34. Determinazione
George si avvicina alla finestra da dove entra la luce del sole nascente. Sono passate solo poche ore dal Ballo d’Autunno, eppure gli sembra che quei ricordi appartengano a un’altra era…
“Vado subito, preside. Però prima devo sapere cosa vi siete dette.” Lo sguardo che le lancia a seguito di queste parole è freddo e il viso una maschera immobile, ma la professoressa McGranitt lo conosce troppo bene e sotto tanta impassibilità riesce ad avvertire una sofferenza enorme come se lui gliela urlasse in faccia.
Fa un profondo respiro. Le parole le escono a fatica. “Ci siamo sbagliati, George. Ci siamo sbagliati tutti. Non ha mai lasciato i Maghi Oscuri, era qui per fare qualcosa di cui non sono riuscita a farmi dire niente e che non è andata a buon fine. E ora li ha chiamati qui, perché il piano che hanno in mente sia compiuto. Per quello l’ho fatta portare in una Camera Chiusa: non li deve raggiungere prima che li abbiamo annientati, sennò riusciranno nel loro intento, quale che sia. Mi dispiace moltissimo, ho notato che ci tenevi a quella ragazza.”
Durante il discorso della preside George si volta a guardare fuori dalla finestra, le mani affondate nelle tasche. Non vuole mostrare quanto quelle parole lo colpiscano nel profondo. Dopo non replica subito, immerso com’è in cupi pensieri. Da dietro la McGranitt lo guarda, molto dispiaciuta di vederlo così abbattuto ancora una volta.
Passati alcuni interminabili minuti durante i quali l’unico rumore è quello lontano del castello che si risveglia, George si gira e guarda attentamente la sua interlocutrice. Sul suo viso non c’è traccia di dolore o di sofferenza. Non c’è traccia di… niente. Qualsiasi cosa provi, o abbia provato, nei confronti di Ellemir e del suo tradimento, è svanita in un fuoco di rabbia e determinazione.
Non spende neppure una parola su di lei, concentrandosi su ciò che dovrà essere fatto.
“I Mangiamorte concluderanno stanotte la loro carriera. Garantito. Chiamo a raccolta i maghi più potenti che conosco, poi daremo battaglia. Non voglio neppure prevedere un esito diverso dalla vittoria.” E fatto un breve cenno di saluto con la testa, esce in fretta dallo studio per mettersi subito all’opera.
La McGranitt lo guarda uscire, poi si avvicina alla finestra e guarda, senza vederlo, il paesaggio circostante. Preoccupazione, tristezza, paura si accavallano nel suo animo.
E sulla sua guancia rotola, non richiesta, una solitaria lacrima che l’anziana strega non si preoccupa neppure di asciugare.
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