Baci bianchi
"Caro Babbo Natale, per favore, quest'anno vorrei che la mia mamma e il suo nuovo capo si amassero, così anche lei smetterebbe di essere triste e io avrei finalmente un papà. Grazie mille, Luca"
Mentre apriva la porta dell'ufficio con la mano sudata ed entrava esitante nell'enorme stanza dalle ampie vetrate, Marta non riusciva a smettere di pensare incredula alla letterina che aveva scritto suo figlio: in condizioni normali avrebbe fatto di tutto per accontentare i suoi desideri, ma ciò che le aveva chiesto quell'anno era semplicemente impossibile. Dietro alla grande scrivania in mogano sedeva un uomo alto, con il fisico scolpito che risaltava da sotto la camicia attillata e due occhi verdi magnetici che evitavano accuratamente il suo sguardo: doveva ammettere che suo figlio non aveva brutti gusti in fatto di uomini.
-Deve finire l'articolo a cui sta lavorando entro stasera- sentenziò Leonardo Giordani con voce annoiata, trafficando tra la scartoffie della sua scrivania, senza neanche alzare lo sguardo.
-Cosa? Ma è la vigilia di Natale! Mio figlio mi aspetta...-
-Non è un mio problema- replicò lui, continuando a non guardarla. Marta lo fissò a bocca aperta, trattenendo a stento la rabbia: come ogni uomo così spudoratamente bello e così spudoratamente ricco, Leonardo Giordani era ovviamente anche spudoratamente stronzo. Ripensando alla lettera di suo figlio, per poco non si mise a ridere: l'idea di lei e quel ricco figlio di papà insieme le sembrava assurda. Eppure, quel pensiero improvviso le fece venire un'idea.
-A una condizione- rispose decisa, colta da un'improvvisa illuminazione. Finalmente, lui alzò lo sguardo dalla scrivania, guardandola con una punta di tiepido interesse.
-Come scusi?-
-Se mi licenziasse non avrebbe abbastanza tempo per trovare qualcuno che scriva l'articolo entro domattina. Quindi le propongo un accordo: io finisco l'articolo... e lei esce con me domani sera- pronunciò la frase tutto d'un fiato, ignorando il tum tum serrato del suo cuore, e rimase quasi in apnea ad osservare Leonardo che la guardava come se fosse una scatoletta di sardine avariate.
-D'accordo- rispose infine, sbrigativo, e solo allora Marta si rese conto della tragedia epocale in cui era appena precipitata.
Il sorriso allegro di Luca sulla porta era servito solo in minima parte a consolare Marta, che ora cercava di destreggiarsi impotente tra ostriche e caviale e altri piatti prelibati, ma dalle porzioni a malapena visibili. Si sentiva a disagio in quel ristorante di lusso, nel suo vestitino nero acquistato per non più di venti euro al mercato; per non parlare del viaggio in limousine che avevano appena compiuto.
-L'autista, davvero?- chiese all'improvviso, per spezzare il silenzio imbarazzante che gravava su di loro da quando erano entrati -Non poteva passare a prendermi lei, come tutti gli esseri umani normali?-
Leonardo, seduto di fronte a lei in un completo grigio elegante, alzò a malapena lo sguardo dal piatto e poi scrollò le spalle.
-Non ho la patente- rispose con disinvoltura -Perchè guidare, quando possono farlo gli altri per te?-
-D'accordo, Paperon de Paperoni- ribatté lei, con una risatina; e mentre si apprestava a svuotare anche il terzo bicchiere di vino notò un impercettibile sorriso apparire e poi svanire sulle labbra rigide dell'uomo. Il resto della cena si concluse in silenzio, ma quando uscirono dal ristorante Marta era così affamata che non poté impedire al suo stomaco vuoto di emettere un potente ronzio, che risuono come un gong nel silenzio della strada.
-Fame?- chiese lui, con un sorrisetto sardonico.
-Fame è un eufemismo. Forza, venga con me. Anche lo stomaco dei ricchi dovrà riempirsi ogni tanto, o no?- E prima che Leonardo potesse replicare, lo afferrò per un polso e lo trascinò con lei nei vicoli della città.
Dieci minuti dopo si ritrovarono in un fast-food: Marta addentava l'enorme hamburger a grandi morsi, mentre Leonardo la fissava con espressione a metà tra il disgustato e il divertito.
-Molto elegante- commentò ironico, apprestandosi a tagliare il suo panino con coltello e forchetta.
-Almeno l'ho fatta ridere- replicò lei, con la bocca piena. -Non vorrà davvero torturare in quel modo il suo povero hamburger?-
Lui la guardò confuso.
-Non mi dica che non ha mai mangiato un hamburger?- chiese Marta allibita. -Si mangia con le mani!-
Esitante, Leonardo avvolse il tovagliolo attorno al panino gocciolante, cercando di non sporcarsi le mani, e lo portò alle labbra; ma, dopo il primo boccone, iniziò a mangiarlo così velocemente che finì ancor prima di Marta. Lei scoppiò a ridere e, incredibilmente, il ricco uomo di ghiaccio si unì alla sua risata.
-Aveva ragione, è proprio buono-
-Gliel'aveva detto io. La prossima volta le farò mangiare la pizza.-
-La prossima volta?- sussurrò Leonardo con voce improvvisamente roca, sollevando un sopracciglio mentre per la prima volta la guardava negli occhi. Marta deglutì a malapena l'ultimo boccone, rischiando di affogarsi, sforzandosi di non pensare a quanto dannatamente attraente le sembrasse in quel momento.
-Vado a pagare...- balbettò, arrossendo involontariamente, alzandosi velocemente dalla sedia.
Usciti dal fast food, si ritrovarono inondati da una pioggia scrosciante. Ferma sulla soglia, Marta guardò allibita Leonardo che iniziò a correre sotto il temporale.
-Che cosa fa? Non chiama l'autista?- chiese sbalordita, affrettandosi a raggiungerlo.
-L'ho mandato a casa, è la sera di Natale!- replicò lui, urlando per farsi sentire sotto la pioggia battente.
-Ah, ma allora ce l'ha un cuore!- gridò Marta di rimando; entrambi si misero a ridere e continuarono per tutto il tempo della corsa, finché, senza fiato e completamente bagnati, si ritrovarono di fronte alla porta di casa di Marta.
-Vischio- sussurrò lui, scostandosi i capelli fradici dalla fronte. Marta alzò lo sguardo e vide il rametto appeso sopra la porta.
-Dev'essere stato Luca-
-Bambino intelligente-
-Già-
Marta si ritrovò rabbrividendo a guardare il volto solcato dalla pioggia di Leonardo. Le sue labbra erano così vicine che poteva sentirne il respiro. Tic tac. Tic tac. L'orologio al suo polso sembrava scandire i secondi che la separavano da quel bacio.
-Non mi piacciono le tradizioni, ma in questo caso...- sussurrò lui.
E all'improvviso le loro labbra si toccarono, e loro lingue si intrecciarono e i loro respiri si unirono.
La porta si aprì di scatto.
-Grazie, Babbo Natale! - esclamò Luca.
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