East End
L'aria era ancora umida e pesante di pioggia quando i tre uscirono dal bianco appartamento numero 13 di Kinnerton Street, sito nel lussuoso quartiere di Belgravia, nella prima luce dell'ormai prossima alba.
Come losche figure avvolte dalla foschia notturna, scesero per le vie più scure di Londra, spostandosi verso la zona peggiore e malfamata nella quale mai Lord o Lady avrebbero messo piede.
Le strade che dapprima erano state teatro di poche anime oscillanti nella nebbia si fecero via via più affollate, man a mano che Ben, Nellie e Marjorie scendevano verso i bassifondi del East End della capitale, da sempre conosciuta come una delle zone più povere e dalle condizioni di vita al limite del possibile.
Qualsiasi cittadino considerato rispettabile avrebbe cercato di tenersi ben distante da tali luoghi, lontano da chi, in quei vicoli bui e puzzolenti, poteva tranquillamente alleggerire il borsello quanto togliere la vita con la medesima facilità.
Quelle stesse vie, luride e sporche, ricoperte di fanghiglia scura dalla dubbia provenienza e con ratti che si annidavano in ogni lercio anfratto, erano sempre sovraffollate di ogni genere di personalità, donna, uomo o ragazzo che fosse.
Nonostante l'orario prossimo al far del giorno, si potevano già trovare in giro bambini e bambine intenti a vendere qualche fiammifero o mazzi di fiori; acchiappa ratti armati di gabbiette in ghisa accompagnati dai loro piccoli segugi; venditori di nidi d'uccelli; lavoratori e lavoratrici delle Workhouse pronti a iniziare la giornata per qualche misero penny.
La Dark London, così definita da molti, aveva ottenuto questa nomea per la scarsa illuminazione, tanto da renderla cupa anche durante le ore del giorno, grazie a quelle vie strette e anguste, affiancate da alti palazzi che impedivano il passaggio della luce.
Ma quei quartieri non si limitavano ad accogliere poveri miserabili che si trascinavano nel fango: era anche terreno fertile per chi da quella situazione poteva trarne vantaggio.
Criminalità, prostituzione, bische, giochi d'azzardo clandestini e combattimenti illegali erano attività fiorenti per chi non avesse pudore e valori. Anche la gestione degli alloggi comuni, dove per soli quattro pence chiunque poteva chiedere un posto per la notte in squallidi dormitori affollatissimi, era ampiamente sfruttata, ignorando totalmente la dignità di chi venisse ospitato.
Persino gli agenti di Scotland Yard cercavano di tenersi il più lontano possibile da quei luoghi, consapevoli del rischio che una volta messo piede in quel sudiciume non sarebbero più tornati indietro interi.
Per quanto il quartiere di Spitalfields fosse stato in passato rinomato per la sua fiorente produzione di tessuti e di fabbriche tessili, rese famose per la preziosa seta dei tessitori Ugonotti, in quegli anni stava ormai cadendo nel peggiore degrado.
Poche erano le fabbriche che ancora potevano fornire manufatti degni dell'alta società, ormai contrastati dalla concorrente produzione tessile francese, e la maggior parte delle grandi case erano state acquistate da chi voleva solo approfittarsi dei poveri che si trascinavano senza meta lungo quelle vie.
Sia Benjamin, Nellie e Marjorie conoscevano bene quel quartiere, così come la strada di Dorset Stress che stavano percorrendo nell'entrare nel cuore di quella sorta di baraccopoli costruita su mattoni.
Nellie stessa ci aveva vissuto per degli anni, legata ad essa per via del fratello che aveva allungato le mani sulle proprietà di quella zona, approfittando di chiunque gli capitasse a tiro per i suoi scopi.
Marjorie e Ben ne erano un esempio lampante, minacciati e raggirati per una vendetta che a loro non era mai appartenuta, costretti contro il loro volere a chinare il capo e seguire ordini a cui mai avrebbero dato ascolto.
Krane teneva sotto controllo gran parte della criminalità organizzata di quella zona, in accordo con qualche altro proprietario con il quale evitava di pestarsi i piedi a vicenda.
Aveva il suo giro di prostitute, con qualche bordello di basso rango, per quanto la sua maggiore attività riguardasse il gioco d'azzardo e le lotte clandestine, dove uomini squattrinati tentavano la fortuna nella speranza di guadagnare qualche moneta con cui pagarsi un posto dove dormire e un pezzo di pane da magiare.
Tuttavia lo scozzese era da sempre stato attento a nascondere con attenzione ogni aspetto di quella sua attività, mostrandosi solo nell'alta società come un uomo d'affari, divenuto ricco grazie all'oro trovato dal padre in California, grazie al quale aveva comprato mansioni considerate più pulite che utilizzava solo come sua vera immagine.
Di chi fosse davvero Mortimer nei bassifondi non lo sapeva nessuno; era semplicemente conosciuto come Lo Scozzese.
Nonostante non si mostrasse mai nei suoi affari di persona, ma inviasse sempre qualcuno dei suoi tirapiedi a occuparsi di risolvere le situazioni o chiudere affari di banale importanza, non si era fatto remore ad avere a che fare lui stesso con Ben e Marjorie.
A quest'ultima Krane si era palesato dopo averle portato via la figlia e a Ben successivamente al debito che il ragazzo aveva accumulato verso di lui, attraverso truffe appositamente ben progettate.
Lo scozzese aveva mosso i fili dei suoi burattini per far sì che i due ragazzi cadessero nella sua tela, impossibilitati poi a uscirne vivi se non seguendo gli ordini di colui che aveva dannato le loro vite e quelle di chi faceva parte della loro famiglia.
Erano consci entrambi di avere le mani legate e che discutere con Mortimer di quanto successo non sarebbe affatto stato facile, visto il carattere scorbutico e sprezzante di quell'uomo rude quanto crudele, capace di cose orribili pur di ottenere quanto voluto.
Con l'angoscia alla gola e la rabbia al petto, i due ragazzi seguirono Nellie sgattaiolare verso una delle vecchie fabbriche abbandonate in cui un tempo venivano prodotte sete e tessuti preziosi.
L'ingresso era piantonato da due uomini piuttosto corpulenti, che li guardarono sospettosi quanto incuriositi, allo stesso tempo per nulla sorpresi di vederli, come se avessero già riconosciuto chi si stesse avvicinando.
«Devo vedere Lo Scozzese» avvisò Nellie con voce sicura, conscia che quei due uomini che aveva di fronte a sé, grossi il doppio di lei, sapessero benissimo chi avessero davanti.
«Il Capo non c'è. È alla bisca» spiegò il più smilzo dei due, dal viso butterato e rovinato da qualche tipo di malattia. «Ma se è urgente possiamo andare a chiamarlo.»
«No, possiamo andarci anche da soli. Dopotutto è da un po' che non scendo di sotto» replicò Nellie, voltandosi a guardare l'altro uomo che da quando si erano avvicinati osservava Marjorie con attenzione fin troppo insistente, tanto da risultare fastidioso persino per l'altra ragazza, per quanto l'amante del Conte non sembrasse minimamente farci attenzione.
«Non perdiamo altro tempo, ormai è già mattina. Giochi e combattimenti staranno finendo» intervenne Ben, ricevendo in risposta un cenno affermativo da entrambe le ragazze, nonostante si fosse già girato per iniziare ad allontanarsi.
«Ti aspettiamo più tardi, Marjorie. Sai che qui per te c'è sempre un posto libero» provocò lascivo l'uomo che aveva fissato la ragazza per tutto il tempo dal loro arrivo, non ricevendo però nessuna risposta, se non uno sguardo minaccioso da parte di Nellie, che però non replicò.
Tutti e tre percepivano il peso della gravità della situazione, in bilico su un terreno fragile e pronto a sgretolarsi portando nel baratro ognuno di essi assieme ai loro cari.
La bisca, luogo dove non solo si giocava d'azzardo, ma si organizzavano incontri clandestini, aveva accesso da una delle palazzine non distanti dalla fabbrica in disuso, anch'essa sorvegliata da due uomini dall'aspetto ancora più ostile di quelli precedenti, sebbene non si misero in allerta nel vedere giungere il trio.
«Cerco il capo. Mi hanno detto che è qui» avvisò di nuovo la sorella di Krane, facendosi avanti come portavoce dei due alle sue spalle, nervosi e chiusi nel loro silenzio, sebbene mossi da intenti ben differenti.
«Niente armi di sotto. Sai quali sono le regole. Dobbiamo verificare che non abbiate nulla addosso» spiegò l'uomo, segnato da una lunga cicatrice che partiva sopra l'occhio destro e gli attraversava il viso. Alzò appena lo sguardo verso Marjorie nel parlare, accennando un sorriso ironico e mostrando qualche dente mancante, tornando poi su Nellie. «Quantomeno dobbiamo controllare loro due.»
«Allora fate preso, non ho tempo da perdere e devo parlare con Lo Scozzese, adesso» si intromise Ben, cercando di celare l'impazienza presente nella voce e facendo qualche passo verso di loro, aprendo le braccia. «Io non ho nulla e neppure la ragazza alle mie spalle. Nessuno di noi ha tempo da perdere» sottolineò di nuovo.
«Datti una calmata, baleniere. L'ultima volta che sei passato da queste parti non facevi tanto lo sbruffone» replicò l'altro piantone dal viso affilato e somigliante a un topo. «Anzi, eri uscito da qui stando in piedi a stento» aggiunse in tono ironico e provocatorio facendo ridacchiare il compare che nel frattempo si era avvicinato a Marjorie, nonostante lo sguardo minaccioso che lei gli aveva rivolto.
«Andiamo! Il capo ci aspetta e sapete bene che non gli piacciono i ritardi» sibilò indignata la donna, mentre l'uomo con la cicatrice sul viso iniziava ad allungare le mani su di lei per assicurarsi che non avesse armi o oggetti pericolosi con sé, o meglio usando quel motivo come scusa.
La donna lo lasciò fare, malgrado l'uomo insistesse a posare le luride dita dapprima dentro al corsetto e poi sotto le gonne, mettendosi in ginocchio e risalendo fino alla vita senza la minima esitazione o rispetto verso la ragazza che guardava altrove, respirando a fondo per cercare di trattenersi dal prenderlo a calci in faccia.
Anche Benjamin, con il volto tirato e la mascella irrigidita dalla rabbia per quello che il tirapiedi stava facendo, guardava verso la porta, immobile e a braccia alzate così da permettere all'uomo dal viso di topo di assicurarsi che non avessero nulla con loro.
Sapeva che Marjorie non fosse Elaine, ma la somiglianza tra le due portava la sua pazienza a sottigliarsi sempre di più nei confronti di chi a lei si avvicinasse troppo, la provocasse o facesse commenti di dubbio gusto. Trattenersi dall'evitare di fermare lo sfregiato dall'approfittarsi di Marjorie fu per lui particolarmente difficile.
«Un vero peccato, sembra che non abbiate nulla con voi,» chiosò sarcastico quest'ultimo, osservando l'amante del conte che gli rivolse un'occhiata di fuoco, senza replica e facendo per passargli accanto per entrare nella bisca, prima che lui la fermasse per un braccio «ma sono quasi dell'idea di assicurarmi che tu non abbia davvero nulla con te. Dopotutto si sa che detesti il capo. Non è saggio farti andare da lui» ridacchiò stringendo la presa sulla ragazza.
«Basta, Fin!» esclamò Nellie, intromettendosi prima che le cose potessero peggiorare e che Ben reagisse in difesa della donna. «Lo scozzese ci sta aspettando, tutti e tre. Vuoi che gli dica che l'hai trattenuta per farcitisi un giro?» domandò seccata, portandosi davanti a lui e facendo in modo che lasciasse Marjorie. «Sono con me. Non deve interessarvi nient'altro. Non hanno armi, ve ne siete assicurati; adesso fateci entrare!»
«Va bene, va bene!» esclamò il ragazzo alzando le mani e facendo un passo indietro per permettere ai tre di passare. «Stavamo solo giocando, niente di che» ridacchiò, senza perdere il ghigno malizioso presente sul volto, fissando sempre la ragazza che invece lo ignorò, superandolo celere e seguendo Nellie, che intanto aveva già varcato le porte della bisca.
Benjamin rimase teso nel passare tra i due ridacchiati piantoni, stringendo le mani tanto da sbiancarne le nocche dalla voglia di reagire alle loro risatine provocatorie e divertite. A stento si trattenne, consapevole che ribellarsi non sarebbe stato affatto saggio.
L'odore fortissimo di tabacco, sangue e sudore pizzicò immediatamente l'olfatto dei tre, abituati in quei mesi a posti ben più puliti e profumati.
Ci avevano vissuto a lungo in quei luoghi e per quanto la vita che stessero facendo era del tutto cambiata, quegli odori, assieme alle grida, risate, insulti e ingiurie, risultò a loro gelidamente nostalgico.
Quell'ambiente li riportava tutti e tre indietro nel tempo, ai ricordi di anni o mesi passati nella speranza di rivedere il giorno seguente.
Nellie incedeva con passo sicuro, camminando lungo un corridoio dalle pareti scrostate e ingiallite.
Le stanze a cui passava di fianco accoglievano gente che giocava a carte o a dadi, attorno a dei tavolini scarsamente illuminati e imbanditi da bicchieri contenenti birra e gin, mentre le teste degli ospiti erano quasi del tutto avvolte da una sottile coltre di fumo proveniente da sigarette di scarsa qualità.
Superate svariate stanze, iniziarono a scendere le scale, dove il puzzo stantio di uomini si fece via via più intenso, così come le grida d'incoraggiamento e goliardia. Nessuno dei tre però fece caso a quello che in quegli spazi, ben più larghi delle stanze del piano superiore, stesse succedendo, consapevoli di lotte e duelli tra uomini e animali, sui quali gli spettatori puntavano.
La sorella dello Scozzese passò avanti, seguita dagli altri due, estranei a quello che la dentro stesse accadendo realmente, fermandosi infine di fronte a una delle ultime porte di quello stesso corridoio.
Di fronte ad essa stava un ragazzo vestito meglio di quelli incontrati in precedenza, con indosso una camicia pulita con le maniche tirate fino ai gomiti, lasciando liberi avambracci tatuati e un giaccotto piuttosto ricercato che spiccava nel sudiciume che aveva tutt'attorno.
Aveva apparentemente l'età dei ragazzi che gli si fermarono di fronte: carnagione olivastra del tipico meticcio, capelli castano scuro e occhi del medesimo colore.
«Buona sera, Nellie, o meglio buongiorno, vista l'ora. Che cosa ci fate qui?» domandò alzando lo sguardo verso i due che accompagnavano la ragazza. «Presumo che non abbiate buone notizie per il capo, se siete qui tutti e tre. Spero per voi che non sia di pessimo umore» valutò con un sorriso divertito, ma non sarcastico.
«Sera, Gordon, puoi farci entrare? Devo vedere mio fratello. Ho una questione importante da discutere con lui» spiegò la ragazza, mentre l'uomo alla porta scioccava la lingua piuttosto indeciso, rendendo ancora più nervosi Benjamin e Marjorie.
«Krane è con degli ospiti speciali. Sei sicura sia il caso di disturbarlo?» domandò lui abbassando la voce e assumendo un tono più confidenziale visto che tra loro sapevano bene di chi stessero parlando.
«Si arrabbierebbe di più se non lo aggiornassimo. Sai che Lancashire ha la priorità» spiegò la ragazza abbassando a sua volta il tono di voce e assicurandosi che fossero lontani da orecchie indiscrete.
«Va bene» annuì l'uomo dalla carnagione color cioccolato. «Entro ad avvisarlo e poi vi richiamo.»
Attesero, mentre da oltre la porta non un rumore si percepiva, e nonostante sembrassero minuti interminabili l'uscio venne aperto da Gordon dopo pochi istanti, sebbene sul volto il sorriso affabile fosse scomparso. «Dice che potete entrare.»
L'interno della stanza profumava di incensi e tabacco pregiato, ben differente da quello percepito all'interno di tutta la bisca. Le luci erano tenute soffuse, tramite lampade e candele che illuminavano un tavolo rotondo dietro al quale sedevano quattro persone intente a giocare a carte, ignorando le tre figure che in silenzio entrarono, praticamente senza fiatare.
Krane era uno di quelli seduti, serio in volto e con un sigaro alle labbra, concentrato su quello che stava accadendo sul tavolo da gioco, al pari degli avversari che non sembrarono accorgersi di nulla.
Il nervosismo di Benjamin era più che evidente, stanco e frustrato nel continuare a dover attendere i comodi di Krane, come se volesse far crescere ancora di più le loro ansie. Un'imprecazione in una lingua sconosciuta ai tre, seguita da una risata divertita di un altro dei quattro, segnò la chiusura della partita.
Lo sguardo che portò in direzione dei nuovi ospiti non fu affatto piacevole, lasciando intendere la sua probabilmente sconfitta al gioco, tanto da far venire i brividi a Marjorie.
«Tu... dovevi essere su una nave per l'America a quest'ora» sbottò indignato guardando Benjamin. «Cosa diavolo ci fai qui?»
«C'è stato un problema...» rispose lui, fermandosi poi nel vedere l'espressione di Krane cambiare, prima di iniziare a ridere sarcastico.
«Avete avuto un problema... voi siete diventati un mio problema! Tu, soprattutto! Non sei riuscito a fare nulla di utile!» sbottò buttando sul tavolo le carte ormai perse al gioco, mentre gli altri tre uomini ignoravano la diatriba, uno rimettendosi a mescolare le carte, con il sigaro alla bocca, l'altro bevendo il suo Gin e l'ultimo contando i soldi vinti al gioco.
«Krane, dobbiamo parlare, è urgente» intervenne Nellie avvicinandosi a lui, conscia che lì dentro era l'unica che potesse parlare apertamente. Tuttavia Krane non risparmiò il suo malumore neppure con lei.
«Tu dovresti essere a villa Lloyd. Cosa significa questa situazione?» domandò, rivolgendo anche un'occhiata verso Marjorie che non fiatava.
«Possiamo parlare da soli?» insistette la sorella, deglutendo nervosa.
Lo scozzese si alzò, un sospiro teatrale, umettandosi le labbra e guardando gli altri tre ancora seduti a farsi gli affari propri.
«Lascia che ti presenti i miei nuovi amici, Nellie. Iuri, Maxym e Radim. Sono immigrati Russi e sono qui da qualche mese» spiegò con un sorriso sfacciato e maligno sul volto. «Hai mai sentito parlare della Russia, sorella? Una terra brulla e gelida, ti piacerebbe spostarti e vivere là? I miei amici cercano moglie, sai?» domandò tornando a guardare la ragazza, impallidita nell'udire le sue parole.
«Oppure, Maxym, posso proporti un pagamento più divertente e interessante?» domandò continuando a parlare, spostandosi dal tavolo, ora con l'attenzione anche dei tre che lo fissavano curiosi. «Casualmente una delle mie migliori prostitute è venuta a farmi visita» spiegò il rosso fermandosi di fronte a Marjorie, senza staccarle gli occhi di dosso. «Costa, ma per questa sera potrei lasciartela e pagare il mio debito,» valutò, mentre osservava il respiro della ragazza farsi più rapido, sghignazzando nel vedere tale effetto alle parole appena dette. Si voltò poi a guardare l'uomo interpellato. «Che ne dici? Ti assicuro che non te ne pentiresti» spiegò afferrando poi la donna per un braccio con decisione e trascinandola verso il tavolo senza troppa grazia.
Benjamin scattò, irritato da quel gesto e da quelle parole, impossibilitato a tenere ancora a freno la sua pazienza e ormai stanco delle provocazioni di Krane, ma arrivò a fare solo un passo prima che Gordon, l'uomo che li aveva fatti entrare, lo bloccasse con un braccio alla gola, tenendolo in una morsa ferrea a cui l'americano reagì con un ringhio frustrato, tentando di liberarsi.
«Pare, inoltre, che abbiamo qualcuno che non solo deve ancora darmi i miei soldi, ma che ha anche perso i miei diciotto scellini che gli avevo dato per i suoi fottuti biglietti per l'America» ringhiò in risposta Krane lasciando Marjorie al tavolo, per poi guardare Benjamin con astio, prima di rivolgere lo sguardo verso il suo tirapiedi. «Portalo di là, mi sembra che il ragazzo abbia bisogno di capire come ci si deve comportare in mia presenza. Evidentemente non si ricorda più la lezione dell'altra volta. Quando ha finito gettatelo di fuori, l'ho già visto abbastanza per oggi» ordinò con sufficienza, nonostante a quelle parole Benjamin iniziasse a cercare di liberarsi con più enfasi.
«Sei davvero un figlio di puttana, Krane!» sbottò l'americano, mentre veniva portato fuori dalla stanza dal mezzosangue che faticava a tenerlo fermo.
Solo a porta chiusa, nonostante si sentissero ancora le invettive di Ben dall'esterno, Lo Scozzese si tirò appena il gilè, lisciandoselo come a volersi dare una sistemata, rivolgendo di nuovo la propria attenzione alle due ragazze rimaste con loro.
«Bene, Nellie, adesso possiamo parlare mentre la tua amica allieterà i miei nuovi colleghi» spiegò l'uomo con un cipiglio più serio.
«Non sono qui per fare compagnia a nessuno, Scozzese. Io non sono più una tua prostituta. Avevamo un accordo!» sbottò Marjorie prendendo un po' di coraggio, nonostante alle sue spalle uno dei russi ridacchiò appena, mormorando qualche parola a lei sconosciuta.
Krane, invece, di fronte a rifiuto della ragazza sogghignò, avvicinandosi a lei con fare divertito. «Hai ragione, Marjorie. Non sei più una delle mie prostitute, ma se non fai quello che ti dico e non fai divertire i miei amici mi vedrò costretto a far venire qui tua figlia. Preferisci che se ne occupi lei? Dopotutto l'età è quella giusta per le sue prime volte e potrebbe iniziare anche subito» sussurrò mellifluo, prendendo una ciocca di capelli della donna tra le dita. «Tu che dici? Preferisci parlare con me assieme a Nellie o pensi che forse occuparti di loro sia opportuno?»
La donna chinò il capo, stringendo le labbra e le dita in pugni ben chiusi e cercando di trattenere tutta la sua frustrazione, umiliata dall'uomo che aveva di fronte. Mai avrebbe permesso che uno di quegli uomini toccasse sua figlia, che fin da troppo tempo non vedeva né aveva notizie.
Krane teneva il coltello dalla parte del manico e lei non poteva evitare di chinare il capo e accettare quanto le venisse richiesto, ancora una volta.
«Mi occuperò di loro come da te richiesto» annuì, rialzando il capo verso di lui e cercando di mantenere lo sguardo austero e la sua dignità.
«Brava ragazza» sghignazzò Krane con un sorriso affabile e lo sguardo maligno, tornando poi a guardare Nellie. «Andiamo di là. Avremmo tutto il tempo a nostra disposizione per parlare di quanto accaduto e le possibili soluzioni ai vostri continui fallimenti.»
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro