Buckingham Palace
L'invito al compleanno del Principe Reggente arrivò direttamente da uno dei paggi reali, due giorni dopo l'incontro di Viktor, a distanza di una settimana dalla data del genetliaco di Sua Altezza.
Un tempo decisamente troppo breve per prepararsi con gli abiti giusti e tutte le dovute accortezze per presentarsi a palazzo, nella Corte Reale.
Non che non si fossero mai trovati d'innanzi alla loro sovrana, considerando che la stessa Elaine, in quanto nobile, aveva dovuto presentarsi alla Regina prima di fare il suo debutto.
La famiglia Dietrich era di nobili natali, ma non a tutti veniva concesso l'invito reale per le feste, i balli e gli eventi organizzati a palazzo dalla Monarca stessa.
La scelta era sempre vagliata con attenzione dalla stessa Vittoria e solo le più illustri personalità venivano invitate, soprattutto a un avvenimento così esclusivo, sia a livello sociale che politico.
«Come è possibile che quell'uomo abbia contatti direttamente con la Corte Reale?» domandò con tono iracondo il barone, camminando di fronte al camino spento del suo studiolo, tenendo tra le mani un calice di Sherry che ondeggiava pericolosamente a ogni suo movimento, minacciando di strabordare dal bordo di cristallo.
«Il visconte è pur sempre un nobile, Oliver; non mi stupisce che sia conosciuto anche a palazzo,» osservò Annice, piuttosto nervosa dall'atteggiamento sempre più scoraggiato del proprio consorte «cerca di calmarti.»
«Quel suo atteggiamento è inammissibile! Si comporta come se non dovesse rendere conto a nessuno. Trovo intollerabile che venga invitato a Buckingham Palace con la scortesia, villania e arroganza con il quale s'accompagna!» continuò imperterrito l'uomo.
Annice sospirò, gettando una sbirciata al decanter del vino poggiato sulla scrivania del barone, agognandone per un istante un minimo sorso di quel liquido color dell'ambra, tornando però sul marito sempre più tormentato.
«A ogni modo non possiamo rifiutare l'invito del Principe. Indifferentemente da ciò che Lord Lloyd voglia ottenere, dobbiamo prepararci adeguatamente. Manca una sola settimana e di certo un sarto non avrà il tempo necessario per preparare a Elaine un abito appropriato.»
Sarebbe stato inaccettabile recarsi a palazzo con un vestito già indossato in un'altra occasione. Se per caso qualcuno avesse riconosciuto la stessa mise utilizzata in precedenza, le voci si sarebbero diramate a tutte le famiglie dell'impero britannico.
«Lo ha fatto intenzionalmente, sapeva che avremmo avuto difficoltà nel partecipare» sibilò Lord Dietrich, terminando con un ultimo sorso il proprio vino, andando poi a versarsene dell'altro sotto lo sguardo attento di Annice. «Non è possibile modificare qualche abito usato in un'altra circostanza? Facendo in modo che non si capisca sia lo stesso?» domandò con tono più calmo, riflettendo.
«Vedrò cosa si possa fare» annuì lei chinando il capo. «Forse una modifica sarà più veloce e rapida, piuttosto che commissionare un abito interamente nuovo.»
Fece per accomiatarsi, iniziando a provare scontento nel trovarsi in quella stanza dove Oliver sembrava non trovare rimedio a quel suo tormento in continua crescita.
Solo quando lei fu alla porta, lui la fermò. «In ogni caso Viktor non avrà Elaine!»
La giovane però, nulla sapeva di quanto realmente stesse accadendo.
Suo padre non le aveva detto quale fosse il motivo della visita del visconte e lei, troppo ligia alle regole e con il timore di mancare di rispetto al suo genitore, non aveva posto nessuna domanda a tale riguardo.
Era rimasta stranita quanto delusa dalle parole di Viktor e dal suo atteggiamento sfuggente.
Per quanto cercasse di non pensarci le domande le affollavano la mente di continuo, chiedendosi se avesse mai fatto qualcosa di sbagliato, motivo per cui il visconte era stato tanto distaccato nei suoi confronti.
Una dietro l'altra le domande si scavalcavano tra loro, causandole solo dubbi e confusione che le conferivano un atteggiamento assente e distratto, come persa nei propri pensieri ad affrontare un problema troppo complicato da risolvere.
«Elaine, hai capito che ti ho detto?» domandò Sabine, con tono seccato, mentre le spazzolava con lentezza i lunghi capelli corvini. «In questi giorni non mi ascolti!»
La giovane sospirò, tornando a guardare il suo riflesso allo specchio. «Perdonami, non riesco a concentrarmi» ammise con tono basso, diverso dal suo abitualmente allegro.
«Ancora in pena per il visconte? Non dovresti più pensarci, sei promessa agli Hastings ormai.»
«Lo so, ma non riesco a togliermi dalla mente l'ultima visita di Viktor. Non mi ha degnata di attenzione ed è stato...strano.» Strinse le labbra, socchiudendo gli occhi e stringendo le dita sul tessuto della propria sottoveste. «Mi ha avvilita molto e non faccio che chiedermi il motivo del suo livore.»
«Dovresti smettere di pensare a lui, non si parla molto bene del visconte. Ti sposerai con un Marchese e sarà uno splendido matrimonio, come da sempre è stato deciso!» esclamò la tutrice, cercando di riportare il buon umore, fallendo miseramente e rendendo ancora più cupo l'umore della ragazza che tentò di mascherare con un sorriso accennato, voltandosi a guardare Sabine.
Era una donna di poco più giovane di sua madre, di origini francesi, alta quanto lei e piuttosto paffuta, con lunghi capelli biondi acconciati dietro la nuca e due profondi occhi azzurri sbiaditi.
Si era presa cura della ragazza da quando era una bambina, istruendola in tutto ciò che doveva sapere e diventando anche sua confidente. Sapeva tutto di Viktor, visto che Elaine le aveva continuamente parlato di lui da quando lo aveva conosciuto, almeno fino alla notizia con il matrimonio voluto da suo padre, dove la stessa tutrice gli aveva consigliato di non parlarne più e di dimenticarlo.
Ma per Elaine sarebbe stato impossibile. Il pensiero del visconte era fisso nella sua mente e non sembrava volerla lasciare per nessuna ragione.
«Quindi sei pronta per il ballo? Sarà a breve, giusto? Dovremmo già iniziare i preparativi.»
«Ballo? Quale ballo?» domandò la ragazza distrattamente.
«Vedi che non mi ascolti? Non hai prestato attenzione neanche a tuo padre mentre eravate a cena. Per fortuna non se ne è accorto che tu avessi la mente altrove.»
«Scusa, Sabine. Di cosa stava parlando mio padre? Di che evento si tratta sta volta?» Supponeva fosse l'ennesimo invito da parte di qualche famiglia importante, ma da quando non poteva più godere della compagnia di Viktor tutto sembrava meno accattivante ed emozionante; tutto era diventato scipito.
«Sto parlando della festa per il compleanno del Principe Albert. La Regina ha indetto un ballo e oggi è arrivato l'invito ufficiale» spiegò sorridendo la donna, lanciandole un'occhiata divertita dal riflesso dello specchio, vedendo la ragazza sgranare gli occhi.
«E mio padre ne ha parlato prima?» domandò, scuotendo il capo. Neppure se ne era resa conto.
«Esattamente, quindi da domani inizieremo i preparativi.»
Il giorno dopo, di buon mattino, il campanello della residenza dei baroni prese a suonare ripetutamente, fino a quando una delle donne della servitù non andò ad aprire, trovandosi di fronte un ragazzo che aveva tutta l'aria di essere un valletto di qualche famiglia importante, visti i suoi abiti che solitamente indossavano domestici di qualcuno appartenente a un rango sociale elevato.
«Un dono per la giovane Lady Dietrich» annunciò, porgendogli il voluminoso pacco che lei prese a fatica, ringraziandolo prima che se ne andasse.
Allo stesso tempo Annice la raggiunse. «Di che si tratta?» domandò incuriosita.
«Non lo so, Signora, ha solo detto che è per Elaine» spiegò lei trafelata per l'ingombro di quello che stava tenendo tra le braccia.
La baronessa fece poggiare il dono su un basso tavolino, iniziando ad aprirlo per capire cosa contenesse. Non poteva certo lasciarlo fare a Elaine, prima di capire lei stessa se fosse un dono gradito o meno e sospettò subito chi fosse il mandante di quel regalo.
Oliver scese dalle scale proprio mentre la donna guardava ammirata ciò che la scatola conteneva.
«Che cosa succede?» domandò l'uomo, avanzando verso di lei.
«Lord Lloyd ha mandato un abito per Elaine da indossare al compleanno del Principe» spiegò sfiorando il sottile tessuto di seta color pesca che si intravedeva. «Porta il marchio di Mary Bettans, la sarta della famiglia Reale.»
L'uomo osservò contrito l'abito piegato con cura, passandosi una mano tra i capelli. «Rimandateglielo indietro!» sbottò seccato.
«Oliver, non credo sia il caso,» insistette Annice «ragiona, se ha a che fare con la Regina o anche solo un membro della corte reale, non presentare questo vestito sarebbe considerato come un'offesa, una mancanza di rispetto. Il problema è che non sarebbe solo il visconte a esserne oltraggiato, ma anche a chi ha chiesto di confezionare l'abito.»
«Ci sta obbligando a fare quello che vuole lui!» sbottò furibondo. «Sta' dimostrando che ha le sue dannate influenze, mettendomi in ridicolo.»
«Oh, andiamo, non ti sta mettendo in ridicolo. Questo è un dono per Elaine, durante i corteggiamenti i regali sono abituali. Non devi vedere tutto come una sfida. Potrebbe avere serie intenzioni, essere sincero nel volere per sé Elaine» tentò lei di convincerlo con tono addolcito e lui, effettivamente, parve calmarsi.
Abbassò le spalle, tirando un lungo sospiro. «A ogni modo, ci serviva un vestito adatto» acconsentì.
Le parti sottostanti dell'abito, composte da svariati strati vaporosi, erano di un color pesca appena percettibile; mentre il corpetto e la parte inferiore del vestito era in broccato ricamato di un arancione pastello, con decori in filo d'argento e parti in pizzo di estrema qualità e bellezza. Era di certo stato confezionato parecchi giorni prima e cucito interamente a mano. La seta proveniva quasi sicuramente da Spitalfields, il distretto londinese dove si fabbricava il miglior tipo di filato di quel tipo.
La gonna era ampissima, con un taglio classico, e assieme a essa c'era anche la crinolina per sostenerne l'ampiezza, fatta su misura per quel vestito.
Infine, sul fondo della scatola, vi era un piccolo cofanetto contenenti un nuovo carnet da ballo, una collana a ciondolo e un paio di orecchini con perle incastonate nella filigrana d'oro, assieme a un biglietto bianco con, come unica scritta, la firma di Viktor.
Elaine tenne in mano quel biglietto per qualche istante, con un'espressione nuovamente raggiante e non più cupa come lo era stata in quei giorni.
L'abito era meraviglioso, molto più bello di qualsiasi vestito che avesse nei suoi armadi, ma, soprattutto, era un dono di Lord Lloyd e ciò bastava a renderlo un regalo estremamente gradito.
Indossato era straordinariamente leggero, sopra ai vari strati di sottovesti, sottogonne e imbottiture, al corsetto stretto e alla crinolina.
Si fermò di fronte allo specchio, osservando la sua figura con quella nuova mise che le fasciava il corpo come una seconda pelle, poggiando una mano sull'ampia scollatura rotonda del corpetto, mentre Sabine finiva si sistemarle alcune ciocche e la decorazione floreale che le aveva imbastito nell'acconciarle i capelli.
«Siete bellissima» ridacchiò la donna, felice a sua volta dell'allegria della ragazza.
«Sono spaventata e nervosa, ma felice allo stesso tempo. Vedrò tutta la corte reale e altri nobili importanti, e ci sarà anche il visconte» spiegò lei con agitazione palese.
«Ci saranno anche i vostri genitori con voi, andrà tutto bene» la rincuorò la sua tutrice per poi prendere il carnet da ballo, dono anch'esso di Viktor, aprendolo per mera curiosità e assicurarsi che fosse tutto a posto. Una risatina soffocata attirò l'attenzione della ragazza.
«Che cosa c'è?» domandò accennando un sorriso anche lei, mentre la donna le mostrava la carta da ballo che veniva usata per segnare chi si prenotava per una danza specifica; una piccola custodia in avorio dentro la quale vi erano una serie di foglietti dove scrivere i nomi del proprio cavaliere.
«Il visconte si è segnato sul vostro carnet per il primo ballo» spiegò Sabine, mentre le allacciava al polso il piccolo blocchetto.
Buckingham Palace si stagliava sotto un cielo plumbeo che andava a tramontare nei toni del giallo e dell'arancio, come un gigantesco monumento rappresentante la forza di chi in quel palazzo ci vivesse.
La carrozza della famiglia Dietrich giunse nell'ampio cortile di fronte alla facciata principale, per poi entrare nella corte d'onore della reggia, passando attraverso Marble Arch, l'arco di trionfo.
Dietro di loro facevano fila altri landò, trainati da una pariglia di cavalli tirati a lucido per l'occasione.
C'era una strana atmosfera, festosa ma al contempo pesante, da cui Elaine aveva l'impressione che il suo stesso corsetto stringesse sempre di più, impedendole di respirare per via dell'agitazione crescente.
Era già stata a palazzo per presentarsi alla Regina appena compiuti i diciassette anni, ma ritrovarsi di nuovo in quel luogo l'aveva portata a sentirsi avvolta dalla soggezione; non solo per le personalità importanti che avrebbe incontrato, quanto più per l'incontro con Viktor.
I domestici in livrea reale, paggi e maggiordomi si muovevano con garbo e leggerezza, velocissimi nell'andare e venire da una stanza all'altra, lasciando passare i gentiluomini e le gentil dame come se fossero delle semplici ombre che scivolavano tra i panneggi di velluto che ornavano i corridoi.
Superata la stanza della galleria si poteva finalmente raggiungere la sala da ballo.
Il barone Peter Drummond-Willoughby, Lord Gran Ciambellano di corte, salutava con disinvoltura e cortesia chi entrava, secondo un preciso ordine di precedenza.
Elaine guardò Annice e Oliver, mentre eseguivano i soliti saluti di rito, prima di essere pubblicamente presentati a tutti i presenti, uno dopo l'altro.
Non poté fare a meno di allungare lo sguardo oltre i suoi genitori, lanciando uno sguardo attento alle persone in sala, non riuscendo più a contenere la sua curiosità, affannata quasi nel cercare l'unica figura che realmente desiderasse vedere in quel luogo.
La stanza era gremita di persone, tanto da non riuscire bene a distinguerne la grandezza. Dal soffitto enormi lampadari carichi di candele illuminavano tutta la sala con giochi di luci e colori caldi, grazie ai vetri da cui erano composti.
Ai lati vi erano tavole imbandite ad arte, presentando ogni genere di delizia per vista e palato, assieme a svariati bicchieri e coppe pronte a essere riempite.
Al centro i danzatori si stavano esibendo in una quadriglia, in una cornice di uomini e donne che dialogavano, ridevano, scherzavano, mangiavano e bevevano, consapevoli del lusso di poter godere dell'ospitalità della Regina d'Inghilterra.
Lo vide in fondo alla sala, intento a discutere con un uomo in maniera briosa e divertita, sorseggiando l'immancabile liquore in uno dei finissimi calici di cristallo.
Vestiva con un paio di pantaloni scuri e il frac sopra la camicia bianca, coperta da un gilet in doppio petto in broccato grigio scuro; al collo portava una cravatta Ascot rossa, impreziosita da un discreto fermacravatte in argento; le mani, invece, erano coperte da un paio di guanti chiari.
Entrambi gli uomini si voltarono nella direzione dei baroni nel sentire Lord Drummond presentare il loro ingresso in sala e l'attenzione del visconte cadde ovviamente su Elaine, rivolgendole un sorriso sbieco, appena accennato, che lei ricambiò timidamente, abbassando subito lo sguardo.
Il barone, invece, non sorrideva affatto, anzi, fissava con astio evidente l'uomo che stava fino a un attimo prima parlando con Alberto di Sassonia, il Principe reggente, marito della Regina. A stento trattenne un'estrinsecazione stizzita, mentre Viktor lo salutava con un cenno e un sorrisetto beffardo, alzando il calice verso di lui e chinando il capo, riportando poi ostentatamente lo sguardo sulla giovane dall'abito arancio le cui gote iniziavano ad avere una sfumatura rossastra appena accennata.
Lord Lloyd tornò a guardare il suo anfitrione, chiedendo con un cenno garbato del capo di potersi congedare, rivolgendo il proprio passo verso la famiglia Dietrich.
«Barone,» lo salutò con cortesia, ma anche un tono lievemente sarcastico, mentre Oliver gli rivolgeva un cenno del capo in risposta e le due donne si inchinavano in una riverenza. «Baronessa, Miss Elaine» terminò quindi di salutare, restando a guardare la ragazza. «Sono felice che abbiate accettato il mio dono, vi sta d'incanto.»
«Un regalo molto gradito, visconte» rispose lei con un sorriso radioso.
«Sono già sul vostro Carnet per il vostro primo ballo, ma attenderei l'inizio del prossimo Valzer, se ciò fosse di vostro gradimento»
Elaine non poté fare a meno di annuire, anche perché sapeva, rispetto una quadriglia o una contraddanza, che quel ballo di origini austriache fosse molto più intimo. Bramava di poter di nuovo danzare con lui, per quanto le usanze imponevano comunque una certa distanza e molti giudicassero quella musica, proveniente dai salotti viennesi, ancora indecente, per via del contatto fisico obbligato, evidente e intenzionale.
Tuttavia era l'unico modo per poter avere un attimo di intimità fisica e psicologica, pur restando sotto gli occhi di tutti.
«Siete già sul suo Carnet?» ripeté secco Oliver, mentre Annice poggiava una mano sul suo braccio nel vano tentativo di calmarlo.
Viktor alzò lo sguardo su di lui, accigliandosi lievemente. «Sì, precisamente. A ogni modo, nell'attesa, avrei piacere a parlare con voi, barone.» Spostò il braccio di lato, verso le tavole imbandite, in un chiaro invito a spostarsi dalle due donne. «Prendiamo qualcosa da bere, prego.»
Lord Dietrich rimase a fissarlo per un attimo guardingo, per poi seguirlo; dopotutto era pur sempre un nobile di rango sociale maggiore del suo, senza contare che se lui era presente quella sera era tutto per merito dell'uomo che aveva di fronte.
«Avete ripensato alla mia richiesta?» domandò vago Viktor, mentre prendeva uno dei calici di Brandy.
«Sapete già la risposta!» rispose secco Oliver, servendosi anche lui con una coppa di Sherry.
«Avete avuto modo di capire che ho delle influenze, eppure non sembrano bastarvi.»
Aveva un tono calmo e calcolato, capace però solo di irritare maggiormente il padre di Elaine.
«Questo non cambia la mia decisione!»
Viktor socchiuse appena gli occhi, distogliendo lo sguardo, annuendo. «Molto bene» rispose solamente, portandosi il bicchiere alle labbra per berne un sorso. «Con permesso, Lord Dietrich.»
Elaine vide Viktor allontanarsi da suo padre, allarmata quanto sua madre per quel breve dialogo. Lanciò un'occhiata timorosa ad Annice, che le poggiò una mano sulla spalla. «Andrà tutto bene, andiamo a salutare gli ospiti della serata» le disse lei con un sorriso, decisa a mostrare a sua figlia i dettami comportamentali che avrebbe dovuto tenere lì dentro.
Non aveva ancora avuto modo di presentarsi alla Regina e al Principe, che il visconte le si avvicinò al fine di una contraddanza.
«Miss, posso riscuotere il mio ballo?» domandò con l'accenno di un sorriso che rasentava l'arroganza.
«Certamente, Lord Lloyd» rispose lei, cercando di nascondere l'irrequietezza all'idea di poter finalmente ballare con lui.
Viktor le porse la mano invitandola a seguirlo al centro della sala per iniziare la danza, anticipata dalle note di una delle opere di Johan Strauss I.
Passi lenti, a seguito del ritmo del valzer che il visconte ballava in maniera impeccabile.
«Ballate così bene, eppure non vi ho mai visto in una quadriglia o altri tipi di balli» osservò la ragazza impacciata, cercando di instaurare un dialogo.
Lord Lloyd affilò il sorriso. «Sono stato a Vienna in passato, ho imparato là» spiegò in tono basso mentre volteggiavano in sincrono con le altre coppie attorno a loro.
Lei annuì, troppo felice e imbarazzata di poter essere di nuovo di fronte a quell'uomo, con il pensiero del Marchese di Hastings ben lontano, ma fu lui a riprendere la parola dopo qualche secondo di silenzio.
«Elaine, volete sposarmi?»
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro