In Viaggio
Uscito dal campo tutto mi appariva surreale... sentivo quasi un apparente distacco spazio temporale dalla realtà. Non saprei spiegare come, o perché, ma il ragazzo che era appena uscito da quel cancello non era di certo lo stesso che poche ore prima ci era entrato.
Un'esperienza che segna profondamente; che lascia qualcosa dentro di cui difficilmente ci si può sbarazzare; un viaggio necessario per comprendere da vicino l'abominio nazista, e non dimenticare.
Ed è proprio la Memoria il nostro grande dovere; la Memoria di ciò che è stata la Shoah, dello sterminio, indiscriminato; la Memoria del totalitarismo, la più disgustosa e vergognosa forma di governo, di qualunque colore e di qualunque ideologia esso sia; la Memoria di chi perse la libertà, la dignità e infine la vita pur di non abbassare la testa alla follia tirannica del comunismo, del fascismo o del nazismo; la Memoria della crudeltà è dell'onnipotenza ostentata dall'uomo per gran parte del Novecento; la Memoria di ciò che fu e che non dovrà mai più essere.
Sul pullman, in viaggio verso casa, fu proprio la consapevolezza di non voler mai dimenticare tutto questo che accese in me il desiderio di comunicare le emozioni che quella visita mi aveva trasmesso... Ero ancora parecchio frastornato dalla carica emotiva che mi aveva appena travolto, ma ciò che sentivo dentro non sarebbe dovuto rimanere tacito; la mia esperienza diretta avrebbe potuto ispirare una poesia, per esempio. In poesia avrei potuto sfogare il mio animo turbato, e magari trasmettere qualche emozione anche a chi un giorno avrebbe letto quei versi... E allora perché non provarci?
Eravamo partiti da poco e il viaggio era ancora molto molto lungo; il tempo per rielaborare quella mattinata così intesa lo avevo eccome. Poi dal finestrino del pullman osservavo il panorama tedesco: pianure infinite; fitte schiere di alberi, ambo i lati dell'autostrada; un cielo grigio e triste; e poi dritti, andavamo sempre dritti...
Insomma, un panorama monotono e desolante, ma per qualche strana ragione mi diede grande ispirazione. Presi carta e penna e rimasi lì al finestrino per molto tempo, poi ebbi una folgorazione e cominciai a scrivere. In genere l'illuminazione arriva improvvisa, e non si può certo spiegare cosa sia o come sia arrivata, ma ricordo che da quel momento in poi non staccai più gli occhi dal foglio fino alla fine. Fu come un flusso di coscienza. Necessario e intimo.
Continua...
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