Poteri
"Senti, ma..... Come mai sei qui?" Non ho ancora capito cosa cavolo ci fa Percy ad Aosta quando abita praticamente dall'altra parte del Mondo! "Ehm...Stavo seguendo una persona che è scappata dal campo..." sembra un po' imbarazzato e mi chiedo perché. "chi stavi inseguendo? doveva essere davvero veloce ed estremamente allenato per scapparti!" Quando lui diventa rosso capisco di aver toccato un tasto dolente, ma non ho intenzione di lasciare l'osso, così continuo:" Eh?! Chi era, Chi era, chi era, chi era, chi era, chi era, chi era?!" Riesco nel mio scopo e, quando riprendo fiato, lui, esasperato risponde: "Era una ragazzina, okey?! Una maledetta ragazzina figlia di Tartaro di circa tre anni meno di te che è scappata dal campo cinque giorni fa!" In questo momento capisco il suo imbarazzo e anche la sua rabbia: non deve essere facile per l'eroe di due grandi profezie ammettere che una ragazzina di dieci anni gli è scappata! Oltre alla rabbia e all'imbarazzo, però, sento anche un odio profondo nel suo animo, ma, prima che riesca a capire a chi è diretto o anche solo come faccio a percepirlo, un vento gelido mi avvolge, facendomi congelare sul posto e acuendomi i sensi. Anche Percy si ferma ed inizia a guardarsi attorno mentre pesca dalla tasca dei jeans la sua fidata penna a sfera/ Vortice. seguo il suo esempio e faccio un giro su me stessa cercando di capire dove sia il pericolo ed è allora che li vedo: due vortici dorati sospesi in aria. Quando il mio sguardo si posa su di loro, iniziano a rimodellarsi, prendendo la forma di due specie di dissennatori. "Oddei, non di nuovo!" Percy non sembra spaventato, più che altro, è esasperato. Nonostante il mio compagno sia calmo, io non lo sono affatto e domando: "Cosa cavolo sono questi cosi!?" "Nosoi" un'unica parola e capisco il perché dell'affermazione di Percy: lui li ha già incontrati: quando accompagnò Apollo al Campo. Ripenso al libro cercando di far tornare a galla i ricordi di come il mio compagno abbia fatto a scacciare quelle sottospecie di dissennatori. Il ricordo mi torna in mente e mi rendo conto che non riusciremo mai a sconfiggerli: Percy ha avuto bisogno di una tempesta di frutta, di un idrante e di un Baby Pesca. Ora ha un peso morto di nome Ginevra da portarsi appresso e nessun Baby Pesca in vista. Intanto, questi spiriti non sembrano avere intenzione di lasciarci stare. "Senti" La voce di Percy mi riporta alla realtà "Io cerco di ideare un piano per scacciarli, tu distraili" Sto per ribattere che non so come fare, ma lui non mi interrompe prendendomi per le spalle e guardandomi fissa negli occhi:" vuoi morire ora o preferisci almeno arrivare al Campo?" Scuoto la testa: non ho proprio voglia di morire subito dopo aver conosciuto il mio idolo!! Rincuorata da questi pensieri, mi volto verso i Nosoi. "Hey, sottospecie di dissennatori con il raffreddore! Volete qualcuno da fare ammalare? Prima dovrete passare sul mio corpo!" Solo quando si voltano verso di me mi rendo conto di aver fatto una cavolata, perché, sì, ho distolto la loro attenzione dal figlio di Poseidone, ma mi sono anche assicurata una morte lenta per mano di uno stupido demone coperto da un lenzuolo sbrindellato! "Guarda, guarda chi abbiamo qui! Un'inutile Figlia del Fiume! Cosa pensi di farci? Di guardarci male a morte?" I nosoi hanno una voce strisciante, che penetra nella mia testa togliendomi ogni sicurezza. "Siamo creature primordiali, siamo venute prima di Apollo stesso! Non puoi nulla contro di noi! I tuoi genitori fanno bene a disprezzarti, i tuoi compagni a starti lontano e ad odiarti!" Le loro parole mi colpiscono al cuore, ferendomi profondamente. Vorrei ribattere, dire che io valgo davvero qualcosa, ma nel profondo so che hanno ragione, perché io non servo a nulla, nessuno mi vuole, non riesco nemmeno a difendere mio fratello! I nosoi iniziano ad avvicinarsi a me piano piano, ed io indietreggio altrettanto lentamente, fino a scontrarmi contro il muro. "Non farti scoraggiare, bambina mia. Sfrutta il risentimento che ti porti appresso, l'odio che covi..." Una voce calda, suadente, si fa strada nella mia mente, Ridandomi fiducia e stimolando ricordi che avevo seppellito sotto alla gioia che mi provoca la lettura. Mi torna a galla il ricordo di quando, alle elementari, i compagni mi spintonavano e mi prendevano in giro perché leggevo sempre e non avevo amici; di quando tornavo a casa con i vestiti tutti rotti per colpa dei compagni e i miei genitori non mi ascoltavano, mi sgridavano, mi picchiavano con la cintura.... di quando prendevo un voto inferiore al nove più e venivo messa in punizione quando a mio fratello, per un sei meno, regalavano qualsiasi cosa. Vengo travolta da tutto l'odio che ho accumulato in questi anni di sottomissione in cui cercavo di essere gentile con tutti mentre loro non facevano altro che maltrattarmi. Una forza sconosciuta si impossessa del mio corpo, prendendone il controllo senza che io possa oppormi. Apro le braccia di scatto, come fossero attirate al muro, mentre dal mio corpo si riversa un'onda di rabbia, risentimento, rancore e odio verso il mondo. Chiudo gli occhi, sopraffatta da quel potere, mentre nelle orecchie mi risuonano delle grida disperate. Non so di chi siano, se mie, di Percy o dei nosoi, in questo momento riesco a stento a capire dove mi trovo. Quando l'onda finisce, cado in ginocchio, stremata. Apro gli occhi e la prima cosa che vedo è ciò che ho in mano: una frusta nera lunga circa due metri, con l'impugnatura argentea e una punta di ferro dello Stige all'estremità. Non ho tempo di rimirarla di più, perché un lamento proveniente dalla mia destra mi distrae. Mi volto e lo vedo: il figlio di Poseidone è accasciato al suolo, le mani strette attorno all'addome e il volto contratto in una smorfia di dolore. Mi inginocchio accanto a lui appoggiando la mia nuova arma al mio fianco e chinandomi verso il semidio disteso davanti a me. Lo volto lentamente, cercando di non fargli male, e, quando riesco a vederlo bene, soffoco un grido: l'addome del figlio del dio del mare è coperto di sangue fresco e, sotto a quel sangue, si distingue un lungo taglio slabbrato. "Chi te l'ha fatto?" la mia voce trema leggermente mentre gli porgo la domanda, perché in realtà so chi è stato: sono stata IO, che, con il mio odio verso il mondo, ho colpito anche lui, che non c'entrava nulla. In quell'eccesso di potere, ho fatto male ad una persona che mi voleva aiutare. La risposta non tarda ad arrivare: "T-tu" Percy sta per aggiungere qualcos'altro, ma un fort colpo di tosse gli blocca le parole in gola. Quando toglie la mano dalla bocca, noto che la punta delle dita è sporca di sangue. Le lacrime iniziano a scorrere lungo le guance, mentre mi rendo conto di cosa ho causato.
Ragazzi, per farmi perdonare per la lunga assenza, ho fatto il capitolo più lungo, ma non so quando potrò aggiornare di nuovo (spero almeno durante le vacanze di Pasqua), quindi godetevi queste 1183 parole perché temo che non ci "rivedremo " presto!
Detto questo,
Ciao!!!!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro