratello ha detto che parte del piano gli piace, ma vuole fare dei cambiamenti» iniziò a spiegare. «Ovviamente ha detto che queste modifiche rimarranno tali e che questa volta non accetterà ulteriori fallimenti da nessuno di noi tre.»
«Non...» iniziò a dire Marjorie, stringendo poi le labbra e chinando il capo, spinta a volersi ribellare a quella spiegazione e di non volere più far parte di nessun piano, ma bloccata sul nascere da un pensiero dai riccioli corvini. «Cosa vuole che facciamo?» si corresse, osservando i due e poggiando la tazza sul tavolino di fronte a sé, rimettendo la schiena in posizione eretta, quasi a cercare di acquistare di nuovo la dignità persa.

«Vuole che uccidiamo Elaine e non c'è nulla che possa fargli cambiare idea. Ha detto che di noi non si fida e che questa volta userà anche alcuni dei suoi tirapiedi per assicurarsi che vada tutto liscio.»
«Non posso farglielo fare!» sbottò Benjamin alzandosi dalla sedia dove si era appena seduto, imprecando poi a bassa voce prima di piegarsi lievemente dal dolore per il brusco gesto compiuto, poggiandosi una mano nuovamente sul fianco.
«Ha detto che ucciderà prima Padraig e Noel se farai qualcosa di testa tua, e poi getterà il tuo cadavere nel Tamigi a fargli compagnia. Non ti ci farà neppure avvicinare e non ha intenzione di farti prendere parte al piano...»
«Io lo ammazzo...» ringhiò rabbioso il ragazzo, muovendosi nervoso per la stanza.
«Calmati, Benjamin. Così non risolviamo nulla, fammi finire...» tentò la ragazza nel vederlo iniziare a perdere la pazienza e ignorare quello che stava dicendo.
«...devo cercare di portarla via prima che sia tardi. Devo trovare un modo per portarla lontano da qui.» rispose lui, ormai completamente rivolto con la propria mente a un improbabile salvataggio della donna amata.
«Mi ascolti?» domandò Nelli seccata, alzandosi in piedi a sua volta, sotto lo sguardo perplesso e leggermente più vivo di Marjorie che continuava a stare in silenzio osservando i due.

«Tu hai vissuto con lei per anni, ci deve essere un modo per poterla portare via dà la dentro!» esclamò lui afferrando la ragazza per le spalle, nuovamente.
Angoscia e terrore vide Nellie negli occhi color miele del ragazzo, ostentante la disperazione alla sola idea di perdere Elaine; un sentimento puro che lo stava facendo corrodere dall'impazienza nel non fare nulla.
«Ho un'idea, Ben, ma devi calmarti! Non puoi andare là a prenderla, non ti faranno mai entrare» spiegò la ragazza con tono basso, poggiando le mani sulle spalle dell'uomo, come se stesse parlando a un ragazzino imbronciato.
«Viktor non farà mai uscire da sola Elaine» si intromise Marjorie alzandosi in piedi anche lei e prendendo un fazzoletto dalla sua borsetta in broccato che teneva sempre a tracolla, guardandosi però attorno e ignorando i due.
Stizzita dal non trovare uno specchio o un oggetto abbastanza riflettente tornò a guardare la latta usata per bere, sempre senza degnare d'attenzione le altre due persone che si erano entrambe voltate a guardarla. «Se poi hanno superato i loro scogli e sono finiti finalmente a letto assieme dubito che si allontanerà da lei più del necessario. Era solo questione di tempo prima che questo insulso giochetto che abbiamo fatto in questi anni si sbriciolasse e franasse inesorabile.»

«Se non porto via Elaine, lei morirà. Non posso permetterlo. Tu faresti la stessa cosa se si parlasse di tua figlia» replicò piccato l'uomo mentre osservava la donna che iniziava a darsi una sistemata, utilizzando la scarsa visuale della tazza di latta nel tentativo di vedere cosa stesse facendo.
«Elaine non è mia figlia e tu non puoi sapere cosa avrei fatto al tuo posto. Se poi vuoi farti arrestare fai pure; ma se proprio ci tieni a saperlo io starei zitta e sentirei cosa ha da dire Nellie, sempre che la sua idea sia qualcosa di più intelligente delle ultime volte» spiegò la cortigiana, tornando a guardarli con un volto un po' più dignitoso e non più tracciato da nere lacrime. «Adesso che i due Conti di Lancashire saranno presumibilmente indivisibili, anche se Viktor lasciasse la villa tu riusciresti al massimo a poggiare un piede sull'ultimo gradino della loro residenza, prima che arrivi Scotland Yard

Benjamin strinse i denti, assottigliando lo sguardo pieno di livore per quelle gelide parole appena udite. Glaciali, sebbene realistiche tanto da far male e portare il ragazzo a chinare la testa quasi sconfitto, portandosi una mano tra i capelli per riportarli indietro in una parvenza di ordine che mai avevano avuto. Voltò quindi lo sguardo su Nellie, sospirando. «Cosa proponi, quindi? Quali sono i piani di Krane?» domandò con voce improvvisamente stanca. 

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