Capitolo 5 - alcol e solitudine
4.11.2007
Ore 21,15
Tutto in questa casa da l'impressione di essere fatto con amore.
È un appartamento semplice, in una bella strada alberata della periferia di Londra.
La luce al suo interno è calda.
Così come lo è tutto il resto.
Un salottino piccolo ma accogliente.
Due divani color crema, posti uno di fronte all'altro, con un tavolino basso su cui troneggiano una manciata di foto che ritraggono i miei due amici abbracciati.
Sembrano felici.
Di una felicità semplice.
Che appare così dannatamente afferrabile, impressa su una pellicola.
Che risulta così irraggiungibile, nel vortice contorto della mia vita.
Ginny sbuca dalla porta della cucina.
Tiene un piccolo vassoio tra le mani, su cui tre grossi bicchieri di un qualche aperitivo dalla gradazione alcolica quasi insostenibile, traballano stancamente.
Harry mi siede davanti, sul divano di fronte al mio.
Ha una tuta grigia, i pantaloni larghi, la felpa che ha visto più di un inverno e un sorriso carico di normalità stampato sul volto.
Se ne sta abbandonato in una vita così meravigliosamente normale.
Così dannatamente pulita.
Così distante da quella che ho tentato di raggiungere con ogni briciolo di forza.
Allunga una mano verso la moglie, le sfila dal vassoio uno dei bicchieri.
Da una lunga sorsata al liquido trasparente che ondeggia al suo interno.
- "Sarebbe carino se mi lasciassi servire prima la nostra ospite, Harry!"
Ginny gli rivolge un'occhiata di finto rimprovero, prima di stampargli un bacio sulle labbra, facendo scivolare vistosamente gli ultimi cocktails rimasti sul vassoio.
- "Se Harry avesse imparato le buone maniere, non sarebbe più Harry, Ginny!"
Glielo dico sorridendo.
Lei mi raggiunge con l'intruglio pericoloso.
Me lo porge guardandomi negli occhi.
Prendo il bicchiere.
Mi abbandono anche io ad una lunga sorsata che mi brucia la gola, la trachea e lo stomaco.
Strizzo gli occhi cercando di contrastare gli effetti devastanti di questa bomba alcolica travestita da aperitivo.
- "Vedo che avete intenzione di mandarmi a casa completamente ubriaca...
Do l'impressione di essere messa così male?"
Lo dico ridendo.
Ma prego che l'alcool mi anestetizzi il cervello per qualche ora.
Che mi permetta di smettere di pensare.
- "Come è andata con Piton?"
Harry mi riporta alla realtà, più velocemente di quanto mi ero concessa di sperare.
Si abbassa gli occhiali sul naso, spiandomi da sopra le lenti.
- "Uno schifo!
È un irrispettoso bastardo.
Appena finita questa storia, quando non mi sarà più utile, gli farò passare la voglia di fare l'arrogante."
Mi interrompo.
Do una nuova sorsata al cocktail infernale.
- "Non capisco con quale spavalderia si permetta di rivolgersi a me nel modo in cui ha fatto questa mattina.
E non per me, ma per il ruolo che rappresento!"
Harry torna ad abbandonare la schiena sul divano.
Appoggia il bicchiere sul piccolo tavolo, facendosi largo tra gli istanti di una vita vissuta, impressi sulla carta.
Afferra una patatina.
Se la infila in bocca con fare svogliato, prima di puntare gli occhi nei miei con aria seria.
- "Hermione, Severus Piton è un uomo molto più potente di qualsiasi carica, per quanto prestigiosa.
È intoccabile!"
Lo sussurra, portandosi il bicchiere ancora una volta davanti alla bocca.
E io sbuffo sonoramente.
Alzo gli occhi al cielo.
- "È cos'è che lo renderebbe così intoccabile, Harry?
Essere un eroe non basta per potersi permettere di maltrattare chiunque..."
- "Non è il fatto di essere un eroe, Herm!
Quello non c'entra niente, o comunque c'entra poco.
La verità è che lui è l'unico in grado di distillare le pozioni di cui abbiamo bisogno, il ministero per primo.
La verità è che conosce i segreti scomodi di gran parte del mondo magico, per il quale prepara intrugli di ogni genere.
Alcuni per malanni che non vogliono essere
resi noti, altri per passioni, come dire, poco ortodosse...
È questo che fa di lui l'uomo più temuto dell'intero mondo magico.
La sua aura di ghiaccio nero, poi, fa tutto il resto!"
Do un altro sorso.
Ancora più lungo.
Ancora più pericoloso dei primi.
Sto finendo questo beverone da settanta gradi alcolici come se fosse succo di zucca.
- "Quindi dovrei abbassare la testa e sopportare la sua arroganza?"
- "Esattamente...!
Come fanno tutti."
Sbuffo.
Di nuovo.
Perché Harry ha ragione.
Da quando la guerra è finita, da quando è uscito dal San Mungo, è diventato il re indiscusso dell'intero mondo magico.
E la verità è che sono stata cretina a pensare che lui non c'entrasse nulla con la mia brillante carriera.
- "Ma dimmi cosa ti ha detto!
Lascia stare il suo carattere di merda che conosciamo tutti più che bene..."
Harry riporta l'attenzione sulle cose serie.
Con quella capacità di tenere gli occhi sulla palla che lo caratterizza da sempre.
Trangugio una nuova sorsata, più per darmi la forza di affrontare quello che sembrerà essere il mio tormento per i prossimi mesi, che per effettiva voglia di sentire ancora una volta il gusto di questo cocktail quasi imbevibile, come d'altronde immangiabile sarà la cena che mi attende.
- "Ha riconosciuto il veleno.
Ovviamente...
Lo ha distillato lui, circa trenta anni fa.
Quando ancora era un servo fedele di Voldemort.
Ha cercato di non farmelo a vedere, ma era sconvolto.
È uscito di fretta dal mio ufficio.
Ha detto che doveva fare delle ricerche.
Mi ha dato appuntamento per domani pomeriggio... a Hogwarts."
Lo dico, mentre provo a mantenere la mente lucida con quello che resta di una patatina molliccia.
- "Vuoi che ti accompagni, Herm?"
Il mio amico d'infanzia mi rivolge un sorriso fraterno.
Sa quanto mi costi affrontare quelle mura. Quel castello che ho dovuto salutare con una media stracciata, per colpa di un suo voto ingiusto, prima di cominciare la faticosa scalata verso la mia carriera.
Verso il successo che mi ha abbandonata come un'eremita sulla punta della vetta.
- "Lascia stare Harry!
Già mi considera una ragazzina idiota così, se mi presentassi con il babysitter all'appuntamento, perderebbe quel poco di rispetto che deve avere avuto per permettermi di arrivare fino a dove sono adesso..."
Lo dico con qualche traccia di tristezza nella voce.
Perché Harry ha ragione.
È lui che manovra i fili del mondo.
E sono stata una cretina a non averlo tenuto bene a mente, mentre mi beavo per i miei traguardi raggiunti.
- "Per il resto, tutto bene Herm?"
Ginny interrompe la nostra discussione con la grazia e il sorriso che la caratterizzano.
Mi guarda con quei suoi grandi occhi azzurri.
Così simili a quelli del fratello.
Così diversi per profondità, entusiasmo e voglia di vivere.
- "Ginny...
Mi dispiace per la storia con Ron...
Forse avrei dovuto essere meno dura.
Ma ero arrivata al limite, capisci?
Ho provato a sopportare il suo modo di vivere, ho provato a fargli capire che a me non andava bene, a spingersi a cambiare ma..."
- "Lascia stare Herm!
Mio fratello è un cretino!
Io voglio sapere se tu stai bene..."
Mi sorride.
Anche lei.
Con le fossette che le disegnano le guance rosate.
Con quell'intelligenza nello sguardo che mi ha sempre smosso qualcosa dentro.
Se ne sta in piedi.
Con il suo fisico perfetto, i suoi lunghi capelli rossi e le mani abbandonate lungo i fianchi, a guardarmi come un'amica.
Una delle poche che mi restano.
Insieme ad Harry.
Anzi, penso di poter tranquillamente affermare che, le uniche persone che sono rimaste a non guardarmi come una iena assetata di potere, siano in questa stanza, in questo momento.
- "Sto bene... Se poi riuscirò a risolvere in tempi brevi questa cosa di Bayswater starò ancora meglio!"
Sì, infondo è vero.
Da quando ho smesso di dover pensare all'apatia di Ron, mi sembra di essermi liberata da un peso.
Almeno non devo più fingere costantemente di interessarmi a qualcosa di cui non mi frega nulla.
Almeno non devo più farmi montare un nervoso insopportabile ogni volta che varco la porta di casa.
Almeno posso permettermi di farmi prendere dall'angoscia in santa pace per questo dannatissimo appuntamento con Piton.
Almeno posso smettere di travestirmi da moglie felice.
Da donna felice.
E posso abbandonarmi al mio nervosismo ormai perennemente pronto ad esplodere.
Perché ho rinchiuso l'Hermione di prima in un cofanetto, l'ho confinata in un passato da ricordare durante le cene, e ho lasciato emergere la donna di vetro.
Quella che è pronta a sfidare il mondo.
E a vincerlo.
Due ore più tardi, ubriaca fradicia, varco la porta della mia enorme camera da letto affacciata su Sloane Square.
Il vuoto mi accoglie come farebbe un vecchio amante.
Lasciandomi in pace e accarezzandomi con il suo silenzio agognato.
Con la sua oscurità tranquillizzante.
Mi butto tra le lenzuola, riuscendo a mala pena a slacciare la giacca del tailleur blu, ormai ridotto ad un cencio stropicciato.
La testa mi gira convulsamente, e lo stomaco sembra voler rifiutare il poco cibo commestibile che gli ho gettato all'interno.
Sto uno schifo.
Ma almeno questa sera sto uno schifo in santa pace.
Senza parti da dover recitare.
E anche senza il fottuto terrore di questo mistero da districare.
Forse Harry ha ragione.
Forse sono diventata proprio come lui.
Severus Piton
Sono fatta per non provare sentimenti.
E per non avere affetti.
Sono fatta per non avere niente.
Al di fuori di un lavoro massacrante.
E di un potere che mi fa sentire un'adrenalina bruciante a scorrermi nelle vene.
Forse qualche parte di quell'Hermione che tutti amavano, è rimasta ancora ben nascosta dentro di me.
Forse no.
Ma non mi importa.
Adesso voglio solo godermi questa ubriachezza inebriante che mi riempie il fiato.
Che mi fa smettere di pensare.
A Bayswater, alle autopsie, al mistero che le avvolge.
E agli occhi di quel maledetto bastardo che si ostinano a non smettere di lampeggiarmi davanti.
Nota dell'autrice: lo so, lo so, lo so! Questo è un capitolo intermedio.
E so anche benissimo che non vedere l'ora di leggere come si evolve la storia del veleno, tanto quanto la relazione al fulmicotone tra la nostra eroina gelida e il nostro professore dal pessimo carattere.
Ma dovevo delineare la psicologia di Hermione in modo credibile, e chiarire alcuni punti che avrebbero potuto restare in sospeso.
Ma non disperate!
Quei due si rincontreranno, e lo faranno molto presto.
Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate.
Tengo tantissimo alle vostre impressioni e ai vostri messaggi.
Alla prossima puntata...
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