Capitolo 29
Dimmi Tutto
Il gruppo iniziò la salita verso la sala del trono dove il Despota era solito passare le sue giornate tra un bicchiere di vino e l'altro, circondato da servitori ed ancelle.
<Da adesso state zitti e lasciate parlare me, fareste solo casino, soprattutto tu, Web> disse con tono serio Trafalgar, i cui compagni asserirono in silenzio . Appena giunti davanti al portone in ferro battuto e legno di ingresso alla sala, quest'ultimo si aprì, grazie agli sforzi di due energumeni dall'altra parte. Si poteva certo dire che il Reggente della Nazione non avesse un buon rapporto con la tecnologia. Preferiva il sudore dei suoi sottoposti.
<Prego, signori, Sua Grazia vi sta aspettando> fece uno dei due, indicando con rispetto il centro del grande e sfarzoso salone, dove primeggiava il trono che accoglieva il secco fondoschiena del Despota. I tre si diressero rapidi verso l'area indicata, mentre Stardust stava finendo l'ennesimo calice di vino, rigorosamente dorato e tempestato di preziosi, che posò su un vassoio similmente decorato.
<Prego, cari ospiti, vi stavo aspettando con ansia> disse il Despota salutando gli ospiti, invitati a raggiungerlo dal movimento della sua mano destra. Il gruppetto fece come gli venne chiesto e si portò ad una a distanza di circa otto metri dal trono, decisamente sproporzionato rispetto alle contenute dimensioni di Stardust. Per primo, Trafalgar si inchinò in segno di riverenza, seguito subito dopo dagli altri due, un gesto inevitabile che avrebbero preferito evitare volentieri.
<Uscite tutti, questo è un incontro privato> ordinò Ultima Risorsa alla pletora di servitori e guardie che affollavano il grande salone, che eseguirono rapidamente l'ordine senza fiatare, consapevoli dell'animo mutevole di chi aveva pronunciato quelle parole. Usciti tutti gli indesiderati, iniziò l'incontro.
<Ottimo, ora possiamo approfondire tranquillamente l'argomento> ruppe il silenzio il Despota rivolgendosi a Trafalgar in particolare.
<Suppongo voglia parlare dell'incidente capitatoci nell'Hellaway, signore> iniziò il Capitano.
<Corretto. Spiegatemi cosa è successo, la vostra versione dei fatti, insomma>
<Certo. Eravamo da poco entrati nello spazio aereo della regione dell'Hellaway, quando una forte esplosione condizionò, per così dire, l'integrità del mezzo sul mezzo su cui noi ed un'altra quarantina di uomini stavamo volando. In poco tempo la perdita di quota fu notevole e costante, fino a che non ci siamo schiantati a terra. Solo noi siamo sopravvissuti, purtroppo.> spiegò, tutto d'un fiato Trafalgar, cercando di mantenere una certa compostezza, mentre Webb e Seph stringevano i pugni con forza, cercando di trattenere la rabbia e la tristezza che pervadeva il loro animo.
<Capisco. Davvero una faccenda terribile> fece con un'espressione pensierosa sul volto Stardust. <Non avete idea di cosa possa aver causato quell'esplosione, dico bene?> fece con tono inquisitorio, a tratti subdolo.
<No, signore, non ne abbiamo idea. Un guasto ai motori, forse. Purtroppo i piloti non sono sopravvissuti.> chiosò Trafalgar mestamente.
<Capisco. Ditemi, allora, come siete tornati indietro?> incalzò i suoi ospiti il Despota. Webb fece un impercettibile scatto dettato dall'ira, prontamente sedato da Seph, che gli posò una mano sulla spalla, nel tentativo di calmarlo.
<Siamo giunti a Draft City a piedi e poi lì abbiamo aspettato il momento propizio per rubare un mezzo che ci riportasse a casa> rispose sinteticamente il Capitano, che ora iniziava a spazientirsi di quello che si stava rivelando un vero e proprio interrogatorio.
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