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Vidi scorre tutta la mia vita come se fosse un film, in cui io non ero la protagonista ma una semplice spettatrice, intorno a me regnava l'oscurità più totale  mi sentivo persa ed estremamente ansiosa, poi come un fulmine a ciel sereno davanti a me apparve una persona illuminando il tutto, e nonostante fossero passati anni dall'ultima volta che lo vidi lo riconobbi subito.

Mio padre era difronte a me, con le braccia dietro la schiena che mi fissava con estrema dolcezza, ma al tempo stesso percepivo una nota di dolore nel suo sguardo. Provai a raggiungerlo ma nonostante tutti i miei sforzi non riuscì ad abbracciarlo, si allontanava da me nonostante rimanesse immobile, c'era qualcosa che ci divideva e non capivo cosa… insomma ero morta giusto? Perché non potevo riabbracciarlo?

«Il perché lo sai benissimo bambina mia.» intervenne con dolcezza.

«Non capisco.» balbettai confusa guardandomi le mani. Non so del perché le stavo fissando però percepivo in me qualcosa di diverso.

«Tesoro mio ci sono due cose che con ti permettono di raggiungermi. La prima è perché qualcuno tiene il tuo corpo, impedendoti così di trovare la pace, la seconda è perché hai bevuto le lacrime di Tim, e questo bambina mia ti porterà ad un eternità piena di sofferenza.» intervenne nuovamente mio padre.

Lacrime? Di cosa stava parlando, io non…. Ma certo, quando baciai le lacrime di Tim, quelle con il colore strano, dev'essere successo all'ora che per sbaglio le ho ingerite ed anche se fosse non capisco la gravità del mio gesto… erano solo lacrime.

«No bambina mia non erano solo lacrime, con quelle puoi ottenere la vita eterna se le ingerisce un vivente, ma tu eri troppo debole per subirne l'effetto, dunque quando sei morta la tua anima e rimasta bloccata fra il mondo dei vivi ed il mondo dei morti e non è un bene perché ora tu non sei né l'uno e né l'altro, condannata ad un eternità di solitudine.»

Provai a rispondergli ma si allontanava sempre di più da me, così provai a correre nella sua direzione gridando il nome di mio padre, ma all'improvviso una strana forza mi attirò verso il basso, gridavo, non sapevo dove sarei andata e nonostante le mie suppliche, nessuno venne in mio soccorso. Chiusi gli occhi terrorizzata, sperando che tutto questo finisse presto.

Gli riaprì soltanto quando mi accorsi di non cadere più, mi ritrovai nel punto dov’ero morta. Tutto intorno a me aveva un aspetto spettrale, l'intera zona era avvolta da una folta nebbia, rendendomi impossibile proseguire oltre.

Provai a gridare il nome di Tim a squarciagola, ma niente. Ripensai alle parole di mio padre, e non trovavo giusto questa punizione, perché dovevo pagare per essermi innamorata? Che importanza fa se è la morte, l'amore rimane sempre amore. E poi chi mai dovrebbe tenere un corpo senza vita? Non ha senso, forse questa nebbia era appunto derivata appunto da questo, era solo una supposizione ma era la soluzione più plausibile.

Provai ad inoltrarmi nella nebbia, facendo spazio hai ricordi per ritrovare la strada di casa, stranamente funzionò. E come nel bosco, anche la città era avvolta dalla nebbia. E se anche tutti i fantasmi come me si agirono per questa folta nebbia? A questo avrei pensato dopo, ora avevo due priorità fondamentali, ritrovare Tim e mia madre, non sapevo se sarebbero riusciti a vedermi, ma almeno mi sarei accertata se stessero bene, oppure no.

Così mi diressi verso casa, ed anche all'interno vi era questa nebbia fastidiosa, ma almeno all'interno era meno folta, permettendomi di vedere i dintorni.

Girai per casa, alla ricerca di qualcuno ma non vi era nessuno, la casa, la città, sembravano deserti come se tutti gli esseri umani fossero improvvisamente spariti dalla faccia della terra, e siccome sapevo benissimo che ciò non era possibile, arrivai ad una conclusione agghiacciate. Io non potevo vedere loro, e loro non potevano vedere me.

*********

*Dal punto di vista di Pestilenza.*

Come da promesso tenevo d'occhio sua madre e faceva bene a preoccuparsi per lei, soprattutto dopo che quel egoista di Morte si era portato il corpo di sua figlia con sé, lei ne rimase distrutta.

Non sapeva se era viva o morta, dunque come ogni madre era preoccupata per sua figlia.

Per mantenere fede alla parola di Victoria, presi in prestito un altro corpo, uno della stessa età della madre, poco distante da qui a due case più avanti vi era un signore sulla cinquantina che ebbe un infarto, così presi il suo e di tanto in tanto andavo a fargli visita.

Le prime settimane sembrava sospesa, ma dopo di ciò piano piano inizio a fidarsi sempre di più di me, fino ad arrivare a tal punto che era lei a chiamarmi quando aveva bisogno di sfogarsi o non voleva rimanere sola.

Di fatti proprio ora l'avevo invitata alla casa di questo cinquantenne, che ormai si poteva definire mia. 

Il corpo che presi in prestito, nonostante l'età era ben curato: finisco asciutto, capelli brizzolati ed occhi celesti, in fin dei conti è persino più comodo del corpo del ragazzino che mi ospitava prima.

«Non so come ringraziarti Riccardo.» mi disse Federica con un sorrisetto amaro dipinto in volto.

Nonostante il dolore che provava, nonostante le lacrime che volevano uscire con forza ella si sforzava di sorridere ed essere forte, come faceva? Più la conoscevo e più mi ricredevo sugli umani, ma infondo e pur sempre la madre di Victoria, adesso capisco da chi ha ripreso la sua forza d'animo.

«Tranquilla,  lo sai che per te ci sono sempre. Ah, ti piacciono le uova? Bhe spero di sì perché non so cucinare nient'altro.» le dissi per cambiare discorso. É poi è vero, a parte sbattere le uova in pentola non sapevo fare veramente nient'altro.

Federica scoppiò in una leggera risata, nonostante il dolore che sentiva nel petto riuscì comunque a strappargli un sorriso e questo mi faceva veramente piacere.

«Spostati, voi uomini. Ah, io lo dico sempre che senza di noi non sapete fare niente.» disse di fatti fra una risata e l'altra mentre mi spostava dalla mia cucina.

Cioè io dico, sono pur sempre un cavaliere dell'Apocalisse un po' di rispetto e che diamine.

«Non fare così Ric, lo faccio per il tuo bene, non puoi mangiare solo uova, hai bisogno di cibi più sani.»  intervenne ridendo come sempre.

«E le uova contengono molte sostanze nutritive.» mi lamentai brontolando.

«Certo, ma ciò nonostante non puoi mangiarle sempre.» Federica andò al frigo, ed aprendolo prosegui dicendo: «Ma non hai niente in frigo, a parte una dozzina di uova e la birra… no signorino, così non va bene da domani penso io per la tua spesa.»

Provai a fermarla ma non volle sentir ragioni, diceva che la salute e tutto ecc ecc… non poteva sapere che non avevo la necessità di mangiare, se lo facevo era solamente per fare apparenza con lei, starmente mi dispiaceva farla cenare da sola. 

«Ah, fa come ti pare donna.» mi lamentai.

«Non lo faccio sempre?» mi rispose sarcastica Federica facendomi strappare un sorriso.

La serata continuò così, ridemmo e scherzammo tutta la sera almeno quando è in mia presenza non piange, cosa che fa appena varca la soglia di casa.

Federica stava già per tornare a casa, quando la fermai sulla soglia, esclamando:

«Aspetta.» lei si voltò fissandomi con quegli adorabili occhi castani. Mi schiarì la voce, non so perché mi stavo imbarazzando. «Perché non resti qui per la notte? O una camera per gli ospiti e… se torni a casa… da sola… insomma hai capito.» dissi tutto d'un fiato.

Inizialmente sembrava sconcertata dalla mia proposta, ma poi facendomi un ampio sorriso mi rispose dolcemente:

«Ti ringrazio, so che sei preoccupato per me è l'apprezzo ma devo tornare a casa, se mi a figlia tornasse e non ci fosse nessuno ad aspettarla? Mi capisci vero?»

Certo che lo capisco, ma non sapevo come spiegargli che sua figlia non sarebbe più tornata. Insomma se Morte avesse lasciato il corpo, inizialmente sarebbe stata male, ma inseguito l'avrebbe accettato e sarebbe andata avanti, mentre così aspettava pazientemente il suo ritorno, notte dopo notte. Se non potevo dirgli la verità sapevo solo un modo per tenerla d'occhio:

«Ok, vuol dire che verrò a dormire da te.» esclamai con nonchalance mentre afferravo il cappotto.

«A-apetta… che?» mi chiese lei imbarazzata.

«Se ti faccio tornare a casa sono sicuro al centro per cento che piangerai, dunque per evitare questo verrò con te.» risposi sempre con nonchalance.

«M-ma i-io non ho una camera degli ospiti.» balbettò lei rossa in viso. La fissai per qualche minuto buono preoccupato, e se avesse la febbre? Ciò spiegherebbe del perché è rossa come un peperone… come avevo intuito non potevo lasciarla sola, perciò le risposi cercando di mascherare la mia preoccupazione:

«Hai un divano no? Andrà benissimo, ora andiamo.»

Arrivati a casa, Federica sembrava stranamente tesa, forse sarà per la figlia come sempre, dunque non ci detti troppo peso e sedendomi sul divano le dissi dolcemente:

«Se hai bisogno di qualsiasi cosa io sono qui. Cerca di dormire un poco.»

Federica mi sorrise, voltando lo sguardo dal mio, e se ne andò tornando poco dopo con un cuscino e delle lenzuola, dicendomi con tono rammaricato:

«Ti farei dormire in camera di.… Ma sai se torna, poi»

Avevo capito a cosa si riferiva, ma la rassicurai recendogli che anche potendo, non avrei mai dormito in camera di sua figlia, e poi non avevo bisogno di un letto, come non avevo bisogno di mangiare ciò valeva anche per il riposo. Ci demmo nuovamente la buonanotte, e Federica salì di sopra ringraziandomi ancora una volta con un ampio sorriso.

Non so perché, ma il suo sorriso mi faceva venire una strana cosa al petto, una sensazione strana che non avevo mai provato. Forse questo corpo era troppo debole? Insomma io non posso ammalarmi e teoricamente nemmeno il corpo che mi ospita, dunque non capivo del perché mi sentivo così.

Fissai per ore il soffitto, a cercare una soluzione per risollevare il morale di Federica. Ma come potevo recuperare il corpo di Victoria? Primo non sapevo nemmeno dove Morte l'aveva portato, secondo anche se lo avrei trovato mio fratello mi avrebbe massacrato di botte, visto che non potevo morire, e non potendo lasciare nemmeno questo corpo per stare vicino a Federica, avrebbe fatto un male cane. Dopo che avevo fatto come mi era stato ordinato da Victoria, Morte mi dichiarò letteralmente guerra, dicendomi che mi avrebbe ripagato con la stessa moneta.

Capisco il suo dolore, capisco la sua sofferenza anch'io non mi perdonavo di aver ucciso Victoria, ma era ciò che voleva lei. In più avevo il puro terrore che Federica lo scoprisse, non so perché ma l'idea di essere odiato da lei mi distruggeva. Non potevo dirgli la verità, come non potevo continuare a mentirgli, mi sentivo uno schifo proprio io che avevo ucciso sua figlia ora ero qui a consolarla… cosa dovevo fare…

**********

*Victoria*

Me ne stavo sempre rannicchiata nel corridoio vicino alla mia camera, quando una luce attirò la mia attenzione. Mi avvicinai in certa, non sapevo cosa fosse ed avevo paura, non conosco questo... Mondo? Posso veramente definirlo così? Bhe da oggi lo chiamerò così. Aprì piano piano al porta e vi trovai mia madre distesa sul letto, che emanava una luce dorata inondando tutta la stanza.

Mi avvicinai cauta, era veramente lei? E perché solo ora riuscivo a vederla? Potevano farlo tutti i fantasmi? Avevo mille domande, ma nessuna risposta al momento così decedetti di tentare ugualmente e provare l'ignoto nonostante facesse paura.

Allungai una mano sulla sua testa per accarezzargli la testa, ma appena lo feci il mio spirito di risucchiato al suo interno.

Fu tutto una questione di secondi, perché mi ritrovai in uno strano prato, poco più avanti vi era mia madre che spingeva una bambina sull'altalena, la guardai  per qualche minuto prima di correrrerle in contro ed abbracciarla. La strinsi forte, abbracciandola da dietro, appena si voltò mi guardò stupita voltandosi verso la bambina sull'altalena, visibilmente confusa.

Come per incanto la bambina sparì ed al suo posto vi ero io, e come se nulla fosse successo mia madre riprese a spingermi.

«Madre….» la chiamai confusa.

«Dimmi tesoro mio.» Mi rispose lei con il suo solito sorriso.

La guardai incerta, non capendo cosa stava succedendo poi però ripensai ad una cosa che mi disse da piccola mio padre. I fantasmi sono in grado di mettersi in contatto con noi grazie hai sogni.

Era veramente questo che stavo facendo? Cioè, ero davvero in un sogno! Nonostante l'incertezza approfittai di questo momento per alzami ed abbracciarla forte sussurrandogli:

«Madre, non piangere per me. Anche se non potrai vedermi, io ti sono accanto. E sta lontano da….»

Non riuscì a finire la frase che mi trovai nuovamente nella stanza di mia madre, ma lei non c'era più, forse si era svegliata per quanto sono stata buttata fuori. 

Anche se a malincuore scesi nel piano di sotto se non potevo vederla, non potevo tornare nei suoi sogni dunque era pure inutile rimanere lì. Stavo quasi per andarmene, quando uno strano ringhiò proveniente dalle mie spalle mi costrinse a voltarmi.

C'era una creatura fatta della stessa sostanza della nebbia che mi fissava con odio, i suoi occhi erano interratati di sangue, ringhiandomi sempre più forte. Pervasa dalla paura, rimasi immobile dinanzi a quella cosa.

All'improvviso però si avventò verso di me, facendomi urlare di paura. Dandomi la carica giusta per iniziare finalmente a scappare.

Uscì di casa, correndo più velocemente che potevo, per mia fortuna non sentivo la stanchezza, il problema era che nemmeno quella creatura la sentiva, di fatti continuava a seguirmi, avvicinandosi sempre di più a me.

«CHE QUALCUNO MI AIUTI!» gridai terrorizzata.

Ma nei paraggi non vi era nessuno a parte me, e nonostante lo sapessi continuai ad urlare disperatamente alla ricerca di aiuto. Non sapevo cosa fosse, né tantomeno cosa mi avrebbe fatto una volta che mi avrebbe preso, ma sinceramente parlando, non ci tenevo proprio a scoprirlo.

Per via dell'agitazione, non fui attenta inciampando in un sassolino in mezzo alla strada. La creatura si avvicinò a me, spalancò le sue fauci, e si avventò su di me.

Chiusi gli occhi terrorizzata, portando le mani in avanti come se ciò potesse bastare per fermarla, ma sapevo benissimo che non era così.

Cosa ne sarebbe stato di me? Non volevo andarmene così senza aver ritrovato prima Tim, dovevo trovarlo…

«Tim, ti prego… aiutami» sussurrai in lacrime.

Nota autore:

Ecco il  capitolo di Fiori di ciliegio. Che ne pensate dell'inizio? Riusciranno a ritrovarsi lei è Tim? Ma soprattutto dove a nascosto il corpo Tim? Cosa succede a Pestilenza? Lo scoprirete leggendo 😂😉

Al prossimo aggiornamento e scusatemi se ci  ho messo tanto ad aggiornare, purtroppo sono carica di lavoro.


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