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4. La Narciso

Purtroppo, come uno sciocco, mi ero fatto spavaldo. Il trambusto e il profumo di donna mi avevano fatto dimenticare che la iella se ne stava appollaiata sulla mia spalla. Percepiva ogni mio sussurro e pensiero, per rivoltare le mie debolezze contro di me ed io mi ero esposto. Tuttavia, come sempre, a farmi dannare non fu lei, ma la Fortuna.

Era sorto un nuovo giorno, quando facce sconosciute e consumate dal sole, mi risvegliarono con una secchiata d'acqua salata. Sputai e imprecai, confuso e spaesato, ma riconobbi subito quel sapore maledetto, che mi faceva rivoltare le budella. Il dondolio costante sotto il mio corpo e il suono delle onde, dei gabbiani e del vento non mi lasciavano dubbi, ma parecchie domande.

Mentre gli occhi e ogni altra parte esposta del mio viso bruciavano come l'inferno, sentii il gran trambusto che avevo generato.

«Presto! Presto!»

«Il ragazzo è sveglio.»

«Correte a chiamare il Capitano Morgan!»

La testa mi girava e un fastidioso fischio mi ronzava nelle orecchie. Provai a mettermi in piedi più volte, ma finii rovinosamente a terra, totalmente privo d'equilibrio. Non ero fatto per navigare, ogni fibra del mio corpo ne era consapevole. A quel punto, feci l'unica cosa possibile e aspettai, fiducioso nella mia sventura.

Quando scorsi la sconosciuta che mi aveva ammagliato alla taverna, avvicinarsi a me con l'atteggiamento spavaldo di chi non teme nulla a bordo della sua nave, compresi di essermi perso più di qualcosa attorno a quel maledetto tavolo da gioco.

«Sei ancora vivo. Sorprendente per qualcuno che è stato abbandonato dalla Fortuna e scaraventato con tale violenza lontano dal rituale...»

Abbassai lo sguardo, vergognandomi per la mia ignoranza. Non potevo offrire alcuna garanzia durante il mio giuramento di rito, nessuna fortuna alla dea, e per questo non avrei potuto vegliare su quella altrui. Se lo avessi saputo, non mi sarei mai offerto volontario.

Di colpo, la dolcezza nella sua voce si tramutò in disprezzo.

«Hai idea della fatica fatta per rintracciare quel bastardo!?»

Seppur dolorante, il volto smunto del mercenario mi balenò alla mente e capii di cosa mi stesse accusando. Scossi la testa, sperando che non proseguisse in quella direzione, ma il suo sorriso si fece spietato.

«Ricapitoliamo: un signor Nessuno che casualmente si trova alla taverna e non fugge alla vista della mia pistola. Qualcuno che addirittura si offre volontario per il rituale, ma che sfortunatamente lo manda a rotoli, permettendo a quell'infame di scappare. Eravate d'accordo, non è così!?»

Alzai la testa in cerca d'aria per replicare e, finalmente, notai la Jolly Roger nera con il disegno di un teschio e dei fiori. Quando incastrai nuovamente i nostri sguardi, il suo volto sembrava divertito dalla mia espressione.

«Signori! Credo che il nostro ospite debba proprio provare il ballo riservato da noi narcisi a chi deve sciogliersi la lingua...»

La proposta venne accolta a gran voce dalla ciurma della Narciso, che subito cominciò con i preparativi, sballottandomi tra nodi e cime, impazienti di assistere al giro di chiglia che mi attendeva.

********** continua **********

Round 4 ~ 🥈
Prompt: "Il ballo dei narcisi"

Sottogenere: avventura
Conteggio parole: 500



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