Capitolo 6 - il passato
5.11.2007
Ore 15,55
Ho passato la notte a setacciare ogni angolo di quel maledetto parco.
Ho raccolto campioni.
Li ho esaminati.
Ho cercato ogni possibile combinazione naturale, ogni possibile causa fortuita che abbia potuto portare all'avvelenamento di Bayswater.
E non ho trovato nulla.
Le piante e le erbe della zona sono totalmente diverse da quelle ritrovate durante l'autopsia.
Non può essere stato un caso.
Qualcuno ha avvelenato quelle persone per un motivo.
Anche se non so quale.
Con un mio veleno.
Anche se non so come.
È una pozione che ho distillato solo una volta.
Quando ancora ero un idiota accecato dalla fame di sapere.
E dalla vendetta.
Prima che cominciasse la mia vita di inganni.
Prima che Lily morisse.
Ed io mi trovassi intrappolato in un mondo che non poteva più vantare il suo sorriso.
Ho studiato, scartabellato e analizzato ogni libro in mio possesso.
Cercando qualsiasi traccia di un veleno simile a quello.
Qualcosa che abbia potuto ingannare il mio occhio esperto, durante una fugace lettura nello studio della Granger.
E non ho trovato neppure quello.
Ho passato la notte senza chiudere occhio.
Come d'altronde faccio ormai da ventotto anni a questa parte.
Tormentandomi un'anima che si scopre macchiata di nuove morti innocenti.
Perché infondo è colpa mia.
È sempre stata colpa mia.
E adesso mi ritrovo intrappolato in questa stanza, nell'attesa che una ragazzina insopportabile, travestita da donna di potere, faccia il suo ingresso nella mia solitudine.
Alle quattro meno un minuto il suono di un paio di nocche sulla porta mi fa intuire che è giunta l'ora di farmi infastidire dal suo pessimo carattere.
Di toglierle dagli occhi qualsiasi scintilla di speranza.
Perché questa è una storia che temo non sarà facile da risolvere.
Mi ritrovo a dover affrontare il mio passato, ancora una volta
E non so come dirlo.
Senza che la vergogna mi affoghi gli occhi.
Per tutto quello che sono stato e che vorrei poter dimenticare.
La mia voce lecca le pietre umide del sotterraneo.
Apro il sipario sul mio nuovo tormento.
- "Avanti..."
La figura impeccabile di una Granger avvolta in un mantello di cachemire, fa la sua comparsa al centro del mio studio.
Si guarda intorno per qualche istante.
Poi punta gli occhi nei miei.
- "Ha trovato qualcos'altro che può esserci utile, professore?"
Non mi saluta.
Non sorride.
Non fa niente.
Se non sputarmi in faccia l'aria più risoluta che è riuscita a trovare.
Mi dirigo verso la scrivania.
Mi ci appoggio sopra.
Incrocio le braccia.
Continuando a guardarla dritta in quei suoi occhi attenti, finalmente liberi dal ridicolo paio di occhiali che si ostina ad infilarsi sul naso.
- "Temo di sì...
O meglio, temo di no!"
Lo sibilo mellifluo.
Lei sembra farsi impadronire dalla curiosità per un istante.
Poi si volta.
Si sfila il mantello.
Mi guarda ancora.
- "Posso?"
Chiede, indicando un tavolo sgombro che deve aver ritenuto il perfetto alloggiamento del suo soprabito.
Non rispondo.
Le faccio un cenno del capo appena visibile.
Sembra bastarle a guadagnare il coraggio di muoversi per il mio regno di liquidi e formule.
La osservo per un istante.
Strizzata in un tailleur di alta sartoria.
Arrampicata su un paio di tacchi che devono farle un male tremendo.
Anche se riesce a non darlo a vedere.
Si muove velocemente, con la grazia che solo la gioventù sa concedere.
Torna davanti a me.
Prende una sedia senza chiedermi più alcun permesso.
Ci si abbandona sopra.
- "Ha intenzione di tenermi ancora molto sulle spine, professor Piton, o vuole mettermi al corrente del frutto delle sue ricerche?"
Me lo sibila tra i denti.
La mia scenata di ieri non deve aver sortito l'effetto che speravo.
Questa ragazzina strafottente continua a sentirsi protetta da un ruolo prestigioso.
E non riesco neppure a farmi possedere dalla mia solita rabbia.
Perché quello che ho scoperto questa notte è qualcosa che mi fa tremare fin nelle viscere.
- "Il veleno è il mio, Granger.
Non può essere stato creato fortuitamente in natura, non in quel parco almeno.
Le autopsie sono corrette.
Sono andato a controllare i cadaveri io stesso, questa notte..."
Lei mi guarda a bocca aperta.
- "Come ha fatto ad eludere la sorveglianza del San Mungo? Avevo dato ordine di non far avvicinare nessuno..."
- "Io eludo quello che voglio, Granger.
Ti consiglio di tenerlo bene a mente per il futuro..."
Mi rivolge uno sguardo carico di odio.
Io inarco un sopracciglio.
Lei abbassa gli occhi.
Sono ancora bravo nel mio lavoro.
Sono sempre stato il più bravo.
In quello, e a terrorizzare il mondo.
- "Va bene professore, se ha finito di fare la ruota come un pavone e ha intenzione di smetterla di rivendicare una superiorità che sia io che lei sappiamo innegabile, può dirmi qual è il problema?
So benissimo anche da sola che è il migliore in assoluto nel suo campo, non creda che mi sarei imposta di chiamarla se così non fosse stato."
Ha ritrovato la forza di guardarmi.
Io sorrido beffardo per un attimo.
Lei lo fa di rimando.
Sì, Hermione Granger è quella giusta.
Ha le palle per fare un lavoro che nessun altro avrebbe potuto portare a termine.
Tiene le redini di questo strano mondo con le capacità di un condottiero e con due occhi da cerbiatto che potrebbero annientare chiunque.
Bilancia caparbia, fegato e bellezza con una padronanza invidiabile.
Ho fatto bene a permetterle di arrivare dov'è.
È una donna intelligente.
E potrebbe tornarmi utile.
Sicuramente più di tutti gli imbecilli che hanno occupato quel posto prima di lei.
Anche se non glielo darò mai a vedere.
Le rivolgo un'occhiata gelida.
- "Quello è il mio veleno, su questo non ci sono dubbi.
Adesso ci resta da scoprire come ha fatto ad uccidere dodici persone in un parco di Londra.
Ho distillato quella pozione una sola volta, molti anni fa.
E la formula è in mio possesso.
Chiusa in questa stanza.
Non è un procedimento complesso ma bisogna saperlo fare.
Nessuno potrebbe ricrearla dal nulla.
Non perfettamente identica alla mia, perlomeno.
E nessuno ha letto quella formula.
Tranne una persona, una sola...
Moltissimo tempo fa."
Porta due dita verso la bocca.
Strofina lentamente il labbro inferiore per un attimo.
- "Quindi vuol dire che, a parte lei, c'è solo una persona che potrebbe aver preparato quella pozione?"
Faccio un cenno di assenso con la testa.
Continuo a guardarla negli occhi.
- "Il nome di questa persona...?"
Mi guarda spazientita.
Pensa che io stia cercando di eludere le sue domande.
Come se mi credesse ancora l'uomo ambiguo che ho lasciato conoscere al mondo per quasi tutta la vita.
- "È un'ipotesi impossibile, Granger!
Non serve nemmeno parlarne!"
Si alza dalla sedia.
Mi si porta in piedi proprio davanti.
Sento il suo fiato lambirmi le labbra.
Vedo i suoi occhi sfidare i miei con una spavalderia che ho concesso a pochi.
- "Mi dica chi è professore!
È qualcuno rinchiuso ad Azkaban?
Un suo vecchio compagno?"
La guardo con un accenno di disgusto ad attraversarmi gli occhi.
Lei si spazientisce.
Sbuffa.
- "Non sarebbe la prima volta che un prigioniero riesce a comunicare con l'esterno.
Non mi sembra di doverlo venire a spiegare a lei.
Magari qualcuno ha ricreato quel veleno dietro indicazioni ricevute da questa persona.
Quindi mi dica quel nome, così che io possa fare le mie ricerche e trovare chi può essere stato ad avvelenare dodici persone nel parco di Bayswater, mettendo fine a questa storia!"
La guardo immobile per un istante.
Poi mi volto.
Mi dirigo dietro alla scrivania.
Mi abbandono pesantemente sulla poltrona.
Appoggio i gomiti sui braccioli e il mento sulle mani.
Resto ad osservare il suo corpo irrigidirsi sempre di più, al ritmo lento dei secondi che un vecchio orologio fa risuonare ovattati nella stanza.
La osservo.
Incerto se godermi la sua ira, o tremare all'idea del suo terrore imminente.
Appoggio la schiena stancamente.
Lascio scivolare le mani sul piano di legno del mio tavolo ingombro di libri antichi e boccette sbeccate.
Punto gli occhi nei suoi.
Dischiudo le labbra, e permetto al mio passato di invadere a voce alta le arcate di un castello sopravvissuto.
- "Lord Voldemort..."
Nota dell'autrice: eccoci, si entra nel vivo.
Vi ringrazio per la pazienza, per avermi permesso di dare un'anima un po' più rotonda ad Hermione, prima di buttarla nella mischia.
Come sempre vi ringrazio per le vostre stelline, per i vostri messaggi e per l'affetto che mi dimostrate.
Alla prossima puntata...
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