A Midsummer Night's Dream
Il "The Royal Italian Opera House", situato in Covent Garden, era uno dei teatri londinesi più importanti di tutta la città.
Il palazzo, con la facciata dall'inconfondibile architettura neoclassica in brillante marmo bianco, si presentava imponente e statuario di fronte alla folla di persone che gli si intratteneva d'innanzi, lungo la via di Bow street, in trepidante attesa di entrare finalmente all'interno.
L'ingresso si trovava sotto un antico portico con colonne in stile dorico che sostenevano l'architrave, sopra la quale poggiava un frontone triangolare decorato in uno stile che richiamava l'arte greca. Ai due lati dell'imponente accesso due fasce decorate in altorilievo riprendevano l'ornamento centrale, con scene del dramma antico e moderno, assieme a simbologie legate al teatro, maschere o lo strumenti musicali. Infine, in due nicchie poste ai due angoli della facciata principale, si intravedevano due statue dalle fattezze femminili, raffiguranti la Tragedia e la Commedia.
Covent Garden non era per definizione un quartiere di lusso, bensì commerciale, con moltitudine di banchetti e di negozi sopra i quali vivevano gli stessi proprietari.
Tuttavia il teatro, che si vantava persino del titolo reale, richiamava a sé sia membri importanti dell'aristocrazia o gli stessi reali, così come chiunque si potesse permettere il biglietto d'ingresso, rigorosamente accessibile in base alla propria classe sociale.
La stagione londinese era ormai iniziata da diverso tempo ed era inevitabile vedere per le vie più trafficate ricchi Landò con i propri corsieri tirati a lucido.
Lo stesso valeva per chi all'interno di quelle vetture sostava: giovani uomini imbellettati e pronti a salire gradino dopo gradino la ripida scala sociale di Londra e ragazze accompagnate dai loro Chaperon, madri, padri, fratelli o zii che fossero, pronti ad aiutare con la loro esperienza le ragazze appena entrate in società, cercando di dare il meglio alla ricerca del miglior partito che ci fosse sulla piazza.
Abiti di assoluto pregio in seta, damasco o velluto; cappelli con piume e velette sopra ad acconciature particolareggiate; gioielli di valore come collane, anelli, bracciali e orecchini in un tripudio di metalli nobili e pietre preziose.
Falsi sorrisi e smancerie, dietro a discussioni frivole e risate impostate, solo per attirare l'attenzione di una dama o del Lord di turno.
Il solo pensiero di dover assistere a tutta quella falsa coreografia faceva anelare a Viktor la calma tranquilla della propria villa, il silenzio della sua stanza e un bicchiere di Brandy, magari assieme a Elaine, preferibilmente nuda e senza quelle ingombranti vesti fastidiose.
Per il conte recarsi a qualsiasi tipo di festeggiamento o assembramento sociale era un enorme sacrificio, tuttavia gli era stato suggerito più volte in quei giorni che, in quanto Lord e per il bene di Elaine, sarebbe stato meglio iniziare a mostrarsi di più in pubblico e concedere alla donna un po' di quella vita che lui detestava e a lei negava.
Aveva già prenotato uno dei palchetti riservati all'aristocrazia vicino al palcoscenico, nel quale sarebbero stati lui, Elaine e Cody, sempre pronto in caso la coppia di Lancashire avesse avuto bisogno di qualcosa.
Viktor sapeva che avrebbe incontrato diversi membri della nobiltà; avrebbero posto i loro cordogli per la morte di suo padre e fatto domande indiscrete sulla attività. Soprattutto si aspettava domande sottointese sul perché ancora non fosse nato un erede.
Sapeva benissimo che quella questione era già stata mesi fa motivo di chiacchiere nei salotti delle varie famiglie aristocratiche, anche se sperava che con il tempo, e magari l'avvento di un nuovo scandalo, l'attenzione si sarebbe spostata lontano da lui e dalla sua famiglia.
Mise da parte il fastidio, quantomeno cercò di celarlo e concentrarsi sulla felicità mostrata dalla donna che gli sedeva accanto, estasiata di fronte all'ingresso del teatro e alle varietà di coppie e gruppi vestiti con abiti variopinti in toni scuri che sostavano o salivano l'imponente scalinata.
Elaine non nascondeva la sua eccitazione e meraviglia, troppo raggiante per quell'occasione che si era vista negare per quasi un anno intero. Le sembrava di essere tornata indietro nel tempo, quando ancora era una giovane debuttante, corteggiata dal conte che ora era diventato suo marito e le sedeva accanto.
Aveva così tanti ricordi che sembrava faticare a razionalizzare di essere di nuovo in un posto simile, come se tutto il dolore, la frustrazione e l'angoscia passata in quei mesi fosse di colpo svanita, come un nodo sciolto da un semplice colpo di spazzola.
Entrambi i due nobili scesero dalla carrozza, Viktor per primo per poi aiutare la sua dama a scendere anch'essa.
A differenza del marito, che non fece minimamente caso a chi stava loro attorno, Elaine vide svariate personalità voltarsi a guardarli, tra espressioni curiose e sorprese della loro presenza, tanto da sentirsi in forte imbarazzo.
Non era più una debuttante, tuttavia in quel momento al centro dell'attenzione c'erano loro due: una presenza rarissima che quella sera sarebbe stata al centro di ogni cicaleccio, sussurrato dietro un ventaglio o un bicchiere di cherry consumato nel salone dei palchi privati, tra un atto e l'altro della commedia.
La coppia salì la scalinata, con l'abituale contegno ed eleganza consona ai nobili, impostati in quelli che erano i loro abiti, dai toni scuri e cupi più di quanto imponesse la moda dell'epoca, in memoria del loro periodo di lutto.
Anche quello era motivo di ciance e bisbigli, in quanto l'ormai defunto padre di Viktor era deceduto da troppo poco tempo e tuttavia gli abiti indossati dalla Lady di Lancashire lasciavano intendere la presa in atto di un lutto più leggero.
I due stavano lasciando a tutta Londra modo di parlare di loro per i mesi a venire.
Viktor se ne rese conto in quel momento, pur sapendo che presentarsi là avrebbe di certo attirato l'attenzione, ma il vedere Elaine con un'espressione meravigliata e felice rendeva accettabile quel supplizio.
Elaine prese sottobraccio il marito, salendo le scale e superando il portico, risalendo poi la scalinata interna e raggiungendo così l'ampio pianerottolo che faceva da atrio principale del teatro, dal quale vi sarebbe stato l'accesso alla platea e alle scale che portavano ai palchetti riservati ai borghesi e ai nobili.
Anche là, nell'anti-stanza di mezzo al salone della platea, dalle chiare pareti in marmo grigio sulle quali spiccavano lesene in porfido in richiamo a decorazioni di semplici colonne e la statua di Shakespeare su un piedistallo, molti dei commensali si voltarono a guardarli, chi smarrito dalla loro presenza e chi, invece, palesemente sorpreso.
Erano tutti membri della nobiltà e della borghesia, tanto da rendere sospetto che quella sera persino la Coppia Reale avrebbe potuto apparire, sebbene fosse una circostanza assai improbabile, visto il migliaio di impegni dei reggenti.
Chiunque dei presenti sfoggiava i propri abiti migliori e costosi, consci che ogni cosa che indossavano o facessero venisse osservata nel dettaglio e con attenzione minuziosa.
Bastava che qualcosa fosse fuori posto per rendere quella minuzia un argomento di discussione che si sarebbe protratto per giorni, ma bastò l'ingresso dei conti di Lancashire per mettere tutto il resto in ombra.
Già alcune donne iniziarono a parlottare sommessamente tra loro, osservando i due di sottecchi, e Viktor ipotizzò immediatamente che le vecchie megere e comari stessero avvisando le novelle debuttanti su chi loro due fossero e perché facessero tanto scalpore.
«Dovevate diventare conte, per poter finalmente presenziare a una serata, cugino?» domandò una voce familiare alle spalle dei due, voce che il nobile accostò alla figura della ragazza che si era avvicinata a loro. Era giovane, una debuttante, ipotizzò Elaine guardandola.
Aveva il volto circondato da riccioli biondo scuro rigorosamente acconciati per l'occasioni e due occhi blu profondo; una spruzzata di efelidi le decorava le guance, su un volto allegro e sorridente; infine un abito viola scuro in broccato l'avvolgeva come una seconda pelle, stringendole una vita sottile che ne risaltava le forme.
«Jane...» la salutò Viktor osservando la ragazza con attenzione. «Immagino che abbiate fatto il vostro debutto in società, se siete qui. Mia madre non mi aveva avvisato del vostro arrivo» valutò.
«Oh beh, credo che vostra madre fosse impegnata con il decesso di suo marito» ipotizzò lei guardando poi entrambi, mentre Elaine aspettava che il proprio consorte la inserisse nel dialogo, presentandola. Sarebbe stato inappropriato intervenire senza che fosse lui a incedere per lei.
Fu Jane, invece, a presentarsi per prima, anticipando così il cugino.
«Voi dovete essere Lady Elaine Lloyd di Lancashire» la salutò la ragazza, la quale dimostrava sì e no solo qualche anno in meno della contessa. Jane si inchinò, con rigore e riverenzaperfetta. «Io sono Lady Jane Battingham, lontana cugina di secondo grado di vostro marito» si presentò, chinando il capo per poi tornare a guardarla, sorridendole.
Elaine ricambiò il sorriso, con una riverenza accennata come voleva l'etichetta.
«Siete ancora più bella di quanto si dice, Lady Lancashire» aggiunse poi la giovine dando una rapida occhiata a suo cugino. «Temevo fosse vera la voce che non vi facevate mai vedere in simili circostanze perché Viktor vi avesse chiusa in qualche bara tra i suoi cadaveri»
«Milady!» la riprese immediatamente la sua chaperon, una donna di mezza età, vestita di un abito dalle tinte lilla.
«Io non ho bare in casa mia, né cadaveri» replicò seccato il conte, osservando infastidito la giovane.
Elaine però scosse il capo, mostrandosi come sempre gentile e accondiscendente, come aveva imparato fin da bambina. «Sono... cagionevole di salute, per questo non esco spesso.»
Aveva risposto con la prima scusa che le era passata per la testa, non volendo mettere in mezzo la sua assenza per scelta del marito.
Non era assolutamente sua intenzione fare qualcosa di sbagliato o che lo mettesse a disagio; non dopo che finalmente lui sembrava incline a portarla con sé e averla come sua compagnia.
Lui era lì, accanto a lei, tanto da sentirne il calore sul proprio fianco e attraverso il tessuto della giacca sulla quale teneva poggiata la sua mano. Aveva anelato da tempo anche solo averlo così vicino che aveva timore che bastasse pochissimo per rompere quell'idillio e tornare alla stessa situazione precedente.
«Lord Lancashire, Lady Elaine...» li salutò un altro uomo vestito anch'esso in maniera impeccabile, redingote nera sopra un doppiopetto di un color avorio e cilindro calato sulla fronte. Accanto a lui, in sua compagnia, una giovane ragazza dalla pelle chiarissima in contrasto con i capelli castano scuro, liscissimi e lucenti.
«Lord Hoontigh, Lady Loren...» salutò Viktor, riconoscendo i due baronetti che aveva di fronte, mentre a suo seguito anche Elaine e Jean si inchinarono rispettose. «Sono sorpreso, Lancashire, non vi si vede in queste occasioni da molto tempo e proprio ora vi si torna a vedere.»
«Sicuramente parleranno molto del vostro ritorno, conte» aggiunse la donna accanto a lui che fissava Viktor, pur senza ricevere da esso nessun tipo di attenzione.
«Poco mi interessano le voci, come ben voi sapete» si difese lui, iniziando però a mostrare segni di impazienza. «Con permesso, ma vorrei recarmi al nostro palchetto, non manca molto all'inizio dello spettacolo.»
«Oh, andiamo, c'è ancora tempo e finalmente posso parlare con vostra moglie!» esclamò Jane, prendendo sotto braccio Elaine. «Volete venire con me a prendere qualcosa da bere, Lady Elaine? Mi fate l'onore di farmi compagnia? Ancora conosco così poca gente...» cercò di convincerla la ragazza alzando gli occhi al cielo con finta frustrazione.
Elaine, in risposta, rise appena. Una risatina leggera e contenuta ma che attirò l'attenzione del conte.
Da quanto non la vedeva ridere o sorridere a quel modo?
Lo sguardo della donna si spostò in cerca di quello del marito, ancora con il sorriso sulle labbra. «Vi dispiace se mi assento un istante, Viktor?» gli domandò raggiante e felice, con nello sguardo quel magnetismo particolare che lo aveva attirato a lei un anno fa.
«No...» rispose lui rimirandola e senza distogliere lo sguardo. Freddo e insensibile all'apparenza, come se poco gli importasse, sebbene al contrario quell'espressione e quel sorriso sul volto di sua moglie lo avessero decisamente frastornato più di quanto lasciasse intendere.
Le due donne, seguite dalla chaperon, si allontanarono verso una delle tavolate imbandite di tartine e cibi preparato per l'inizio dello spettacolo, che sarebbe stato poi riallestito nel salone privato ai piani superiori durante gli intervalli per la gioia degli spettatori, lasciando a loro momenti conviviali.
Elaine era talmente sovraeccitata da non accorgersi neanche che suo marito non la stava perdendo d'occhio un solo istante. Iniziò a parlare con sua cugina, sciogliendo timori e incertezze che in quei mesi erano cresciute in lei. Sorrideva, rideva, tornando a essere raggiante come un tempo e Viktor se ne sentì appagato come non lo era da mesi.
Con Marjorie poteva avere un compiacimento fisico, ma sapeva bene che le sensazioni che provava in quel momento, con la sua amante non le avrebbe mai avute.
«Quindi siete lontana dalla vita della capitale da così tanto tempo?» domandò Jane scuotendo il capo. «Incredibile, ci sono così tante cose che non sapete...» spiegò lei, iniziando quindi a raccontare con enfasi gli ultimi pettegolezzi di quello che stava accadendo in quella stagione.
Bastò poco, prima che assieme alle due si unissero altre dame di vario rango sociale, iniziando a dialogare con la contessa che attirava lo sguardo sia delle donne che degli uomini presenti, ignara di chi la stesse guardando oltre il suo stesso marito.
«Quindi, Lady Lorelai, state leggendo una nuova novella?» domandò interessata una delle dame che si erano raccolte attorno a Elaine e Jane.
«Oh sì, è un romanzo italiano, del sud, che parla di svariati scandali,» spiegò l'interpellata «narra la vicenda di una famiglia borghese, in Irpinia, con dei terreni dove coltivano vino di eccezionale qualità. I due amanti sono parte della stessa famiglia...»
«Cugini?»
«No, fratelli, o meglio, non con gli stessi genitori. Lui è il figlio della seconda moglie, avuto prima che lei si sposasse. David e Frances, sono i loro nomi» spiegò la ragazza con un sospirò sognante. «È una bellissima storia d'amore. Vorrei anche io trovare un uomo dome David.»
«E quindi, li scoprono?» incalzò Jane «E c'è lo scandalo?»
Elaine rise della esuberanza della ragazza. «Suvvia, non volete mica che vi narri l'intera storia» tentò di frenarla con gentilezza, prima di tornare sulla loro interlocutrice. «Sembra molto interessante, per quanto non credo che qui a Londra un romanzo con uno scandalo possa venire venduto facilmente.»
«Difatti me lo ha portato mio fratello, di ritorno dal suo Gran Tour in Italia» spiegò Lorelai, riferendosi al genere di viaggi che molti aristocratici facevano in giro per l'Europa, per vedere e perfezionare le loro conoscenze.
Anche Viktor era stato a lungo all'estero, da quello che Elaine ricordava.
Valutò che chiedere al marito del suo Gran Tour, fatto ormai molti anni prima, avrebbe potuto essere un buon punto di partenza per un dialogo interessante.
Era ormai certa che si fosse finalmente sistemata una situazione che sembrava non avere rimedio, che quel tassello che mancava per rimettere in ordine tutto quanto fosse finalmente stato inserito al posto giusto.
L'insicurezza di Elaine stava via via scivolando lontana da lei, come un velo leggero che le si era appiccicato addosso e che finalmente stava scomparendo, lasciandola libera.
Voleva stare con Viktor, passare quella serata con lui, come se fosse un nuovo inizio.
L'attenzione scemò dalle ragazze accanto a lei, tornando a guardare il conte che parlava con altri uomini presenti, dialogando sempre in maniera dignitosa e impostata, limitandosi ad accenni di tirati sorrisi in risposta a quelle che Elaine ipotizzò essere delle battute narrate dagli altri uomini.
«Perdonate, ma credo che sia ora che raggiunga Lord Lancashire. Temo che il tempo a nostra disposizione stia per scadere» osservò la nobildonna, congedandosi dalle altre ragazze che le risposero con una riverenza ossequiosa.
Tornò dal consorte, osservandolo con un'espressione felice e affettuosa: la stessa che gli rivolgeva quando erano poco più che sposati, quando ancora tra loro non si era aperto un vero e proprio abisso. Lo guardava semplicemente con amore.
«Credo che sia ora di salire al nostro palchetto, Viktor. Tra poco inizia lo spettacolo» propose, poggiandogli la mano sul braccio. Voleva toccarlo, voleva e necessitava di un contatto con lui anche se si trattava solamente di prenderlo sottobraccio e stargli accanto.
Viktor si voltò a guardarla, rimirando la donna che aveva al suo fianco, completamente diversa dal fantasma che in quei mesi aveva camminato nelle sale di villa Lloyd, bensì una donna radiosa e raggiante dalla felicità.
Non riuscì a trattenere un lieve sorriso anch'egli, beandosi della giovane moglie che aveva al fianco e del suo tocco leggero che percepiva sulla sua pelle nonostante gli abiti che entrambi indossavano, dimenticandosi all'istante delle persone con le quali stava dialogando.
«Sono concorde con voi, mia Signora» annuì lui mantenendo un tono basso di cortesia, rivolgendosi poi ai propri interlocutori. «Avremo modo di discorrere di nuovo durante il primo intervallo, suppongo. Perdonatemi; spero che lo spettacolo sia di vostro gradimento» salutò con educazione e accennando un cenno del capo portando una mano sulla tesa del cilindro, accomiatandosi anch'esso prima di dirigersi verso la scalinata che portava ai palchi privati.
Cody aprì la porta della nicchia privata, anticipando i suoi signori per permettere loro di entrare.
La piccola struttura, posizionata al secondo piano e terza in ordine di distanza dal palco principale, presentava sei sedute in velluto bordeaux che davano su una balaustra ricoperta da un drappo del medesimo colore; le pareti, foderate con della stoffa, presentavano anch'esse toni tendenti al rosso scuro.
Sulle basi delle ringhiere erano presenti delle decorazioni, creare inizialmente su tela e fissate al muro in un momento successivo alla loro realizzazione, presentando motivi floreali, ghirlande e caprifogli che richiamavano il disegno presente sulla cupola centrale del soffitto, sormontato dalla figura di un'antica lira; dal centro di esso scendeva un enorme lampadario in cristallo, le cui luci a gas illuminavano l'intera sala come se fosse giorno.
Il brusio nella sala si fece via via più alto, mentre nobili, borghesi e altre persone che si erano procurate il biglietto prendevano posto, così come Elaine e Viktor, ancora vicini e appagati dalla loro reciproca presenza.
La donna si sedette il più composta possibile sulla propria poltroncina, osservando con trepidante attesa che lo spettacolo iniziasse, sotto lo sguardo attento di Viktor che, disinteressato del tutto a quella commedia, teneva gli occhi fissi su di lei. Poi le luci scemarono lentamente nello stesso momento in cui l'orchestra iniziava a suonare l'overture di inizio e il sipario di panno cremisi veniva aperto sulla prima scena della commedia, facendo sì che nell'intera sala cadesse il silenzio più totale e i personaggi di Teseo e Ippolita facessero il loro ingresso per dare inizio allo spettacolo.
L'attenzione della contessa era unicamente rivolta verso la scena, ma bastò il tocco leggero di Viktor sul suo polso per distrarla da ciò che accadeva sul palco e prestare attenzione all'uomo che ne cercava la mano.
Non esitò neppure un secondo, lasciando che le proprie dita trovassero quelle del marito, sorridendogli grata.
Lui ricambiò, portando poi la mano di Elaine alle labbra, con un accenno do un bacio leggero su di essa, dopodiché tornò a guardare a sua volta quello che accadeva al centro della scena.
Il primo atto passò velocissimo per Elaine, lentissimo e terribilmente noioso per Viktor che si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo quando il sipario venne chiuso per l'inizio dell'intervallo. L'uomo si alzò immediatamente, come se avesse terribilmente fretta di andare a cercare qualcosa che placasse la sua noia, possibilmente qualcosa che fosse alcolico.
Ci misero pochissimo a raggiungere il salone dei palchi privati, anch'esso con svariati tavoli imbanditi e paggi in livrea che attendevano di consegnare calici di bevande, alcoliche o meno, agli spettatori che iniziavano a scemare fuori dalle loro piccole logge.
Un brusio di voci e risate riempì l'ampia stanza dalle pareti bianche, lungo le quali vi erano presenti statue ellenistiche poste sopra dei piedistalli. Tra una scultura e l'altra erano state inserite delle poltroncine e divanetti, rigorosamente in velluto cremisi, sulle quali gli astanti iniziavano a sedersi e chiacchierare, esponendo pareri sullo spettacolo o parlando di questioni di dubbia importanza.
Il conte di Lancashire riconobbe svariate personalità, per lo più borgesi e qualche nobile occasionale, magari figlio o figlia di nobili natali, ma non primogeniti da ereditare il titolo della loro famiglia.
Jane era una di queste: figlia di un barone ma non titolata come baronessa, appellativo che sarebbe stato poi ereditato da suo fratello maggiore, primogenito della famiglia.
La ragazza si fece spazio per raggiungere la coppia, mentre Viktor richiamava l'attenzione di uno dei paggi per richiedergli del Brandy, giusto per bagnarsi il palato.
«Lady Elaine, è stato un bellissimo spettacolo, vero?» domandò allegra e con energia, andando subito a prendere sottobraccio la nobile che annuì divertita.
«Davvero esemplare, era da tempo che non vedevo una commedia ben fatta come questa. Mancavo davvero molto dal teatro» osservò la contessa, lanciando un'occhiata a Viktor che a differenza della moglie osservava con palese fastidio l'irrefrenabile cugina.
«Non dovreste essere in giro a tentare di far cadere ai vostri piedi qualche buon partito?» domandò seccato, come se non approvasse la presenza della giovane e l'esuberanza che esternava. «Anche se temo che con il vostro carattere li farete scappare, più che farvi sposare» sospirò iniziando a sorseggiare il suo bicchiere di Brandy.
«Ma è sempre così noioso?» domandò Jane con un'espressione fintamente offesa rivolgendosi alla contessa.
«No, è solo annoiato» replicò Elaine tornando a guardarlo, mentre Viktor le guardava palesemente irrequieto.
Era stato bene da solo, con la sola compagnia di Elaine e della silenziosa presenza di Cody alle loro spalle, nel loro palchetto privato, benché non avessero avuto chissà quale privacy, visto che chiunque poteva di fatto vederli da quasi l'intero teatro. Bastava però che ci fosse altra gente, qualche battuta spiritosa di troppo che già il conte desiderava solamente lasciare quella sala.
Bevve di nuovo, mentre distoglieva lo sguardo dalle due donne che iniziavano a chiacchierare tra loro.
La sua attenzione venne catturata da una figura che si avvicinava a lui, inconfondibile dai suoi capelli rossi e l'espressione provocatoria data da un sottile ghigno sarcastico che gli increspava due labbra sottili e gli occhi brillanti di una luce tutto for che benevola.
Viktor si indispettì subito nel momento in cui riconobbe lo scozzese diventato ormai un noto commerciante in tutta Londra: uno degli uomini che meno lui tollerava in tutta la capitale.
Si voltò, ignorandolo, come se non lo avesse visto, poggiando una mano sul braccio di Elaine a richiamarne l'attenzione, chinando appena il capo verso quello di lei.
«Preferirei tornare al nostro palchetto privato» spiegò con un tono forzatamente calmo e palese nel non voler ricevere negazioni a quella richiesta.
La donna si voltò, perplessa e priva del sorriso di poco prima. «Certamente, Signore» acconsentì, per poi voltarsi a guardare la cugina del conte, chinando il capo per salutarla. «Perdonatemi, Lady Jane, spero di avere ancora l'occasione di discorrere assieme a voi.»
«Certo, Lady Lancashire, me lo auguro anche io» rispose la ragazza, reclinando a sua volta il capo per poi tornare a guardarsi intorno, ignorando la sua chaperon che la seguiva come un'ombra.
«Lord Lancashire! Conte Di Lancashire!»
La voce di Mortimer Krane risultò quasi un grido, rispetto al tono di voce degli astanti che chiacchieravano tra loro. Era un richiamo ironico, palesemente provocatorio per attirare l'attenzione del nobile e degli spettatori del teatro presenti in sala. «Non mi rivolgente neanche un saluto e non mi presentate vostra moglie? Lord Lancashire?» insistette lo scozzese con voce sprezzante e ben poco elegante, avanzando verso la coppia che si voltò a fissarlo.
Angolo dell'autrice
Ci tengo a precisare che la parte dove si parla del romanzo in Irpinia tratta una storia che è pubblicata sulla piattaforma di wattpad.
La storia citata è "La tela della Libellula" di Onealterego
Un piccolo easter egg che mi è venuto spontaneo mentre scrivevo, tanto è il mio apprezzamento verso questa autrice e per i suoi romanzi di cui uno presto verrà pubblicato. Senza contare che è la mia beta!
Grazie Mariarosaria! 😊
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