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Nota autore:
Vi ringrazio per quelli che stanno seguendo il seguito, spero che vi stia piacendo. Volevo solo informarvi che non sarà molto lungo perché lo sto facendo esclusivamente per voi altrimenti non ci sarebbe stato un lieto fine 😅 arriverà massimo a 20 capitoli.
Detto questo vi lascio alla lettura.
*****
Dopo aver aspettato Jò per ore in quella casa, decisi di andare alla ricerca di altre anime per ricevere un qualche tipo di informazione riguardante questo posto. So benissimo che è una pazzia, proprio come nei film horror, che i protagonisti anche se non dovrebbero si addentrano in missioni suicide e pericolose, ma dopo aver assistito a quella scena capì che indipendentemente da dove mi trovavo ero a rischio, dunque decisi di tralasciare la codardia da parte.
Sbuffai rumorosamente nel constatare che non vi era nessuno, con molta probabilità si stavano nascondendo da quella cosa, cosa che avrei dovuto fare anch'io ma la voglia di risposte prevaleva sul mio istinto di sopravvivenza, lo so sono un idiota, ma se volevo sopravvivere a questo posto dovevo sapere a cosa andavo incontro ed a chi, o almeno io la pensavo così ciò nonostante non toglie che anch'io abbia una paura.
L'unica nota positiva di tutta questa storia era che dopo tanto ero riuscita a sentire nuovamente la voce di mio padre, dio se mi era mancata la sua dolce voce, ed anche se non ho potuto stringerlo a me, guardandolo negli occhi capì immediatamente che non era arrabbiato per essermi innamorata di Tim, vidi più preoccupazione nei suoi occhi ed ora so anche il perché, sapeva che sarei finita qui.
Mentre pensavo a ciò la strada mi fu tagliata da una strana creatura, a prima vista sembrava un anima, ma non era come, nel suo guardo percepivo qualcosa di strani, i suoi occhi azzurri e calcolatrici mi mettevano un senso di agitazione mai provata. Il mio istinto prevalente sulla ragione, finalmente, proprio quando ne avevo bisogno ed iniziai a scappare dalla direzione opposta, ma anche dietro di ve ne erano altre tre che mi fissavano con lo stesso sguardo.
Deglutì rumorosamente, ormai circondata da quelle strane anime. Avevo paura e desideravo ardentemente che Tim sarebbe spuntato da un momento all'altro per salvarmi all'ultimo minuto, come aveva sempre fatto, ma non fu così, non questa volta è sapevo che non sarebbe mai arrivato. Questa volta dovevo farmi forza ed essere io a tornare da lui, glie lo dovevo dopo tutto quello che fece per me, dopo tutto l'amore incondizionato che mi diede.
Il problema rimaneva sempre lo stesso, non sapevo niente di loro e di conseguenza non sapevo come difendermi.
Mi guardai in giro ed il mio occhio cadde su un'abitazione molto familiare, la osservai meglio e capì che si trattava più di un edificio ma la nebbia mi impediva di riconoscerlo. Qualsiasi cosa fosse era sempre meglio di starmene qui Impalata mentre loro avanzavano come automi verso di me, così scappai in direzione di esso, seguita dai miei assalitori.
Nonostante mi erano alle codtole, riuscì comunque a distanziarli a tal punto da far perdere le mie tracce, rifugiandomi dentro un bagno. Sospirai rumorosamente, sia da viva che da morta mi sentivo sola ed indifesa.
Se solo avessi qualcuno con cui parlare che non sappia solo gracchiare sarebbe meno orribile questo posto, per quanto ci si possa abituare alla nebbia perenne e tutti gli altri pericoli che si annunciavano al suo interno.
*******
*Dal punto di vista di Pestilenza*
Stavo tornando da Federica, ormai doveva essere tornata da lavoro e dopo la mia chiacchierata con Serana, non ero tanto tranquillo, ora sapevo con certezza che sua figlia non sarebbe mai tornata, è l'idea di dargli falese speranze mi spezzava il cuore. Non volevo mentirgli, ma nemmeno potevo dirgli apertamente "Sai tua figlia è morta, e sai come lo so? Perché lo uccisa io" stranamente al solo pensiero di essere odiato da lei mi logorava l'anima.
Un urlo spezzò il silenzio del piccolo quartiere, facendomi fermare il cuore dalla paura. Le grida per venivano dalla casa di Federica, ed era la sua voce…. Corsi dentro casa aprendo la porta con un calcio, il mio timore principale era che Guerra o Fame potessero averle farle del male, ma ciò che mi aspettava era totalmente fuori da ogni mia previsione.
Ritrovai Federica che stringeva fra le braccia Victoria, o almeno lei credeva che fosse sua figlia ma sentendo i suoi pensieri capì immediatamente chi ci fosse al suo interno.
«Victoria e trovata.» esclamò Federica in lacrime di gioia.
Purtroppo non potevo gioire assieme a lei. Chi avevo di fronte era Tim, ma non era lo stesso di qualche tempo fa, no, era tornato quello di un tempo lo stesso che riusciva a metterti paura con un solo sguardo, lo stesso che un tempo a trucidato un intero villaggio secoli orsono per noia. Colui che avevo di fronte era un Tim instabile e seriamente pericoloso, perciò non gradivo la sua vicinanza con Federica, avrebbe potuto dargli qualcosa senza pensarci due volte.
«Madre, lei deve andare a lavorare o sbaglio?» rispose freddamente Tim a Federica lasciandola con un espressione confusa.
«Tranquilla tesoro posso chiamare e darmi malata per oggi.» le rispose dopo qualche minuto di incertezza, accarezzandole la guancia con dolcezza. Gesto che Tim non gradì fu fatto si scostò bruscamente da lei, rispondendole con tono infastidito:
«Non serve sono stanca e voglio riposare» dirigendosi successivamente in camera sua.
Vidi chiaramente il dolore negli occhi di Federica, ovviamente non poteva sapere la verità dunque la ferì l'atteggiamento della foglia, soprattutto dopo essere stata in pensiero per lei per tutto questo tempo. Non sapevo cosa fare per sollevarle il morale, di conseguenza mi limitai a dirgli impotente:
«Tranquilla ci penso io a lei.»
Federica mi diede istintivamente un bacio sulla guancia per poi ringraziarmi, ma subito dopo averlo fatto si pietrificò sul posto arrossendo come un peperone. Anch'io non ne ero da meno, insomma nessuno prima d'ora mi aveva fatto un simile gesto di affetto, dunque ne rimasi anch'io spiazzato lì per lì, ma successivamente, per non farla sentire in imbarazzo decisi di fare come lei. Mi avvicinai cautamente a lei, dandole un dolce bacio sulla sua morbida guancia, Federica ridacchiò nervosamente per poi iniziare a giocarellare con i suoi capelli.
«Io emm… vado… ci vediamo dopo» disse dopo un po' uscendo come una furia.
Non capisco proprio le donne, perché si è innervosita così? Io l'avevo fatto per lei, eppure si imbarazzò più di prima… mah donne chi le capisce e bravo.
«Giarda guarda. Non ti senti in colpa a provarci con la madre della figlia che hai ucciso? Eh?» disse all'improvviso Tim spuntando dal nulla.
«Non ci sto provando, mi sto prendendo cura di lei come mi ha chiesto Victoria.» risposi acido. «E poi spiegami del perché sei qui!» prosegui la frase ma con tono furente.
«O Pestilenza, sai benissimo del perché mi trovo qui… devo ripagarti con la stessa moneta, ricordi?» mi rispose in un ghigno che non prometteva nulla di buono.
«Se fai del male a Federica io….» risposi ringhiando, ma fui fermato bruscamente da Tim, che mi disse con una risata isterica:
«Tu cosa? Mi uccidi? Sai benissimo da solo che non puoi farlo, come io non posso uccidere te. Ma sta tranquillo, non farò niente alla tua Federica, e pur sempre la mamma di Victoria, e non voglio che mi odi. Perciò, mi chiedevo….» si pizzicò il mento e prosegui con una domanda palesemente retorica: «Come reagirà la mamma di Victoria, quando verrà a sapere che hai fatto stuprare la sua povera piccola?»
No, questo no, era un peso che mi portavo sempre nel cuore, un dolore a cui non potevo più potevi rimedio è stavo già scontando la mia colpa, esaudendo l'ultimo desiderio di Victoria, anche se sapevo benissimo che ciò non cancellava affatto ciò che avevo fatto.
«Cos'hai in mente Morte! Non è da te possedere un corpo. Specialmente quello di Victoria, qualsiasi cosa tu stia facendo per favore fermati, prima che sia troppo tardi.» provai a supplicarlo.
Lui mi guardò con uno sguardo carico di odio, per poi esclamare:
«Tenerlo segreto non servirà con te, tanto puoi leggere nel pensiero. Ma sappi che sto preservando il suo corpo per lei.»
Avevo sentito bene? Stava parlando veramente di resurrezione? No, scherzava, non poteva farlo sul serio sa benissimo che era vietato ed a cosa andava in contro nel farlo, morte è totalmente impazzito. Non può fare sul serio. Victoria era morta nella data prestabilita, non poteva farla tornare in dietro, forse è per questo che la sua anima e finita in quel posticcio. Non potendo andare in paradiso per via di qualche sigillo imposto da lui stesso, e nemmeno si rendeva conto di dove l'aveva spedita, doveva saperlo forse l'avrebbe fatto ragionare.
Così spiegai a Tim quello che mi aveva detto Serana, e di dove si trovava. Ma fuori da ogni mia previsione, mi guardò più furioso di prima, urlandomi:
«Mi credi davvero così scemo?» abbassò di poco il tono della voce per poi proseguire sempre con tono irritato: «So che il tuo è solo un trucco per avere questo corpo e darlo a Fame, ma non accadrà mai. Nessuno avrà la mia Victoria, e pagherai pegno per aver ucciso la donna che amo. Ben presto capirai quel è il significato del vero dolore»
Deglutì rumorosamente alla sua minaccia, sapendo benissimo che non erano parla a vuoto. Solo Dio sa quali orrori mi aspettavano.
***********
*Victoria*
Sentì rumori strani provenienti al di là della porta del bagno, e per quanto io sia stata coraggiosa in passato non avevo forze per uscire ed accertarmi cosa stesse succedendo.
Le mie gambe tremavano come gelatina al ricordo di quel essere che faceva apprezzi quell'anima, perché sapevo benissimo che la prossima potevo essere benissimo io. I rumori si intensificarono, e dovetti coprirmi la bocca per prevenire qualsiasi urlò improvviso.
Ma evidentemente non funzionò, perché da sotto la porta iniziò ad entrare del fumo, è questo non era niente di buono, perché sapevo benissimo da dove proveniva e nonostante dovevo farmi forza ed uscire da qui, le mie gambe non volevano muoversi di un millimetro. Tremavo, nonostante cercassi di ripetere a me stessa di farmi forza, di ritrovare la mia grinta, ma penso proprio che sia morta assieme a me perché continuavo a rimanere ferma.
Quando la porta si spalancò la i miei sospetti vennero confermati, c'era quella creatura con le fauci spalancate ringhiando come un ossesso verso di me. Pregavo con tutta me stessa che Jò sarebbe arrivato da un momento all'altro come l'ultima volta o che Tim sarebbe apparso come al suo solito all'ultimo minuto.
Ma dopo alcuni secondi che non veniva nessuno, mi resi conto che dovevo cavarmela con le mie sole forze, in passato se avevo problemi c'era Tim con me a sostenermi, e non ero io ad essere forte ma bensì era lui che mi dava forza. Però se volevo tener fede alla mia promessa, ovvero quella di tornare da lui, dovevo smetterla di fare la codarda ed affrontare le mie paure di petto.
Feci un grosso respiro per calmare i nervi, e mi alzai andandogli in contro, anche se non potevo andare da nessun'altra parte visto che la creatura mi bloccava la strada.
«Non mi fai paura.» dissi cercando di convincere più me stessa che quella cosa.
La creatura stranamente smise di ringhiare per qualche istante, e mi fissò storcendo il suo enorme testone a forma di teschio prima da un lato e poi dall'altro. Sembrava sconcertata dal mio repentino cambio di coordinamento, e sinceramente lo ero anch'io, ma quando si trattava del mio Tim, avrei fatto di tutto. Per diamine ho affrontato il limbo per lui, figuriamoci se non riesco a gestire un mucchietto di polvere.
«Non dovrei essere qui, non ho fatto niente di male, non merito questa punizione. Si, mi sono innamorata della morte stessa, si ho baciato le sue lacrime ma lo fatto per affetto e non per vivere in eterno. E sai perché le ho baciate? Perché so che ora si sta struggendo dal dolore, so che sta male e questo mi feriva volevo andarmene sapendo che sarebbe stato felice. E se questo è un peccato, se l'amore è così peccaminoso, allora fa di me ciò che vuoi.» dissi tutto d'un fiato con le lacrime agli occhi.
Non volevo morire, ma non potevo andare neanche da nessuna parte, dunque ero con le mani legate.
La creatura mi fissava ancora con incertezza, come se mi stesse giudicando per accertarsi che le mie parole fossero sincere. Approfittai del suo momento di incertezza, per dileguarmi e scappare verso il portone d'uscita, passandogli di lato.
La Creatura iniziò mi ringhiò più forte di prima per por poi inseguirmi. La sentivo dietro di me, e lo capì dai suoi ringhi farsi sempre più vicini, perché non avevo coraggio per voltarmi ed accertarmi quanto fosse realmente distante da me.
*********
*Dal punto di vista di Pestilenza*
Quello stupido testardo non voleva credermi. Dicevo la verità, perché non voleva ascoltarmi? Non sapevo più come convincerlo, in più si chiuse in camera di Victoria a fare non so che cosa, rifiutandosi di parlarmi, se non sapessi che ci fosse Tim al suo interno giurerei che fosse veramente un'adolescente.
«Tim, per l'amor del cielo vuoi aprire o no?» dissi nuovamente per la millesima volta, e non ottenendo alcuna risposta alzai il tono di voce ripetendo ancora una volta: « Cazzo aprì questa dannata porta.»
Non mi sarei fatto fermare da una stupidata invenzione umana, avrei spiegato la situazione a Federica più tardi cercando di inventarmi una scusa plausibile in seguito. Così usai la mia forza sovrannaturale, facendo a pezzi in un solo colpo la porta.
Mi ritrovai Tim al suo interno, in ginocchio sul pavimento mentre stringeva…. Se stesso? Oddio è veramente fuori di testa.
«Non sto mettendo cazzo, e poi ormai è troppo tardi per effettuare il rituale. Tim torna in te per l'amor del cielo, dovremmo essere uniti in questa lotta, ti ricordo che Guerra e Fame staranno escogitando presto un latro piano contro di noi.»
Ma ancora una volta non rispose, se ne stava sul pavimento, continuando a stringere se stesso facendo versi strani. Per quanto la scena potesse sembrare ridicola agli occhi di un altro, potevo dirvi con certezza che non vi era nulla di buono in un Tim fuori di testa ed imprevedibile.
Si, avevo paura perché l'ultima volta che stava in questo stato mi ha legato, intrappolato in un corpo umano ed ha iniziato a spellarmi vivo un pezzetto dopo pezzetto, ed è stata una tiratura così atroce che avevo desiderato la morte in quel momento. Purtroppo Tim e stato sempre quello fuori di testa fra noi, sempre. Perciò quando lo vidi per la prima volta, che ascoltava gli ordini di Vichi come un cagnolino mi sembro non bizzarro, ma di più.
Quella donna era riuscita a portare un po' di umanità,
ad una creatura brutale e meschina, facendo emergere un cuore dolce, che nessuno di noi immaginavamo potesse avere. Purtroppo con la sua morte, sembrava essere regredito a quello stato… ripeto, non era un bene.
Mi avvicinai con cautela a lui, dicendogli nuovamente:
«Vichi a bisogno di te, rischia di scomparire per sempre, per favore torna il Tim che lei ama.»
Tim si girò verso di me, facendomi urlare di paura. Avete sentito bene. I suoi occhi erano inesistenti assumendo l'aspetto della cavità orbitali di un teschio umano, così come il suo naso stessa identica cosa. Indurì lo sguardo, pronunciando con tono spettrale:
«Solo io posso chiamarla Vichi.»
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