Un addio e un nuovo inizio
Spalanco gli occhi. È mattino. Mi alzo e mi dirigo verso la finestra. Scosto le morbide tende e apro le persiane. Un venticello frizzante mi punzecchia il viso. Il raggi del sole guizzano in ogni direzione e sembrano attraversare persino il suolo. La mia mente cattura questo istante, sarà il mio ultimo ricordo di questa vita. Prendo il trolley e lo zaino che ho accuratamente preparato con dentro qualche vestito, prodotti per l'igene, la macchinetta fotografica, colori e fogli da disegno, il cellulare per qualsiasi emergenza, un sacco a pelo e i miei risparmi, tutti i soldi che ho raccimolato nella mia lussuosa vita. Scendo le scale e mi reco nel grande salotto. I miei genitori sono a lavoro, naturalmente. Pensano solo ai soldi, credono di essere le persone più ricche e felici del mondo. Ma se fossero davvero felici, lascerebbero almeno un biglietto di auguri al diciottesimo compleanno della figlia, cazzo. Invece no, non c'è niente da parte loro, nessun pensiero, come immaginavo. Prendo carta e penna e scrivo con decisione queste parole: "Vado a cercare la fine del mare. Forse lì troverò la vera felicità" e lascio il biglietto in un punto del grande tavolo di mogano ben visibile. Esco. Mi volto un ultimo secondo e respiro per l'ultima volta il dolce tepore di casa. Permetto che una lacrima mi righi la guancia, ma la ricaccio subito. Fin da piccola avevo sognato di trovare la fine del mare, la fine della felicità, la fine delle conoscenze, quel punto nella vita in cui puoi finalmente dire: "Ora sono una persona completa". Sento la porta sbattere dietro di me ma ormai non mi volto più: la mia vita è appena finita. Ma non è ancora iniziata.
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